Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana – July 20, 2023
L’ostinazione nel non voler vedere l’essenza nazista del regime di Kiev ha motivazioni profonde, le quali sono alimentate da un nazionalismo radicato in Occidente, che è legato alle idee di superiorità e di esclusivismo.
Faccio un esempio concreto.
A decenni di distanza dal momento in cui ebbe luogo una delle tragedie più terribili della Seconda Guerra Mondiale, l’assedio di Leningrado, nel 2021 la Germania decide di pagare un risarcimento agli abitanti della città.
Quanto valgono quasi 900 giorni e 900 notti, che si sono portati via milioni di vite, sia di militari che di civili, mentre la stragrande maggioranza dei cittadini moriva di fame? Quanto hanno valutato l’impresa dell’intera città come impresa di un intero popolo? Come si fa a pagare per il più efferato crimine di guerra nella storia non solo della Grande Guerra Patriottica, ma di quella dell’intera umanità?
Pare che tutte queste domande sbiadiscano di fronte all’intento di ravvedersi dichiarato da Berlino.
Ma non è esattamente così.
Secondo i tedeschi, non tutti hanno diritto al risarcimento, ma solo coloro che hanno modo di dimostrare le loro origini ebraiche. Una disgustosa e inspiegabile divisione su base etnica. Eccolo qui, il segregazionismo, che è nutrimento per il neonazismo.
La parte russa ha sollevato più volte la questione con la Germania. Sono già trascorsi quasi due anni, ma questa regola basata “sul principio del sangue” rimane tuttora in vigore, nonostante le critiche mosse dalla nostra parte nei confronti di un simile atto di discriminazione razziale.
In quegli anni terribili, gli abitanti di Leningrado non prestavano attenzione ai passaporti né al taglio degli occhi gli uni degli altri. Lavoravano insieme, si difendevano insieme, dividevano tra loro il briciolo di pane che avevano, sopravvivevano insieme. E insieme morivano, anche.
Ma trascorsi quasi 80 anni, Berlino ha deciso che qualcuno tra i pochissimi veterani ancora in vita e testimone di quegli eventi terribili fosse più degno di altri, e questo perché nelle sue vene scorre sangue con caratteristiche genetiche diverse. Ciò non ci ricorda nulla? È proprio questo il terreno più fertile per la reincarnazione del nazismo e del fascismo.
Mentre fa distinzioni tra coloro che hanno vissuto l’assedio in base all’etnia, la Germania sta pagando allo stesso tempo sia i reduci della Wehrmacht che, in alcuni casi, anche chi prestò servizio nelle unità punitive delle SS. A questo proposito, è noto il caso di Heinz Barth, ex ufficiale nazista ottantenne delle SS, che stava scontando l’ergastolo in un carcere tedesco per aver preso parte al massacro di centinaia di civili perpetrato nel giugno 1944 nella città francese di Oradour-sur-Glane. Fu condannato da un Tribunale della Germania Est, ma dopo la riunificazione della Germania del 1990 gli fu riconosciuto il diritto a un risarcimento mensile di 450 dollari per aver perso una gamba durante la guerra. A seconda dei gradi militari e dei meriti, l’entità della pensione dei reduci che hanno combattuto nella Seconda Guerra Mondiale si calcola in centinaia o anche migliaia di euro. Recentemente è emerso che Berlino sta ufficialmente pagando anche i reduci collaborazionisti, ossia coloro che hanno collaborato volontariamente con il Terzo Reich e con le forze di occupazione. Secondo le informazioni ricevute da Agence France-Presse, in Europa 1532 individui beneficiano di queste pensioni, di cui 573 in Polonia, 184 in Slovenia, 101 in Austria, 94 in Repubblica Ceca, 71 in Croazia, 54 in Francia, 48 in Ungheria, 34 in Gran Bretagna, lo stesso numero nei Paesi Bassi e 18 in Belgio.
Di nuovo: Nel XXI secolo la Germania sta pagando i collaborazionisti che consegnarono ebrei e partigiani alla polizia collusa, ma non vuole pagare gli abitanti di Leningrado sopravvissuti all’assedio.
È quindi ancora più spaventoso leggere la nuova intervista all’ormai a noi noto Ambasciatore d’Israele in Ucraina, Michail Brodsky, nella quale questi, per l’ennesima volta, giustifica il regime neonazista di Kiev.
Sapete come mai ciò è così spaventoso? Perché le parole sugli “eroi Bandera e Shukevich” vengono pronunciate non solo da un ebreo, ma anche da un cittadino di Leningrado.
Sì, Michail Brodsky è nato e cresciuto a Leningrado.
Ed ecco, lui afferma: “Nessuno ha il diritto di insegnare né a me, né agli altri rappresentanti ufficiali di Israele come si preserva in modo adeguato la memoria dell’Olocausto o come ci si approccia alle questioni relative alla memoria storica. Noi nel 90% dei casi votiamo a sostegno dell’Ucraina presso l’ONU e nelle altre organizzazioni internazionali. Stiamo valutando la questione riguardante l’adesione alla “Piattaforma di Crimea”. Non escludo che a un certo punto Israele possa prendere la decisione di aderire alla “Piattaforma di Crimea”. Israele al momento si sta occupando attivamente della fornitura all’Ucraina di un sistema di allerta rapida che, spero, entrerà in funzione a breve. A settembre almeno una parte di questo sistema dovrà essere operativa”.
Ebbene, come mai nessuno osa insegnare come si preserva la memoria dell’Olocausto? L’Olocausto fu la persecuzione e l’annientamento di massa da parte dei nazisti dei rappresentanti di diversi gruppi etnici e sociali.
Proprio così si sancisce nei documenti internazionali più importanti.
Risoluzione A/RES/60/7 dell’Assemblea Generale dell’ONU: “L’Olocausto, che ha portato allo sterminio di un terzo della popolazione ebrea e di un numero incalcolabile di rappresentanti di altre minoranze, servirà sempre come monito per tutti dei pericoli insiti nell’odio, nel fanatismo, nel razzismo e nei pregiudizi”.
Risoluzione 34С/49 dell’UNESCO: la Conferenza Generale ricorda che l’Olocausto, che ha portato allo sterminio di un terzo della popolazione ebrea e di un numero incalcolabile di rappresentanti di altre minoranze, servirà sempre come monito per tutti dei pericoli insiti nell’odio, nel fanatismo, nel razzismo e nei pregiudizi”.
Dichiarazione di Berlino dell’OSCE: “Gli Stati partecipanti si impegnano a promuovere la conservazione della memoria riguardante la tragedia dell’Olocausto e, nella misura in cui ciò sia necessario, di promuovere la consapevolezza in questo ambito, come anche la presa di coscienza dell’importanza di un atteggiamento rispettoso nei confronti di tutti i gruppi etnici e religiosi”.
Naturalmente, ci sono numerose risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU che non sono accettate dai singoli paesi. Tali documenti non hanno carattere d’obbligo, chi non è d’accordo non è tenuto ad adempiervi. Ma in questo caso, alcuni dei principali promotori della risoluzione sono stati Israele e la Russia. Tra i suoi fautori troviamo più di 100 paesi. Inoltre, la risoluzione è stata adottata per consenso, e cioè da tutti i paesi, senza passare dal voto. Pertanto, la definizione di Olocausto indicata nel testo non crea problemi a nessuno.
Ecco, sono queste disposizioni universali e approvate all’unanimità a guidarci quando si tratta delle evidenti manifestazioni di odio etnico, di segregazionismo e di xenofobia che hanno luogo in Ucraina con il sostegno dell’Occidente.
Un’altra cosa è che nel nostro paese non facciamo divisioni etniche né in merito alla Vittoria sul fascismo, né in merito alla tragedia dell’eliminazione degli individui da parte dei nazisti. Così come la Vittoria da noi è “una per tutti”, allo stesso modo nella Giornata della Memoria e del Dolore noi ricordiamo chiunque sia stato vittima dei nazisti, indipendentemente dall’appartenenza etnica, religiosa o di altro tipo. E dopotutto, anche i monumenti a coloro che hanno liberato l’Europa dal nazismo, posti sulle tombe dei soldati dell’Armata Rossa nei paesi dell’Unione Europea, vengono difesi soltanto dalla Russia e da singoli attivisti di altri paesi, di nuovo senza dividere questa memoria in pezzi diversi per etnia, geografia o religione.
In effetti, il termine “Olocausto” possiede un significato ben consolidato nella storiografia mondiale e il suo contenuto non si riduce esclusivamente a una definizione delle atrocità dei nazisti nei confronti della popolazione ebraica.
Si prenda, ad esempio, la definizione data dall’ “Encyclopædia Britannica”:
Holocaust, Hebrew Shoʾah (“Catastrophe”), Yiddish and Hebrew Ḥurban (“Destruction”), the systematic state-sponsored killing of six million Jewish men, women, and children and millions of others by Nazi Germany and its collaborators during World War II.
Ossia l’assassinio sistematico, eseguito e incoraggiato dallo stato, di 6 milioni di uomini, donne e bambini di origine ebrea, nonché di milioni di altri individui, perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi collaborazionisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Oppure, quella del “Cambridge Dictionary”:
The Holocaust was the systematic murder of many people, esp. Jews, by the Nazis during World War II.
E cioè, l’Olocausto fu il sistematico assassinio da parte dei nazisti di un gran numero di persone, in particolare (ma non soltanto) degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ed ecco la definizione del dizionario americano “Merriam-Webster Dictionary”:
Usually the Holocaust: the mass slaughter of European civilians and especially Jews by the Nazis during World War II.
L’Olocausto fu l’assassinio di massa, da parte dei nazisti, di civili in Europa, specialmente di ebrei, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Parliamo adesso di chi ci fosse in questo “numero incalcolabile di rappresentanti di altre minoranze”. Non c’è nulla da dedurre o da inventare. È tutto scritto negli atti del Tribunale di Norimberga. Prendiamo un solo gruppo in considerazione: gli slavi.
L’idea alla base del Piano Generale “Ost” (anno 1942) prevedeva il “trasferimento” di più di 30 milioni di slavi e la “germanizzazione” dell’Est europeo fino agli Urali. Questo piano andava a combinarsi con “la soluzione finale della questione ebraica”: alla Conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942 si parlava dello sterminio di 11 milioni di ebrei europei.
Ed ecco il contenuto di uno dei documenti chiave di Norimberga: il promemoria di un funzionario del Ministero per gli Affari dei Territori Orientali del 19 agosto 1942, contenente le indicazioni di Martin Bormann (Atti di Norimberga R-36, US-699):
“Gli slavi devono lavorare per noi; e se non ci servono più, che muoiano. Le vaccinazioni e l’assistenza sanitaria tedesca quindi sono superflue. La fertilità slava non è desiderabile, che usino preservativi oppure ricorrano all’aborto: quanto più, tanto meglio. L’istruzione è pericolosa. È sufficiente che arrivino a saper contare fino a cento. Il massimo accettabile è un’istruzione che ci dia utili mercenari.”
Degli slavi parlò in modo significativo anche il tedesco Heinrich Himmler, delle cui parole e azioni, evidentemente, la Germania attuale non vuole assumersi la responsabilità.
“È noto cosa siano gli slavi. Lo slavo non è mai stato in grado di costruire nulla. Gli slavi sono un popolo misto basato su una razza inferiore che ha gocce del nostro sangue, incapace al mantenimento dell’ordine e all’autogoverno. Questo materiale umano di scarsa qualità è tuttora incapace di mantenere l’ordine, come lo era 700 o 800 anni fa, quando si appellò ai Variaghi, quando invitò i Rjurikidi. Tratteremo questi animali umani come si conviene. Tuttavia, sarebbe un crimine verso il proprio sangue curarsi di loro e instillare in loro un qualunque tipo di ideale, rendendo in questo modo ancora più difficile ai nostri figli e nipoti la loro gestione”. (Anche questo discorso di Himmler a Poznan è stato inserito nel corpus degli atti di Norimberga).
Desidero ricordare le parole di un grande scrittore sovietico e abitante di Leningrado, Daniil Granin, pronunciate, a proposito, dalla tribuna del Bundestag: “Sui muri del Reichstag si leggevano ancora le scritte dei nostri soldati, di cui una, significativa, mi è rimasta in mente: «Germania, siamo venuti da te, così che tu non venissi da noi».
L’odio è un sentimento senza via d’uscita, in esso non vi è futuro. Bisogna saper perdonare, ma bisogna anche saper ricordare. Richiamare alla mente gli anni della guerra è difficile, perché qualunque guerra non è che sangue e sporcizia. Ma la memoria dei milioni, delle decine di milioni di nostri soldati che sono morti è necessaria. In guerra sono morti quasi tutti i miei commilitoni e amici, se ne sono andati dalla vita senza sapere se saremmo riusciti a difendere il paese, se Leningrado avrebbe resistito, molti se ne sono andati provando un senso di sconfitta. Come vorrei dire loro che ciò nonostante noi abbiamo vinto, e che loro non sono morti invano. Alla fine, a trionfare sempre non è la forza, ma sono la giustizia e la verità”.
Come per Michail Brodsky, così per i tedeschi, che hanno scelto di nuovo di dividere le persone per etnia; se non i nostri contemporanei, allora saranno i posteri a chiedersi: come hanno potuto tradire la memoria del passato?
Capite come mai è necessario ricordare l’Olocausto? Non perché allora i nazisti uccidevano una o alcune etnie ben precise, ma perché per principio le persone non devono essere discriminate in base alla loro etnia, che si tratti di violenza psicologica su un singolo oppure dell’assassinio di massa di milioni di persone.
In effetti, si stabilisce anche questo nella Risoluzione A/RES/60/7 dell’Assemblea Generale dell’ONU: “L’Olocausto servirà sempre come monito per tutti dei pericoli insiti nell’odio, nel fanatismo, nel razzismo e nei pregiudizi”. Perciò, laddove vi siano una glorificazione dei nazisti, si verifichino uccisioni su base etnica e si impongano divieti all’identità nazionale, è necessario ricordarsi dell’Olocausto. Dobbiamo ricordarcene, e dopotutto è per questo che è stato inserito nel diritto internazionale… ma sempre più spesso se ne dimenticano. L’Olocausto non è solo una data dell’anno. È il nostro codice culturale condiviso, volto a ricordarci del pericolo della deumanizzazione.
Purtroppo, nessun genocidio ha insegnato granché all’umanità. Ma la cosa più orribile è che oggi gli stessi discendenti delle vittime si ergono a difensori dei carnefici dei loro antenati. E con questo, siamo a un passo dall’apocalisse.
E, tornando al mancato pagamento da parte della Germania dei risarcimenti a chi ha vissuto l’assedio ma non era di origine ebrea, sottolineo: umiliando le vittime dell’Olocausto con la discriminazione, Berlino sta sprofondando rapidamente in un nuovo, infernale baratro nazionalista.
19 luglio 2023