Fulvio Grimaldi – 23/07/2023
Il mondo a rovescio dell’”Occidente Democratico”
ASSANGE, CHE HA COMMESSO VERITA’, STA BENE IN CARCERE
ZAKI, CHE HA COMMESSO BUGIE, STA BENE IN GREMBO A MELONI & Co.
Io a Zaki libero inneggerei nella misura in cui inneggio a qualsiasi uomo libero se innocente. Ma i festeggiamenti ufficiali fanno schifo, sono pura propaganda neocolonialista e razzista. E, come per quelli per Giulio Regeni e per quelli negati al sostegno alla liberazione di Julian Assange, sono segnati da ipocrisia e sudditanza al crimine politico occidentale organizzato. Dove, poi, si rasenta il sublime dell’impostura è con la traduzione di un atto di clemenza volontario del Capo di Stato in cedimento alle pressione di un governo di avventizi e dei suoi sotto-arnesi diplomatici e di intelligence.
Il tipo ha ammesso e confessato un reato che da noi avrebbe comportato una pena maggiore: attentato contro la sicurezza dello Stato, vilipendio, calunnia, diffamazione, diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico, disfattismo, sabotaggio, eccetera. Ha accusato il governo di colpe gravissime (persecuzione, carcerazione, tortura e sterminio di copti in quanto tali), totalmente inventate e, semmai, da attribuire al predecessore, Fratello Musulmano, Mohammed Morsi. Come ammesso dallo stesso Zaki nel corso del processo che lo ha visto condannato a tre anni di carcere. In massima parte condonati. Reati puniti in qualsiasi paese del mondo, ma che, per essere stati commessi nell’Egitto dell’insubordinato presidente laico Abdelfattah Al Sisi, per l’ineguagliabile (deontologicamente) Mentana sono da definirsi “opinioni politiche”.
Il despota integralista arrivato al potere con un voto che ha visto il boicottaggio dell’83% degli elettori e spazzato via da una rivolta popolare. Impositore della Sharìa con la forza, del divieto degli scioperi e dei sindacati, fomentatore degli incendi delle chiese copte e della persecuzione dei cristiani, ma amico degli Usa e del Regno Unito, complice dei Fratelli Musulmani di Tripoli che si reggono al potere grazie alle bande terroristiche del jihadismo più feroce.
Ma nei paesi sgraditi ai nostri padroni arconti, ogni malvivente o criminale diventa per definizione un “dissidente” da celebrare e mitizzare. Vedi Navalny, o i terroristi stragisti anti-Iran del MEK custoditi a Parigi, finanziati da Washington e addestrati in Albania.
REGENI-ZAKI, DUE ARMI COLORATE SPUNTATE
Vale per Giulio Regeni, martire dello spionaggio imperiale, di cui si riattiva il mito col pretesto Zaki. Regeni, “ricercatore e difensore dei diritti umani”, formato negli istituti e nelle agenzie e imprese multinazionali dell’Intelligence Occidentale, spedito, dai Fratelli Musulmani e dai servizi britannici MI6, in Egitto per provare a destabilizzare un governo che si permette giri di valzer indipendenti, con Russia, Italia, ENI. Giri di valzer a scapito dei padroni d’Egitto per vocazione coloniale: BP, SHELL, TOTAL Ammazzato dai suoi stessi mandanti, quando le sue mosse avventate lo avevano “bruciato”, poi buttato tra i piedi del governante sgradito per sabotare i rapporti con il concorrente italiano.
Senza mai chiedere ai mandanti britannici spiegazioni sulla sciagurata spedizione egiziana del loro inviato, la componente ossequiosa della magistratura italiana allestisce un processo virtuale, anch’esso di pura propaganda, cogliendo imputati a casaccio perché primi nella lista degli organi di Sicurezza egiziani, o indicati da testimoni risibili.
La santificazione di eroi dell’impero, della guerra, della devastazione sociale, della frode sistemica, tipo Zelensky, o Obama, o Draghi, o Bassetti, dovrebbe averci insegnato almeno circospezione.