Comunicato CC 17/2023 – 3 settembre 2023
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Brandizzo (TO) è una strage annunciata! Altre seguiranno finché non costituiamo un governo d’emergenza subordinato agli organismi operai e popolari.
Lo ha ben detto anche USB: “Ennesimo episodio di una storia già scritta, fatta di appalti, privatizzazioni, mancato rispetto delle norme di sicurezza, aumento dei ritmi di lavoro, riduzione del personale.
Il risultato sono gli assassinii sul lavoro, oggi cinque corpi smembrati da un treno che passava a 160 km/h e che si è fermato un chilometro dopo aver investito gli operai.”
Un ex dipendente Sigifer, società appaltatrice della manutenzione binari, dice: “La tabella in Sigifer è questa: prima contratto di un mese, poi tre contratti di sei mesi. Solo dopo questa trafila, se gli vai bene, tempo indeterminato. Ci mandavano in cantiere con le lampadine sul casco che fanno pochissima luce. Nessun lampione. Ci facevano firmare un corso sulla sicurezza mai effettuato. E siccome non timbri ma hai solo il foglio ore, capitava di fare sia il turno del mattino che quello di notte. I più anziani fra i colleghi morti arrivavano a prendere 1.700-1.800 € al mese per un lavoro duro in cui rischiavi la pelle. Se fossi rimasto, probabilmente ieri sarei morto anch’io.”
E potremmo aggiungere altre citazioni ed episodi: la logica del profitto vince sempre su quella del servizio pubblico.
Quanto alla ricerca dei responsabili, ha ragione Giuliano Granato portavoce nazionale di Potere al Popolo. La ricerca dell’errore di questo o di quello è il più classico dei depistaggi, non solo a Brandizzo ma anche in ogni altro luogo di lavoro!
“Cercheranno l’errore umano. Anzi, già lo stanno cercando. Spasmodicamente. In fondo il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini l’ha già dichiarato: “pare che sia stato un errore umano, poi non sta a me giudicare da parte di chi”. Quasi come se la strage di Brandizzo, i cinque operai manutentori morti ammazzati da un treno che correva lungo i binari a 160km/h, fosse un “giallo” che si può concludere solo quando salterà fuori il nome dell’assassino. Quello contro cui puntare il dito. E interrogarsi poi sulle cause: dormiva? Aveva bevuto? Semplice distrazione?
La ricerca dell’errore umano è, invece, il più classico dei depistaggi. Serve a sviare l’attenzione affinché il vero colpevole non emerga mai. E il colpevole non ha le sembianze di un unico individuo, ma quelle – più impersonali – di un sistema.”
Che fare? Giuliano Granato lo indica, ma su questo riduce la responsabilità all’ultimo dei governi delle Larghe Intese. “Occorrerebbero, ad esempio, delle norme a maggior tutela di lavoratori e lavoratrici, a partire dall’introduzione nell’ordinamento penale del reato di omicidio sul lavoro, per il quale è in atto una raccolta firme per una Legge di Iniziativa Popolare (dal 4 settembre sarà possibile firmare anche online). Gli unici decreti sicurezza che servono – quelli a difesa di chi lavora – sono proprio quelli che il governo Meloni non ha nemmeno in mente. In primis, però, servirebbe l’applicazione delle norme già esistenti, da garantire attraverso un esercito di Ispettori del Lavoro (almeno 10mila) e il rafforzamento di tutti gli organismi di controllo che devono vigilare su salute e sicurezza di chi lavora.
Ma la filosofia di questo governo è tutt’altra. Il suo mantra è “non disturbare le imprese”. Libertà totale per gli “imprenditori”. Anche a costo che qualcuno di quelli che la ricchezza la produce – cioè lavoratori e lavoratrici – ci perda la pelle.
L’unica possibilità per garantire salute e sicurezza sui posti di lavoro è la mobilitazione popolare. A partire da scioperi veri e non “sciopericchi” di poche ore, convocati più perché “si deve” che perché si crede che attraverso la lotta i lavoratori e le lavoratrici possono per davvero raggiungere risultati.”
Dare un obiettivo politico alla mobilitazione popolare!
Per porre fine alla strage sui posti di lavori, per farla finita con “l’alternativa” tra morire di lavoro e tirare a campare per mancanza di lavoro, come per fermare lo smantellamento dell’apparato produttivo, rimettere in sesto il territorio e realizzare la parola d’ordine “a ogni adulto un lavoro dignitoso”, bisogna che le masse popolari organizzate imparino a governare il paese e siamo noi comunisti che dobbiamo insegnarlo!
Da Brandizzo a Viareggio, dalla Thyssen Krupp allo stillicidio quotidiano di morti, infortuni e malattie professionali, dalla strage del Ponte Morandi a quella del Mottarone, dall’alluvione dell’Emilia Romagna al riscaldamento climatico, dalla strage di migranti agli stupri di Palermo e Caivano, dalle speculazioni sui prezzi degli alimenti e dell’energia alla povertà crescente, dalla guerra in Ucraina alla corsa agli armamenti e all’estensione della NATO nel Pacifico: la borghesia imperialista e le sue autorità sono una banda di criminali, il loro sistema di relazioni sociali è diventato un’arma di distruzione di massa.
In questa situazione dobbiamo non solo promuovere la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari in proteste e rivendicazioni contro le classi dominanti, elevare il livello della loro resistenza, moltiplicare nelle aziende, nelle scuole e università, nelle zone d’abitazione il numero degli organismi operai e popolari che organizzano la resistenza, sviluppare tra organismi operai e popolari il coordinamento a livello locale e nazionale, estendere il fronte unito di tutti gli organismi e gli individui che promuovono la resistenza delle masse popolari.
Dobbiamo anche rafforzare in ognuno di essi l’indirizzo a costituire e imporre un proprio governo d’emergenza, costituito da persone di loro fiducia. La fiducia che la borghesia imperialista, i vertici della Repubblica Pontificia cambino il corso delle cose è un’illusione che le classi dominanti per prolungare l’esistenza del loro sistema sociale fomentano tra le masse popolari in mille modi: dalle pressioni sui governi padronali alle preghiere di papa Bergoglio. Per sua natura la borghesia oramai non può condurre l’umanità che alla guerra, all’abbrutimento delle menti e dei cuori, all’inquinamento della Terra e alla distruzione della vita. Questo perché ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale: chi non lo fa viene sostituito da un concorrente. Questa è la fonte, la causa del disastro in cui siamo da quando la società borghese è entrata nell’epoca imperialista.
Cercare di condizionare l’operato del governo Meloni? Forse ci conta anche Maurizio Landini… Sperare in un nuovo governo del PD a guida Schlein magari con dentro anche il M5S di Conte già con il Conte 2 (2019-2021) completamente succube dei vertici della Repubblica Pontificia? È un copione già visto e sperimentato, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oppure costituire un governo d’emergenza che traduce in leggi le misure che caso per caso i lavoratori indicano, praticano e fanno praticare dalle autorità, le misure necessarie per tutelare la sicurezza dei lavoratori, che nazionalizza le aziende lasciate andare in malora dai capitalisti, che crea nuove aziende pubbliche o riconverte e amplia l’attività di quelle esistenti, che inquadra in un piano economico nazionale le aziende capitaliste e pubbliche, le cooperative (vecchie e nuove) e altre strutture economiche? Qual è il collante delle singole battaglie dei diversi settori di lavoratori, dei precari e dei disoccupati? La lotta sul salario anche se non fatta azienda per azienda (lotta rivendicativa sindacale), ma premendo sul governo Meloni (lotta rivendicativa politica)? Oppure inquadrare la lotta per il salario nell’obiettivo generale di costituire un governo composto da persone di fiducia degli organismi operai e popolari che sottopone i capitalisti a una legislazione d’emergenza, che fissa un salario minimo, che lo introduce da subito nelle aziende statali o controllate o partecipate dallo Stato e dagli enti locali, che non manda qualche controllore ogni tanto, ma incarica le RSU o altre organizzazioni di lavoratori di segnalare i capitalisti che fanno i furbi? Cos’è di prospettiva e mobilitante per i lavoratori: far fronte una volta qui e una volta là alla multinazionale che “morde e fugge” o costituire un governo che impone a ogni azienda operante in territorio italiano di sottoporre i propri piani industriali a un ministero o a un’apposita agenzia governativa per ottenere il benestare dal punto di vista della qualità dei prodotti, dell’occupazione, della sicurezza dei lavoratori e dell’impatto ambientale?
Nell’idea delle persone che hanno senso di responsabilità ma non sono comuniste, sarà la soluzione dei problemi o una fase di emergenza (come è stata quella della pandemia) da cui “tornare alla normalità”.
Per noi comunisti, sarà un salto avanti nella lotta che concluderemo sostituendo le aziende gestite dai capitalisti per aumentare il loro capitale con unità produttive gestite dai lavoratori organizzati che lavorano secondo un piano pubblicamente deciso per produrre tutti e solo i beni e i servizi necessari alla vita dignitosa della popolazione e ai rapporti di solidarietà, di collaborazione e di scambio con gli altri paesi. Cioè instaurando il socialismo.
Socialismo vuol semplicemente dire
1. il governo del paese in mano alla parte rivoluzionaria degli operai e delle masse popolari organizzate, con alla testa il partito comunista;
2. proprietà e gestione pubblica delle aziende (almeno delle principali) riorganizzate secondo un piano nazionale in funzione delle esigenze della popolazione e dei rapporti con gli altri paesi;
3. accesso della massa della popolazione alla cultura e sua partecipazione crescente alla gestione dello Stato, delle aziende e di ogni altro aspetto della vita sociale: questa è la democrazia proletaria.
Cosa occorre per instaurare il socialismo?
1. Il partito comunista! Un partito comunista che è fin dall’inizio grande e forte? No, ci vuole un partito con una linea giusta e strutturato per attuarla a ogni costo. L’esperienza del primo PCI insegna che un partito comunista seppur piccolo ma con una linea giusta (la Resistenza contro il nazifascismo) ha cambiato il paese, mentre diventato grande ma con una linea sbagliata (la “via parlamentare al socialismo attraverso le riforme di struttura”) si è disgregato e poi estinto.
2. Organizzazioni operaie e popolari nelle principali aziende capitaliste, negli ospedali, scuole e altre istituzioni pubbliche, in ogni caseggiato, quartiere e città: sono i nuovi soviet che instaureranno il futuro Stato socialista nel nostro paese, lo faranno funzionare e lo difenderanno.
3. Un piano che indica le tappe della guerra popolare rivoluzionaria per farla finita con i capitalisti: costituire un governo di emergenza popolare contro le Larghe Intese, la UE e la NATO e da lì avanzare fino a instaurare il socialismo.
4. Scienza e organizzazione, coraggio, amore e onore. La scienza della lotta di classe, che il movimento comunista è venuto elaborando dalla sua nascita; l’organizzazione che unisce i singoli proletari scontenti della situazione a formare un esercito in lotta al servizio della propria classe; il coraggio di lottare contro i padroni e le loro autorità per amore dei nostri familiari, della nostra classe, del nostro paese; l’onore di portare a termine l’opera iniziata dai nostri Partigiani.
Ogni lavoratore, ogni giovane, donna e anziano delle masse popolari italiane e immigrate può contribuire alla rivoluzione socialista:
– arruolarsi nel (n)PCI e costituire Comitati di Partito clandestini
– partecipare al fronte unito delle forze popolari
– formare organismi operai e popolari di azienda, territoriali e tematici
– collaborare con il (n)PCI e le organizzazioni operaie e popolari.
Non esitare, la rivoluzione socialista ha bisogno anche di te!
Rendere ogni lotta contro la chiusura di un’azienda, per la riapertura di quelle chiuse e per la creazione di nuove aziende parte integrante di un movimento generale per costituire un governo d’emergenza che
– vieta la vendita di aziende ai fondi di investimento e alle multinazionali che sfuggono all’autorità dello Stato italiano,
– impedisce lo smembramento delle aziende con appalti e subappalti, la riduzione del personale, la chiusura e la delocalizzazione,
– impone a ogni azienda che opera in territorio italiano di sottoporre ad un vero Ministero dello Sviluppo Economico i propri piani industriali per ottenere il benestare dal punto di vista della qualità dei prodotti, dell’occupazione e dell’impatto ambientale.
La combattività delle masse si sviluppa perché nel mezzo di condizioni intollerabili di oppressione e di sfruttamento gruppi e individui d’avanguardia elaborano un’analisi e una linea giuste, sulla base di esse raccolgono le forze già disponibili e le guidano in lotte che hanno come obiettivo la mobilitazione e la raccolta di altre forze e sulla base delle forze raccolte e dei risultati ottenuti rilanciano una lotta di livello superiore.
Per vincere, le masse popolari hanno anzitutto bisogno di una direzione formata da persone che vogliono vincere e capaci di imparare a fare la guerra contro i padroni e i loro lacché!