Fulvio Grimaldi – 04/10/2023
Visione TV Francesco Toscano intervista Fulvio Grimaldi
Tre tappe del giro d’Europa in bici tandem con Francesco e me.
Tragedia del bus elettrico, andato a fuoco. Andato a fuoco prima o dopo il volo di 15 metri dal cavalcavia sopra i binari di Mestre? A chi devono chiedere spiegazioni i morti e feriti di questa vicenda sconvolgente? All’autista con il suo presunto malore, a un qualche altro imprevisto non ancora scoperto e calcolato, o al veicolo commerciale elettrico? This is the question.
Se pensate che i media si attardino a considerare e ricercare elementi che considerino altro che la fatalità, l’imprevedibile malore del conducente, o uno sgambetto del guardrail, vi tocca ripensare. Se pensate che vi saranno meticolose e coscienziose indagini dirette a scoprire se l’incendio del bus sia scoppiato magari prima di precipitare, come dichiarazioni di sopravvissuti e testimoni avrebbero riferito, e non solo all’atto dello schianto, vi tocca ripensare di nuovo. Anche sul dato che i vigili del fuoco quell’incendio anomalo non riuscivano a spegnarlo.
All’atto delle indagini non ci è consentito sostenere una qualsiasi ipotesi. Ma ciò che ci è consentito è chiederci che cosa abbia fatto divampare l’incendio, anche se solo nel momento dell’impatto. Trattandosi di vettura elettrica, priva di carburante, che cosa può aver innescato le fiamme? Siamo sospettosi per natura del mondo in cui viviamo, al punto da osare l’inosabile e l’inconsueto, tracciare una linea che congiunga i puntini. Quella che parte dall’incendio del bus, con le sue povere vittime sotto al cavalcavia di Mestre, e arriva alle auto elettriche incendiatesi nel corso dell’alluvione della Romagna, forse, si opina, per corti circuiti provocati dal bagnato. Linea che poi continua la sua corsa fino ad arrivate a tutta una serie di macchine elettriche finite incenerite semplicemente perché avevano subito un urto e che non si riusciva a spegnere, con esito fatale per gli occupanti.
Ubbie? Complottismi? Pregiudizio antimodernista? Come no. Vedrete come ve lo confermeranno i media di cui sopra. Ma che vuoi, mettere in discussione il nuovo ordine economico mondiale basato su IA di cui è rete arteriosa l’eletttricità?
Quanto all’Artsakh, nome armeno del Nagorno Karabakh, oltre al genocidio programmato di un popolo amico della Russia, seppure governato da un fantoccio Nato insediato dai soliti colorati, sul quale ONU, UE, ONG, Amnesty e prostitute umanitarie varie sono piombati con il silenzio, pari alla complicità, è l’ennesima vittoria di una dittatura, come coltivata in Occidente, su una democrazia (peraltro tradita e abbandonata da chi doveva proteggerla). E c’è chi ancora è convinto che siamo nello schieramento delle democrazie contro le autocrazie.
Il dato geopolitico, accuratamente occultato, oltre a togliere di mezzo una presenza dotata di vita, identità, storia e cultura, sterminandola come suole con gli europei,, per aprire un altro fronte contro la Russia, quella di impedire un grande progetto Nord-Sud che, affiancato a quello Est-Ovest della Via della Seta, avrebbe di molto neutralizzato il controllo occidentale sul centro mondiale della popolazione e delle risorse.
E’ l’asse infrastrutturale in costruzione che, attraverso Iran, Caucaso, repubbliche centroasiatiche, unisce il subcontinente indiano, con le sue appendici sudest-asiatiche, all’artico russo. Il progetto taglia fuori l’area di controllo Nato tra Corno d’Africa, Mar Rosso e Mediterraneo e riduce in misura drastica costi e tempi di trasporto, Un asse verticale che si unisce a quelle orizzontale della Via della Seta e che sancirebbe, grazie alla forza geografica, di risorse, di popolazione, dunque geopolitica, la definitiva crisi del progetto occidentale unipolare. Hanno delegato il compito all’Azerbaijan, con tanto di armi israeliane e sostegno militare turco.
Resta l’Ucraina, oggetto di disgusto generalizzato e, attraverso la moltiplicazione nell’Europa, appendice USA, di vascelli in navigazione ostinata e contraria, a partire dalla nuova Slovacchia di Fico e, più rilevante, dal sentire comune antiguerra degli indigeni, destinata a progressivo abbandono, nientemeno che anche dal Congresso USA.
C’è chi, disperato, a tutto ciò non si rassegna. Mentre Francesco Toscano e il sottoscritto dialogavano su Visione TV a commento dell’appannamento del figuro Zelensky e della sua sempre più vana pretesa di trascinare il mondo intero in un’apocalisse che continuasse a favorire le ruberie sue e dei compari, su SKY, noto organo dell’eclissi imperialista, si provava a reagire. Nel tg di massimo ascolto con un’ora di intervista scendiletto a Volodomyr Zelensky. Come se SKY potesse salvarlo. Ovviamentee Zelensky ne ha fatta un’altra delle sue: si è prestato a oscurare l’incendio indomabile di un autobus elettrico.
Alla faccia dello spot del governo che ci dovrebbe far indignare di fronte alla fake news di pale eoliche spezzate, pannelli fotovoltaici ghiacciati, macchine elettriche a fuoco. Tutte cose successe.