Newsletter n. 17 – 2023
Uno sbocco politico per le mobilitazioni che abbiamo di fronte
Adesione alla manifestazione del 7 ottobre promossa dalla Cgil
Il 7 ottobre la Cgil chiama in piazza centinaia di migliaia di persone con l’obiettivo di “cambiare il paese” e per “attuare la Costituzione”, obiettivi che sono prettamente politici, cioè attengono al governo del paese: quale governo, quel programma, quali misure.
Per realizzare gli obiettivi che sono indicati nella piattaforma della manifestazione – è ciò che occorre per risollevare il paese dal disastro in cui lo hanno sprofondato le classi dominanti e i loro partiti – non bisogna affidarsi a chi ci ha portato nella situazione in cui siamo; per attuare la Costituzione non bisogna affidarsi a chi la Costituzione l’ha prima aggirata e poi apertamente violata: bisogna che chi ha interesse ad attuarla si organizzi e prenda in mano la direzione del paese con un proprio governo di emergenza.
Con l’obiettivo di valorizzare al massimo tutte le spinte positive e le aspirazioni delle centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici che saranno in piazza il 7 ottobre a Roma, il P.CARC aderisce e partecipa alla manifestazione e rilancia l’appello a partecipare anche a tutti gli operai e a tutti i lavoratori che, per esperienza pregressa, guardano con diffidenza e scetticismo alle parole di Maurizio Landini.
È sbagliato limitarsi a storcere il naso di fronte alla manifestazione del 7 ottobre per il servizio che la Cgil ha fatto e fa alle Larghe Intese, così come sarebbe sciocco sperare che sia sufficiente quello che la Cgil sta facendo imboccando la via della mobilitazione.
Sono gli operai organizzati, i lavoratori organizzati e le masse popolari organizzate che possono davvero cambiare il paese: con la mobilitazione per cacciare il governo Meloni e per costituire un loro governo di emergenza che attui la loro agenda anziché l’agenda Draghi.
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Sulla Festa nazionale della Riscossa Popolare di Napoli
Da Napoli al resto del paese il vento di riscossa non si fermerà!
Alcune considerazioni sulla due giorni di Festa nazionale della Riscossa Popolare del 29 e 30 settembre
Il 29 e 30 settembre si è svolta a Napoli la due giorni nazionale della Festa della Riscossa Popolare in occasione dell’ottantesimo anniversario delle Quattro giornate. È presto per tirare un bilancio organico di questa due giorni e del grande patrimonio politico che in essa ha vissuto e da essa sarà alimentato.Su questo verrà prodotto un comunicato nazionale. Vogliamo però sin da subito trattare pubblicamente alcune questioni che nell’ambito della campagna di costruzione di questa festa sono emerse.
Se un concerto scoperchia il verminaio
Su 99 Posse, Donbass, Palestina e canea mediatica
Quanto successo sul piano mediatico dopo il concerto dei 99 Posse alla Festa Nazionale della Riscossa Popolare del 29 settembre a Napoli è dimostrazione dell’intossicazione promossa dal sistema di informazione del nostro paese, ma è anche manifestazione della debolezza di chi lo comanda.
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È uscito il numero 10/2023 di Resistenza
Editoriale
La crisi generale del capitalismo e i suoi effetti disastrosi – e irrisolvibili entro i confini della società capitalista – spingono milioni di persone a porsi la questione dell’alternativa. Nonostante la martellante propaganda di regime e le mille manovre per confondere le masse, milioni di persone oggi sono spinte a pensare a cose di cui finora si erano disinteressate: verso quale direzione bisogna andare? Come fare il salto? In cosa consiste questo salto?
Pensare a queste cose nuove usando criteri, categorie e metodi “vecchi” non porta lontano; serve a poco o nulla.
Certo, usare criteri, categorie e metodi vecchi non costa fatica: siamo tutti abituati a farlo, è normale, automatico. Ma è un ostacolo.
Si può fare
Cinque punti per suonare il Requiem al governo Meloni
Che qualunque sia la fazione delle Larghe Intese al governo, non attuerà mai le misure che strumentalmente rivendicava dall’opposizione. Ma tutti i partiti delle Larghe Intese, quando sono all’opposizione, rivendicano invece “lavoro, sanità, istruzione, giustizia sociale, tutela dell’ambiente, pace” perché sono obiettivi e aspirazioni delle masse popolari.
Tutti i partiti delle Larghe Intese usano le masse popolari come massa di manovra, cavalcando le loro aspirazioni e i loro obiettivi.
Detto questo, che la Cgil imbocchi la via della mobilitazione, tuttavia, è molto positivo.
Sarebbe sciocco limitarsi a storcere il naso per il servizio che la Cgil ha fatto e fa alle Larghe Intese, così come sarebbe sciocco sperare che sia sufficiente quello che la Cgil sta facendo imboccando, contro voglia, la via della mobilitazione. La questione per cui la mobilitazione della Cgil è positiva sta nel fatto che è possibile approfittarne e bisogna farlo.
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Mobilitazioni d’autunno. Tutti contro il governo Meloni
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Intervista all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Gli scioperi negli Usa parlano ai lavoratori italiani
Il 15 settembre quasi 13 mila operai del settore auto hanno incrociato le braccia in tre stabilimenti di assemblaggio: alla General Motors (Gm) di Wentzville (Missouri), alla Ford di Wayne (Michigan) e alla Stellantis di Toledo (Ohio). Per la prima volta sono state colpite le “Big Three” contemporaneamente, un evento storico.
Liberarsi dal governo Meloni e guardare oltre
Il punto sulla situazione politica
La “luna di miele” fra il governo Meloni e le masse popolari è sempre stata un bluff sostenuto dalla propaganda. Giorgia Meloni ha vinto le elezioni del 2022 solo perché la maggioranza degli elettori si è astenuta. Fdi ha raccolto i voti di un’esigua minoranza di elettori, molti dei quali illusi dalle piazzate e dalle chiacchiere “contro i poteri forti”, “per la sicurezza” e “per la sovranità”, pompati ad arte da giornali e Tv.
È bastato un anno di governo perché il bluff fosse scoperto: il governo Meloni attua lo stesso programma del Pd, l’agenda Draghi. Le masse popolari, anche quella parte che ha votato Fdi, lo vedono e lo vivono sulla propria pelle. E attuare l’agenda Draghi con il prezzo del carburante fuori controllo, con gli aumenti generalizzati e con il carovita, con gli affitti che sono diventati insostenibili e la rata dei mutui che è raddoppiata è un’aggravate.
Fra le masse popolari rimane una certa simpatia verso il governo Meloni, ma solo come allergia alla retorica “buonista” dietro cui il Pd si è nascosto per attuare le stesse misure che oggi contesta al governo Meloni.
Il Pd ha smantellato diritti e tutele dei lavoratori, ha aggravato la rapina contro le masse popolari, ha saccheggiato la sanità e la scuola pubbliche, ma lo ha fatto indossando i calzini arcobaleno e facendo chiamare le madri e i padri “genitore 1 e genitore 2”. Ha usato i diritti civili (molti dei quali solo supposti) come cavallo di Troia per devastare i diritti sociali.
Questo è il motivo per cui su larga parte del proletariato la retorica “conservatrice” (per non dire reazionaria) di Fdi e della Lega sui “diritti civili” fa ancora presa.
Immigrazione. Salvini e Meloni fanno la guerra ai poveri (italiani e migranti)
Se fosse in qualche modo possibile eliminare dal ragionamento le vicende umane delle centinaia di migliaia di persone che ogni anno dall’Africa affrontano viaggi dalla durata indefinita, fra mille disagi, sofferenze, violenze e privazioni, quella che – affrontandola SOLO dal punto di vista di chi sta nei paesi di arrivo – viene presentata come emergenza immigrazione si pone in ogni caso come un discorso complesso e articolato.
Articoli di giornale, servizi televisivi e, soprattutto, prese di posizione di politicanti di ogni colore omettono sistematicamente che le migrazioni NON sono in alcun modo eliminabili se non vengono risolti i motivi che le producono. Che sono molti e diversi, dalla crisi ambientale alla povertà, dalle persecuzioni alle guerre, e tutti riconducibili a una radice comune: lo sviluppo della crisi generale del capitalismo, i suoi effetti e le sue conseguenze.
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Una farsa chiamata elezioni europee
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La guerra civile negli Usa
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Il mondo è a un bivio. Guerra o rivoluzione
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Guerra in Ucraina. La grande mangiatoia
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