Piccole Note – 12/10/2023
Gaza: il golpe neocon che spianò la strada ad Hamas (piccolenote.it)
La guerra tra Hamas e Israele viene raccontata, al solito, con semplificazioni che non aiutano a individuare le problematiche di questo malmostoso conflitto che si innesta e s’interseca sul più ampio conflitto tra israeliani e palestinesi, che in realtà, più che conflitto, è la storia di come Tel Aviv ha sottomesso il popolo palestinese e della ribellione di quest’ultimo, che ha preso varie forme, tra le quali alcune inaccettabili, come quest’ultima.
Hamas è un movimento relativamente recente ed di fatto una propaggine palestinese dalla Fratellanza islamica, movimento islamico attualmente al governo in Turchia e Qatar, non per nulla i suoi leader, il capo politico Ismail Haniyeh e il ministro degli Esteri Khaled Meshaal, risiedono in Qatar.
La Fratellanza musulmana da sempre intrattiene rapporti ambigui e spesso fecondi con il mondo anglosassone, come dimostra l’appoggio degli Stati Uniti a Mohamed Morsi, esponente della Fratellanza, nelle elezioni che si tennero in Egitto nel 2012 sull’onda della primavera araba che proprio al Cairo ebbe la sua genesi nella forma di una rivoluzione colorata (piazza Tahrir fu prodromica ai moti di un’altra piazza, piazza Maidan, Ucraina 2014, che tanti guai ha portato al mondo).
Hamas, in obbedienza alla Fratellanza musulmana, ebbe anche a tagliare i rapporti con la Siria, rifugio precedente dei loro leader, quando questa è stata investita dall’onda d’urto della primavera araba nel 2011, ideata e realizzata dai Paesi anglosassoni e dalla subordinata Francia, che usarono le Petromonarchie arabe e la Turchia per finanziare e arruolare islamisti e i tagliagole di mezzo mondo inviati a Damasco a rovesciare Assad.
Non solo tagliò i ponti, ma sostenne apertamente le forze islamiste che si muovevano in combinato disposto con l’Occidente per rovesciare Assad. Anzi, parteciparono anche alla pugna contro Damasco, sempre col sostegno (di armi e soldi) occidentale (solo di recente ha ripristinato i rapporti con Assad).
Rafforzare Hamas contro lo Stato palestinese
In un’altra nota abbiamo ricordato come alcuni alti ufficiali israeliani abbiano riferito che Israele avrebbe favorito la genesi di Hamas nell’ambito palestinese per contrastare l’Olp guidato da Arafat, nella logica del divide et impera.
Al d là della querelle sulla nascita di Hamas, la logica del divide et impera è stata seguita per lungo tempo da diversi leader di Israele, come esplicitò Netanyahu in un discorso ai parlamentari del Likud nel 2019 reso pubblico in un tweet (o X, che dir si voglia) di Haaretz del 9 ottobre scorso: “Chiunque voglia contrastare la creazione di uno Stato palestinese deve sostenere il rafforzamento di Hamas e il trasferimento di denaro a Hamas […] Questo fa parte della nostra strategia”.
Oltre a rappresentare un contraltare di al Fatah, sempre più debole dopo la morte-assassinio di Arafat, Hamas portò nella lotta di liberazione dei palestinesi una variabile nuova e imprevista, il fondamentalismo islamico, dal quale era caratterizzato tale movimento. E aveva tanti soldi, così da poter costruire centri assistenziali, ospedali e altro, che rappresentavano poli di attrazione per le masse palestinesi impoverite.
Inoltre, poteva giovarsi del consenso delle masse deluse dagli scarsi successi di al Fatah, potendo ostentare a tali masse la sua intransigenza verso Israele, del quale, a differenza di Fatah, non riconosceva lo status di entità politica, identificandolo solo un occupante della terra palestinese. E più la mano di Israele diventava pesante, più Hamas raccoglieva proseliti.
Pochi sanno o ricordano come Hamas prese il controllo della Striscia di Gaza, passo che lo ha reso un protagonista assoluto dell’ecumene palestinese e della lotta contro Israele.
Il ritiro da Gaza
Tutto avvenne dopo il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza, territorio palestinese occupato indebitamente fino ad allora, decretato dal premier Ariel Sharon il 6 giugno 2004 con decreto applicato ad agosto 2005, deciso perché controllare la Striscia era diventato troppo oneroso, sia in termini di risorse economiche che militari.
Gaza passò all’autorità palestinese, allora governata da Ramallah, in Cisgiordania, da al Fatah guidata prima da Arafat e poi, dopo la sua morte (avvenuta l’11 novembre del 2004), da Mahmud Abbas, eletto presidente nel maggio del 2005, carica che mantiene tuttora.
Ma a Gaza era forte anche Hamas e quando ci furono le elezioni, nel gennaio del 2005, vinse contro Fatah. Certo, c’era attrito tra le due fazioni, ma la forte presenza di Fatah nella Striscia aveva un effetto calmierante sulle spinte bellicose di Hamas, come dimostra il fatto che prima del voto avesse accettato di stipulare una tregua con Israele.
Anche la scelta di Fatah di cedere il potere senza far storie al movimento che si era imposto in un’elezione democratica sembrava andare in una direzione positiva. Ma poi qualcosa è cambiato.
Il golpe neocon a Gaza
Nel 2007 ricorda al Jazeera: “Gli Stati Uniti decisero di fare un golpe per spodestare Hamas. Mohammed Dahlan, la cui sede era a Gaza, fu scelto per guidare la missione di rovesciare Hamas. La scelta è stata fatta dal consigliere per il Medio Oriente del Consiglio di Sicurezza Nazionale di George W. Bush, Elliot Abrams” (oggi membro della Advisory Commission on Public Diplomacy degli Stati Uniti).
Dahlan, dettaglia Al Jazeera “una volta fu elogiato da George W. Bush e scelto dai neoconservatori per guidare un colpo di stato contro il governo eletto di Hamas”. E spiega chi era: “un signore della guerra sotto tutti gli aspetti, aveva buoni legami con Israele, una posizione forte all’interno di Fatah ed era profondamente collegato a varie agenzie di intelligence arabe”.
Il golpe, però fallì. Ci furono scontri feroci all’interno di Gaza, ma ebbe la meglio Hamas, che dopo la vittoria eliminò al Fatah dalla Striscia perché accusata in toto di aver supportato Dahlan e da allora prese il controllo totale del territorio.
Un’inchiesta successiva condotta dalla Sicurezza palestinese ebbe poi a concludere che Dhalan aveva anche avvelenato Arafat, se in solitaria o per altrui fini non è ben specificato, ma questa è un’altra storia (o forse no).
Quel che si intende sottolineare con questa nota è l’ennesimo errore dei neocon, che nella loro follia di risolvere tutti i problemi del mondo con la forza, hanno contribuito a creare mostri che poi si sono rivolti contro l’Occidente, a cui Israele appartiene di diritto.
Da al Qaeda, generata durante la guerra per procura contro la Russia in Afghanistan, all’Isis, nato dalle ceneri dell’invasione Usa dell’Iraq, ad Hamas, reso fortissimo da un golpe fallito e dalla strategia del divide et impera di quelle forze che in Israele hanno osteggiato la nascita dello Stato palestinese.