Fulvio Grimaldi – 16/11/2023
SOLO GAZA? IN PALIO IL MONDO— — Ma tra gli umani la Palestina vince
Il ringhio del Bassotto sul canale di Paolo Arigotti
Prima di qualche riferimento al contenuto di questa intervista, permettetemi una premessa.
La formazione politica alla quale do il mio contributo organizza per sabato 18 novembre una manifestazione a Milano. Relatore centrale è la prestigiosa e rispettata figura ebrea di Moni Ovadia.
Auguro questa manifestazione il più grande successo.
In queste settimane di spaventoso olocausto della popolazione di Gaza e Cisgiordania, giustificato con gli episodi di terrorismo del 7 ottobre (orami tutti da testimonianze e prove attribuibili al fuoco amico), i palestinesi e i loro amici e sostenitori in Italia e nel mondo, in particolare i giovani, sono stati i protagonisti di infinite ed enormi manifestazioni di protesta e di solidarietà.
Alle passeggiate e alle occasionali intemperanze controculturali di giovani per le discutibili e discusse “emergenze” climatiche ed ecologiche, cui va la protezione e il plauso del “politicamente corretto”, si è sovrapposta la mobilitazione dei giovani contro gli assalti veri al pianeta e all’umanità, di cui è emblema il genocidio palestinese. E qui il concerto di media e politica non ha suonato inni di gioia, comprendendo benissimo di avere incontrato un antagonista vero, la fine di una narcosi.
E’ l’occasione, da tanto tempo auspicata, perché chi, dall’età media elevata, ha dovuto condurre un’opposizione dai caratteri addirittura rivoluzionari senza il concorso di coloro che storicamente le rivoluzioni le hanno sapute e dovute fare.
L’occasione, per queste “pantere grige”, di conoscere e farsi conoscere dalle generazioni che finora non si sono viste nella mobilitazione contro le involuzioni autoritarie. Strette antidemocratiche che, a partire dall’obbligo vaccinale e del Green Pass e a finire con le guerre e con un governo postfascista complice, hanno bloccato il riscatto necessario.
Quanto ai contenuti dell’intervista di cui al link, ho cercato, con Paolo, di tratteggiare un contesto più ampio di quello cui solitamente, e spesso strumentalmente, fanno riferimento cronisti e analisti. Un contesto che non solo fa riferimento all’esproprio quasi centennale del popolo palestinese, accompagnato da massicce espulsioni, pogrom, decimazioni, sevizie di ogni genere. Ma vede il conflitto in atto come il cuore di una crisi vissuta da una potenza imperiale in disfacimento e progressivamente isolata da un mondo in evoluzione multipolare.
Potenza finanziaria multinazionale, che, per imporre prevaricazione, autocrazia e dominio, utilizza quanto rimane ai suoi strumenti statali (USA, Israele, UE), la potenza militare. Potenza i cui crimini sono garantiti dal controllo mediatico e che per farsi valere è costretta ad accendere ininterrotte conflittualità. Venendo a ridursi lo spazio della conquista – o riconquista coloniale – l’obiettivo si riduce alla destabilizzazione generale e al caos.