PMLI – 13/12/2023
PMLI – Incarcerati 12 ecoattivisti per blocco stradale
Incarcerati 12 ecoattivisti per blocco stradale
Altre azioni per il clima in piazza San Marco a Venezia ed in altre città d’Italia
Di decreto sicurezza in decreto sicurezza, il governo neofascista Meloni accelera in termini di repressione del dissenso. Come abbiamo scritto più volte su questo giornale, gli ecoattivisti sono stati fin da subito messi nel mirino della repressione poliziesca, in particolare perché i loro metodi si spingono ben oltre ai flash mob ed alle innocue modalità di “protesta” che finora Piantedosi e compagnia si sforzano di tollerare.
Processati per direttissima
Ecco infatti che i dodici attivisti di Ultima Generazione che lunedì scorso avevano bloccato per mezz’ora il tratto autostradale sulla A12 tra Roma e Civitavecchia, sono stati arrestati e processati per direttissima, trattamento che non è riservato nemmeno a tutti i mafiosi o ai peggiori “terroristi”.
Dopo essere stati portati in questura, i ragazzi e le ragazze sono stati condotti nel carcere romano di Regina Coeli dove sono rimasti per due giorni. Alla fine del processo, è stato loro imposto l’obbligo di dimora e non potranno allontanarsi dal Comune di residenza. Caduta l’imputazione per attentato alla sicurezza dei trasporti, è stata comunque confermata quella di violenza privata. L’azione era inserita nell’ambito della campagna “Fondo riparazione”, che chiede al governo di stanziare soldi per i cittadini vittime dei disastri del cambiamento climatico. Un problema reale, così come l’altra campagna di UG “Stop al fossile”, entrambe ancora senza risposta.
Nelle stesse ore, a testimoniare che provvedimenti del genere, totalmente sproporzionati rispetto ai fatti ed utili a scoraggiare le manifestazioni di protesta di un certo spessore, sono diventati la regola, a Bologna veniva rinviato al 18 gennaio il processo di altri tre attivisti di Ultima Generazione, Ettore, Silvia e Aurora, che il 2 novembre avevano bloccato la tangenziale tra le uscite Fiera e via Stalingrado in direzione Casalecchio.
La repressione del governo Meloni
Naturalmente la reazione degli attivisti non si è fatta attendere: “È ignobile che questo Governo scelga di chiudere in carcere delle persone che, attraverso il sacrosanto diritto costituzionale di manifestare, chiedono sicurezza e prevenzione per la più grande crisi dei nostri tempi. – si legge in una nota di Ultima Generazione – La gravità e l’urgenza della crisi eco-climatica vengono continuamente occultate da un status-quo mediatico, politico ed economico a cui conviene nascondere la situazione”.
Noi appoggiamo con forza e in maniera militante le iniziative degli attivisti di Ultima Generazione, così come quelle di tutto il mondo ambientalista che denuncia con modalità differenti ma univoche il peggioramento delle condizioni ambientali che sta mutando in tragedia per le popolazioni di tutto il mondo a partire da quelle più povere. È giusto criticare e richiamare l’attenzione sui “potenti del mondo” che hanno messo nelle mani dei petrolieri le sorti della Cop28 sul clima, in un surreale teatrino nel quale si è affermata l’impossibilità di abbandonare i combustibili fossili, indicando come parziale alternativa non le rinnovabili, ma addirittura il nucleare.
Numerose le voci di solidarietà espresse agli attivisti di UG, e di critica al governo neofascista Meloni al quale piace da morire usare il manganello ed il carcere per reprimere ogni forma di dissenso, a partire da chi lotta per l’ambiente, per finire agli antifascisti, calpestando anche la stessa Costituzione borghese sulla quale fra l’altro Meloni ha giurato al termine della sua “Marcia su Roma” elettorale.
Mettere nel mirino il sistema capitalista
Certo, una solidarietà che non dovrebbe essere usata sfacciatamente ad uso elettorale; ne sa qualcosa il Fatto Quotidiano che ha pubblicato un articolo a firma di Ferdinando Boero, il 6 dicembre scorso. Dopo aver esplicitamente detto di essere un sessantottino pentito “rinsavito” quando ha mollato la militanza nella sinistra radicale, Boero getta discredito sulla lotta “che non paga”, riducendo tutta la questione alla necessità di uno sbocco elettorale. L’attacco all’astensionismo è frontale e per meglio spiegarlo ai “giovani sognatori” di UG cita addirittura Fassino nella più sprezzante quanto ridicola delle sue affermazioni, quando rivolto a Grillo agli albori del M5S intimò: “che facciano un partito, che si presentino alle elezioni, e vediamo quanti voti prendono”.
In realtà la questione è molto più profonda per essere risolta in un mero cartello elettorale, perché la soluzione alla crisi climatica passa dall’abbattimento dei governi borghesi come quello neofascista di Meloni, fino a quello più generale del sistema economico e produttivo capitalista, male assoluto di ogni problematica economica e sociale e causa principale dello stesso riscaldamento globale. E questo lo sanno bene gli attivisti per il clima più avanzati; la soluzione però non alberga in una coalizione differente magari nei termini o nelle persone ma ugualmente liberista e borghese, bensì in un cambio radicale di società e di modello economico che a nostro avviso dovrà essere il socialismo. Questo è invece il passo ulteriore, quello determinante a nostro avviso, che chiamiamo tutto il fronte ambientalista a fare, se vuole uscire dal vicolo cieco nel quale è imprigionato da decenni.
Non si fermano le azioni contro il riscaldamento globale
Nel frattempo è un segnale positivo che nonostante l’inasprirsi delle leggi repressive di stampo fascista da parte del Governo Meloni e gli arresti, all’indomani della condanna, altri sei attivisti per il clima, sempre nell’ambito della campagna Fondo Riparazione di Ultima Generazione, sono entrati in azione a Venezia imbrattando con il fango la Basilica di San Marco, srotolando uno striscione e un cartello con le foto dei dodici attivisti rimasti in carcere tre giorni. Naturalmente anch’essi sono stati portati in questura dalle forze dell’ordine di Piantedosi, mentre il sindaco Luigi Brugnaro, il governatore del Veneto Luca Zaia ed il ministro fascista della Cultura Gennaro Sangiuliano, vomitavano veleno sull’iniziativa, vantando la loro mussoliniana “intransigenza”.
Non si ferma neanche l’associazione ambientalista Extintion Rebellion che negli stessi giorni nei quali si teneva la COP 28 di Dubai ha gettato fluoresceina, un sale utilizzato come tracciante da idraulici e subacquei, nei corsi d’acqua che scorrono in diverse grandi città italiane. Il Canal Grande a Venezia, i Navigli a Milano, il fiume Tevere a Roma, il Po a Torino ed il canale delle Moline a Bologna sono divenuti verde fluo per alcune ore in segno di denuncia del “fallimento della leadership mondiale nell’affrontare la crisi climatica”. “Tra qualche ora, – hanno affermato gli attivisti – queste acque torneranno come prima. Il colore dei nostri mari e dei nostri fiumi, però, continuerà a cambiare man mano che le temperature continueranno ad aumentare”.
“Potranno arrestarci tutti, – ha chiosato in un post UG dopo l’azione di piazza San Marco – ma non cambierà il fatto che le alluvioni e la siccità non si possono mettere in carcere”. E allora avanti, possibilmente uniti con iniziative di lotta larghe e condivise, con la consapevolezza di chi sa di essere dalla parte della ragione.