Rassegna del 16/01/2024
Roberto Iannuzzi: Mar Rosso, la sfida a USA e Israele che viene dallo Yemen
Mar Rosso, la sfida a USA e Israele che viene dallo Yemen
di Roberto Iannuzzi
Washington preferisce l’escalation alla diplomazia in una crisi dalle radici lontane, che gli USA hanno contribuito a creare, e che aggiunge incertezze al già instabile panorama regionaleIl Mar Rosso è solitamente una delle rotte commerciali più trafficate al mondo. Circa il 12% del commercio mondiale, quasi il 30% del traffico marittimo di container, e quantità significative di petrolio, passano attraverso il Canale di Suez a nord e lo Stretto di Bab el-Mandeb a sud.Quest’ultimo, il cui nome letteralmente significa “porta della lamentazione” o “porta delle lacrime” (probabilmente per il pericolo che tale passaggio, caratterizzato da correnti e venti imprevedibili, secche e barriere coralline, anticamente costituiva per la navigazione), congiunge il Mar Rosso al Golfo di Aden, e quindi all’Oceano Indiano e alle ricchezze del continente asiatico.Ai due lati dello stretto si fronteggiano Gibuti, sulla costa africana, e lo Yemen, all’estremità sudoccidentale della Penisola Arabica. Ed è proprio dallo Yemen, uno dei paesi più poveri del mondo, che il movimento sciita di Ansar Allah, meglio noto come gli “Houthi” (dal nome del fondatore Hussein al-Houthi), ha lanciato la sua sfida a Israele e agli Stati Uniti.
Roberto Luigi Pagani: Sessismo nelle fiabe? Nemmeno per sogno!
Sessismo nelle fiabe? Nemmeno per sogno!
di Roberto Luigi Pagani
Anche per questo articolo mi scuso per eventuali errori o refusi, ma non ho il tempo di rileggere tutto con calma, vi chiedo la cortesia di segnalarmi: provvederò a correggerli appena potrò!Non è un segreto, ma da un anno sto lavorando a una pubblicazione sul folklore islandese. Leggende, fiabe e racconti che, in una veste più o meno fantastica, tramandata nel linguaggio semplice di generazioni di contadini e pescatori, contengono grandi valori universali. Non sono di formazione folklorista, ma diciamo che per questo lavoro ho dovuto studiare parecchio sull’argomento, e ho acquisito una certa dimestichezza con simbolismi e convenzioni tipiche del genere. Per questo vorrei fare alcune considerazioni su alcuni stralci pubblicati di un monologo di Paola Cortellesi sul sessismo nelle fiabe tenutosi all’inaugurazione dell’anno accademico della Luiss (Libera Università internazionale di studi sociali). Preciso che non ho avuto occasione di sentirlo tutto, e riconosco sia possibile che queste frasi siano state de-contestualizzate e rese o distorte. Le discuto comunque nella forma in cui sono state riportate, perché ritengo offrano spunti utili per veicolare informazioni e considerazioni importanti nel clima culturale attuale.Non posso purtroppo analizzare esaustivamente ogni elemento, per ragioni di spazio, e discuterò solo alcune frasi citate in articoli di giornale trattandoli sommariamente ma, spero, quanto basta per mostrare come (a mio modesto avviso) queste frasi travisino e distorcano parecchio gli elementi delle fiabe che criticano, in un modo a mio avviso molto parziale e ideologico. Parafraso per sintesi le asserzioni in oggetto, mettendole in corsivo e neretto. Non si tratta di citazioni testuali, e se ho frainteso a mia volta mi scuso anticipatamente, ma ripeto che l’obiettivo qui non è attaccare la persona a cui sarebbero attribuite, quanto proprio il loro contenuto letterale, così come appare.
Alessandro Mantovani: Il “proletariato” palestinese
Il “proletariato” palestinese
Un po’ di cifre
di Alessandro Mantovani
I proclami e i comunicati della resistenza contro Israele non ne fanno menzione; per essa le sue rivendicazioni specifiche non hanno nella lotta di liberazione nazionale luogo a procedere. Parliamo del proletariato palestinese.Per contro diverse tendenze internazionaliste occidentali danno per scontato che esista, che possa essere autonomo dal nazionalismo borghese, che debba respingere le false sirene della lotta nazionale e combattere – assieme al proletariato del Medio Oriente, incluso eventualmente quello israeliano – contro la propria borghesia, in vista della propria emancipazione1.Esiste davvero un proletariato palestinese? E se sì, qual è il suo peso sul totale della popolazione araba della Palestina? Non è facile determinarlo, dal momento che non solo le statistiche sono incomplete ma soprattutto redatte secondo criteri di non facile lettura marxista.Per il marxismo la classe proletaria, in quanto classe rivoluzionaria, non si definisce in base al mero fatto di percepire un salario, bensì tenendo conto di quegli elementi dinamici che fanno di uno strato sociale un fattore in grado di incidere sui rapporti tra le classi: ad esempio una maggior concentrazione sul territorio, nelle unità produttive e nei servizi conferiscono notevole influenza sociale e politica anche a gruppi relativamente poco numerosi rispetto al resto della popolazione. Il proletariato russo arrivò al potere in Russia, nel 1917, benché minoranza, perché a Pietrogrado era concentrato e forte. Un altro elemento da tenere presente è il grado di “purezza” del rapporto fra capitale e lavoro salariato. Ad esempio un salariato stagionale, ancora legato parte dell’anno all’agricoltura, differisce alquanto per mentalità da un operaio industriale. Un lavoratore dei servizi differisce da un addetto alla catena di montaggio, ecc.
La Redazione de l’AntiDiplomatico: Processo storico all’ICJ: il Sud Africa elenca gli atti genocidi di Israele
Processo storico all’ICJ: il Sud Africa elenca gli atti genocidi di Israele
di La Redazione de l’AntiDiplomatico
Ieri è conclusa la prima udienza presso l’ICJ in cui il Sud Africa ha presentato l’elenco delle azioni per provare l’accusa a Israele di commettere un genocidio contro i palestinesi a Gaza.La squadra legale del Sud Africa è intervenuto davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) dell’Aia per discutere la denuncia di 84 pagine contro Israele presentata a dicembre in cui richiede misure precauzionali urgenti contro Israele e la fine dei bombardamenti nell’enclave palestinese.”Israele ha trasformato Gaza in un campo di concentramento dove viene compiuto un genocidio”, ha denunciato dal podio l’avvocato John Dugard.Un altro membro del team legale, Adila Hassim, ha affermato che le forze israeliane commettono “uccisioni senza precedenti” di civili palestinesi e ha presentato alla corte un elenco di azioni di Israele che, individualmente e collettivamente, formano un modello di comportamento calcolato che indica un’intenzione “genocida”.
Alfonso Gianni: La Melonomics alla prova della legge di bilancio
La Melonomics alla prova della legge di bilancio
di Alfonso Gianni
La manovra del Governo è votata all’austerità, all’economia di guerra e alla cattiveria sociale. Mentre nel Paese prosegue una profonda crisi debitoria e occupazionale, la sinistra è sterile nella critica, anche su MES e Patto di stabilitàLo spettacolo fornito dalla Camera nella seduta finale che ha dato il via alla seconda legge di bilancio del Governo Meloni è stato assolutamente sconfortante, soprattutto per chi lo vedeva con gli occhi dell’opposizione. È andato in onda – termine appropriato vista la diretta televisiva delle dichiarazioni di voto – il cosiddetto “patto del cotechino”, maliziosa ma più che giustificata definizione giornalistica, con cui è strato descritto l’accordo precedentemente preso nella conferenza dei capigruppo. Ovvero il Governo rinunciava ad apporre la questione di fiducia e le opposizioni riducevano a 90 la miriade di emendamenti in precedenza sbandierati, rinunciando a ogni forma di ostruzionismo. Accontentandosi della certezza che le dichiarazioni di voto sarebbero andate in diretta televisiva tra le 18 e le 19. Non solo il cotechino, ma, come vuole la tradizione, anche il piatto di lenticchie. Della diretta televisiva peraltro ha approfittato soprattutto il capogruppo di Fratelli d’Italia per rilanciare, davanti a un pubblico ben più largo, le deliranti parole della chiusa del manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti, tanto per chiarire che la cultura fascista, compresa quella d’antan, è stata ormai pienamente sdoganata in tutte le sue varianti.
Grazia Ietto Gillies: Federico Caffè: una donna, alunna, economista lo ricorda
Federico Caffè: una donna, alunna, economista lo ricorda
di Grazia Ietto Gillies
Il 6 gennaio Federico Caffè avrebbe compiuto 110 anni. Grazia Ietto Gillies estrae dalla sua memoria preziosi e toccanti ricordi del suo rapporto, prima come studentessa poi come collega, con Caffè. Quei ricordi sono preziosi anche perché finora Caffè è stato ricordato quasi esclusivamente da uomini per la semplice ragione che ebbe pochissime donne come allieve o colleghe, al punto da ipotizzare sue difficoltà nei rapporti con loro e scarsa fiducia nelle loro capacità di fare ricerca. I ricordi di Ietto Gillies ci raccontano una storia molto diversa.* * * *Il libro di Daniele Archibugi (Maestro delle Mie Brame, 2022) ha portato a galla aspetti poco noti della vita di Federico Caffè il grande economista, maestro e accademico scomparso senza lasciar traccia nella notte del 14-15 aprile 1987. L’autore ci parla in modo toccante del rapporto padre-figlio tra un uomo piccolo di corpo e grande di intelletto, cuore e sensibilità e un ragazzo spilungone, ribelle, alla ricerca di stimoli e risposte nonché di una figura paterna che gli facesse da guida morale e intellettuale. Le pagine del rapporto a tu per tu dei due sono molto belle e danno una visione nuova del maestro ai moltissimi che lo hanno avuto come insegnante.
Paolo Massucci: Gli attuali intellettuali nella post-democrazia neoliberista: Fedez e Greta Thunberg
Gli attuali intellettuali nella post-democrazia neoliberista: Fedez e Greta Thunberg
di Paolo Massucci
Le contraddizioni del sistema capitalistico incontrastato hanno prodotto una profonda retrocessione della democrazia che si riflette anche nell’inconsistenza e involuzione della comunicazioneIl Ministero dell’Istruzione, nel 2022 con il governo Meloni, ha cambiato nome in Ministero dell’Istruzione e del Merito, per evidenziare e dare rilevanza al concetto di “merito”. L’accostamento dei termini “istruzione” e “merito” suona però abbastanza cacofonico, se non altro perché essi si riferiscono a piani semantici diversi e non rapportabili tra loro: il primo termine consiste in un mezzo, mentre il secondo sarebbe un risultato, auspicabile, ottenibile mediante il primo. Lo Stato può -e dovrebbe- curare la qualità e l’estensione dell’istruzione, mentre il merito sta alla capacità del singolo se ha saputo ben utilizzare il mezzo, cioè l’istruzione ricevuta. Così per coerenza, analogamente, dovremmo avere il Ministero dello Sport e del Risultato, il Ministero del Turismo e degli Alberghi Pieni, il Ministero della Difesa e della Guerra Vinta, il Ministero delle Imprese e del Profitto, il Ministero dell’Economia e della Crescita del PIL (o, meglio ancora, semplicemente il Ministero dell’Abbondanza, di orwelliana memoria, come nel famoso romanzo 1984 di Orwell del 1949).
Paolo Cacciari: Nelle mani sbagliate
Nelle mani sbagliate
di Paolo Cacciari
Il tormento crescente che rende cupa la vita di ogni giorno a causa delle guerre e delle devastazioni ambientali e climatiche che non sembrano conoscere limiti non deve impedire di pensare e guardare il mondo diversamente. È necessario prendere atto che affidare la cura delle relazioni tra gli esseri umani e tra loro e la natura agli apparati di governo degli stati significa infilarla in un binario morto. Abbiamo bisogno di rovesciare l’approccio ai problemi, scrive Paolo Cacciari nel nuovo numero della rivista Quaderni della decrescita (“Energia: quanta, quale, per chi”): smetterla di delegare la loro soluzione a chi occupa posizioni di potere nell’economia, nella politica istituzionale, nella tecnoscienza, e affidarci alle comunità che vivono i territori in molti modi diversi.* * * *E se l’errore fosse ab origine? Se la ragione di tanti, tragici fallimenti non dipendesse dalla correttezza delle analisi della situazione e nemmeno dall’appropriatezza degli obiettivi da raggiungere1, ma dall’errata impostazione del problema? Ovvero, dalla scelta del chi e del come dovrebbe agire per ottenere i risultati desiderati? Affidare la cura delle relazioni tra gli esseri umani e tra loro e la natura agli apparati di governo degli stati significa infilarla in un binario morto. È sbagliato aspettarsi che a risolvere le crisi planetarie, umane ed ecologiche, siano coloro che le hanno create.Allora, forse, è necessario rovesciare l’approccio ai problemi; smetterla di delegare la loro soluzione a chi occupa le posizioni di potere ai vertici dell’economia, della tecnoscienza, della politica e affidarli invece alle comunità insediate nei territori2, alle popolazioni direttamente responsabili della bontà delle relazioni tra gli esseri umani e tra loro e gli ecosistemi di appartenenza.
Franco Maloberti: La trasformazione europea digitale, smart e verde: un imbroglio nero come il carbone
La trasformazione europea digitale, smart e verde: un imbroglio nero come il carbone
di Franco Maloberti
Allegria! L’Europa diventa digitale, e saremo tutti meglio serviti. Mica è uno scherzo, la Commissione è decisa a fare di questo spicchio di millennio il decennio digitale europeo. “L’Europa deve ora rafforzare la propria sovranità digitale e fissare norme, anziché seguire quelle di altri Paesi, incentrandosi chiaramente sui dati, la tecnologia e le infrastrutture“. Tutto grazie anche all’intelligenza artificiale. L’ha detto anche Ursula nel suo discorso sullo stato dell’unione del 13 settembre 2023; infatti “ha affermato che la prima priorità dell’UE è garantire che l’intelligenza artificiale abbia uno sviluppo antropocentrico, trasparente e responsabile“. Antropocentrico, perbacco! Con l’uomo al centro, mica pissi-pissi bau-bau. E non ha detto solo questo. Ha anche detto che “È il momento di mostrare ai giovani che possiamo costruire un continente in cui ognuno può essere ciò che è, amare chi desidera e cercare di realizzare le sue ambizioni. Un continente riconciliato con la natura e che funga da guida nel settore delle nuove tecnologie. Un continente unito nella libertà e nella pace. Ancora una volta, per l’Europa è giunta l’ora di farsi trovare pronta all’appuntamento con la Storia“. Mecojoni! Continente unito nella libertà? Si fa per dire!…Nella pace? Beh, quella c’è davvero. Basta fare un giro in Ucraina o a Gaza e…ecco la pace. Macché Ucraina e Gaza? Loro non sono continente europeo, loro non contano. Poi, chissenefrega se tanti bambini muoiono ammazzati e anche scuoiati, mica sono nostri i bambini, i loro (i sette, grandicelli, di Ursula – ‘membro di Classe I dell’ordine di Jaroslav il Saggio‘ (Ucraina)) e la bambina di Giorgia, sono ben al sicuro. Le mamme di quei bambini che vengono ammazzati da bombe amiche, graziosamente fornite dal pacifico e avanzato Occidente, se ne faranno bene una ragione (se non sono già morte anche loro)…
Sandro Moiso: Il feticcio del Fronte Unico, la concretezza della Rivoluzione (e della controrivoluzione)
Il feticcio del Fronte Unico, la concretezza della Rivoluzione (e della controrivoluzione)
di Sandro Moiso
Graziano Giusti, Comunisti e Fronte Unico. Il “Biennio Rosso” e gli anni della politica del “Fronte Unico” in Italia (1918-1924), Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria, Milano 2023, pp. 573, 18 euroCome si afferma nella quarta di copertina della recente ricerca di Graziano Giusti, pubblicata dalla Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria, «il termine “Fronte” è forse uno dei più usati – e anche abusati – in politica. Per l’uso che ne viene fatto in campo militare, esso richiama il concetto del “fare argine” contro il nemico, del porsi su una linea di efficace difesa per raccogliere le forze e passare successivamente al contrattacco».Pertanto il Fronte Unico di cui si parla, come è possibile espungere dalle date, è quello intorno a cui si svolse un acceso e combattuto dibattito, sia a livello internazionale che nazionale, negli anni immediatamente successivi a due degli avvenimenti fondativi per le strategie politiche del XX secolo: la prima carneficina mondiale e la rivoluzione russa.Dibattito aperto dalla convinzione, diffusa nella Terza Internazionale appena fondata, che tale strategia fosse la migliore o la più adatta per togliere dall’impasse l’iniziativa dei partiti comunisti appena formati o in via di formazione. Una tattica che, senza dichiararlo apertamente, andava nella direzione di accelerare la Rivoluzione in Occidente. Sia per liberare dalla schiavitù capitalistica milioni di proletari e lavoratori, che per superare l’isolamento in cui la neonata Unione Socialista delle Repubbliche Sovietiche era venuta a trovarsi durante la Guerra civile, inizialmente foraggiata dalle potenze occidentali tra il 1918 e il 1919.A questo andava ad aggiungersi la controffensiva della parte avversa che, soprattutto in Italia e in Germania, iniziava ad affidare le sue sorti alle milizie del Fascismo italiano e dei Freikorps tedeschi, in cui avrebbero poi affondato le loro radici le formazioni paramilitari naziste.
Piccole Note: Gaza. La missione di Blinken e l’occupazione Usa dell’Iraq
Gaza. La missione di Blinken e l’occupazione Usa dell’Iraq
di Piccole Note
Su Gaza sganciati 45.000 missili e bombe giganti, come tre bombe atomiche. David Cameron “Israele potrebbe aver violato il diritto internazionale”. Gli USA si rifiutano di ritirare le truppe dall’IraqBlinken, nell’ennesima visita a Tel Aviv, ha chiesto a Israele di non allargare la guerra a Hezbollah e di ridurre le vittime civili. Un refrain che Tel Aviv aveva già ascoltato e al quale finora ha evitato di adeguarsi. I media riferiscono di tensioni tra le parti, ma contano i fatti, e i fatti dicono che finora nulla è cambiato. La macelleria a ritmo continuo di Gaza procede, oltre 23mila i morti, tantissimi i bambini.
Tre atomiche su Gaza…
Peraltro, la difesa d’ufficio del Segretario di Stato USA all’accusa di genocidio intentata a Israele dal Sudafrica presso il Tribunale penale internazionale – accusa alla quale si sono associati altri Paesi ed entità politiche – non aiuta: finché Tel Aviv può contare sull’appoggio incondizionato dell’America, non ha alcuna remora nella sua azione.
comidad: La sacra fonte del potere di Mattarella
La sacra fonte del potere di Mattarella
di comidad
Persino a Giorgia Meloni può capitare di dire ogni tanto la verità, magari senza saperlo o senza accorgersene, oppure sperando di non essere creduta. La Meloni afferma che il suo progetto di riforma costituzionale, che introdurrebbe un presunto “premierato”, non tocca i poteri del Presidente della Repubblica. Secondo alcuni organi di stampa la Meloni sarebbe stata smentita dai costituzionalisti ascoltati in audizione al senato; ma questa “smentita” non dimostra nulla, dato che oggi la categoria dei “costituzionalisti” è una delle più prostituite e screditate (al livello dei giornalisti), perciò avrebbe avuto altrettanto peso se la smentita fosse arrivata dai cartomanti.In realtà, anche col premierato meloniano, il Presidente della Repubblica continuerebbe a presiedere il Consiglio Supremo di Difesa e il Consiglio Superiore della Magistratura, conserverebbe inoltre la prerogativa di controfirmare le leggi e di nominare cinque giudici costituzionali. Il punto più importante è che rimane al Presidente della Repubblica la prerogativa della nomina dei ministri su proposta del Presidente del Consiglio incaricato. La riforma meloniana quindi non istituisce nessun premierato, dato che la caratteristica qualificante di tale concezione del governo non è l’elezione diretta, bensì il fatto che il primo ministro possa scegliersi del tutto autonomamente i ministri ed, eventualmente, sostituirli.
Agata Iacono: “Il Testimone”. Il film russo che in Italia non deve essere visto
“Il Testimone”. Il film russo che in Italia non deve essere visto
di Agata Iacono
Il film denuncia la censura, lo stravolgimento della realtà, la propaganda a senso unico, la cancellazione della Storia, la denigrazione dei Testimoni della Verità. Per questo fa paura, apre il vaso di Pandora. Ed è proprio per questo che viene censurato, stravolto, denigrato. Il re è nudo.Il Testimone è un film prodotto in Russia nel 2023, scritto da Sergej Volkov e diretto da David Dadunashvili.”The Witness (Il Testimone) fa flop al botteghino”. Così, copia incolla, senza aver mai visto l’opera cinematografica, ma anche senza alcun riscontro, da Rainews a Open, i dispacci di regime si sentono in dovere di sottolineare (non richiesti) il “flop della propaganda anti ucraina”, a volte parlando di un documentario a volte di un lungometraggio, molto raramente di un film.Non sanno, forse, che si tratta a tutti gli effetti di un film, cioè di un soggetto scritto e sceneggiato, musicato e recitato da attori, mai spacciato per documentario?
Antonio Lettieri: Il fallimento della politica europea
Il fallimento della politica europea
di Antonio Lettieri
Una gestione dei rappresentanti dei paesi senza che nessuno sia responsabile delle politiche della Commissione europea e dei suoi risultatiLa politica dell’Unione europea, più precisamente dell’Eurozona, ha avuto un andamento pressoché costante nel corso degli ultimi venti anni o poco più.I risultati non potevano che essere diversi trattandosi inizialmente di paesi con una diversa base economica e sociale. Un compito identico, il pareggio del bilancio, fu assegnato a paesi con una situazione e un andamento diversi. La politica economica per sua natura non è uguale nel corso del tempo, variando a seconda della condizione di ciascun paese, assumendo talvolta una linea restrittiva e, alternativamente, espansiva se l’andamento della crescita è basso e alta è la disoccupazione.L’esempio più noto è quello degli Stati Uniti, dove Franklin D. Roosevelt invertì la politica americana dopo la depressione dei primi anni ‘30, passando intorno alla metà del decennio da una politica di riduzione della spesa pubblica a quella opposta di aumento della spesa pubblica, con il risultato di ridare slancio alla crescita e all’occupazione.