Ieri, nel “giorno della memoria” ( che corrisponde al giorno della liberazione del campo di Auschwitz nel 1945 da parte delle truppe sovietiche ), il governo italiano si prodotto in una commemorazione parziale e astorica. Giorgia Meloni, infatti, si è limitata a ricordare il « piano nazista di persecuzione e sterminio del popolo ebraico », ad affermare la « unicità » dell’evento, nonché sostenere che « l’antisemitismo è una piaga da estirpare ».
Agli smemorati cultori della “memoria” a senso unico occorre ricordare che le vittime della persecuzione nazista non furono esclusivamente gli ebrei. Ma anche i popoli romanì e quello polacco, gli omosessuali, i prigionieri politici ( di solito comunisti ) e quelli di guerra dell’Unione Sovietica, e, ancora, i testimoni di Geova, i malati di mente, i disabili.
Dovrebbe ricordare, la smemorata, poi che l’antisemitismo è già perseguito assieme a qualunque attività di « chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi », da quella legge Mancino – la n. 205 del 25 giugno 1993 – che la sua maggioranza parlamentare non rispetta mai a riguardo immigrati non bianchi, rom, islamici.
Infine neanche l’aggettivo “unico” usato dalla Meloni e riferito al genocidio nazista è onesto. Senza giungere al genocidio del popolo palestinese di cui si sta occupando la Corte di Giustizia Internazionale de L’Aia, nel più recente passato è necessario ricordare il genocidio del Rwanda ( tra aprile e luglio del 1994, l’etnia Hutu sterminò tra i 500.000 e il milione di Tutsi ), quello in Bosnia, dove 8.000 musulmani furono uccisi solo a Srebrenica ( luglio 1995 ) ma circa 100.000 mila durante l’intera guerra civile ( 1992-1995 ), o, andando più indietro nel tempo, il genocidio del popolo dell’Armenia ( 1915-1916 ), quando l’impero ottomano uccise tra i 664.000 e i 1,2 milioni di uomini, donne e bambini. Ci fermiamo qui, ma l’elenco dei genocidi è molto più lungo.
Il sito dei testimoni di Geova, tornando alle vittime del nazismo, calcola che « durante l’Olocausto morirono circa 1.500 testimoni di Geova su un totale di 35.000 Testimoni che vivevano sotto il regime nazista ».
Ma Giorgia Meloni ha fatto particolare attenzione a non parlare delle altre categorie di vittime del nazifascismo, specie dei rom e dei sinti, vittime quest’ultimi della discriminazione neofascista della Lega Nord tutt’oggi ( vedi recenti norme carcerarie contro le madri rom ).
Eppure sul sito Auschwitz.org ( versione polacca, quella inglese non funziona ) i romanì sono citati eccome, come anche sul sito degli “United States Holocaust Memorial Museum” [2], che su quello dell’ “International Holocaust Remembrance Alliance” [3].
I romanì erano considerati dai nazisti « razzialmente alieni, meno preziosi e “asociali” » [ triangolo nero, quindi, perché “asociali”, e lettera Z tatuata sul braccio, NdR], ricorda il sito della memoria (vera, non quella smemorata meloniana) di Auschwitz. Anche loro subirono « l’obbligo di registrazione, di sottoporsi a test razziali e successivamente restrizioni alla libertà di movimento », furono pure sterilizzati. Il famigerato “Zigeunerlager” ad Auschwitz ( campo per gli zingari ) “lavorò” mesi e mesi.
« Dei circa 23mila rom deportati nel KL Auschwitz, circa 21.000 morirono o furono assassinati nelle camere a gas » [3].
I rom e i sinti ebbero l’attenzione del famigerato dott. Josef Mengele per le loro « peculiarità biologiche » e a molti di loro, una volta assassinati, furono strappati gli occhi per i diversi colori presenti in diversi individui (eterocromia iridis) per essere conservati all’Istituto di antropologia, eredità ed eugenetica di Berlino Dahlem.
Sullo stesso sito web si legge che « nei locali del Museo statale di Auschwitz-Birkenau, nel blocco 13, è stata organizzata una mostra che commemora lo sterminio dei rom e mostra la dimensione speciale del genocidio nazista commesso contro i rom nell’Europa occupata dai nazisti » [3].
Dal 2 agosto 2011, il governo polacco ha istituito il “giorno del ricordo dello sterminio dei rom e dei sinti”, nel 2015 la data della commemorazione è stata riconosciuta a livello europeo. Il 2 agosto 1944, infatti, il “campo Zigeunerlager” fu « liquidato » [3]: «circa 3.000 persone – uomini, donne e bambini – sono state uccise nelle camere a gas». Le vittime quel giorno furono 4.200-4.300 secondo invece l’“United States Holocaust Memorial Museum” [2]. DIKH HE NA BISTER (“Guarda e non dimenticare” in Romani) è l’Iniziativa per la Memoria del Genocidio Rom mobilita ogni anno migliaia di giovani Rom e non Rom in tutta Europa in occasione del 2 agosto – Giornata europea della memoria dell’Olocausto per Sinti e Rom.
In totale, «gli storici stimano che i tedeschi e i loro alleati uccisero almeno 250.000 rom europei durante la seconda guerra mondiale. Alcuni studiosi stimano che il bilancio totale delle vittime potrebbe arrivare a circa 500.000» [2].
Solo nel marzo 1982 il cancelliere federale Helmut Schmidt dichiarò formalmente che « i rom tedeschi erano stati vittime di un genocidio » [ porrajmos, il termine genocidio è così tradotto dall’etnia rom, NdR].
« Dopo la guerra, la discriminazione contro i rom è continuata in tutta Europa », conclude il sito del museo dell’olocausto di Washington. Tra coloro che discriminano i rom e i sinti, in Italia, certamente un posto di rilievo va a Giorgia Meloni; ma è in buona compagnia: del razzismo contro rom e sinti, in Italia, si parla poco.
Fonti e Note:
Credits: Fotogramma di un filmato sovietico sulla liberazione di Auschwitz, girato intorno al 27 gennaio 1945 da Alexander Voronzow (pubblico dominio).
[1] Governo, 27 dicembre 2024, “Dichiarazione del Presidente Meloni in occasione del Giorno della Memoria”.
[3] International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), ottobre 2015, “Roma Genocide: Overview of international organizations working on historical and contemporary issues connected to the genocide of the Roma” [PDF, EN].
Pressenza Agenzia stampa internazionale per la pace, la nonviolenza, l’umanesimo e la nondiscriminazione con sedi a Atene, Barcellona, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Budapest, Buenos Aires, Firenze, Madrid, Manila, Mar del Plata, Milano, Monaco di Baviera, Lima, Londra, New York, Parigi, Porto, Quito, Roma, Santiago, Sao Paulo, Torino, Valencia e Vienna.
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