SOS Mediterranee – 10/02/2024
Il 9 febbraio 2024, la Ocean Viking ha ricevuto un decreto di fermo dalle autorità italiane in base alla legge Piantedosi, in seguito al salvataggio di 261 persone in acque internazionali al largo delle coste libiche. SOS MEDITERRANEE denuncia questa ingiusta e grave decisione: è il terzo fermo in tre mesi. Ancora una volta si va a peggiorare ulteriormente un contesto che vede, da parte degli Stati, il mancato rispetto del diritto marittimo e delle convenzioni umanitarie nel Mediterraneo centrale.
Il 6 febbraio è stata una giornata caotica nel Mediterraneo centrale. In meno di 12 ore, la Ocean Viking, nave di soccorso gestita da SOS MEDITERRANEE in collaborazione con la FICR (Federazione internazionale della Croce e Mezzaluna Rossa), ha assistito a ripetute e gravi violazioni delle convenzioni marittime e dei diritti umani da parte delle motovedette libiche finanziate dall’UE. Sono stati osservati almeno tre respingimenti forzati e due pattuglie libiche hanno effettuato manovre aggressive per tutto il giorno, vicino alla Ocean Viking e alle imbarcazioni in difficoltà, mettendo in pericolo la sicurezza di tutti.
Invece di agire contro le violazioni dei diritti umani e del diritto marittimo internazionale perpetrati dalle pattuglie libiche, le autorità italiane decidono di criminalizzare un’organizzazione civile e umanitaria che rispetta il diritto del mare in tutte le fasi delle sue operazioni.
Non appena la Ocean Viking è arrivata nel porto di Brindisi ieri mattina, senza nemmeno ascoltare i membri del nostro equipaggio, le autorità italiane hanno presentato un decreto firmato col quale si comminano 20 giorni di detenzione e di 3.333 euro di multa, basandosi esclusivamente sulle false dichiarazioni delle pattuglie libiche che quotidianamente riportano le persone in Libia, dove avvengono gravi violazioni dei diritti umani. L’equipaggio di SOS MEDITERRANEE non ha avuto alcuna possibilità di spiegare cosa è realmente accaduto. SOS MEDITERRANEE ha innumerevoli prove della vera sequenza di eventi del 6 febbraio: delle intercettazioni da parte delle navi libiche, delle loro manovre irregolari, aggressive e pericolose, e dei soccorsi effettuati dal nostro team.
Tutte e quattro le imbarcazioni soccorse dalla Ocean Viking erano inadeguate, sovraffollate, esposte alle intemperie, nessuno dei naufraghi aveva un giubbotto di salvataggio e c’erano ulteriori fattori aggravanti di tensione e pericolo durante ciascuna delle operazioni.
La prima imbarcazione in difficoltà, con 110 persone a bordo, è stata trovata mentre era sul punto di spezzarsi, la seconda aveva carburante sparso in tutto l’interno dell’imbarcazione che intossicava i sopravvissuti: una persona è stata trovata priva di sensi. La terza aveva acqua all’interno ed era molto inclinata da un lato, e nell’ultima c’era uno stato di panico, a causa della presenza delle pattuglie libiche, mentre le persone chiedevano disperatamente di essere salvate dalla Ocean Viking e si avvicinavano pericolosamente alla nostra nave, il che avrebbe potuto causare il capovolgimento della loro imbarcazione in qualsiasi momento.
Dopo il primo soccorso, le autorità italiane hanno incaricato la Ocean Viking di valutare altre imbarcazioni in difficoltà. Tutti gli altri tre salvataggi sono stati effettuati in piena trasparenza e coordinamento con le autorità italiane e le navi libiche presenti sul posto, che hanno dato il via libera a procedere.
Tuttavia, quando la Ocean Viking si stava preparando ad assistere una delle imbarcazioni in difficoltà – poi probabilmente intercettata e respinta dalle stesse unità del Paese nordafricano – le navi libiche presenti sul posto hanno cambiato idea e hanno ordinato aggressivamente alla nostra nave di abbandonare la scena. Conoscendo il comportamento imprevedibile e pericoloso delle motovedette libiche, che l’anno scorso hanno sparato contro la Ocean Viking e le imbarcazioni in difficoltà in ripetute occasioni, e nel timore di nuovi pericoli per la sicurezza del nostro equipaggio, la Ocean Viking ha seguito le istruzioni e ha iniziato a lasciare la scena.
Su una delle imbarcazioni in difficoltà si è, a quel punto, scatenato il panico, le persone hanno iniziato a urlare e a rischiare la vita per raggiungere la Ocean Viking e impedirle di partire. Il conducente dell’imbarcazione ha minacciato le persone a bordo, chiedendo loro di buttarsi in mare per essere salvate.
Dal momento che la situazione stava peggiorando di secondo in secondo, la Ocean Viking ha lanciato le sue imbarcazioni di salvataggio veloci per effettuare il soccorso. Al termine del salvataggio, il conducente della barca ha lasciato la scena dirigendosi verso sud.
«Dover giustificare il semplice atto di salvare vite umane in mare non ha senso, né morale né legale. La Ocean Viking ha salvato 261 persone che erano in estremo e imminente pericolo di morte. Le motovedette libiche stanno riportando con la forza i naufraghi in Libia, in contrasto con l’obbligo legale di farli sbarcare in un porto sicuro. Eppure, non soltanto sono loro a creare il caos sulla rotta marittima più letale al mondo, ma vengono anche credutiti e sostenuti dalle istituzioni europee, mentre coloro che hanno il dovere di salvare vite in mare vengono arrestati“, spiega Soazic Dupuy, direttrice delle operazioni di SOS MEDITERRANEE che si trova a bordo della Ocean Viking.
SOS MEDITERRANEE chiede all’Unione Europea di la fine immediata della criminalizzazione delle ONG civili di ricerca e soccorso, di non finanziare più la guardia costiera libica e di reindirizzare i fondi pubblici verso servizi di ricerca e soccorso efficaci e razionali.