Davide Donateo – 04/03/2024
Una dottoressa altoatesina è chiamata a restituire decine di migliaia di euro di borsa di studio perché ha rifiutato di sottoporsi alla terza dose del vaccino anti-Covid. Inoltre, è stata espulsa dal percorso di formazione specialistica. Le persone che non aderiscono ai requisiti di vaccinazione devono ancora aspettarsi ritorsioni.
L’avvocato Renate Holzeisen sta attualmente attirando l’attenzione sul caso di un medico della provincia di Bolzano. La dottoressa dovrebbe restituire la borsa di studio in quanto ha rifiutato di ricevere la terza dose del cosiddetto “vaccino” contro il Covid-19.
Richiesta di rimborso:
L’avvocato ha riportato oggi il caso in un comunicato stampa:
La Provincia autonoma di Bolzano richiede il rimborso della borsa di studio assegnata per la formazione specialistica, poiché il medico ha rifiutato la terza dose del “vaccino” anti-Covid-19.
È questa la “strategia” del nuovo Consiglio Statale della Sanità per rendere l’Alto Adige attraente come luogo di formazione e lavoro per giovani medici?
La dottoressa ha completato un percorso di formazione specialistica in neurologia nell’ambito di una convenzione tra la Provincia Autonoma di Bolzano e l’Università di Trieste, ricevendo una borsa di studio per il periodo di formazione dalla Provincia Autonoma di Bolzano.
Rifiuto della terza dose:
Dopo che si sono verificati sempre più decessi e danni irreversibili, soprattutto di natura neurologica, causati dalle cosiddette “vaccinazioni” anti-Covid-19, il medico, già vaccinato due volte, ha declinato la terza dose, considerandola un pericoloso esperimento di ingegneria genetica.
Di conseguenza, l’Università di Trieste ha interrotto rapidamente e definitivamente la sua formazione specialistica.
Dopo la revoca di questa imposizione, non le è stata concessa nemmeno l’opportunità di sottoporsi a un’inedita iniezione sperimentale, non testata per genotossicità, cancerogenicità e mutagenicità, per continuare la formazione.
Violazione dei diritti umani:
La Provincia Autonoma di Bolzano, sotto il nuovo governo statale, richiede ora il rimborso della borsa di studio (circa 27.000 euro) senza concedere alla dottoressa la possibilità di continuare la formazione. Questo obbligo di restituzione è previsto solo se gli apprendisti interrompono volontariamente la formazione, cosa non avvenuta in questo caso.
La Provincia Autonoma di Bolzano ha il diritto di chiedere un risarcimento all’Università di Trieste per aver interrotto bruscamente e definitivamente la formazione specialistica del medico.
Le azioni vergognose dell’amministrazione statale sono approvate anche dal nuovo governo regionale dell’Alto Adige, rappresentato dall’assessore alla sanità Hubert Messner. A lui è stata indirizzata l’istanza di annullamento della richiesta di restituzione del medico, ma la richiesta è stata respinta.
Rigettando questa richiesta di cancellazione, i responsabili della Provincia Autonoma di Bolzano e il governo statale si rendono complici di un atto disumano e autoritario, che non contribuisce a rendere l’Alto Adige attraente per nuovi giovani medici.
Con questo approccio, il nuovo governo regionale dell’Alto Adige dimostra di non prendere sul serio le misure adottate durante il periodo “Corona”.
Durante la cosiddetta “pandemia”, in Austria, Svizzera e nella maggior parte degli ospedali e cliniche della Repubblica Federale Tedesca, i medici potevano lavorare senza l’obbligo di questa iniezione sperimentale di ingegneria genetica. Considerando le informazioni sempre più gravi sulle conseguenze delle iniezioni, i giovani medici dovrebbero riflettere attentamente sul luogo in cui iniziano la formazione e intendono lavorare, preservando la propria dignità umana.
Le azioni dell’amministrazione statale e del governo violano il grande interesse della popolazione altoatesina per un sistema sanitario che accoglie giovani e competenti medici senza costringerli a temere richieste di restituzione di somme ingenti, solo perché esercitano il loro diritto umano a proteggere la propria salute e vita.