Alessandro Marescotti – 10 marzo 2024
Il nazionalismo è l’oppio dei popoli (peacelink.it)
Il nazionalismo è l’oppio dei popoli
“Parole sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive“. Il presidente dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia commenta così le affermazioni di Papa Francesco. Zelensky torna a parlare di vittoria mentre i soldati ucraini arretrano colpiti dalle FAB bombs da una tonnellata.
Le recenti dichiarazioni di Papa Francesco sulla guerra in Ucraina hanno scatenato un vespaio di polemiche. In un’intervista alla Radiotelevisione Svizzera, il Pontefice ha esortato l’Ucraina ad avere il “coraggio della bandiera bianca” e a negoziare con la Russia.
Le critiche. Le parole del Papa sono state duramente criticate da diverse personalità ucraine. Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, ha invece sottolineato che l’Ucraina è “ferita ma imbattuta” e che nessuno nel Paese ha la possibilità di arrendersi. “Parole sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive“, così il presidente dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia oggi commenta le affermazioni di Papa Francesco. L’ambasciata ucraina presso la Santa Sede ha stigmatizzato l’intervento del Pontefice arrivando a dire: “Qualcuno ha parlato seriamente dei negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo? Quindi la lezione è solo una: se vogliamo finire la guerra, dobbiamo fare di tutto per uccidere il Dragone!”
La posizione del Papa. Papa Francesco ha sempre condannato la guerra in Ucraina, definendola una “pazzia”. Tuttavia, il Pontefice ha anche ripetutamente sottolineato l’importanza del dialogo e della negoziazione per raggiungere la pace. L’ultimo intervento (quello sulla “bandiera bianca”) è stato un invito al realismo.
La “bandiera bianca”. Non aver ordinato il ritiro tempestivo da Avdiivka (e da altre posizioni militarmente insostenibili) sta portando adesso l’esercito ucraino ad arretrare senza aver preparato le trincee fortificate e a dover subire l’attacco feroce dell’aviazione russa, perdendo uomini sotto le devastanti esplosioni della FAB bombs da una tonnellata l’una. L’esercito ucraino, se guidato saggiamente dal realismo, avrebbe potuto ripiegare in tempo. E invece l’esercito ucraino ha divuto alzare la “bandiera bianca” ad Avdiivka non per ordine del Papa ma per l’accerchiamento dei suoi soldati che lì si sono dovuti arrendere per non essere uccisi. E chi non lo ha fatto è stato spappolato dall’artiglieria russa per uno stupido e insensato senso di orgoglio. In guerra accade questo. E Zelensky, che della guerra ne capisce quanto la von der Leyen, sta sacrificando i suoi uomini sull’altare di un nazionalismo controproducente per la sua nazione. Stessa cosa per il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk. Costui, come il patriarca della Chiesa Ortodossa russa Kirill, parla di vittoria e crede nel dio delle armi. Ma ovviamente ritiene che il suo dio sia alla testa di una “guerra giusta” a differenza del dio del blasfemo Kirill.
Il maririo di un popolo. Papa Francesco ha affermato a proposito della guerra in Ucraina: “Non dobbiamo giocare col martirio di questo popolo”. Siamo di fronte a un’ubriacatura di nazionalismo che fa perdere il senso della realtà: 430 mila soldati russi stanno combattendo contro 180 mila ucraini. I soldati ucraini sono esausti, hanno meno munizioni e non hanno la copertura aerea dei russi. La popolazione ucraina non ha più un’economia capace di sorreggere la nazione e lo Stato è fallito, dipende unicamente dagli aiuti internazionali. Dilaga la renitenza alla leva e Zelensky ha difficoltà ad arruolare una popolazione riluttante a partire per il fronte. Di fronte a questo disastro continuare a parlare di vittoria e infondere fede religiosa per farsi massacrare è solo follia. Il nazionalismo è l’oppio dei popoli.
Note: “Nonostante il tenero amore che nutro per il mio Paese, non ho mai saputo essere un grande patriota né un nazionalista… E ben presto è nata in me una diffidenza verso i confini e un amore profondo, spesso appassionato, per quei beni umani che per loro natura stanno al di là dei confini… Col passare degli anni mi sono sentito ineluttabilmente spinto ad apprezzare maggiormente ciò che unisce uomini e nazioni piuttosto che ciò che li divide”. Hermann Hesse