[SinistraInRete] Alberto Bradanini: Uno sguardo di sintesi sulle relazioni Italia/UE-Cina

Rassegna 17/03/2024

Alberto Bradanini: Uno sguardo di sintesi sulle relazioni Italia/UE-Cina

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Uno sguardo di sintesi sulle relazioni Italia/UE-Cina

di Alberto Bradanini

Per comprendere oltre alla forma anche la sostanza delle relazioni Cina-Italia/Europa è cruciale acquisire consapevolezza dei pilastri della soggettività statuale dei due protagonisti, tenendo in conto che le caratteristiche istituzionali, politiche e ideologiche delle due nazioni, risultato di una distinta traiettoria storica, modellano anche le relazioni bilaterali e la rispettiva agibilità internazionale.

La Cina, innanzitutto: la Repubblica Popolare è un paese sovrano, espressione di una potenza economica e politica in crescita accelerata e palpabile in ogni angolo del pianeta. Al centro delle sue istituzioni è collocato il Partito Comunista, che garantisce stabilità e indipendenza alle scelte di politica interna e internazionale della Repubblica Popolare. Il pieno esercizio della sovranità, essenza costitutiva di ogni statualità degna di questo nome, ha rappresentato la prassi strategica che ha consentito alla Cina di riscattare il secolo dell’umiliazione nazionale (1839-1949), generando un benessere inedito per una popolazione che nella storia aveva conosciuto solo povertà ed emarginazione, divenendo in poco più di quarant’anni una potenza economica mondiale.

La gerarchia dei paesi che contano per Pechino vede al primo posto gli Stati Uniti – per i quali la Cina, a seconda dei casi, costituisce un partner, un concorrente o un insidioso rivale strategico – seguiti a distanza dalla Russia (per ragioni economiche/energetiche e di comune interesse a contenere l’egemonismo americano), dal Giappone (con cui vige una pace fredda, economia bollente, politica gelida), dai paesi produttori di petrolio e materie prime, e via via tutti gli altri.

Al centro di un mondo sempre più plurale – i cui principali gruppi di riferimento sono i Brics+[1], la Sco[2], la Rcep[3] e altre aggregazioni regionali esterne all’Occidente a guida Usa – si situa la Repubblica Popolare.

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coniarerivolta: La revisione del PNRR: un gioco delle tre carte per regalare soldi ai padroni

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La revisione del PNRR: un gioco delle tre carte per regalare soldi ai padroni

di coniarerivolta

trecartepnrr.pngNei giorni scorsi, mentre l’attenzione pubblica era concentrata sulle vistose crepe aperte nella maggioranza dalle elezioni regionali in Sardegna, il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto-legge in materia di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il mirabolante programma messo in piedi dall’Unione Europea per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia. Abbiamo seguito fin dal suo avvio questo programma, non senza una certa curiosità: la classe dirigente europea, di cultura neoliberista e ideologicamente contraria alla spesa pubblica e alla pianificazione dell’economia (quante battute sulla politica economica sovietica e sui piani quinquennali?), varava un piano di investimenti addirittura sessennale (2021-2026) e annunciava una pioggia di centinaia di miliardi di euro di spesa pubblica per riparare i danni causati dalla pandemia.

Come abbiamo avuto modo di spiegare, si trattava di mera propaganda, mentre l’obiettivo politico del PNRR era legare le finanze dei Paesi europei a una serie di condizionalità che li impegnano a varare riforme strutturali orientate alla deregolamentazione e alla liberalizzazione, nonché a vincolare il contenuto dei principali investimenti al negoziato con la Commissione europea, che così non si limita a imporci l’austerità, cioè i tagli alla spesa, ma anche il suo contenuto, ossia l’indicazione dei tagli e delle risorse da salvare. Ecco da cosa deriva il ritrovato favore verso la pianificazione: il PNRR è la pianificazione del neoliberismo e dell’austerità imposta alle economie europee nel momento in cui queste si trovavano nella necessità di spendere oltre i vincoli del Patto di stabilità e crescita per uscire dalla crisi pandemica.

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Thanasis Spanidis: Le cosiddette “purghe di Stalin”. Mito, realtà storica e contesto

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Le cosiddette “purghe di Stalin”. Mito, realtà storica e contesto

di Thanasis Spanidis | kommunistische.org

stalinismo3 1Nel 1937-38, in Unione Sovietica scoppiò un’ondata di violenza che non si vedeva dai tempi della guerra civile. In questi due anni furono giustiziate oltre 680.000 persone e il numero di detenuti dei campi penali raggiunse il massimo storico di quasi 1,9 milioni nel 1938 (Getty /Rittersporn/Zemskov 1993, p. 1023).

Ancora oggi, questi eventi forniscono all’anticomunismo un modello popolare per bollare come criminale e assassino il periodo di costruzione socialista che Stalin ha contribuito a plasmare, o addirittura l’Unione Sovietica e l’idea comunista in generale. Ma anche all’interno del movimento comunista è ancora diffusa l’interpretazione secondo cui le repressioni sarebbero state semplicemente una conseguenza della ricerca del potere da parte di Stalin, che nel migliore dei casi ha fatto riferimento al contesto della minaccia internazionale negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale. Ad esempio, il defunto Robert Steigerwald (DKP), che tende a ritenere che tutti i condannati nei processi di Mosca, nell’affare Tukhachevsky e nelle repressioni di massa fossero innocenti. Una “quinta colonna” (cioè una cospirazione controrivoluzionaria di fronte all’imminente invasione nemica) non esisteva, “esisteva nelle ‘confessioni’ estratte con la tortura. Non c’era altro” (Steigerwald 2018). Il giornale Junge Welt ha pubblicato il 29 luglio 2017 un articolo di Reinhard Lauterbach dello stesso tenore: suggerì inoltre che Stalin aveva sistematicamente ucciso i suoi rivali e scatenato un terrore di massa mirato contro la società. A tal fine, aveva persino emesso delle “quote” di arresti e fucilazioni che la polizia segreta doveva rispettare (Lauterbach 2017).

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Nico Maccentelli: Per la Resistenza

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Per la Resistenza

di Nico Maccentelli 

Sindaci del PD che proibiscono film prodotti in Russia, episodi di russofobia da parte di istituzioni di vario genere, Pina Picerno, PD, vicepresidente del Parlamento Europeo che chiede alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione Europea di inserire il writer napoletano Jorit nella lista delle persone sottoposte a sanzioni, sono solo alcuni esempi del clima che il nostro, come altri paesi atlantisti, respira in un’escalation ossessiva e fanatica propria delle borghesie nazionaliste (in questo caso europeiste) che si preparano alla guerra.

La propaganda e la censura di guerra sono una realtà, in stretta relazione con l’andamento della guerra in Ucraina, nella realtà dei fatti condotta dalla NATO, ma dove gli apparati militari ucraini, pur riforniti di armi dall’Occidente atlantista e supportati da esperti, mercenari, tecnici e dispositivi altamente tecnologici NATO, non riescono tuttavia a reggere l’impari confronto militare con la Federazione Russa.

Se le ricadute economiche nei paesi europei sanzionatori, che di fatto sono i veri sanzionati, non sono immediatamente associabili alle risorse che a miliardi di Euro sono andate a Kiev, quelle sul terreno della democrazia interna, già duramente minata in questi decenni di “emergenze” d’ogni tipo, si sentono eccome.

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Francesco Dall’Aglio: La Francia va alla guerra. Forse, però, non sa…

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La Francia va alla guerra. Forse, però, non sa…

di Francesco Dall’Aglio

Il Macron-gate (è un termine stupido, scusatemi) si arricchisce di nuovi particolari. I rappresentanti dei partiti d’opposizione sono stati convocati all’Eliseo e ne sono usciti, come diciamo noi qui nell’Iperborea, “carichi di meraviglie“.

Secondo Fabien Roussel, il segretario del Partito Comunista francese, Macron ha dichiarato che “non ci sono più linee rosse, non ci sono più limiti” all’impegno francese, il tutto mentre Macron mostrava su una carta dei freccioni che rappresentavano le truppe russe in marcia verso Kiev e Odessa, ossia uno scenario “che non possiamo permettere” (e sulla possibilità che i francesi avessero intenzione di farsi un giro da quelle parti ero stato facile profeta, non ci voleva chissà che).

Marine Tondelier, segretaria di “Les Écologistes”, ha riferito invece che Macron, dopo aver detto che Putin “chiaramente non ha limiti“, ha affermato che “dobbiamo dimostrargli che anche noi non abbiamo limiti“.

Infine, Manuel Bompard, coordinatore del gruppo operativo nazionale di “La France Insoumise”, ha dichiarato “di essere arrivato preoccupato [all’incontro con Macron] e di essere andato via ancora più preoccupato“.

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Daniela Mazzoli: “La zona d’interesse.” Un paio di cose che ho visto

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“La zona d’interesse.” Un paio di cose che ho visto

di Daniela Mazzoli

La prima cosa che ho visto è stato un mucchietto di persone che usciva dalla sala con gli occhi sbarrati e le teste infastidite dal rumore che si sentiva forte anche da fuori. Come se fossero state costrette a uscire per via del frastuono assordante. Ho avuto paura ma mi sono fatta coraggio. Sapevo almeno come sarebbe finita.

Il film è pieno di paesaggio. Inizia anche con un paesaggio. Un fiume, un prato che declina, alberi, lo schermo pieno di verde, foglie, e una famiglia in gita con cestini di cibo e bambini al seguito. E anche durante il resto del tempo ci sono fiori che sbocciano, fiori messi a disposizione della mano di un neonato, fiori che non si possono tagliare indiscriminatamente, a meno di una severa punizione, perché rappresentano il ‘decoro’ della piccola comunità che vive intorno e dentro il campo di concentramento. Il comandante Höss si preoccupa di emettere un ordine in proposito alla raccolta feroce dei lillà dai cespugli.

La natura è lì che migliora la vita di chi abita la grande casa al di qua del muro. Una natura addomesticata certo, un giardino con un piccolo orto che fornisce alla famiglia un po’ di svago e anche del nutrimento: i bambini vanno pazzi per certi ortaggi.

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Gianfranco Cordì: La “potenza” del pensiero di Karl Marx

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La “potenza” del pensiero di Karl Marx

di Gianfranco Cordì

Recensione del libro di Isaiah Berlin Karl Marx (Adelphi, Milano, 2021)

Se non capisci la storia sei destinato a non capire nulla della filosofia di Karl Marx: tutto parte da lì. Isaiah Berlin, in questa sua “biografia intellettuale” (stando alle stesse parole di Henry Hardy, il quale ha curato il volume – che reca nel suo titolo il nome e il cognome del grande pensatore comunista – per la casa editrice milanese Adelphi, uscito nella traduzione fatta da Paolo Battino Vittorelli dall’originale inglese), non fa che porre l’accento e “specificare” proprio quanto la “storia” – che è sempre in Karl Marx storia di una determinata “società” e non del singolo individuo o di una nazione o di un certo episodio “storicamente rilevante” –, mutuandone la discriminazione dalla originaria ascendenza di matrice hegeliana, abbia interessato, coinvolto, avvinto il pensatore di Treviri (Karl Marx, infatti, era nato in quella città della Renania tedesca il 5 maggio del 1818) al punto da farne il “centro” direzionale della sua stessa analisi del Capitale, degli obiettivi del movimento operaio internazionale, del comunismo e, in definitiva, della stessa “politica”, in tutte le sue varie manifestazioni. Ma che cos’è la storia?

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Giacomo Gabellini: Guerra russo-ucraina: ultimo atto?

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Guerra russo-ucraina: ultimo atto?

di Giacomo Gabellini

720x410c50mkijhbgfew.jpgGiorni bui per l’Ucraina. Sul piano di sostegno collettivo da 106 miliardi di dollari predisposto lo scorso ottobre dall’amministrazione Biden, comprensivo di stanziamenti per 61,4 miliardi all’Ucraina, permane a tutt’oggi il veto del Congresso, nonostante gli avvertimenti formulati dal consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan. Secondo cui il mancato sblocco del programma di sostegno all’ucraina avrebbe prodotto «gravi conseguenze», in quanto «ogni settimana che passa, la nostra capacità di finanziare completamente ciò che riteniamo necessario per permettere all’Ucraina di difendere il suo territorio e fare progressi sul campo si riduce costantemente. Per noi, la finestra si sta chiudendo». La compagine “trumpiana” al Congresso è tuttavia rimasta sui suoi passi, in omaggio a un evidente calcolo pre-elettorale, ma anche nella convinzione che il governo non disponga di una vera strategia per l’Ucraina. Nonché per i crescenti timori che parte assai considerevole degli aiuti verrebbe risucchiata nel vortice della corruzione, come si evince – da ultimo – dall’incremento del numero dei milionari registrato in Ucraina dal 2022.

Lo scorso novembre, il generale Valerij Zalužnyj, allora capo di Stato Maggiore dell’esercito ucraino,  aveva scritto un articolo sull’«Economist» arricchito da un’intervista rilasciata sempre alla nota rivista britannica. La sue esternazioni hanno con ogni probabilità concorso a portare i preesistenti dissidi con Zelens’kyj oltre la soglia critica, poiché dal quadro dipinto dal generale emergeva con chiarezza cristallina che la controffensiva avviata nella tarda primavera del 2023 dalle forze armate ucraine non aveva raggiunto alcuno degli obiettivi perseguiti dal governo di Kiev e dai suoi sponsor occidentali. Di lì a qualche mese, Zalužnyj è stato rimosso dall’incarico e nominato ambasciatore ucraino in Gran Bretagna; una “promozione” utile a tenerlo a distanza da Kiev.

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Nicola Dimitri: Fiori e cannoni: la doppia (e oscura) transizione dell’UE

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Fiori e cannoni: la doppia (e oscura) transizione dell’UE

di Nicola Dimitri

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Le ricadute socio-ambientali direttamente o indirettamente correlate al cambiamento climatico, riferiscono a fenomeni articolati e complessi (tra loro collegati), idonei a innescare con un effetto a catena centinaia di ulteriori ripercussioni nefaste. Questo è particolarmente vero, ad esempio, se si pensa allo scioglimento delle calotte polari e all’erosione del permafrost (con il rischio di riattivazione di virus o agenti patogeni sconosciuti e potenzialmente letali); all’innalzamento del livello dei mari; alla frammentazione della biodiversità; all’alterazione del ciclo idrologico (con siccità diffusa e precipitazioni più rare quanto severe); all’incremento della mortalità legata all’inquinamento; al consolidamento di fenomeni migratori forzati dovuti a catastrofi naturali (con contestuale approfondimento delle disuguaglianze); allo scoppio sempre più frequente delle c.d. guerre climatiche per la gestione di risorse naturali sempre più scarse…e così via.

Tuttavia, di fronte a tali (drammatici e per certi versi inediti) scenari, l’Unione europea non è rimasta inerte. Al contrario. Le Istituzioni europee e con queste gli Stati membri hanno intensificato i loro sforzi economici e politici al fine di contrastare, o tuttalpiù ritardare, gli effetti avversi del climate change e promuovere la transizione green.

Ad esempio, tra le altre cose, a partire dal 2019 l’obiettivo di costruire un’“Europa verde e a impatto zero” ha trovato ingresso nell’agenda del Consiglio europeo, primeggiando tra le priorità strategiche dei leader dei Paesi membri.

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Elena Basile: La propaganda degli 007 per la guerra mondiale

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La propaganda degli 007 per la guerra mondiale

di Elena Basile

Pubblichiamo, su gentile concessione dell’Autrice, l’ultimo articolo dell’Ambasciatrice Elena Basile su il Fatto Quotidiano del 10 marzo. Si tratta di un testo fondamentale per comprendere anche la rete di censura che si muove contro un giornale regolarmente registrato come l’AntiDiplomatico.

Buona lettura

La relazione dell’intelligence italiana al Parlamento illustrata dalla direttrice del Dis Elisabetta Belloni e dal sottosegretario Alfredo Mantovano è purtroppo un riepilogo di luoghi comuni della propaganda Nato senza alcun approfondimento o dato di rilievo. Il ministro Antonio Tajani se ne renderà forse conto. È preoccupante che le competenze dell’intelligence siano, volutamente o meno, incapaci di una visione strategica fondata sulla conoscenza reale degli scacchieri internazionali nei quali si opera. Ci uniamo a Emmanuel Todd che nel suo bellissimo libro La defaite de l’Occident si domanda come sia possibile che l’intelligence occidentale abbia preso un abbaglio così grande con la Russia, assecondando una politica di sanzioni economiche e una graduale discesa in guerra militare della Nato al fianco dell’Ucraina, nel presupposto che in pochi mesi Putin sarebbe caduto e gli occidentali avrebbero avuto a Mosca un governo più debole e malleabile per le loro mire espansionistiche.

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Paolo Persichetti: Balzerani, Di Cesare e la polizia del pensiero

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Balzerani, Di Cesare e la polizia del pensiero

di Paolo Persichetti

 

L’associazione nazionale funzionari di polizia ha ritenuto doveroso inviare una lettera aperta alla professoressa Donatella di Cesare, docente di filosofia teoretica presso l’università di Roma La Sapienza, dopo le polemiche scatenate da un suo tweet di cordoglio per la morte della ex dirigente delle Brigate Rosse Barbara Balzerani, scomparsa domenica 3 marzo 2024. Nel suo breve messaggio la professoressa Di Cesare aveva scritto: «La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna».

 

Attacco al diritto di parola e di pensiero

L’Anfp è un’associazione di natura sindacale nata per tutelare gli interessi dei quadri direttivi della polizia di Stato. Nella lettera aperta, che potete leggere qui per intero (www.anfp.it/lettera-alla-prof-ssa-di-filosofia-teoretica) si rimprovera alla docente di aver dimostrato mancanza di rispetto verso le vittime e i familiari delle vittime, tra cui si enumerano anche quelle della strage di Bologna che nulla c’entra con la storia politica della Balzerani, anzi si pone in frontale antitesi con il suo percorso, dimenticando troppo in fretta quei funzionari di polizia e dei servizi segreti coinvolti nei depistaggi della strage e per questo condannati, e a cui – a quanto pare – i funzionari di polizia fanno sconti.

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Piero Bevilacqua: L’Europa sconfitta cerca l’unità nella guerra

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L’Europa sconfitta cerca l’unità nella guerra

di Piero Bevilacqua

L’Unione Europea deve fronteggiare, in questo momento, le due più gravi sconfitte storiche subite da quando esiste. Due disfatte in parte intrecciate e che si condizionano a vicenda.

La prima è in conseguenza dello scacco inflitto dalla Russia alla Nato in Ucraina, la seconda si racchiude nel bilancio fallimentare delle politiche economiche ordoliberistiche su cui l’Unione è nata, che continuano a ispirare la condotta degli Stati membri.

Negli ultimi due anni quasi tutti i governi europei si sono messi a servizio degli USA e della Nato per sostenere la cosiddetta resistenza ucraina contro l’invasione russa. Hanno inviato armi e sostegni di vario genere, imposto sanzioni con cui danneggiavano anche le proprie economie, e sottratto risorse economiche alle proprie attività produttive e al welfare.

L’Europa, poi, ha continuato e addirittura rafforzato il proprio impegno a favore delle operazioni della Nato, anche quando la vera ragione di quella guerra è apparsa pienamente manifesta: sconfiggere la Russia, disgregare il corpo composito della Federazione, con i suoi 24 Stati e circa 200 etnie, effettuare un cambio di regime, poter controllare quell’immenso Paese senza dover rischiare un conflitto atomico, per poi aprire la partita definitiva con la Cina.

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Fulvio Grimaldi: Antisemitismo, maschera d’ossigeno dello stato sionista

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Antisemitismo, maschera d’ossigeno dello stato sionista

di Fulvio Grimaldi

Byoblu-Mondocane 3/17 “ Quando la guerra c’è dentro e fuori”, in onda domenica 10 marzo, 21.30. Repliche lunedì 09.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30,domenica 09.00.

Occhio alla data del 16 marzo in tutta Italia contro la dittatura globale programmata dal’OMS e agevolata dal nerissimo governo che ci ritroviamo (vedi dopo)

In questa puntata si parla e straparla di un sacco di cose, a partire dell’inesorabile genocidio dei palestinesi, allo sghignazzo tonitruante dedicato alla signora Pina Picierno (PD, ovviamente), vicepresidente – nientemeno – del parlamento UE. Guardatasi in giro e visto come si è bravi a discriminare tra buoni e cattivi, bastonando i primi ed embeddando nell’impunità i secondi, ha scoperto su chi esercitare il suo di ruolo vicepresidenziale della brigata che a forza di cazzotti fa valere i valori dell’Occidente su chi non li trova.

Ha beccato chi, più di ogni scudiero dell’antisistema da castigare, le è parso meritevole di doverosa vendetta sotto forma di severissima sanzione, addirittura europea, di portata continentale, formidabilmente antirussa, al punto da mostrarsi come la più grottesca, ridicola, rozza, nazistica, imbecille mossa che mai abbia potuto allietare il cuore dell’ultimo estratto dello stock nazista dei von der Leyen.

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