Avviso ai naviganti 141 – 18 maggio 2024
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Prendiamo spunto dagli incontri del Presidente della Repubblica Popolare Cinese (RPC) Xi Jinping con i vertici della Repubblica Francese, della Repubblica di Serbia e della Repubblica d’Ungheria (5-10 maggio 2024) seguiti dalla visita in RPC del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin (16-17 maggio 2024) per sollecitare l’attenzione dei comunisti e dei rivoluzionari italiani sul percorso che le masse popolari cinesi hanno compiuto in poco più di cento anni grazie alla guida del Partito Comunista Cinese (PCC), affinché ne traggano insegnamenti per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) nei paesi imperialisti, la creazione delle condizioni per la costituzione di un Governo di Blocco Popolare e l’avanzamento della rivoluzione socialista in Italia!
Nell’Ottocento i gruppi e le potenze imperialiste avevano ridotto la Cina a una semicolonia, dando vita a quello che i cinesi chiamano il “secolo dell’umiliazione”, cominciato nel 1839 con la guerra dell’oppio scatenata dalla Gran Bretagna. Oltre alle potenze imperialiste di Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia, Austria-Ungheria, Belgio e Portogallo, a partire dal 1901 perfino il miserabile Regno d’Italia che i Savoia avevano costituito in Italia solo nel 1861 e solo a metà (senza Roma e il Lazio, il Veneto e Trento e Trieste), spadroneggiava con propri militari, funzionari civili e capitalisti in territorio cinese: la “concessione” di Tianjin e quella internazionale (cioè partecipata da più potenze straniere) di Shanghai, le fortificazioni a Xiamen e Wuhan e diversi quartieri commerciali. A questa schiera di occupanti sui cancelli dei cui parchi era scritto “vietato l’ingresso ai cani e ai cinesi” bisogna aggiungere gli USA, anche se direttamente, con propri militari e funzionari, intervennero solo negli anni ‘40 nell’ambito dell’ultima guerra civile, sostenendo le truppe reazionarie del Kuomintang capeggiate da Chiang Kai-shek contro l’Armata Rossa cinese capeggiata da Mao Tse-tung.
Di seguito riportiamo il breve articolo sui difficili inizi della liberazione e della trasformazione della Cina (La lotta dei partiti in Cina) che Lenin, interessato agli sviluppi della rivoluzione proletaria anche in Asia, stese l’11 maggio 1913 e pubblicato il 16 maggio sul n. 100 della Pravda.
La lotta dei partiti in Cina
Il popolo cinese è riuscito ad abbattere il suo vecchio medievale ordinamento e il governo che lo sosteneva. In Cina è stata instaurata la repubblica, e il primo parlamento del grande paese asiatico, che così a lungo ha rallegrato i cuori dei centoneri di tutte le nazionalità per il suo immobilismo e la sua stagnazione, il primo parlamento cinese è stato eletto, si è riunito e da qualche settimana ha cominciato a tenere le sue sedute.
Nella Camera bassa del nuovo parlamento cinese hanno avuto una modesta maggioranza i fautori di Sun Yat-sen, il partito del Kuomintang, i “nazionalisti”: per definire la sostanza di questo partito in relazione alle condizioni russe, bisogna caratterizzarlo come un partito repubblicano radicalpopulistico, come il partito della democrazia. Nella Camera alta questo partito ha ottenuto una maggioranza più cospicua.
Contro questo partito si levano dei partiti più piccoli, moderati o conservatori con varie denominazioni come “radicali”, ecc. Di fatto tutti questi raggruppamenti sono partiti reazionari, che uniscono cioè i burocrati, i grandi proprietari fondiari e la borghesia reazionaria. Essi gravitano tutti verso il cadetto cinese Yuan Sci-kai, presidente provvisorio della repubblica, che rivela sempre più dei modi dittatoriali. Come si addice a un cadetto, ancora ieri Yuan Sci-kai era un monarchico; oggi che la democrazia rivoluzionaria ha vinto è diventato un repubblicano e si accinge a essere domani il capo di uno Stato nuovamente monarchico, cioè a tradire la repubblica.
Il partito di Sun Yat-sen poggia sul sud della Cina, che è il più avanzato, che è la zona più evoluta sotto il rapporto industriale e commerciale, quella che ha subito di più l’influenza dell’Europa, la zona più progredita.
I partiti di Yuan Sci-kai poggiano invece sull’arretrato nord della Cina.
I primi scontri si sono conclusi con la vittoria di Yuan Sci-Kai: egli ha unificato tutti i partiti “moderati” (cioè reazionari), ha scisso una parte dei “nazionalisti”, ha imposto il proprio candidato come presidente della Camera bassa e ha ottenuto un prestito in Europa, cioè presso i truffaldini milionari europei, nonostante la volontà del parlamento.
Il prestito è stato stipulato a condizioni pesanti, a condizioni d’usura e garantito con le entrate del monopolio del sale.
Il prestito asserve la Cina alla borghesia europea più reazionaria e rapace, pronta a schiacciare la libertà di ogni popolo, non appena siano in causa i profitti. Il prestito di circa 250 milioni di rubli darà colossali profitti ai capitalisti europei.
Si realizza così l’alleanza del panico reazionario dinanzi al proletariato europeo tra la borghesia europea e le classi e gli strati reazionari della Cina.
La lotta contro questa alleanza è tutt’altro che facile per il partito di Sun Yat-sen. In che consiste la debolezza di questo partito? Nel fatto che esso non è ancora riuscito a trascinare, in misura adeguata, nella lotta rivoluzionaria le grandi masse del popolo cinese. Il proletariato è ancora troppo debole in Cina e quindi non vi è una classe d’avanguardia capace di lottare in modo risoluto e cosciente per realizzare sino in fondo la rivoluzione democratica. I contadini, non avendo come loro guida il proletariato, sono terribilmente oppressi, passivi, ignoranti, indifferenti verso la lotta politica. Nonostante il rovesciamento rivoluzionario della vecchia e putrida monarchia, nonostante la vittoria della repubblica, in Cina non è stato introdotto il suffragio universale! Le elezioni del Parlamento sono basate sul censo: votano solo quelli che possiedono beni del valore di circa 500 rubli! Anche da questo balza evidente quanto poco siano state ancora mobilitate le grandi masse popolari nel sostenere attivamente la repubblica cinese. Ma, senza quest’appoggio delle masse, senza una classe d’avanguardia organizzata e tenace, la repubblica non può essere stabile.
E tuttavia la democrazia rivoluzionaria in Cina, nonostante i gravi difetti del suo capo Sun Yat-sen (carattere sognatore e irresolutezza, dipendenti dalla mancanza di un sostegno proletario), ha fatto moltissimo per risvegliare il popolo, per conquistare la libertà e instaurare istituti conseguentemente democratici. Trascinando nel movimento e nell’azione politica masse sempre più grandi della popolazione contadina cinese, il partito di Sun Yat-sen diventa per ciò stesso (e nella stessa misura in cui si compie questa mobilitazione) un grande fattore di progresso per l’Asia e al tempo stesso per tutta l’umanità. Il lavoro di questo partito non passerà mai invano, quali che siano le sue eventuali sconfitte ad opera dei politici farabutti, degli avventurieri e dei dittatori, che avranno il loro sostegno nelle forze reazionarie del paese.
(Lenin, Opere complete, vol. 41 Editori Riuniti 1968, pagg. 345-347)
Nel 1917 la prima vittoria della rivoluzione proletaria (socialista o di nuova democrazia) nel mondo trasformò l’Impero zarista nell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin, suo fedele e geniale successore alla testa del PCUS. Tramite l’Internazionale Comunista questo evento impresse grande slancio e un nuovo indirizzo alle lotte della borghesia nazionale (cioè attaccata all’indipendenza del paese dal dominio straniero), dei contadini e dei proletari cinesi, promuovendo la costituzione del PCC (Shanghai, luglio 1921).
Alcuni dei nostri lettori certamente conoscono almeno sommariamente le tappe principali attraverso le quali quelle lotte, guidate dal PCC, hanno conseguito vittorie, superato sconfitte e sono giunte a costituire in tutto il territorio cinese la RPC (esclusa solo l’isola di Taiwan), proclamata il 1° ottobre 1949:
1. la lotta contro i reazionari cinesi (banditi, signori della guerra, grandi proprietari terrieri e loro associati) con il PCC alleato del Kuomintang fino al 1927 e poi contrapposto ad esso (l’alleanza fu riallacciata nel 1937 per condurre la guerra contro gli imperialisti giapponesi e si concluse nel 1940);
2. la lotta contro gli imperialisti giapponesi (1937-1945);
3. la lotta contro il Kuomintang (1940-1949) sostenuto dalle potenze imperialiste capeggiate dagli USA, che sfociò nella costituzione della RPC diretta dal PCC capeggiato da Mao Tse-tung. I nostri lettori possono conoscerne il pensiero, terza superiore tappa della concezione comunista del mondo (il marxismo-leninismo-maoismo), tramite le Opere di Mao Tse-tung e gli articoli di La Voce 10 e La Voce 41;
4. l’inizio della costruzione del socialismo con l’appoggio dell’Unione Sovietica e degli altri paesi socialisti (1949-1966);
5. la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria del Popolo Cinese (1966-1976);
6. la politica di “riforma e apertura” agli investimenti dei gruppi imperialisti stranieri (1976-1989), promossa e diretta da Deng Xiaoping;
7. la stroncatura del tentativo dei gruppi imperialisti e della borghesia cinese compradora (cioè disposta alla dipendenza del paese dal dominio straniero) di porre fine all’indipendenza della RPC (1989);
8. il graduale ritorno della sinistra alla direzione del PCC tramite l’applicazione della linea del socialismo con caratteristiche cinesi (1989-2012), sviluppata con maggior vigore a partire dal 2012 dal gruppo dirigente del PCC capeggiato da Xi Jinping.
Per essere all’altezza dei compiti politici di fronte ai quali ci pone oggi la situazione rivoluzionaria in sviluppo, noi comunisti italiani dobbiamo sviluppare e applicare la scienza comunista in misura adeguata alle condizioni che la lotta di classe ha raggiunto nella fase attuale dell’epoca imperialista (epoca della rivoluzione proletaria e della decadenza della società borghese).
Il percorso fatto dalla RPC guidata dal PCC mostra alla sinistra (cioè ai compagni che meglio hanno assimilato e applicano la concezione comunista del mondo) degli organismi, gruppi ed esponenti del MCCO che la rivoluzione proletaria avanza nel mondo, trasformando via via le sconfitte in vittorie.
Affinché il MCCO rinasca e la rivoluzione socialista avanzi anche nei paesi imperialisti, bisogna combattere nella nostre file e tra gli esponenti avanzati delle masse popolari ogni tendenza alla sfiducia e alla rassegnazione. L’instaurazione del socialismo – con i suoi tre pilastri: 1. dittatura del proletariato (il potere nelle mani di chi lotta per costruire il socialismo), 2. gestione pubblica pianificata delle attività economiche, 3. accesso crescente delle masse popolari alle attività specificamente umane (creative, ricreative, culturali, sportive) – è necessaria. Essa è l’unica via per porre fine alla guerra a cui la sovrapproduzione assoluta di capitale – all’origine anche della seconda crisi generale del capitalismo in cui l’umanità si dibatte da circa 50 anni – induce la borghesia imperialista. L’instaurazione del socialismo è possibile. Non solo salveremo l’umanità dalla decadenza in cui la borghesia imperialista la trascina, ma costruiremo un futuro luminoso in cui ogni individuo, uomini e donne, sarà posto nelle condizioni intellettuali, morali e materiali di contribuire al meglio di cui è capace allo sviluppo della società in ogni suo ambito.
La situazione è favorevole allo sviluppo del potere delle masse popolari organizzate in tutto il mondo!
Il proletariato vincerà perché i comunisti comprendono sempre più a fondo le condizioni della lotta di classe, correggono i loro errori, superano i loro limiti e applicano le lezioni dell’esperienza nel promuovere e dirigere la rivoluzione socialista in corso.