[SinistraInRete] Vladimiro Giacché: Contro la sinistra neoliberale: il caso Sahra Wagenknecht

Rassegna 17/06/2024

Vladimiro Giacché: Contro la sinistra neoliberale: il caso Sahra Wagenknecht

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Contro la sinistra neoliberale: il caso Sahra Wagenknecht

Prefazione di Vladimiro Giacché

Sahra Wagenknecht: Contro la sinistra neoliberale, Fazi 2022

“Sinistra” era un tempo sinonimo di ricerca della giustizia e della sicurezza sociale, di resistenza, di rivolta contro la classe medio-alta e di impegno a favore di coloro che non erano nati in una famiglia agiata e dovevano mantenersi con lavori duri e spesso poco stimolanti. Essere di sinistra voleva dire perseguire l’obiettivo di proteggere queste persone dalla povertà, dall’umiliazione e dallo sfruttamento, dischiudere loro possibilità di formazione e di ascesa sociale, rendere loro la vita più facile, più organizzata e pianificabile.

Chi era di sinistra credeva nella capacita della politica di plasmare la società all’interno di uno Stato nazionale democratico e che questo Stato potesse e dovesse correggere gli esiti del mercato. […] Naturalmente ci sono sempre state grandi differenze anche tra i sostenitori della sinistra. […] Ma nel complesso una cosa era chiara: i partiti di sinistra, che fossero socialdemocratici, socialisti o, in molti paesi dell’Europa occidentale, comunisti, non rappresentavano le élite, ma i più svantaggiati.

Credo che i lettori non faranno fatica a condividere questa descrizione proposta da Sahra Wagenknecht nel primo capitolo del suo libro. Questa descrizione è anche il miglior punto di partenza per introdurre quelle che ritengo siano le tesi principali di questo testo, quelle che lo rendono un libro importante e opportunamente scandaloso.

Un tempo la sinistra era questo, in effetti. E oggi? Oggi le cose sono parecchio cambiate. Se un tempo al centro degli interessi di chi si definiva di sinistra vi erano problemi sociali ed economici, oggi non è più cosi.

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Sandro Moiso: Marx: scomodo e attuale, anche nella vecchiaia

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Marx: scomodo e attuale, anche nella vecchiaia

di Sandro Moiso

Marcello Musto, L’ultimo Marx. Biografia intellettuale (1881-1883), Donzelli editore, Roma 2023, pp. 278, 19 euro

og id6554 w800 t1700130463 1x.jpg«L’umanità ora possiede una mente in meno, quella più importante che poteva vantare oggi. Il movimento proletario prosegue il proprio cammino, ma è venuto a mancare il suo punto centrale, quello verso il quale francesi, russi, americani e tedeschi si volgevano automaticamente nei momenti decisivi, per ricevere quel chiaro e inconfutabile consiglio che solo il genio e la completa cognizione di causa potevano offrire loro. I parrucconi locali, i piccoli luminari e forse anche gli impostori si troveranno ad avere mano libera. La vittoria finale resta assicurata, ma i giri tortuosi, gli smarrimenti temporanei e locali – già prima inevitabili – aumenteranno adesso più che mai. Bene, dovremo cavarcela. Altrimenti che cosa ci stiamo a fare?» (F. Engels, lettera a F. Sorge, 15 marzo 1883 – 24 ore dopo la morte di Karl Marx)

Marcello Musto, professore di Sociologia presso la York University di Toronto, può essere considerato tra i maggiori, se non il maggiore tra gli stessi, studiosi contemporanei di Karl Marx. Le sue pubblicazioni sono state tradotte in venticinque lingue e annoverano, tra le più recenti, dallo stesso scritte o curate: Karl Marx. Biografia intellettuale e politica (Einaudi 2018), Karl Marx. Scritti sull’alienazione (Donzelli 2018), Marx Revival. Concetti essenziali e nuove letture (Donzelli 2019), Karl Marx. Introduzione alla critica dell’economia politica (Quodlibet 2023) e Ricostruire l’alternativa con Marx. Economia, ecologia, migrazione (Carocci 2023 con M. Iacono).

L’attuale volume costituisce la riedizione ampliata di una ricerca già pubblicata nel 2016 dallo stesso editore che pone al centro dell’attenzione gli ultimi due anni di attività del Moro di Treviri prima della morte, giunta per lui alle 14,45 del 14 marzo 1883. Sono anni di sofferenza fisica e psicologica per Marx, segnati pesantemente, ancor più che dai malanni fisici che lo perseguitano, dalla morte della moglie (Jenny von Westphalen, 12 febbraio 1814 – 2 dicembre 1881) e della figlia maggiore Jenny (1° maggio 1844 – 11 gennaio 1883). Ancora nella stessa lettera citata in esergo, l’amico Engels avrebbe commentato:

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Alberto Bradanini: Il gattopardo europeo

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Il gattopardo europeo

Alessandro Bianchi intervista Alberto Bradanini

Il gattopardo prima edizione.jpg“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Le elezioni europee viste come un terremoto da molti commentatori si possono riassumere in estrema sintesi con altri cinque anni di “maggioranza Ursula” pronta a continuare il suo viaggio verso il baratro dell’Armageddon, fedele ai dettami dei padroni di Washington. “L’esito di tali elezioni – riassumibile nella nozione di funesta stabilità – conferma, in buona sostanza, il cupo declino filosofico-valoriale dei popoli del vecchio (in ogni senso) continente”, dichiara ad “Egemonia” l’Ambasciatore Alberto Bradanini, una delle nostre bussole di riferimento costanti nei frastornati e difficili tempi attuali.

A lui abbiamo chiesto un commento sulle forze di estrema destra in ascesa, l’astensionismo e i margini di costruzione di una forza di reale cambiamento nel vecchio continente. “Non v’è dubbio che per assicurarsi il controllo sulle scelte dei paesi vassalli l’egemonia plutocratica americana si serve della Nato, una struttura un tempo difensiva, oggi di aggressione, a tutela degli interessi Usa, che condiziona in modo sistemico le scelte dei paesi colonizzati, selezionandone i ceti politici”. E questa egemonia non si contrasta certo con il melonismo (italiano, francese o tedesco che sia) o l’astensione, ma con un “faticoso percorso di conoscenza e consapevolezza, avendo fede nel convincimento (da non intendersi in termini presuntuosi) che nella storia ha motivato tanti uomini di buona volontà” per gettare le basi per un reale cambiamento.

* * * *

Ambasciatore, i principali vincitori delle elezioni europee sono sicuramente le destre estreme e l’astensione. Nulla dovrebbe cambiare con la famigerata “maggioranza Ursula” a guidare il timone verso il baratro dell’Armageddon contro la Russia. È lo scenario che si aspettava?

L’esito di tale sceneggiata non è stata certo una sorpresa. Del resto, se le elezioni servissero a qualcosa, affermava A. Bierce, le avrebbero già abolite. Serviranno dunque a ben poco anche quelle europee dell’anno 2024.

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Giacomo Gabellini: Il legame tra dollaro e petrolio è destinato a sciogliersi?

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Il legame tra dollaro e petrolio è destinato a sciogliersi?

di Giacomo Gabellini

Nel 2019, Pechino e Caracas hanno getta­to le basi per l’esportazione verso la Cina di petro­lio venezuelano scontato, in quanto sottoposto alle sanzioni statunitensi, in cambio di yuan-renminbi. Mesi prima, il governo bolivariano aveva inserito il rublo nel paniere delle valute accettabili all’interno del Paese e intavolato trat­tative con la Russia mirate a regolare il commercio bi­laterale in rubli e in petro, la valuta digitale istituita dalle autorità venezuelane.

Nel gennaio 2021, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il suo omologo iraniano Javad Zarif hanno firmato un accordo che impegna Pechino a profondere investimenti per 400 miliardi di dollari nell’economia persiana nell’arco dei successivi venticinque anni in cambio di ingenti forniture di petrolio a prezzo age­volato. Buona parte delle consegne di greggio, così come dell’export non petrolifero, sono state pagate in yuan-renminbi, come affermato successivamente dal ministro dell’Economia iraniano Ehsan Khandouzi. L’intesa prevede di indirizzare il flusso di capitali cinesi principalmente verso i settori cruciali del tra­sporto, del credito, delle telecomunicazioni e della sa­nità, ma contempla anche un netto approfondimento della collaborazione militare, da estendere ai campi sensibili della ricerca e dell’intelligence.

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Eleonora Piergallini: Haaretz: “la banda di necrofili che governa Israele”

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Haaretz: “la banda di necrofili che governa Israele”

di Eleonora Piergallini

Il j’accuse di Haaretz sulla guerra di Gaza e sul recente massacro perpetrato dall’IDF per liberare gli ostaggi

“Solo una persona senza cuore potrebbe non versare una lacrima di gioia guardando le immagini dei quattro ostaggi mentre tornano a casa dopo 264 giorni di prigionia”. Inizia così un articolo di Barak Heymann su Haaretz che, proprio partendo da questa felicità, condanna senza riserve il massacro dei palestinesi che si consuma a Gaza, anzitutto quello, immane, perpetrato a Nuseirat per liberare i quattro ostaggi.

 

Il j’accuse di Heymann su Haaretz

Così il suo articolo suona come un durissimo j’accuse contro la leadership israeliana, fin dal titolo: “Solo una persona senza cuore può volere il proseguimento della guerra di Israele a Gaza”.

Nel suo scritto, Heymann sottolinea come, proprio per la gioia di rivedere vivi e liberi i quattro prigionieri, sia più importante che mai rilevare che un numero sempre maggiore di persone sta finalmente realizzando una semplice verità: che questa guerra deve finire, immediatamente.

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Fabrizio Verde: Confisca delle riserve russe in Occidente: una mossa rischiosa del G7

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Confisca delle riserve russe in Occidente: una mossa rischiosa del G7

di Fabrizio Verde

Riguardo il vertice G7 in corso di svolgimento in Italia, la migliore descrizione viene probabilmente offerta da Politico, che definisce il vertice di quelli che una volta erano considerati i 7 grandi della Terra una cena d’addio invece che una dimostrazione del potere occidentale. Sei “anatre zoppe” e Giorgia Meloni: evidenzia il quotidiano statunitense.

Il vertice del G7 nel Sud Italia rappresenta forse il più debole incontro di leader che il gruppo abbia riunito negli ultimi anni. La maggior parte dei leader presenti non naviga in buone acque, alle prese con tracolli elettorali o con crisi interne e resta aggrappato disperatamente al potere.

Pertanto, i leader di Francia e Gran Bretagna, rispettivamente Emmanuel Macron e Rishi Sunak, stanno conducendo campagne elettorali anticipate, che si annunciano come un ultimo disperato tentativo di riconquistare il terreno perduto.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è stato umiliato dall’estrema destra alle elezioni per il Parlamento europeo lo scorso fine settimana e potrebbe presto perdere il suo posto.

Justin Trudeau, che è stato Primo Ministro del Canada per nove anni, parla apertamente di lasciare il suo lavoro “folle”.

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Antonio Castronovi: L’Europa tra Eros e Thanatos

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L’Europa tra Eros e Thanatos

di Antonio Castronovi

Uno spettro si aggira per l’Europa: l’ “onda nera” che il voto avrebbe liberato e scatenato contro le democrazie liberali rischiando di travolgerle! La pulsione di morte di Thanatos col suo desiderio di autodistruzione o di distruzione rappresentata dalla destra, scatenata contro la pulsione di vita di Eros rappresentato dalle decrepite democrazie europee!

Mai rappresentazione della realtà e del mito è stata così falsamente manipolata. Per capirne di più dobbiamo rovesciare il quadro interpretativo. Le pulsioni mortifere in Europa provengono in realtà dalla pancia delle decadenti istituzioni della UE e delle sue imbelli classi dirigenti che stanno distruggendo la coesione sociale e pacifica dei paesi europei per inseguire le follie imperiali e guerrafondaie del potere anglosassone. L’ isteria bellicista di cui hanno abusato i leaders più rappresentativi della UE, Macron e Sholtz, è stata severamente e giustamente punita dagli elettori francesi e tedeschi. Questo è il dato più rilevante delle elezioni europee ed è un dato di per sé altamente positivo, a prescindere dalle scelte di voto degli elettori.

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Mimmo Porcaro: Il limite di Limes, e il nostro

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Il limite di Limes, e il nostro

di Mimmo Porcaro

unnamedsawfdt.jpgRecentemente Limes, una delle pochissime entità culturali italiane capaci di porsi all’altezza dei problemi attuali, ha formulato una chiara proposta di politica estera per il nostro paese, proposta che merita di essere discussa perché, pur proseguendo un ragionamento avviato da molto tempo, rappresenta un importante salto di qualità[1]. Mossa dall’esplicito, lodevole intento di far sì che l’Italia eviti di trasformarsi in mero oggetto delle dinamiche internazionali e ne divenga invece pienamente soggetto, la rivista da voce a interventi spesso assai condivisibili che ci parlano delle condizioni di questo auspicato protagonismo: ridiscussione dell’euro, reindustrializzazione della penisola, rafforzamento dell’unità contro la frammentazione regionalistica, politiche demografiche centrate sul lavoro femminile e giovanile, mutamenti decisivi nella politica scolastica, nella gestione dell’immigrazione, ecc… Ma il clou della proposta riguarda, come detto, la collocazione del paese nello scontro geopolitico in atto.

 

Relazioni pericolose

E sul punto non si poteva essere più chiari: nell’editoriale del fascicolo dedicato a Una certa idea di Italia, si invoca infatti “un accordo bilaterale speciale con gli Stati Uniti, […r]icostituente della nostra pressoché nulla deterrenza, onde anticipare guerre da cui saremmo sopraffatti”[2]. E nel corpo del fascicolo si precisa che, posto che il problema principale degli Stati Uniti è la Cina e che Washington non può più (se mai ha veramente potuto) controllare tutte le aree critiche del globo, posto inoltre che di difesa comune europea è persino ozioso parlare, per non restare sguarnita l’Italia deve operare una vera rivoluzione copernicana e decidersi una buona volta a sparare, ossia a svolgere in prima persona, in stretta connessione con gli Stati Uniti e anche grazie a una integrazione crescente della nostra industria militare in quella nordamericana, una particolare funzione di controllo e sedazione delle crisi mediterranee.

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Luca Baiada: La resurrezione dell’utopia

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La resurrezione dell’utopia

di Luca Baiada

Rino Genovese, L’inesistenza di Dio e l’utopia, Quodlibet, Macerata 2023, pp. 128, € 12

resurrezione 696x302.jpgDiciamo subito. Chi con questo titolo si aspetta dimostrazioni o confutazioni su Dio, resta deluso, e chi cerca la mappa perduta dell’utopia, prima si metta gli occhiali giusti. Sulla religione:

Non è sostituibile – è la tesi di questo piccolo libro – se non con una prospettiva utopico-politica che si ponga in concorrenza, e al tempo stesso al fianco, delle religioni storiche, scontando però, rispetto a queste, una debolezza intrinseca, che consiste nel proporre una rottura con quel retroterra tradizionale propriamente culturale a cui esse, invece, restano saldamente ancorate.

Piccolo libro? Forse nel numero delle pagine. Di certo il peso delle questioni comprime i temi alla densità di un buco nero, che inghiotte la luce e si rende imperscrutabile. Scelta abile, anche se, malgrado l’autore sia filosofo, tutto il discorso cede linearità in favore di un’irresistibile suggestione. Che lo faccia apposta? In fondo, a proposito del lavoro culturale, anni fa ha scritto: «Mai arrendersi completamente. Fuggire sempre – anche dal proprio fallimento»[1].

Qualche punto debole. «La credenza di tipo religioso, la fede, ha in sé l’altra fede come qualcosa da superare nel tempo o da abbattere nello spazio. Di qui un’autoconsistenza che la rende particolarmente adatta a qualsiasi pretesa identitaria, anche in senso aggressivo». Sì, ma siamo sicuri che l’utopia eviti l’aggressività? La conquista del West, per esempio, col mito della frontiera, dava ai pionieri un’aura di progresso intrisa di utopia, oltre che di messianismo protestante. Ma non era identitaria e aggressiva?

Ancora. «Il riconoscimento della pluralità delle religioni, e della loro crescente importanza culturale, ha messo in stato d’impasse la tendenza liberale a far convivere ragione e religione, che meglio poteva esprimersi quando la società mondiale pareva avviata al trionfo dell’Aufklärung e all’affermazione del solo cristianesimo»[2].

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Roberto Paura: Il trattato futuristico elaborato da Stanislaw Lem

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Il trattato futuristico elaborato da Stanislaw Lem

di Roberto Paura

Stanislaw Lem: Summa Technologiae. Scritti sul futuro, Traduzione e cura di Luigi Marinelli, Luiss University Press, Roma, 2023, pp. 425, € 35,00

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A.jpgUn altro libro che parla di intelligenza artificiale, civiltà extraterrestri, metaverso e postumano? Anche basta! Ma… un momento, dev’esserci un errore: l’edizione originale di questo libro è apparsa in polacco nel 1964, sessant’anni fa! Ma com’è possibile, se l’autore parla di simulazioni virtuali, disoccupazione tecnologica, algoritmi intelligenti? È possibile, perché l’autore di questo libro fantastico è Stanislaw Lem, che non ha bisogno di presentazioni, se non al più quella di “uno dei massimi scrittori di fantascienza di tutti i tempi”.

La Summa Technologiae è stata per anni un oscuro oggetto del desiderio per gli appassionati di fantascienza, futurologia e filosofia scientifica. Giunta finalmente all’attenzione del mondo con la traduzione in inglese della University of Minnesota Press, nel 2013, da allora si è lavorato per portarla in Italia, superando le resistenze di quanti riducevano Lem al solo autore di Solaris. Nel 2017 su questa rivista veniva pubblicato un primo estratto in italiano, tradotto da Marco Bertoli e curato dal sottoscritto. Un primo contatto con i titolari dei diritti apparve promettente, ma non si trovarono editori interessati a cimentarsi nell’impresa di una traduzione che doveva filologicamente avvenire sull’originale polacco, e non sulla versione inglese. Una copia pirata, malamente tradotta con software automatici, fece capolino a prezzi improbabili sugli store online nel 2022. E poi, infine, eccola: la sontuosa edizione italiana realizzata dalla Luiss University Press, complice l’onda lunga del centenario, che in Italia ha visto un fiorire di nuove edizioni, ristampe, traduzioni, favorito anche dal fatto che i temi di Lem, troppo in anticipo sui tempi negli anni in cui apparvero per la prima volta le sue opere, sono oggi di estrema attualità.

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comidad: In Italia il sovrano c’è e si vede

comidad

In Italia il sovrano c’è e si vede

di comidad

A una prima e superficiale impressione potrebbe sembrare che il senatore leghista Claudio Borghi abbia ragione a recriminare su certe reazioni a un suo commento sul discorso di Mattarella in occasione della festa della Repubblica. La comunicazione mediatica conosce solo il lessico, procede per vocaboli slegati e ignora la sintassi; perciò, al cospetto di un periodo ipotetico, la mente del giornalista vacilla e si aggrappa alla singola parola dal senso più forte. In questo caso la parola era “dimettersi”. Ma non era giusto correre a scandalizzarsi, poiché c’era un “se”, una condizionalità: se fosse vero ciò che ha detto Mattarella sulle elezioni dell’8 e 9 giugno, che secondo lui consacrerebbero la sovranità europea, allora non avrebbe senso tenersi un nostro Presidente della Repubblica.

In realtà, più che irriguardosa o eversiva, l’osservazione di Borghi risulta incongruente; poiché, in base al discorso di Mattarella del 2 giugno, la domanda logica avrebbe dovuto invece riguardare l’utilità delle elezioni, per le quali non si finge nemmeno più che servano a qualcosa; infatti non si capisce per che cosa si vada a votare visto che ha già deciso tutto Mattarella.

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Alastair Crooke: Israele e il fraintendimento della realtà

comedonchisciotte.org

Israele e il fraintendimento della realtà

di Alastair Crooke

La dura verità è che la Resistenza comprende la realtà della situazione meglio dei suoi omologhi occidentali

Su tutti i fronti, il paradigma interno israeliano si sta sfaldando e, all’esterno, l’Occidente si sta a sua volta sfaldando, diventando un paria sulla scena globale. L’esplicita facilitazione da parte delle leadership occidentali di una sanguinosa pulizia dei palestinesi ha riportato alla ribalta il vecchio spettro dell’”orientalismo” e del colonialismo. E sta facendo dell’Occidente “l’intoccabile del mondo” (insieme a Israele).

Nel complesso, l’obiettivo del governo israeliano sembra essere quello di far convergere e poi incanalare le molteplici tensioni in un’ampia escalation militare (una grande guerra) che, in qualche modo, porti a un ripristino della deterrenza. Un tale percorso implica che Israele volterebbe le spalle alle richieste occidentali di agire comunque in modo “ragionevole”. L’Occidente definisce questa “ragionevolezza” principalmente come l’accettazione da parte di Israele della chimera di un passaggio alla “normalità”, che arriverebbe grazie alla concessione del principe ereditario saudita, in cambio di un Israele contrito che rinuncia a sette decenni di suprematismo ebraico (cioè accetta uno Stato palestinese).

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Pierluigi Fagan: Il dramma del pilota automatico con le curve

pierluigifagan

Il dramma del pilota automatico con le curve

di Pierluigi Fagan

Leggo e ascolto molte analisi italiane su quanto successo col voto del week end, a livello macro cioè europeo, che procedono secondo presupposti del pensiero in uso prima del voto, non registrando la violenta curva che i fatti politici hanno preso nel week end. Curva la dinamica politica, dovrebbe curvare anche il pensiero altrimenti si va lunghi e fuoristrada.

La posizione “nulla di nuovo sotto il Sole” è ansiolitica, non a caso presente in tutti i primi commenti mainstream del tipo “sì, era tutto previsto e comunque la maggioranza politica della Commissione è ancora forte”. Così anche molti commenti di area critica pensano che tutto verrà facilmente normalizzato, magari usando proprio la Meloni per aprire ponti a destra rassicuranti. Magari, come ho sentito dire da qualcuno, per traghettare le destre meno intemperanti nell’Agenda Draghi. Mi sa che le facoltà di lettura politica generale vanno sull’appannato spinto.

Cominciamo dall’affluenza al voto. Se in Italia siamo andati poco sotto il 50%, in Europa siamo andati poco sopra, meno del 51%. Stante che Germania e Belgio, dopo Austria e Malta avevano portato dentro i sedicenni che sicuramente si son divertiti a votare alzando le medie.

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Il Chimico Scettico: Covid: i supporter della “migliore gestione”

ilchimicoscettico

Covid: i supporter della “migliore gestione”

di Il Chimico Scettico

Il declino del paese e delle sue istituzioni: ormai si tratta di un sentire sempre più diffuso, tanto da arrivare su Lercio.it:

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In particolare la crisi COVID19 è stata un momento discriminante. Un momento in cui i veli sono stati sollevati, a livello intepersonale, nella società e soprattutto per le istituzioni. E le istituzioni italiane non hanno fornito uno spettacolo edificante, niente affatto, infinitamente peggiore di quello già pessimo a cui eravamo abituati.

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