Federica D’Alessio (MicroMega) – 19/06/2024
Autonomia differenziata, sì definitivo: è la fine dell’unità della Repubblica (substack.com)
La legge sull’autonomia differenziata, il DDL Calderoli, è passata anche alla Camera nello sventolio di bandiere indipendentiste, ricevendo il sì definitivo. È la fine della Repubblica parlamentare italiana, lo smantellamento della cosa pubblica. Da cittadini democratici, passiamo a essere residenti di regione.
La legge sull’Autonomia differenziata è passata alla Camera dopo una seduta fiume durata l’intera notte, al termine della quale i deputati della Lega hanno sventolato gaudenti le bandiere del sedicente indipendentismo del Nord, a pochi giorni dall’aggressione squadrista al deputato Donno (M5s) che aveva tentato di consegnare a Calderoli un tricolore.
L’esultanza antirepubblicana dei leghisti ha senso, dal loro punto di vista: hanno portato a casa la legge che distrugge l’esistenza della Repubblica italiana. Dall’entrata in vigore del Ddl – c’è sempre l’eventualità che il Presidente della Repubblica non lo firmi, e certo le eccezioni di costituzionalità tali per cui si potrebbe rifiutare non mancano –, noi cittadini italiani non saremo più tali di fatto; diventeremo residenti di regione. Su MicroMega abbiamo parlato tanto, e da tempo, dei pericoli di questo disegno eversivo, e abbiamo dato conto delle lotte dei comitati riuniti da anni per fermarlo. Abbiamo dedicato al tema numerosi articoli, due speciali della nostra newsletter MM+, uno nel 2023, l’altro nel 2024. E nel primo numero della rivista bimestrale di quest’anno, “La Costituzione e i suoi nemici“, numerosi interventi di costituzionalisti e studiosi spiegano con spaventosa chiarezza il nesso antidemocratico che c’è fra autonomia differenziata, premierato e separazione delle carriere in magistratura.
Non di meno, abbiamo sempre segnalato la riluttanza delle opposizioni a seguire la rotta tracciata dai Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, oltre che delle associazioni di costituzionalisti, e a farne davvero ragione di battaglia unitaria; una riluttanza dovuta anche alle compromissioni dirette con questo progetto di tanti notabili del fu centro-sinistra, oggi in gran parte riuniti sotto l’insegna del Partito Democratico, che di tale disegno eversivo si sono fatti latori in prima persona nel corso del tempo. Innanzitutto, fissandone le precondizioni quando nel 2001 il governo Amato modificò il titolo V della Costituzione: fu lo scempio che ha consentito tutti quelli successivi. E, in seguito, con le intese Stato-regione che hanno consentito a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, sotto il governo Gentiloni, di avviare l’iter per procedere alla definizione della espropriazione di poteri e risorse allo Stato, così com’è stata approvata ieri. L’Autonomia differenziata è una cessione di titolarità alle regioni sull’amministrazione della cosa pubblica, riguardo a una quantità di campi talmente numerosa, che di fatto non rimane fuori nulla. Titolarità che consiste, a conti fatti, in una cosa sola: la privatizzazione di tutta la cosa pubblica, dalla sanità alla scuola alla fiscalità tutta, alle politiche sull’ambiente, al commercio, alle infrastrutture eccetera. Diventiamo utenti di servizi e non più cittadini. Perdiamo non solo l’unità della Repubblica, ma la titolarità all’autogoverno della stessa, la sua sovranità, e dunque la democrazia, attraverso una esautorazione definitiva del Parlamento; senza colpi di Stato militari, senza instaurare dittature. Nella distrazione generale.
La tardiva sveglia dei partiti cui abbiamo assistito ieri, quando le opposizioni sono scese in piazza per protestare contro l’approvazione della legge che sarebbe avvenuta di lì a poche ore, è ancora pochissima cosa rispetto alla portata della rivolta che sarebbe necessaria. Dalla piazza, ieri i comitati hanno indicato alcune delle azioni che si possono intraprendere per impedire l’attuazione della legge, innanzitutto da parte delle regioni. Ma questo è il tempo in cui siamo chiamati in causa tutti e ciascuno, in quanto cittadini e cittadine. La responsabilità di sapere cosa sta succedendo e di salvare la democrazia fa capo a ogni singola persona; registriamo dunque, con un atto di serietà, il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione non ha prestato attenzione in questi anni, mentre ci sfilavano dalle mani i nostri diritti democratici. Ora è il momento di comprendere, è il momento di reagire.