Israele sapeva in anticipo dell’attacco di Hamas del 7 Ottobre

Andrea Muratore – 18 Giugno 2024

https://it.insideover.com/guerra/israele-sapeva-in-anticipo-dellattacco-di-hamas-i-dubbi-sulla-genesi-del-caos.html

 

Israele sapeva in anticipo dell’attacco di Hamas del 7 ottobre. A riportare la notizia è Kan, l’emittente pubblica dello Stato Ebraico, che avrebbe avuto modo di consultare un’informativa dell’Unità 8200, il reparto d’élite d’intercettazione dell’intelligence militare specializzata in signal intelligence, che il 19 settembre avrebbe scoperto che Hamas preparava un’operazione di intrusione nel territorio di Israele e si esercitava alla presa di ostaggi.

“Il documento descriveva una serie di esercitazioni che le forze d’élite del gruppo terroristico palestinese stavano portando avanti, tra cui esercitazioni per raid su città e postazioni militari israeliane, e addestramento su come tenere in ostaggio soldati e civili all’interno di Gaza e in quali circostanze avrebbero potuto essere uccisi”, ha commentato il Times of Israel.

Il documento getta potenzialmente un’ombra sulla versione ufficiale del governo di Benjamin Netanyahu, secondo cui nessuno a Tel Aviv prevedeva l’ampiezza dell’Operazione Diluvio Al-Aqsa, sostanziatasi nell’intrusione di 3mila jihadisti in oltre trenta brecce, nell’uccisione di 1.200 persone e nella cattura di oltre 200 ostaggi. A cui è seguita la durissima reazione israeliana su Gaza, una guerra che ha già causato quasi 40mila morti, in stragrande maggioranza civili, senza ottenere risultati strategici significativi per Israele. Se non quello di consolidare il claudicante governo Netanyahu, che sembrava al capolinea dopo la spaccatura del Paese sulla giustizia del 2023.

L’informativa d’intelligence, il buco politico-militare, lo scenario predetto che si verifica: tutto congiura per rendere palesi le accuse che molti critici di Netanyahu già a inizio guerra gli rivolgevano. Quelle, cioè, di aver trascurato Hamas nella scala delle gerarchie delle minacce, di aver piegato la sicurezza all’ideologia inviando l’esercito a proteggere i coloni in Cisgiordania quando serviva a vegliare sui confini di Gaza, di aver in un certo senso favorito la crescita dei radicali vicini ai Fratelli Musulmani per operare un divide et impera in Palestina. A inizio conflitto di Gaza scrivevamo su queste colonne che Netanyahu aveva avuto la “sua guerra necessaria a consolidarsi al potere. Un documento da solo non fa storia o strategia, ma è chiaro che il governo israeliano abbia giocato col fuoco non incentivando l’attenzione dell’intelligence sulle minacce securitarie più cogenti.

Persa nella sua crociata anti-iraniana e sulla sfida con Hezbollah, concentrata sulla spinta alle colonizzazioni nel West Bank e dimentica di Gaza, la leadership israeliana ha lasciato accadere con una tragica noncuranza gli eventi del 7 ottobre. Prendendo la palla al balzo per una strategia militare più ampia che nulla sembra avere a che fare con la riparazione del torto e dei lutti degli attacchi di Hamas. Cadrebbe, se a questi documenti ne seguissero altri, l’idea del semplice fallimento d’intelligence e si aprirebbe la strada di un fallimento politico ancora più ampio nella previsione degli scenari di crisi da parte del governo Netanyahu. “Mr. Sicurezza” diventa il primattore del caos israeliano, e il fatto che dall’Unità 8200 dell’Aman arriverebbe la notizia non recepita dal governo può giustificare le dimissioni, avvenute ad aprile, di Aharon Haliva, direttore dell’intelligence militare israeliana. Il quale ha assunto le sue responsabilità laddove la colpa di una strage costata un massacro a Israele e presa come pretesto per il mattatoio di Gaza forse sono da ricondurre a una politica che non ha saputo, o voluto, ascoltare. Persa nel pregiudizio di inviolabilità di Israele tragicamente scomparso il 7 ottobre scorso.

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