Fulvio Grimaldi: “Cosa è successo veramente il 7 Ottobre?”

Fulvio Grimaldi – 08/07/2024

MONDOCANE: 11 settembre 2001, 7 ottobre 2023 — QUANDO IL CRIMINE ORGANIZZATO SI RILASCIA IL NULLA OSTA (fulviogrimaldi.blogspot.com)

 

Mancava solo l’ennesima inchiesta del più autorevole giornale israeliano, Haaretz, i cui coraggiosi cronisti e analisti, capeggiati da un ormai mitico Gideon Levy, hanno saputo sottrarsi alla sequenza di avvertimenti, intimidazioni e minacce di cui sono fatti oggetto dal regime fascistoide di Netaniahu. Si tratta della conferma di una misura adottata dall’esercito israeliano, già denunciata da suoi stessi ufficiali: l’applicazione, a reazione dell’attacco di Hamas il 7 ottobre, della Dottrina Hannibal. Ma prima una premessa.

Non sono certo il primo che, in questo video girato da Leonardo Rosi, avvicina gli eventi dell’11 ottobre, attentato attribuito ad Al Qaida, e i loro effetti, a quelli del 7 ottobre nella Palestina occupata, attribuiti a Hamas. Ciò che ha indotto diversi osservatori, non condizionati da prebende o timori, a compiere questo parallelo sono alcuni dati ineludibili: la contradditorietà tra fatti e narrazione, l’utilizzo dell’accadimento a evidentissimo vantaggio della parte che si presenta come vittima, testimonianze e prove a demolizione della vulgata ufficiale e, last but not least, una successione storica di atti di provocazione che sono serviti solo a consentire abusi e aggressioni a chi se ne diceva vittima. La domanda rivelatrice  è “cui prodest”. Non certo ai presunti perpetratori: Iraq, Libia, Siria, Afghanistan, Serbia, Russia, Palestina, per altri versi Europa. E ci riferiamo solo agli esempi del tempo della nostra vita.

All’impressionante mole di dati, inchieste, testimonianze, prove oggettive, che cerco di riassumere in questo video di Leonardo (ma che, anche meglio di me, ha raccolto Roberto Iannuzzi nel suo libro ”Il 7 ottobre tra verità e propaganda”, al netto di non condivisibili valutazioni su Hamas e sul retroterra dell’operazione), si aggiunge ora, con forza drammaticamente persuasiva, l’ennesimo lavoro di inchiesta di Haaretz.

Di Haaretz, poi fiancheggiato da altre fonti professionali israeliane, anche televisive, ho riferito per iscritto, in interviste e in occasioni di convegni pubblici, quanto fin da pochi giorni dopo l’irruzione dei combattenti di Hamas nel territorio adiacente a Gaza, occupato dai kibbutzim dei coloni dove prima c’erano villaggi palestinesi, una prima inchiesta del giornale aveva rivelato. Si trattava di un drastico ridimensionamento del numero delle vittime, di cui metà militari, della smentita di orrori come la “decapitazione di 40 neonati” e di altre spaventose violenze contro civili.

A queste smentite sarebbe seguita la denuncia della totale mancanza di prove e di testimonianze di altre atrocità, sistematicamente attribuite a Hamas, tipo bambini uccisi e bruciati nei forni, gli immancabili stupri, seni recisi, chiodi martellati nelle vagine…..

Si trattava anche della dimostrazione visiva, tramite riprese da terra e dal cielo, dell’intervento sulle stesse strutture degli insediamenti israeliani, in quei momenti occupate dai loro abitanti, uniti a combattenti Hamas che vi erano penetrati con l’obiettivo di catturare ostaggi. Gli edifici di questi abitati risultavano in rovina totale, non meno di quelli colpiti dall’aviazione israeliana a Gaza, risultato ottenibile solo con intervento di artiglierie, granate e missili lanciati da carri armati ed elicotteri, mezzi non in dotazione a Hamas.

Era facile notare come ogni nuova campagna mediatica dei sicofanti del sionismo coloniale su orripilanti crimini compiuti dai guerriglieri palestinesi fosse successiva a scoperte, pubblicizzate da rappresentanti ONU, o da organizzazioni mediche internazionali, o da singoli testimoni, come medici, prigionieri rilasciati, giuristi, che denunciavano, sì, orrori, ma compiuti dalle cosiddette Forze di Difesa Israeliane (IDF), in particolare ai danni di detenuti nelle carceri in Cisgiordania, negli ospedali invasi, o nei campi di concentramento allestiti intorno a Gaza e dei cui orrori abbiamo saputo in questi giorni grazie a visitatori e prigionieri rilasciati. A partire dalle imputazioni di piedi e mani feriti da manette troppo strette e troppo a lungo portate. O da detenuti, coperti da escrementi, da mesi con addosso gli stessi abiti e con le mutande cambiate solo all’atto dell’ispezione esterna.

Ora Haaretz aggiunge un elemento, sconvolgente quanto decisivo, a questo e altri elementi a totale smentita della narrazione originata dai vertici israeliani e disciplinatamente ripetuta, gonfiata e diffusa dai nostri media a sostegno di un genocidio definito “risposta”, ritorsione o “rappresaglia”. Sterminio programmato, ormai giunto a quasi 40.000 vittime ufficiali, ma aumentate a centinaia di migliaia da esperti che tengono conto sia dei dispersi seppelliti sotto le macerie, sia dei traumi mortali, mancanza di cibo e cure, che affiancano ad ogni morte da diretti effetti di guerra, altre quattro imputabili agli effetti collaterali.

E’ un’alta e qualificata fonte dell’Esercito israeliano che ha ammesso al quotidiano come, in risposta all’attacco di Hamas, reso possibile dalla neutralizzazione dell’intero apparato elettronico di sorveglianza e allarme che cinge il carcere a cielo aperto di Gaza e dalla successiva occupazione dei centri di comando militari (costata le dimissioni dei responsabili), fosse stata ordinata l’applicazione della Direttiva Hannibal. Una direttiva per la prima volta utilizzata contro Hezbollah e la sua cattura di militari israeliani, nella prima invasione del Libano, e che prevede l’uccisione, insieme a quella dei combattenti nemici, anche degli ostaggi presi. L’obiettivo essendo quello di togliere al nemico l’opportunità di imporre degli scambi, o altre condizioni.

Citando un alto ufficiale dell’IDF, Haaretz scrive: “Alle truppe israeliane che stavano contrastando l’attacco di Hamas è stato ordinato: non un solo veicolo deve poter rientrare a Gaza. E’ chiarissimo ciò che questo ordine implica e quale avrebbe dovuto essere il fato riservato alle persone sequestrate e portate via su moto, auto, pick-up”. Si tratta dell’ordine di ricorrere alla Direttiva Hannibal, così chiamata con riferimento, non tanto al generale cartaginese suicidatosi per non cadere nelle mani del nemico, quanto a Hannibal Lecter, protagonista del film “Il silenzio degli innocenti”, cannibale.

Pochi giorni dopo il 7 ottobre, avevo già potuto citare voci di protagonisti di quella vicenda. Tra cui giornaliste israeliane e statunitensi (CNN), Nicole Zedek e Sara Snider, che smentivano la storia dei 40 neonati decapitati, per giorni e giorni rilanciata da tanti e, con grande foga, da Mentana su La 7. Ma anche una giovane donna, Yasmin Porat, che si trovava nell’epicentro della battaglia, il Kibbutz Be’eri occupato da Hamas e, sopravvissuta, aveva riferito del fuoco amico indiscriminato aperto dai tank e dagli elicotteri israeliani contro l’abitato.

Prima dell’alta fonte militare di Haaretz, avevo potuto citare un altro ufficiale di grado elevato, il Colonello Nof Erez, che aveva ammesso che in quelle ore era stato fatto ricorso alla Dottrina Hannibal.

Con le rivelazioni di questi giorni siamo giunti alle stesse conclusioni che i fatti (e qualche tardiva ammissione) ci hanno permesso di riconoscere in merito agli aerei pilotati da supercampioni sauditi contro grattacieli (che esplodono piano dopo piano, compreso uno non colpito) o, rasoterra, contro il Pentagono: o in merito alle armi di distruzione di massa di Saddam (Guerra all’Iraq); o dell’attacco mai avvenuto alla flotta USA nel Golfo del Tonchino (Guerra al Vietnam); o della strage di decine di civili kosovari torturati poi risultati militari caduti in combattimento con segni di tortura apportati dopo la morte (guerra alla Serbia); o dei bombardamenti di Gheddafi sulla propria gente con aerei fantasma che nessuno ha mai visto in volo (guerra alla Libia); o in merito a Mario Valpreda (guerra alle classi insubordinate italiane)….

Sharing - Condividi