[nuovopci] Le elezioni francesi confermano la crisi del sistema politico della borghesia imperialista

Comunicato CC 18/2024 – 10 luglio 2024

 

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Le elezioni parlamentari francesi confermano la crisi generale del sistema politico della borghesia imperialista

 

Il 30 giugno e il 7 luglio nella Francia metropolitana e nelle ex colonie integrate nel sistema politico francese come regioni d’oltremare si sono svolte le elezioni dei deputati dell’Assemblea Nazionale (AN), il parlamento francese.

Le elezioni erano straordinarie, indette dal presidente Emmanuel Macron poche settimane fa, dopo che le elezioni europee di inizio giugno avevano mostrato che anche in Francia, come in Germania e in altri paesi europei, il sistema politico della borghesia imperialista è in crisi acuta (per il significato dell’esito delle elezioni europee in Italia e in altri paesi rimandiamo al Comunicato CC 17/2024 – 16 giugno 2024). In Francia il gruppo politico incentrato su Macron aveva deciso di far fronte alla sua clamorosa sconfitta nelle elezioni europee indicendo elezioni parlamentari nazionali straordinarie da tenersi nel giro di sole quattro settimane.

Il risultato delle elezioni conferma la crisi acuta del sistema politico della borghesia imperialista francese. Trattando della Francia, paese come l’Italia a capitalismo monopolistico di Stato, occorre distinguere il sistema politico dal funzionamento economico, caratterizzato questo dal dominio del capitale finanziario con limitazione e smantellamento dell’apparato produttivo industriale e agricolo e sviluppo dei settori commerciale e turistico, che sono alcuni degli aspetti economici che caratterizzano la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale.

Parliamo di sistema politico, cioè dell’insieme di istituzioni e di procedure di cui, in un paese a capitalismo monopolistico di Stato, la borghesia imperialista si avvale

1. per far fronte alle contraddizioni tra i gruppi che la compongono e alle contraddizioni tra essi e i gruppi imperialisti di altri paesi,

2. per manipolare le menti e i cuori delle masse popolari del proprio paese, opprimerle e sfruttarle, diffondere rassegnazione e sfiducia in se stesse, distoglierle dall’influenza dei comunisti promotori della rivoluzione socialista, reprimerne gli elementi più avanzati,

3. per tenere a freno o corrompere gli elementi e organismi avanzati dei paesi che essa opprime e reprimerli quanto necessario.

Le elezioni indette dal gruppo di Macron si sono svolte secondo le regole sancite dalla Costituzione francese approvata nel 1958 (avvento del regime del generale Charles De Gaulle dopo le sconfitte del colonialismo francese in Vietnam, in Siria, in Libano, in Algeria e in altre colonie africane) per legittimare governi anche senza maggioranza elettorale pur mantenendo in vita uno dei principali emblemi decorativi con cui anche la borghesia imperialista francese contrabbanda tra le masse popolari il suo regime politico di controrivoluzione preventiva come continuazione della democrazia, vanto e pregio, in Francia ancora più che in Italia, della borghesia antifeudale, antimonarchica e anticlericale dei secoli precedenti l’epoca imperialista. Non ci addentriamo qui nell’esposizione delle particolari regole elettorali francesi. Il dato importante è il significato del risultato combinato delle votazioni su due turni del 30 giugno e del 7 luglio: da una parte per la borghesia imperialista e i suoi portavoce e agenti politici e dall’altra per noi comunisti promotori della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti e in particolare in Italia. Il risultato elettorale infatti è un indice

– da una parte dell’efficacia dell’opera di manipolazione delle menti e dei cuori, di demoralizzazione e di mobilitazione reazionaria della borghesia imperialista e del suo clero (che anche in Francia ha un ruolo politico importante),

– dall’altra parte della forza della resistenza delle masse popolari all’esperienza pratica di sfruttamento, abbrutimento e repressione e della capacità dei comunisti di sostenerla e svilupparla in mobilitazione, organizzazione, coscienza e forza rivoluzionaria, in guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata: dell’efficacia della loro opera, del livello della loro comprensione delle leggi (generali e specifiche del paese) della rivoluzione socialista e della loro capacità di applicarle.

Nelle attuali elezioni francesi 49,3 milioni gli elettori erano chiamati a votare al primo turno (30 giugno) distribuiti in 577 circoscrizioni elettorali. Di essi hanno votato 32,9 milioni con 32 milioni di voti validi. Circa 43,3 milioni di elettori sono stati chiamati a votare al secondo turno (7 luglio), nelle 501 circoscrizioni elettorali in cui nessun candidato aveva conquistato il seggio al primo turno.

Tre sono i raggruppamenti di deputati emersi dalla elezioni, nessuno dei quali ha ottenuto la maggioranza assoluta (289 seggi).

1. Il raggruppamento politico che fa capo a Macron ha avuto 168 eletti, mentre nell’AN dissolta ne aveva 250;

2. il partito di gran parte della destra (Rassemblement National – RN), filiazione degli esponenti politici della destra fascista dei decenni della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976). Alla testa del RN è da anni Marine Le Pen che ha ampiamente rinnovato e ampliato il raggruppamento originario, facendone il partito della destra populista che ha ampiamente reclutato anche tra masse popolari di classi deluse dalla decadenza del movimento comunista e del PCF. RN ha avuto 143 eletti, mentre nell’AN dissolta ne aveva solo 89;

3. il raggruppamento di un ampio numero di partiti della sinistra borghese, da sedicenti comunisti eredi del glorioso PCF a semplici progressisti, che dopo l’indizione delle elezioni straordinarie si sono federati e hanno preso il nome di Nuovo Fronte Popolare (NFP), facendo riferimento al Fronte Popolare (1936-1938) dei decenni precedenti alla II guerra mondiale che, con a capo il socialista Léon Blum, aveva governato la Francia. Questo raggruppamento eterogeneo ha avuto 182 eletti, mentre nell’AN dissolta i partiti che ora compongono il NFP ne avevano 151.

Gli eletti che mancano a formare il totale dei 577 membri dell’AN fanno parte di organismi minori, ma alcuni sono esponenti importanti dell’ambiente politico della borghesia imperialista francese.

La stragrande maggioranza dei deputati di tutti i tre raggruppamenti (ma numerosi sono i dissensi tra i deputati del NFP, in particolare quelli facenti capo a La France Insoumise) sono favorevoli alla partecipazione della Francia all’Unione Europea e alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa.

Grandi invece i contrasti relativi al sostegno allo Stato sionista d’Israele, all’accoglienza e al trattamento degli immigrati e alla liquidazione delle conquiste strappate dalle masse popolari francesi alla borghesia imperialista nel corso della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria.

Difficile che la borghesia imperialista riesca a formare in Francia un governo con una stabile maggioranza parlamentare, ma essa ha già più volte sperimentato governi che non ne avevano. D’altra parte in Francia il movimento comunista nel corso della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, nonostante la resistenza contro l’invasione nazista e fascista e il governo collaborazionista di Vichy con a capo Pétain, non è andato oltre la formazione di un governo di fronte nazionale (come avvenuto anche in Italia) da cui era stato presto estromesso e come concezione era rimasto nei limiti delle lotte rivendicative e della partecipazione alle istituzioni elettive borghesi.

A tutt’oggi non esiste ancora un organismo promotore convinto e sperimentato della rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO). Personalità come Jean-Luc Mélenchon sono autorevoli centri di mobilitazione del malcontento popolare molto diffuso e combattivo. Il movimento dei Gilets Jaunes, le lotte dei contadini, la prolungata lotta contro la riforma delle pensioni, le proteste successive all’uccisione di Nahel da parte della polizia, le mobilitazione delle Scuole Medie Superiori e delle Università, le proteste a sostegno della resistenza palestinese ne sono la dimostrazione attuale. Esso costituisce un terreno favorevole alla rinascita del MCCO finora non valorizzato. Prima o poi lo sarà.

Il (n)PCI fa quanto è nelle sue forze per sostenere anche in Francia la rinascita del MCCO, in particolare tramite il dibattito franco e aperto con organismi ed esponenti del MCCO francese. Il maggiore aiuto che possiamo dare è sviluppare su scala crescente la rinascita del MCCO italiano e far avanzare la rivoluzione socialista in Italia fino all’instaurazione del socialismo. Questa è l’essenza dell’internazionalismo proletario.

L’esito dell’elezione francesi così come l’esito delle elezioni britanniche e delle elezioni europee e la campagna per le elezioni presidenziali negli USA confermano la precarietà crescente dei regimi politici dei gruppi imperialisti in Europa e negli USA.

La rinascita del movimento comunista nei paesi imperialisti è il fattore decisivo, quello che determina i tempi della trasformazione che metterà fine al disastro in cui la borghesia imperialista sprofonda l’umanità.

La borghesia imperialista non può dare un futuro dignitoso alle masse popolari, neanche a quelle dei paesi imperialisti!

Superare i limiti e gli errori che nel passato hanno impedito nei paesi imperialisti lo sviluppo della rivoluzione socialista fino alla vittoria è del tutto possibile!

Nel mondo la rivoluzione proletaria avanza!

Sta ai comunisti in ogni paese elaborare e applicare una comprensione più avanzata delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe!

 

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