Nei prossimi giorni potrebbe arrivare in aula, alla Camera dei Deputati, il ddl sicurezza, una serie di norme che – come sostenuto dall’OSCE – rappresentano un attacco diretto allo stato di diritto.
Tra l’altro questo disegno di legge prevede la cancellazione del differimento obbligatorio della pena per le donne incinte o con bambini al di sotto di un anno di età, che quindi finiranno in carcere; ma prevede anche l’introduzione del nuovo reato, di rivolta penitenziaria, che si applicherà anche ai casi di resistenza passiva e non violenta davanti a qualunque ordine impartito dal personale penitenziario. Se le persone detenute, ad esempio, dovessero rifiutarsi di rientrare in cella per protestare contro il sovraffollamento o condizioni al limite della legalità e della dignità, o si rifiutassero di adempiere ad un ordine illegittimo, potrebbero subire una pena fino a 8 anni di reclusione, con l’applicazione del 4-bis, ovvero l’esclusione dai benefici penitenziari, previsto inizialmente per reati di mafia e terrorismo.
Se questa norma fosse approvata il rischio concreto è che alle persone detenute non resti che il proprio corpo per esprimere il disagio che vivono, con un possibile aumento di atti di autolesionismo e suicidi. Questo in un anno che, proprio a proposito dei suicidi, si sta rivelando drammatico. Sono stati finora 56, con un ritmo che ci proietta ben oltre gli 85 del 2022, l’anno finora più tragico. Nel frattempo il sovraffollamento continua a crescere e il governo, dinanzi a questa situazione che richiederebbe urgenti provvedimenti, non è riuscito ad andare oltre il decreto approvato nei giorni scorsi, è affetto da minimalismo e che non porterà nessun beneficio concreto.
Di questo parliamo in questa newsletter.
Buona lettura,
Patrizio Gonnella, presidente di Antigone |