Andrew Korybko – 22/07/2024
https://korybko.substack.com/p/boris-johnsons-peace-plan-for-ukraine
L’ex primo ministro britannico Boris Johnson, che condivide con il presidente polacco Andrzej Duda la responsabilità di aver sabotato i colloqui di pace russo-ucraini della primavera 2022, ha esposto il suo piano di pace previsto per l’Ucraina in un editoriale per il Daily Mail di venerdì. Propone che Trump revochi tutte le restrizioni statunitensi sulle armi all’Ucraina e sul loro uso se tornerà al potere, dopodiché dà per scontato che Kiev sarà in grado di respingere la Russia entro i confini pre-operazione speciale dell’inizio del 2022.
Propone quindi che la Russia lasci che l’Ucraina aderisca all’UE e alla NATO in cambio che l’Ucraina fornisca protezioni speciali per i russofoni e che l’Occidente entri in un riavvicinamento con la Russia che potrebbe vedere il suo ritorno al G8 e la ripresa della sua partnership con la NATO. Alcune parti di ciò che ha proposto sono irrealistiche, mentre altre sono “politicamente scorrette” dal punto di vista dell’Occidente, ma il pacchetto stesso è interessante da analizzare nel suo insieme.
La prima parte sulla revoca di tutte le restrizioni statunitensi da parte di Trump nei confronti dell’Ucraina si basa sul piano che gli è stato recentemente consegnato, in cui è implicito che gli Stati Uniti potrebbero farlo se la Russia si rifiutasse di avviare colloqui con l’Ucraina, mentre rifiuterebbe esplicitamente il sostegno all’Ucraina se si rifiutasse di avviare colloqui con la Russia. Il primo errore di Johnson è quello di presumere che l’Ucraina sarebbe d’accordo ma la Russia rifiuterebbe, e poi ne fa un altro supponendo che l’Ucraina spingerebbe la Russia indietro ai confini dell’inizio del 2022.
E’ dopo questi inciampi intellettuali sequenziali che poi avanza le sue proposte più interessanti. Questo guerrafondaio capovolge il copione degli ultimi due anni e mezzo ritirando le sue richieste di vittoria massimalista. Invece di ripristinare i confini dell’Ucraina precedenti al 2014, è disposto ad accontentarsi di quelli dell’inizio del 2022 e non favorisce più l’imposizione artificiale forzata dell’unità socio-culturale in Ucraina, poiché ora vuole protezioni speciali per i russofoni. E’ impressionante che lui, più di tutti, stia dicendo questo.
Meno impressionante, però, è il suo aggrapparsi all’adesione formale dell’Ucraina alla NATO, che la Russia non accetterà mai anche se la crescente rete di “garanzie di sicurezza” bilaterali dell’Ucraina de facto equivale a questo, e suggerisce che la Russia è interessata a tornare al G7 e alla sua ex partnership NATO. La prima parte è normale, dal momento che nessun leader occidentale ha il coraggio di chiedere l’esclusione dell’Ucraina dalla NATO, mentre la seconda è una carota ben intenzionata ma fuorviante per la conformità russa.
Tuttavia, l’importanza del suo piano di pace risiede nel fatto che non è più un tabù parlare di compromessi territoriali con la Russia e l’Ucraina per proteggere i diritti dei russofoni, entrambe forze trainanti dell’ultima fase di questo conflitto decennale. Ciò suggerisce che altri falchi anti-russi tra l’élite occidentale si stanno rendendo conto dell’impossibilità di una vittoria massimalista dell’Ucraina, mentre le dinamiche strategico-militari continuano a favorire la Russia.
Dopotutto, è famigerato per aver sabotato i colloqui di pace della primavera del 2022 (con il ruolo di Duda molto meno conosciuto e discusso), quindi è probabile che ci siano altri falchi relativamente più “moderati” che alla fine si sono fatti avanti e le cui epifanie potrebbero aver preceduto e influenzato le sue. La proverbiale diga sta ora iniziando a rompersi ed è possibile che altre figure influenti possano presto seguire il suo esempio in vista delle prossime elezioni negli Stati Uniti che Trump dovrebbe sempre più vincere.