[SinistraInRete] Collettivo Le Gauche: Critica della Wertkritik. Risposta ad Afshin Kaveh

Rassegna 02/08/2024

Collettivo Le Gauche: Critica della Wertkritik. Risposta ad Afshin Kaveh

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Critica della Wertkritik. Risposta ad Afshin Kaveh

di Collettivo Le Gauche

popart 2024 07 18 06 03 23Premessa

Questo scritto è una risposta, su sollecitazione del mio amico Afshin Kaveh, a un suo articolo apparso su l’Anatra di Vaucanson. Si tratta infatti di una elaborazione di alcune critiche che mi è capitato di rivolgergli nelle nostre discussioni. Da queste critiche locali ho deciso di ricavare uno scritto più articolato di critica alla Wertkritik, su quelli che secondo me sono i suoi limiti interni e che a mio avviso la rendono una teoria poco “praticabile”. La speranza è quella di accendere un dibattito che in Italia fatica a prendere piede.

Se infatti in Germania, Francia e Brasile la Wertkritik è ormai un argomento comune nel dibattito a sinistra, in Italia la “critica del valore” è stata relegata ai margini di un dibattito già di per sé specialistico. Non c’è da sorprendersi in merito. Lo stato pietoso dell’editoria comunista in Italia è sotto gli occhi di tutti. Mentre fiumi di inchiostro continuano a essere spesi per il buon Gramsci, per Berlinguer e per il PCI, all’appello mancano testi fondamentali del dibattito marxista internazionale. Pensiamo alla completa assenza dei testi di J. B. Foster, autore fondamentale in materia ecosocialista. O pensiamo alla mancanza di Capitalism di Anwar Shaikh, forse il testo più importante di economia marxista scritto dopo il Capitale. Se non fosse stato per l’azione lungimirante di Bellofiore poi, chissà se avremmo mai avuto la traduzione di La Scienza del Valore di Heinrich.

In merito a questo scritto, credo che per onestà intellettuale sia importante specificare che io non sono un esperto della Critica del Valore. Oltre ai vari articoli che ho letto (naturalmente Kaveh, ma anche Hemmens, Frola, Jappe e Wolf Bukowski) gli scritti che conosco sono principalmente Il Collasso della Modernizzazione di Robert Kurz e il Manifesto contro il Lavoro del Gruppo Krisis, di cui facevano parte lo stesso Kurz assieme a Norbert Trenkle e Ernst Lohoff prima della rottura.

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Roberto Iannuzzi: Trump & Vance: disimpegno dall’Ucraina, guerra in Medio Oriente?

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Trump & Vance: disimpegno dall’Ucraina, guerra in Medio Oriente?

di Roberto Iannuzzi

Dall’addio di Biden al discorso di Netanyahu al Congresso, all’incognita Trump, il futuro internazionale appare incerto mentre Washington si avvita in una delle crisi più gravi della sua storia

3d669710 6ca6 408c bd24 30e317c760c0
925x612Ancora una volta, la scorsa settimana, Washington è tornata sotto i riflettori dell’attenzione internazionale. A essere al centro di tale attenzione, però, è la crisi che si sta dipanando ai vertici della prima superpotenza mondiale.

Innanzitutto, l’improvvisa quanto singolare decisione del presidente Joe Biden di rinunciare alla propria ricandidatura alle presidenziali, domenica 21 luglio, dopo che soltanto la sera prima egli aveva twittato: “sono le elezioni più importanti della nostra vita. E io le vincerò”.

Una decisione comunicata attraverso una lettera forse non scritta di proprio pugno, su carta non intestata, con una firma secondo alcuni non sua, diffusa attraverso un tweet.

 

Complotto democratico?

L’inaspettato annuncio è avvenuto mentre Biden era ufficialmente in isolamento per Covid, nella sua casa al mare nel Delaware. Esso ha colto di sorpresa l’intero staff della Casa Bianca, che non ne era a conoscenza.

Per giorni il presidente non ha rilasciato alcuna dichiarazione davanti a una telecamera. Martedì 23 è ufficialmente tornato, apparentemente provato, alla Casa Bianca. Il fratello minore di Joe, Frank Biden, ha dichiarato alla CBS che lo stato di salute del presidente ha in effetti giocato un ruolo importante nella sua decisione di rinunciare alla ricandidatura.

Una smentita alle dichiarazioni dello stesso Joe, che alcune settimane prima aveva affermato di essere in buona forma, e che nessuno dei suoi medici riteneva che egli avesse problemi cognitivi o neurologici.

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Kiev apre ai negoziati con Mosca: svolta o bluff per guadagnare tempo?Gianandrea Gaiani:

analisidifesa

Kiev apre ai negoziati con Mosca: svolta o bluff per guadagnare tempo?

di Gianandrea Gaiani

590b6bebc0f5e2e6f1406679c99ec536 1720355106 extra large.jpegL’Unione Europea non se n’è ancora accorta ma molte cose stanno cambiando nelle prospettive del conflitto ucraina. Prima il preside te ucraino Volodymyr Zelensky ha riconosciuto che la guerra in Ucraina va conclusa il prima possibile incontrando il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano che è stato insignito dell’Ordine al Merito dell’Ucraina. Già questa è di per sé una notizia se si considera che nel settembre scorso il consigliere del presidente ucraino, Mikhailo Podolyak, aveva respinto il tentativo di mediazione della Santa Sede definendo il Papa “filorusso”.

«Penso che tutti capiamo che dobbiamo porre fine alla guerra il più presto possibile per non perdere più vite umane» ha detto Zelensky durante l’incontro aggiungendo in un’intervista alla BBC di ritenere possibile almeno tentare di porre fine alla guerra prima della fine dell’anno.

Le dichiarazioni del presidente ucraino sono state accolte positivamente dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, per il quale “questo è ovviamente meglio che affermare che qualsiasi contatto con la parte russa e con il capo dello Stato russo è escluso. Certamente, parlare di un dialogo è molto meglio che parlare dell’intenzione di combattere fino all’ultimo ucraino. Se la conversazione è seria, non possiamo ancora giudicarlo e bisognerà aspettare qualche azione concreta, se ce ne saranno”.

Lo stesso 24 luglio il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha detto a Pechino che l’Ucraina potrebbe essere disponibile a condurre negoziati “con la parte russa” quando Mosca “sarà pronta a farlo in buona fede”. Incontrando a Guangzhou l’omologo cinese, Wang Yi, il ministro ucraino ha invitato la Cina a svolgere un ruolo importante nella ricerca di una “pace giusta e stabile”: obiettivo che la Cina ha ufficializzato ieri di voler perseguire.

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Andrea Zhok: Perché la scelta coreografica di Parigi non è stata capita fino in fondo

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Perché la scelta coreografica di Parigi non è stata capita fino in fondo

di Andrea Zhok

Intorno alle scelte coreografiche della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi si è già detto e scritto molto. E tuttavia ho l’impressione che il tema non sia stato inquadrato in maniera ben centrata.

L’argomento centrale che è stato sollevato dai critici mette in particolare rilievo l’aspetto offensivo, lesivo dei costumi morali e delle credenze religiose altrui. E non c’è dubbio che qui vi siano stati elementi degni di contestazione. Questo non tanto per la natura delle espressioni – pochi oggi si scioccano per provocazioni grottesche come la drag queen barbuta che si affaticava in divincolamenti vari per apparire sessualmente sfidante. Non la natura delle manifestazioni, ma il CONTESTO in cui sono state proposte, ha un carattere oggettivamente offensivo.

Trattandosi dell’inaugurazione di una manifestazione sportiva mondiale, che abbraccia paesi di ogni continente ed emisfero, di culture e sensibilità differenti, mettere in scena qualcosa il cui unico senso possibile – nella più benevola delle interpretazioni – era quello di una “provocazione culturale” era intrinsecamente inappropriato. E sarebbe dovuto risultare fuori luogo a chiunque, quali che fossero le proprie convinzioni, nel momento in cui avesse preso sul serio la dignità di culture diverse dalla propria.

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Fabrizio Casari: Lezioni dal Venezuela

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Lezioni dal Venezuela

di Fabrizio Casari

Con il 51,20% dei voti, Nicolás Maduro Moro ha vinto le elezioni presidenziali venezuelane e si è confermato alla guida del Paese. Una vittoria fondamentale per Caracas, molto importante per l’America Latina nel suo complesso e significativa per lo scenario internazionale. La destra, che vedeva insieme conservatori e reazionari ed era rappresentata da una figura dal passato criminale e dal presente opaco, ha comunque ottenuto un risultato significativo, frutto del combinato disposto di una cultura politica annessionista storicamente presente nel Paese e di anni di difficoltà economiche causate dall’embargo occidentale.

L’affluenza alle urne del 59% degli aventi diritto spiega bene l’importanza della posta in gioco e la totale incompatibilità delle proposte in campo: da un lato il percorso chavista e bolivariano del Paese, che ne garantisce l’indipendenza e la sovranità nazionale; dall’altro il rientro nell’orbita statunitense, che ne delinea la dipendenza strategica da Washington.

La vittoria di Maduro appare ancora più importante a causa dell’impari competizione elettorale in Venezuela. Da una parte il PSUV e altre aree della sinistra e dall’altra la destra sostenuta dall’Occidente Collettivo, pesantemente coinvolto nella competizione elettorale.

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Fulvio Grimaldi: Lo strumento principe della criminalità di Stato organizzata: FALSE FLAG

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Lo strumento principe della criminalità di Stato organizzata: FALSE FLAG

di Fulvio Grimaldi

11 settembre Torri Gemelle New York = 13 settembre Bataclan Parigi = 22 marzo 2024 Crocus Mosca = 2 aprile 2022 Bucha Ucraina = 4 agosto 1964 Golfo del Tonchino Vietnam = 22 novembre 2022 missile “russo” sulla Polonia = 7 ottobre 2023 Hamas = 27 luglio 2024 Majdal Shams Golan occupato = …..

“Una foglia di fico grande come il 7 ottobre” Documentario di Fulvio Grimaldi, regia di Leonardo Rosi:

https://rumble.com/v58wams-una-foglia-di-fico-grande-come-il-7-ottobre-fulvio-grimaldi.html

https://rumble.com/v58wams-una-foglia-di-fico-grande-come-il-7-ottobre-fulvio-grimaldi.html

Man mano che l’effetto False Flag, strumento fondamentale da secoli per chi prova a giustificare aggressioni, crimini, atrocità, guerre, genocidi, svanisce sotto la pressione delle evidenze contrarie, si deve provvedere al rinnovo della narrazione falsificatrice con un nuovo episodio della stessa natura. E’ per impedire agli infedeli mori di insediare Maometto a San Pietro che toccava liberare il Santo Sepolcro, falciando tutto ciò che da quelle parti abitava. Ovvio, no? E Torquemada, bruciando tutti quegli stregoni e streghe, non ci aveva salvato dai sabba infernali che avrebbero aperto le porte a Satana?

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Gianfranco Cordì: L’alternativa Wodehouse

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L’alternativa Wodehouse

di Gianfranco Cordì

Alla buon’ora, Jeeves! , ripubblicato, adesso, da «Sellerio» 

Sir Pelham Grenville Wodehouse era un umorista inglese che ha attraversato buona parte del Novecento con la sua arte. Questo Alla buon’ora, Jeeves ! (A cura di Beatrice Masini, Sellerio, Palermo, 2024) fa parte di quel lungo ciclo (fatto non solamente di romanzi, ma anche di racconti) narrativo che ha per protagonista l’esiziale condotta di Betram (Bertrie) Wooster (giovane e facoltoso gentiluomo britannico) e quella «brillante» e «risolutrice» del suo «valletto» Reginald Jeeves (dotato di un cervello fino e propriamente adatto per riuscire a «sbrigliare» e a rendere meno «dannosi» i piani del summenzionato Bertrie – messi, sempre, in campo a causa del fatto che quest’ultimo si ritiene dotato di un «acume» e di un «astuzia» fuori dall’ordinario).

Bertrie si prodiga a formulare «piani su piani» – all’interno di questo veramente mirabile volume – a causa di varie congiunture (per lo più sentimentali) che accadono attorno a lui «A Brinkley Cout» -la «residenza» di sua zia Dahlia Wooster («Nel Worcestershire») e del suo coniuge, lo zio Thomas (Tom) Traves, rispettivamente madre e padre di Angela e Bonzo Traves.

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Leonardo Sinigaglia: La linea “nénéista” sul Venezuela dei soliti noti

lantidiplomatico

La linea “nénéista” sul Venezuela dei soliti noti

di Leonardo Sinigaglia

Già da mesi era intuibile che in Venezuela sarebbe andato in scena il solito, conosciuto, copione. Lo avevano preannunciato i “sondaggi” commissionati da organizzazioni vicine alla CIA come la Edison Research, già attiva in paesi come Georgia, Ucraina e Iraq, sondaggi ripresi immediatamente e acriticamente da tutti media occidentali, italiani compresi, per assolutamente veritieri. Questi sondaggi davano per sicura la sconfitta di Nicolas Maduro, che sarebbe dovuto essere battuto dal candidato liberista filo-statunitense Edmundo Gonzalez, guida della Piattaforma Unitaria, una coalizione variegata e priva di spessore politico, fondata esclusivamente sul servilismo verso Washington delle forze che la compongono.

Arrivati al giorno delle elezioni, proprio la Edison Research faceva uscire un proprio “exit poll”, il quale attribuiva a Gonzalez il 65% dei voti, ben distante da Maduro, fermo al 31%. Cifre difficilmente credibili, ma che sono state spacciate per sicure da una martellante campagna mediatica. Arrivati quindi all’annuncio dei reali e definitivi risultati, che hanno visto il presidente Maduro battere il suo principale avversario col 51.2% delle preferenze, è stato molto semplice riproporre la sempreverde narrazione sui “brogli”, fidata compagna di qualsiasi elezione che non dia come vincitore il favorito dal capitale monopolistico finanziario e dalla Casa Bianca.

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Geraldina Colotti: Gli occhi del mondo puntati sul Venezuela. L’estrema destra cerca il colpo di stato

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Gli occhi del mondo puntati sul Venezuela. L’estrema destra cerca il colpo di stato

di Geraldina Colotti

Nicolas Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela con 5.150.902 (51,9%) sul candidato della Plataforma Unitaria Democrática (Pud), Edmundo González, che ha totalizzato 4.445.978 (44,2%). Un risultato irreversibile con l’80% di schede scrutinate. Per il resto dei conteggi bisognerà aspettare che venga totalmente ripristinato il sistema di trasmissione elettronico, attaccato con vari atti di hackeraggio durante lo spoglio di domenica scorsa.

Lo hanno denunciato in diretta le autorità del Consiglio nazionale elettorale (Cne) verso mezzanotte. E lo ha spiegato in dettaglio il presidente Maduro durante l’atto di giuramentazione che si è svolto nella sede del Cne e alla presenza di quasi 900 accompagnanti internazionali, provenienti dai cinque continenti.

Un nutrito gruppo di persone, che ha potuto seguire da vicino tutte le fasi di questa elezione e che ha redatto informative dettagliate per i partiti o le organizzazioni di appartenenza, ma che sono stati “totalmente invisibilizzati” perché la verità dei fatti deve far spazio alle interpretazioni che servono all’imperialismo per i propri piani.

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