Rassegna 04/08/2024
Stefano G. Azzarà: Dal rifiuto dell’universalità hegelomarxista alla frantumazione postmoderna delle identità
Dal rifiuto dell’universalità hegelomarxista alla frantumazione postmoderna delle identità
Sputando troppo su Hegel si finisce prima o poi per sputare anche su Diotima
di Stefano G. Azzarà – Università di Urbino
Premessa
In un’intervista rilasciata al giornale liberista-conservatore “Il Foglio”, la filosofa Adriana Cavarero – una delle maggiori teoriche italiane del femminismo della differenza sessuale – ha espresso di recente le sue preoccupazioni per gli sviluppi della «teoria del gender fluid» e per le rivendicazioni politiche maturate in seno alle «avanguardie lgbt»1. In questa composita «galassia», dice, è emersa via via una profonda «polemica» nei confronti del femminile e persino una volontà di censura «verso l’uso della parola donna». Nella «neolingua» che questo movimento va proponendo – con un’arroganza rafforzata dalla sintonia con le dinamiche linguistiche di stampo terroristico del “politicamente corretto” oggi dominante –, sarebbe «vietato dichiarare che i sessi sono due» e sarebbe vietato soprattutto – appunto – «l’uso della parola donna». La quale «non può essere detta né scritta», perché implicherebbe la cancellazione escludente, repressiva e genocidaria (non dissimile da quella operata dalla «destra», dai «conservatori» e dai «neocattolici») della sussistenza di una pluralità indefinita e cangiante di distinti orientamenti «intersex» e delle rispettive autopercezioni di genere, ciascuna con la propria legittimità e i propri diritti (in primo luogo il diritto alla genitorialità, tramite quella pratica che dai fautori viene chiamata “gestazione per altri” mentre dai detrattori è denigrata come “utero in affitto”).
Ecco, perciò, che queste frange «vogliono che non si dica che le donne partoriscono, ma che “le persone con utero” partoriscono», e così via. E si propongono di rompere, mediante i loro divieti morali, la «gabbia teorica» che sarebbe sottesa a quella visione binaria del mondo che si attarda a nominare i “maschi” e le “femmine” e della quale il femmminismo sarebbe appunto complice.
Salvatore Bravo: Il mercato a scuola
Il mercato a scuola
di Salvatore Bravo
La vera rivoluzione è la partecipazione. La rivoluzione comunitaria-comunista non è semplice ridistribuzione dei beni materiali e soddisfazione dei diritti individuali e sociali, la rivoluzione è il popolo che prende la parola nei corpi medi e nella politica. Le rivoluzioni hanno sempre reso secondaria tale aspirazione, ponendo le condizioni per il declino delle conquiste rivoluzionarie. La scuola è il corpo medio per eccellenza: è il corpo medio sospeso tra famiglia e mondo del lavoro, in cui si impara a prendere la parola, ad ascoltare e a decidere assieme. L’attacco alla scuola e alla sua riduzione a semplice “arte e mestieri”, in cui si forma l’operaio-tecnico ubbidiente cela da sempre il timore della partecipazione. Le recenti proposte in attuazione con cui gli istituti tecnici sono riqualificati con la formula 4+2, descolarizzeranno la scuola trasformandole in officine, i cui alunni risponderanno ai bisogni del mercato-imprenditori, è l’ultima tappa di questa china conservatrice-reazionaria iniziata con l’autonomia delle scuole. Si forma il tecnico ridimensionando l’uomo.
Dove vi è sottomissione il potere diventa dominio e reca con sé la reificazione dei popoli e dei singoli. La scolarizzazione quale forma di controllo e formazione di personalità da inserire nel mercato produce personalità anonime; le resistenze personali sono vinte con l’abbaglio della carriera e con la minaccia della marginalità sociale. Circola nell’istituzione scolastica il disprezzo verso ogni attività non funzionale al mercato. Si induce alle scelte programmate mediante un’operazione di “ridimensionamento programmato” di talune discipline e di intronizzazione delle discipline che consentono al mercato di proliferare e radicarsi. Su tutto brilla ancora una volta la figura dell’uomo-imprenditore. Le nuove forme di razzismo e di discriminazione sono striscianti; si lascia formalmente inalterata la forma giuridica della democrazia, ma si agisce per svuotarla di senso nei luoghi deputati alla formazione.
Ramzy Baroud: Per queste ragioni Israele ha assassinato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh
Per queste ragioni Israele ha assassinato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh
di Ramzy Baroud*
L’assassinio da parte di Israele del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, il 31 luglio, fa parte della disperata ricerca di Tel Aviv di un conflitto più ampio. È un atto criminale che puzza di disperazione.
Quasi subito dopo l’inizio della guerra di Gaza, il 7 ottobre, Israele sperava di usare il genocidio nella Striscia come un’opportunità per raggiungere il suo obiettivo a lungo termine di una guerra regionale, che avrebbe coinvolto Washington, l’Iran e altri paesi del Medio Oriente.
Nonostante il sostegno incondizionato al genocidio di Gaza e ai vari conflitti in tutta la regione, gli Stati Uniti si sono astenuti dall’entrare in guerra diretta contro l’Iran e altri. Sebbene sconfiggere l’Iran sia un obiettivo strategico americano, gli Stati Uniti non hanno la volontà e gli strumenti per perseguirlo ora.
Dopo dieci mesi di guerra fallita contro Gaza e di stallo militare contro Hezbollah in Libano, Israele sta ancora una volta accelerando la sua spinta verso un conflitto più ampio. Questa volta, tuttavia, Israele si sta impegnando in un gioco ad alto rischio, il più pericoloso dei suoi precedenti azzardi.
comidad: Nella Costituzione del 1948 c’era nascosto un re delle emergenze
Nella Costituzione del 1948 c’era nascosto un re delle emergenze
di comidad
Per fortuna non tutti gli osservatori si sono lasciati distrarre dal demenziale discorso pronunciato il 24 luglio dal primo ministro israeliano Netanyahu di fronte al Congresso USA; anzi buona parte dell’attenzione si è rivolta al vero evento, cioè alla rappresentazione coreografica della cleptocrazia offerta dai congressmen, i quali si sono mossi all’unisono per far scattare gli applausi e le standing ovation sotto la sorveglianza dei loro “baby sitters” dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee). La condizione di assoluta dipendenza psico-finanziaria dei deputati statunitensi nei confronti della lobby israeliana è stata rivelata nei dettagli un mese fa proprio da un parlamentare, il repubblicano Thomas Massie.
Il fatto strano non è che esista un’organizzazione che si occupa per conto di Israele di pubbliche relazioni negli USA, bensì che questa operazione a favore di uno stato straniero avvenga raccogliendo contributi esentasse, sotto l’ombrello della legislazione che assicura vantaggi fiscali alle organizzazioni “non profit”. Il contribuente americano (il contribuente vero, quello che paga le imposte indirette sui consumi e non può rivalersi su nessuno) però è fregato due volte, poiché l’azione dell’AIPAC è mirata a convogliare denaro pubblico americano per finanziare Israele, costantemente sotto minaccia da parte dei suoi vicini.
Piccole Note: La reazione di Netanyahu incendia il medio oriente
La reazione di Netanyahu incendia il medio oriente
di Piccole Note
L’uccisione di Haniyeh chiude le trattative con Hamas e le bombe su Beirut aprono alla guerra globale. I drusi del Golan contro la rappresaglia di Tel Aviv
Israele bombarda Beirut – 4 finora i morti, ma saliranno – per uccidere uno dei capi di Hezbollah e assassina il leader di Hamas Ismail Haniyeh in Iran, dove si trovava per la cerimonia di insediamento del nuovo presidente. Tale la risposta di Tel Aviv alla strage dei bambini drusi di Majdal Shams, nel Golan occupato (sulle perplessità circa le responsabilità di Hezbollah sull’eccidio, rimandiamo a note pregresse).
Risposta fuori registro quella di Israele, foriera di una possibile guerra regionale, che poi è l’evidente obiettivo di Netanyahu. L’uccisione di Haniyeh, peraltro, affossa le speranze di un accordo su Gaza, sia perché tale è lo scopo di assassinare il capo politico di Hamas nel corso dei negoziati, sia perché Heniyeh era il leader più pragmatico e moderato di Hamas e quello che più ha spinto per la trattativa (Sky news).
Peraltro, si è deciso non a caso di assassinarlo in Iran, cioè in una nazione sovrana che lo considerava un alleato, e poche ore dopo il suo incontro con l’ajatollah Khamenei: una sfida aperta. Infatti, Khamenei ha dichiarato che il suo Paese reagirà all’omicidio, anche se probabilmente si riferisce a una risposta limitata, almeno a stare a quanto dichiarato dal primo vicepresidente iraniano Mohammad Reza Aref, il quale ha affermato che Teheran non vuole un’escalation (Haaretz).
La Redazione de l’AntiDiplomatico: La mano invisibile degli USA: Edison Research e le elezioni in Venezuela
La mano invisibile degli USA: Edison Research e le elezioni in Venezuela
La Redazione de l’AntiDiplomatico
Il 28 luglio, l’opposizione venezuelana ha dichiarato di aver vinto le elezioni, accusando il presidente Nicolás Maduro di “frode”. La polemica è scaturita da un sondaggio a cura di Edison Research, un’azienda del New Jersey vicina al governo degli Stati Uniti e coinvolta in operazioni di propaganda statale, come evidenzia Ben Norton su Geopolitical Economy.
Edison Research ha pubblicato un sondaggio il giorno delle elezioni, che prevedeva la vittoria del candidato dell’estrema destra Edmundo González Urrutia con il 65% dei voti, contro il 31% di Maduro. Questo sondaggio è stato citato dai leader dell’opposizione venezuelana e dai media occidentali come il Washington Post, il Wall Street Journal e Reuters.
Tuttavia, Hinterlaces, la più rispettabile azienda di sondaggi indipendente in Venezuela, ha stimato che Maduro ha ottenuto il 54,6% dei voti contro il 42,8% di González. Il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) del Venezuela ha riportato che Maduro ha vinto con il 51,2%, mentre González ha ricevuto il 44,2%, e gli altri otto candidati dell’opposizione hanno ottenuto un totale del 4,6%.
Pierluigi Fagan: L’ideologia Woke
L’ideologia Woke
di Pierluigi Fagan
Aprire un dibattito è sempre un bell’invito. Non amo particolarmente questa questione di costume conosciuta come ideologia woke e già nominarla con termine incomprensibile denuncia la nostra minorità concettuale di chi deve fare i conti con pezzo di immagine di mondo che semplicemente subisce. Inoltre, non ho neanche visto questa performance inaugurale delle Olimpiadi. Tuttavia, l’argomento ha una rilevanza sull’immaginario e se si tratta di immaginario si tratta di immagine di mondo, quindi ce ne dobbiamo occupare. Che immagine di mondo promana da questo tipo di performance? Che rapporto c’è tra queste visioni di costume e il c.d. “capitalismo”?
Tocca tornare al Cinquecento, in Francia. In quel secolo, i francesi portano avanti una novità storica decisiva, lo Stato. Lo Stato, più o meno “nazione”, nasce a fine XV secolo a seguire l’impasse della Guerra dei Cent’Anni. Soprattutto nella seconda metà di quel secolo, “emerge” a protagonista una nuova classe sociale. In realtà non era nuova, che gli abitanti dei borghi che ora diventavano sempre più città fossero diversi da contadini, aristocratici e preti era un fatto almeno da tre secoli. Ma nel Cinquecento, questa classe sociale assume un suo nuovo protagonismo e lo fa in ragione del fatto che ciò permette la transizione tra l’ordine medioevale e quello moderno.
Davide Carrozza: L’eterna strage di Bologna
L’eterna strage di Bologna
di Davide Carrozza
Il 2 Agosto del 1980 il destino del nostro paese fu irrimediabilmente segnato quando una bomba contenuta in una valigetta, abbandonata nella sala d’attesa della Stazione di Bologna, esplose uccidendo 85 persone e ferendone quasi 200. La strage di Bologna è l’evento luttuoso più grave in termini di perdite umane della nostra storia repubblicana. E’ l’apice del disegno criminale della complessa “strategia della tensione”. E’ il punto più alto della crudeltà umana consumata ai fini politici di complessi e occulti giochi di potere. Le strage di Bologna è una moltitudine di corpi che saltano in aria dilaniati sull’altare di un sacrificio che serve alla destabilizzazione dell’ordine democratico. Ma è anche una città che si ricompone nella sua dignità e si mobilita usando autobus, taxi e ogni mezzo a disposizione per soccorrere i feriti e trasportarli in ospedale, in un vero e proprio scenario bellico. La strage di Bologna è lo spartiacque fra un’epoca di sangue e di lotta politica e l’inizio del consumo e della supremazia della merce. Pochi giorni fa, nel silenzio di media e social, intenti come sempre a consumare quel che resta del nostro cervello, il boato di quello scoppio si è fatto sentire a più di 40 anni di distanza in un’aula di tribunale. E’ stata emessa lo scorso 8 Luglio, infatti, la sentenza d’appello che conferma l’ergastolo come esecutore materiale a Paolo Bellini e mantiene l’impianto accusatorio parallelo per i mandanti e i finanziatori, confermando la tesi sostenuta da molti storici sulla famigerata “strategia della tensione”. A meno di sorprese in Cassazione, ora si conoscono i nomi dei 5 esecutori materiali (di cui 3 già condannati in via definitiva in altri processi), ma soprattutto si conoscono i nomi di chi ideò, organizzò e finanziò l’atto più vile, meschino e infame del quale io abbia mai conosciuto l’esistenza.
David Insaidi: La Cina potrebbe fare l’en… plenum
La Cina potrebbe fare l’en… plenum
di David Insaidi
Nonostante i nostri mass-media da anni si sforzino a cercare col lumicino ogni minuscolo segnale che potrebbe, secondo loro, far pensare a un arresto dell’ormai ultraventennale crescita economica della Cina, il paese asiatico prosegue tranquillamente nel suo sviluppo, mantenendo una crescita media attorno al 5%. Se consideriamo il fatto che in Europa siamo in media ben sotto l’1%, è evidente che stare lì a fare le pulci all’economia del Dragone ha poco senso.
E non si tratta più, com’è stato fino a più di un decennio fa, di una produttività a basso contenuto tecnologico, che risultava conveniente grazie al basso costo del lavoro (che peraltro in Cina si è molto elevato negli ultimi tempi, al contrario che da noi, dove questo è in continua discesa).
Oggi la Cina è sempre più all’avanguardia anche e soprattutto nella produzione high tech.
È in corso un processo di modernizzazione del paese, delle infrastrutture e persino dell’attenzione all’ecologia, che negli ultimi decenni ha fatto dei passi da gigante.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile se il paese asiatico non fosse governato da uno Stato molto forte, in grado di dirigere l’economia, di controllarla, senza per questo far venire meno l’iniziativa privata, anche capitalistica, ma non permettendo che questa arrivi a egemonizzare la politica, come invece accade in Occidente, dove è il grande capitale finanziario e le multinazionali a controllare sostanzialmente i governi.
Maggioranze silenziose: La realtà non vince mai
La realtà non vince mai
Alessandro Sbordoni intervista Maggioranze silenziose
In questa intervista abbiamo parlato di Donald Trump, dello spettacolo della politica americana e della fine della realtà.
Alessandro Sbordoni: Certe persone credono che Donald Trump sia un politico ignobile. Ma Donald Trump non è affatto un politico. È soltanto il segno dello spettacolo.
Maggioranze Silenziose: Sì, non c’è più alcuna politica. Non c’è più alcuna realtà. Anche se è un gran casino e la realtà fa irruzione nel virtuale, per esempio, facendo una sparatoria con un fucile d’assalto, la realtà non viene ristabilita. Se Donnie Trump resta “nel personaggio” è perché può fare soltanto quello: non c’è nulla oltre il personaggio. Puoi uccidere un essere vivente, ma non puoi uccidere un’immagine…
AS: È lo stesso nello spettacolo rappresentato da Idiocracy, il film di fantascienza e commedia nera con Terry Crews nel ruolo di Presidente degli Stati Uniti. In un futuro non troppo lontano, la politica e la cultura sono soppiantate dall’idiozia e dalla violenza. Stiamo guardando il sequel in tempo reale, ancora prima che sia uscito.
Alessandro Mantovani: Con la “Dichiarazione di Pechino” Hamas firma la propria rinuncia alla liberazione della Palestina
Con la “Dichiarazione di Pechino” Hamas firma la propria rinuncia alla liberazione della Palestina
di Alessandro Mantovani
L’avevamo detto subito dopo il 7 ottobre 2023: l’attacco di Hamas e delle altre organizzazioni della resistenza palestinese in territorio israeliano aveva degli obiettivi politici limitati:
“Dal 2004 l’organizzazione oggi dominante nella Striscia di Gaza ha dichiarato la sua disponibilità a rinunciare alla prospettiva della distruzione dello Stato d’Israele e ad accettare de facto l’esistenza di due Stati [Israele e uno Stato palestinese]. Ciò che allora e negli anni seguenti fu dichiarato come tattica temporanea che rimandava, ma non cancellava, l’obiettivo di ristabilire lo statu quo ante la creazione artificiale di Israele, è divenuto dal 2017 rinuncia ufficiale inserita nello Statuto dell’organizzazione. Con queste premesse, non possiamo attenderci che l’attuale dirigenza di Gaza vada oltre le mezze misure.”1
Sollecitavamo perciò un appoggio alla causa nazionale palestinese (dovere elementare per ogni Internazionalista) che fosse critico verso le organizzazioni che la inquadrano, e contribuisse a preparare l’eroico movimento popolare dei “territori occupati” al cedimento della sua dirigenza che già si poteva intuire. Sollecitavamo a non tacere, perciò, del suo “carattere ottusamente nazionalistico e antiproletario (anche Hamas ha schiacciato a più riprese le proteste venute dal basso, come ad es. nel marzo 2019)”.
Fulvio Grimaldi: Nous sommes tous des assassins
Nous sommes tous des assassins
Venezuela, ha vinto il giusto. Teheran, hanno assassinato il giusto. Trentino, hanno fucilato il giusto
di Fulvio Grimaldi
VIDEO DI FULVIO GRIMALDI: https://www.youtube.com/watch?v=ZguBS93nOvA
Il giorno che l’opposizione venezuelana saprà mettere in campo qualcosa come questa manifestazione bolivariana della vigilia delle elezioni, potrà FORSE considerare un’opzione diversa dall’ennesimo colpetto di Stato, tipo Guaidò, lubrificato dalle ONG germogliate dal Dipartimento di Stato, incensato e benedetto dalla Chiesa cattolica, eseguito da operativi di CIA e Mossad e inesorabilmente destinato al fallimento. Nel caso del pupazzo amerikano Juan Guaidò, indecentemente riconosciuto subito dal nostro governo, capace di raccogliere intorno a sé non più di due dozzine di sottufficiali per la conquista del potere, destinato al ridicolo.
Intanto scrolliamoci di dosso la polvere tossica dei nostri sicofanti politico-mediatici di Zelensky e Netanyahu che si strappano le vesti sulla “morte della democrazia in Venezuela”.
Questo video s’intitola “Nous somme tous des assassins!, che era il titolo di un film di André Cayatte del 1952, formidabile denuncia di un mondo che stava rinnegando, con i suoi errori e orrori, ciò per cui tanti esseri umani nel nostro mondo solo pochi anni prima si erano battuti. Criminalità comune, criminalità economica, criminalità politica. L’assassinio come metodo strutturale e strategico di dominio.