[SinistraInRete] Jeffrey Sachs: Nei prossimi 10 anni vivremo una dedollarizzazione sostanziale

Rassegna 06/08/2024

 

Jeffrey Sachs: Nei prossimi 10 anni vivremo una dedollarizzazione sostanziale

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“Nei prossimi 10 anni vivremo una dedollarizzazione sostanziale”

Alessandro Bianchi intervista Jeffrey Sachs

nudugE’ con profonda emozione, non lo nascondiamo, che abbiamo avuto l’onore di incontrare nella sua presenza romana di questi giorni per una serie di conferenze, il direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia University e presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, il Professore Jeffrey Sachs.

Su l’AntiDiplomatico traduciamo in modo compulsivo i suoi scritti e le sue dichiarazioni, perché consideriamo con fermezza il Professor Sachs la bussola più importante da seguire nelle acque tempestose in cui navighiamo in questo periodo. Come si è arrivati all’abisso della potenziale conflagrazione totale? E’ la prima di una serie di domande che fluiscono come un fiume in piena nella nostra intervista per “Egemonia”. “Abbiamo avuto cinque presidenti di fila (Clinton, Bush, Obama, Trump, Biden) che ci hanno portato ciascuno più vicino alla guerra nucleare”. Le origini del male sono da individuare nella scellerata politica neoconn che dagli anni ’90 è divenuta legge negli Stati Uniti e, attraverso la Nato, in Europa. Nessuno più del Professor Sachs riesce a spiegarlo nel dettaglio. “L’Europa ha rinunciato alla propria sicurezza, alla propria autonomia e al proprio benessere economico assecondando gli Stati Uniti”, sostiene il Professore. Il conflitto in Ucraina dopo il golpe di Maidan è servito a rendere i paesi del continente europeo protettorati a tutti gli effetti di Washington, staccando ogni legame economico e commerciale con Mosca, la fonte più importante di possibile indipendenza e autodeterminazione. Gli atti terroristici ai gasdotti Nord Stream, il più grande attacco contro le infrastrutture logistiche dell’Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, hanno determinato un punto di non ritorno.

Ma la sete dei neoconn, non è sazia e per mantenere in piedi il potere unilaterale dinanzi ad un mondo che per entropia diventerà multipolare sta portando all’escalation finale, come stiamo assistendo non solo in Ucraina, ma in Medio Oriente e nel nuovo attacco alla sovranità del Venezuela.

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Giovanna Cracco: Intelligenza mortale. AI e armi autonome letali

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Intelligenza mortale. AI e armi autonome letali

di Giovanna Cracco

mitch nielsen pWtNPCpvVA8 unsplash.jpg“Quanto ci eravamo proposti era nientemeno che di comprendere perché l’umanità, invece di entrare in uno stato veramente umano, sprofondi in un nuovo genere di barbarie.” Dialettica dell’illuminismo,

Max Horkheimer e Theodor W. Adorno 

In un video prodotto da Future of Life (1) uno sciame di mini droni, grandi quanto il palmo di una mano, fuoriesce da un furgone e si dirige verso un’università; una volta raggiunta vi penetra attraverso i muri utilizzando piccole cariche esplosive, si muove all’interno tra le diverse aule scatenando il panico tra gli studenti, ne individua alcuni e li uccide, facendo detonare 3 grammi di esplosivo a pochi centimetri dalla fronte. L’operazione non è gestita da remoto da un operatore umano, né per quanto riguarda il volo, né per l’individuazione del bersaglio, né per l’ordine di ‘fare fuoco’: i droni sono totalmente autonomi. L’intelligenza artificiale che li muove, singolarmente e collettivamente in uno sciame coordinato, utilizza un GPS per raggiungere l’università, sensori e telecamere per muoversi all’interno della struttura sulla base della mappa precaricata dell’edificio, e un sistema di riconoscimento facciale per individuare gli studenti ‘bersaglio’, i cui dati sono stati prelevati dai social network tramite algoritmi di profilazione che monitorano post, like, immagini ecc. I droni appartengono alla categoria dei killer robot o lethal au- tonomous weapon (LAW), ‘armi autonome letali’, e il cortometraggio di fantasia di Future of Life vuole denunciare la pericolosità dell’intelligenza artificiale applicata all’ambito militare.

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nlp: Hedge fund e mercati in rosso: la lumaca sul filo del rasoio

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Hedge fund e mercati in rosso: la lumaca sul filo del rasoio

di nlp

L’ultimo venerdì nero delle borse ci permette comunque di rimanere in sospeso sul giudizio legato alla portata della crisi dei mercati globali. Sarà il corso delle prossime settimane a dirci se si tratterà di normale correzione, tra l’altro attesa, di valori troppo alti specie nei tecnologici, di correzione robusta o di incrinatura sistemica, sempre sullo sfondo vista la struttura delicata e nervosa dei mercati finanziari.

Proprio per questo, visto che facciamo considerazioni politiche e non prospetti per investitori, isoliamo alcuni elementi utili per capire quale direzione hanno preso i mercati finanziari per definire quale impatto hanno sulle nostre società.

1) in un venerdì di pesanti ribassi tra mercati asiatici, europei e Wall Street con due guerre in corso che interessano paesi produttori di materie prime come gas e petrolio il petrolio è ribassato del 3,52 per cento. Uno dei motivi per cui il petrolio era ribassato negli anni scorsi era legato al forte calo del costo dei servizi finanziari che lo riguardavano. È evidente oggi che il contagio tra guerra finanziaria, quella delle fasi di ribasso, e guerra sul campo non passa attraverso il petrolio. Situazione inversa rispetto agli anni ’70 (nei quali comunque i mercati finanziari erano infinitamente piccoli per capitalizzazione se paragonati a oggi).

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Clara Statello: Pablo Gonzalez libero. Come l’UE ha sacrificato un suo giornalista per le necessità imperiali di Washington

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Pablo Gonzalez libero. Come l’UE ha sacrificato un suo giornalista per le necessità imperiali di Washington

di Clara Statello

È finito l’incubo per il giornalista Pablo Gonzalez. Ieri è stato rilasciato dopo due anni e cinque mesi di carcere duro in Polonia, durante un grande scambio di detenuti tra Russia e Occidente collettivo. L’accordo è stato mediato dalla Turchia e ha coinvolto, oltre Russia e Stati Uniti, anche Polonia, Bielorussia, Germania e altri Paesi europei. Sono stati liberati di 26 prigionieri, tra cui due bambini, nella proporzione 2 a 1. Il legale di Gonzalez, l’avvocato Gonzalo Boye ha dichiarato che si è trattato di uno scambio “giornalista per giornalista”. Ciò significa che Pablo Gonzalez è stato scambiato con i giornalisti statunitensi Evan Gershkovich del Wall Street Journal e Alsou Kurmasheva di Radio Svoboda/Free Europe, un organo di stampa europeo collegato a Washington.

Boye, avvocato cileno con base in Spagna, noto per il caso Snowden, ha sottolineato che a differenza di altri detenuti, Gonzalez non ha mai ricevuto una condanna, né è mai stato processato, né l’accusa è mai riuscita a formulare dei capi di imputazione.

Il suo caso è stato colpito dalla congiura del silenzio dei media in Europa. Arrestato in Polonia il 27 febbraio 2022 al confine con l’Ucraina, mentre documentava il dramma dei civili che scappavano dalla guerra, ha subito la detenzione in regime di carcere duro, nella prigione di massima sicurezza di Radom, a 70 chilometri da Varsavia.

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Piccole Note: L’incendio mediorientale: le responsabilità degli Usa

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L’incendio mediorientale: le responsabilità degli Usa

di Piccole Note

La follia della leadership di Israele è ormai sotto gli occhi di tutti ma senza il Golem americano Netanyahu avrebbe agito in ben altro modo, sia nella macelleria di Gaza sia nel più vasto agone mediorientale

“Israele ha praticamente dichiarato guerra in Medio Oriente, un conflitto che non può sperare di vincere”. Questo il titolo di un articolo di Simon Tisdall sul Guardian, la cui conclusione è però sospesa a diverse variabili, anzitutto alla possibilità che gli Stati Uniti sostengano Tel Aviv, come anche al livello che raggiungerà tale sostegno, alla possibilità che vengano usate testate atomiche etc.

 

La variabile atomica e la cieca difesa di Israele

La possibilità che inizino a piovere bombe nucleari non è affatto aleatoria. Anzitutto si considera che in un conflitto contro l’Iran gli Stati Uniti potrebbero registrare perdite catastrofiche sia nel teatro di guerra che nelle varie basi dislocate nella regione, perdite che peraltro esaurirebbero le sue risorse, già logorate dalla guerra ucraina, al punto da fargli perdere la sfida più strategica e di più lunga durata con Cina e Russia. Da cui la possibilità che decidano di tagliare il nodo gordiano in fretta, con la spada atomica.

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Michele Paris: Ucraina, la guerra del greggio

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Ucraina, la guerra del greggio

di Michele Paris

Anche se il progetto Ucraina ha imboccato da tempo l’inevitabile viale del tramonto, l’Unione Europea continua a insistere su politiche economiche ed energetiche distruttive che rispondono in teoria all’impegno per la difesa del regime di Zelensky. Questo atteggiamento produce anche crescenti tensioni tra i paesi membri. Un numero consistente di essi nutre con ogni probabilità serie riserve circa la fallimentare strategia perseguita finora sotto dettatura di Washington, anche se preferisce uniformarsi alla linea comune. Altri invece, come Ungheria e Slovacchia, si oppongono apertamente ai piani suicidi di Bruxelles e per questo sono presi di mira con iniziative deliberate che puntano a destabilizzare i rispettivi sistemi politici ed economici.

L’ultimo motivo di scontro è la chiusura da parte di Kiev di un oleodotto che garantisce la fornitura di petrolio russo a Ungheria e Slovacchia passando attraverso il territorio ucraino. L’impianto è la sezione meridionale dell’oleodotto Druzhba (“amicizia”) gestito dal colosso russo Lukoil e interessa anche le consegne di petrolio alla Repubblica Ceca. Il mese scorso, l’Ucraina aveva approvato sanzioni contro la compagnia privata russa, in base alle quali sono stati poi più recentemente chiusi i rubinetti del greggio transitante in direzione est-ovest.

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Enrico Tomaselli: Verso la grande guerra globale?

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Verso la grande guerra globale?

di Enrico Tomaselli

culdesac.jpgIn modo forse inevitabile, e forse non del tutto previsto, sembra che le cose stiano precipitando, assumendo un moto sempre più accelerato; tutto sembra indicare che la Grande Guerra Globale in atto, e che oppone l’occidente collettivo a un asse di paesi che ne mettono in discussione l’egemonia, stia sempre più scivolando dall’attuale fase ibrida verso una fase calda, di guerre guerreggiate che si estenderanno a macchia di leopardo, sino a rischiare di riunirsi in un unico scontro totale.

A determinare questo mutamento del quadro stanno intervenendo svariati fattori, alcuni dei quali assai significativi.

Quello forse meno evidente, eppure più inquietante, è la situazione interna agli Stati Uniti. Tra il tentativo fallito di assassinare il più quotato candidato presidenziale (con il palese placet dei servizi segreti), e il vero e proprio golpe bianco che ha costretto Biden a rinunciare alla corsa per la rielezione – e, di fatto, alla Presidenza in corso – è chiaro che gli USA si presentano agli occhi del mondo come una potenza che, al culmine di una crisi di portata epocale, invece di reagire serrando i ranghi si divide in maniera drammatica. Il risultato è che i prossimi sei-sette mesi saranno ancora teatro di uno scontro di potere senza esclusione di colpi, con le diverse anime dell’establishment e del deep state ormai giunte a una resa dei conti. Ciò per un verso crea un enorme vuoto di potere, sia interno (chi comanda davvero, oggi, a Washington?) che internazionale, e per un altro rende gli Stati Uniti un’anatra zoppa, incapace di offrire una sponda, o anche solo una interlocuzione affidabile, ad amici e nemici. E, per dirla con Gramsci, “in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.

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Daniel Nammour, Sharmine Narwani: Israele non è pazzo, è solo MAD

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Israele non è pazzo, è solo MAD

di Daniel Nammour, Sharmine Narwani – thecradle.co

okk 2.jpgSin da prima della sua nascita, Israele ha perseguito in modo molto deliberato e razionale una ‘strategia MAD’ nei confronti dei suoi nemici e dei suoi alleati, addestrandoli ad accettare il suo cattivo comportamento in ogni momento

Durante le ore notturne tra il 30 e il 31 luglio, Israele ha preso di mira due alti funzionari dell’Asse della Resistenza per assassinarli, entrambi con un’anzianità senza precedenti in questa fase del conflitto.

In primo luogo, il comandante di Hezbollah Fuad Shukr è stato ucciso in un attacco aereo israeliano contro il suo edificio residenziale nel popoloso sobborgo di Beirut di Dahiyeh, lasciando diversi civili morti e oltre 70 feriti.

Il secondo obiettivo, alle 2 del mattino del 31 luglio, è stato il leader dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh – una figura centrale nei negoziati per il cessate il fuoco – che si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del Presidente iraniano entrante Masoud Pezeshkian.

Nel giro di poche ore, Israele è riuscito a colpire tre membri dell’Asse della Resistenza: Libano, Palestina e Iran. In questo modo, Tel Aviv ha violato tutta una serie di leggi internazionali, convenzioni diplomatiche e pratiche consuetudinarie che proibiscono gli omicidi politici, oltre a violare clamorosamente l’integrità territoriale di due Stati membri delle Nazioni Unite.

Dalla sua guerra contro Gaza, Israele ha rapidamente guadagnato lo status di paria globale, non solo per il suo genocidio in diretta streaming che ha ucciso almeno 40.000 civili palestinesi – di cui 15.000 bambini – ma anche per le sentenze e le deliberazioni senza precedenti ancora in corso presso la Corte Penale Internazionale (CPI) e la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) sui crimini di guerra di Israele.

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Laura Ruggeri: Rivoluzioni colorate. Genesi, applicazione e crisi di uno strumento di guerra ibrida

ilcomunista

Rivoluzioni colorate. Genesi, applicazione e crisi di uno strumento di guerra ibrida

di Laura Ruggeri

Relazione presentata a un convegno in Umbria, 29 giugno 2024

1713975567891.jpgImmagino che tutti voi sappiate che cosa si intende quando si parla di rivoluzioni colorate e possiate elencarne almeno alcune. In realtà la lista è molto lunga visto che uno dei teorici di queste rivoluzioni, Gene Sharp, scrive il suo libro The Politics of Nonviolent Action (La politica dell’azione nonviolenta ) già nel 1973. Quel libro si basava su una ricerca che Sharp aveva condotto quando studiava ad Harvard alla fine degli anni Sessanta e che era stata finanziata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. A quel tempo l’Università di Harvard era l’epicentro dell’establishment intellettuale della Guerra Fredda — vi insegnavano Henry Kissinger, Samuel Huntington, Zbigniew Brzezenski. E anche la CIA era di casa.

A prima vista potrebbe sembrare strano che i temi su cui lavorava Gene Sharp fossero di grande interesse sia per la CIA che per il Dipartimento della Difesa. In realtà non è strano per nulla. Organizzare la società civile per usarla come un esercito irregolare avrebbe permesso di attaccare il nemico sul proprio terreno invece di scatenare un conflitto militare, opzione troppo pericolosa per gli USA dal momento che l’Unione Sovietica era una potenza nucleare. Un cambio di regime permetterebbe di raggiungere gli obiettivi desiderati ma senza il rischio di un’escalation militare. Ricordiamo che la sconfitta subita in Vietnam era ancora cocente e aveva lasciato una ferita profonda nella psiche degli americani, l’opinione pubblica era fermamente contraria all’idea di sacrificare in guerra un’intera generazione.

E così assistiamo a un fenomeno interessante: dalla fine degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta il budget destinato all’intelligence cresce a ritmi ancora più sostenuti del budget militare.

Poiché l’immagine della CIA era sempre più compromessa — era noto il suo coinvolgimento in colpi di stato militari, omicidi e torture di leader e militanti comunisti — occorreva creare altre organizzazioni, legato alla CIA, ma con un’immagine presentabile, una sorta di restyling, in modo da attrarre nuove reclute.

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Andrea Zhok: La seconda arma più potente degli Usa

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La seconda arma più potente degli Usa

di Andrea Zhok*

Un paio di giorni fa è emerso il fatto che Meta (Facebook, Messenger, Whatsapp, Instagram) ostacolava le ricerche sull’attentato a Trump e bloccava le foto più “iconiche” dell’evento descrivendole come “alterate” sulla scorta della valutazione di “fact-checker indipendenti”.

Ieri è emerso che la posizione fisica del leader di Hamas Ismail Haniyeh ucciso a Teheran è stata individuata seguendo le comunicazioni su Whatsapp.

Oggi il primo ministro malese Anwar Ibrahim ha chiesto che il colosso statunitense Meta smetta di agire come “strumento di Israele” dopo che Instagram aveva cancellato i suoi commenti di condanna dell’assassinio di Haniyeh.

Poche ore più tardi la Turchia ha bloccato Instagram dopo che la piattaforma ha rimosso contenuti associati al leader di Hamas assassinato da Israele.

Intanto X ha tolto la spunta di autenticazione presidenziale a Maduro e l’ha aggiunta a Edmundo Gonzales, leader dell’opposizione, vincitore delle elezioni venezuelane secondo Blinken e secondo un exit poll svolto da un’agenzia (Edison Research) legata alla CIA.

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Salvatore Bravo: Ripensare le Olimpiadi

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Ripensare le Olimpiadi

di Salvatore Bravo

Le Olimpiadi di Parigi ci stanno palesando la verità del nostro tempo, in cui tutto è all’insegna dello smisurato e della società dello spettacolo, ciò malgrado la verità la si può celare, ma essa prepotentemente riemerge e ci invoca a essere “partigiani del crudo vero”. Le cronache, dietro lo scintillio della grandeur, ci restituiscono le denunce dei cittadini parigini dei quartieri periferici, la cui riqualificazione olimpionica ha comportato la loro espulsione, poiché le nuove costruzioni sono vendute a prezzi esorbitanti. Per realizzare nelle banlieue nord il villaggio olimpico sono stati eseguiti “sfratti e allontanamenti”. Negli anni che hanno preceduto le Olimpiadi le manifestazioni e le proteste sono state innumerevoli, ma tutto è caduto nel silenzio. Nulla doveva turbare la logica degli affari. Gli sfrattati non ritorneranno nei loro quartieri, le case sono in vendita a circa 7000 euro al mq. Il nuovo villaggio olimpico con i suoi servizi e con le case green sarà a disposizione non certo dei ceti popolari ma di una nuova tipologia di residenti rigorosamente benestanti1. Ancora una volta assistiamo al “razzismo senza razza” ciò che conta è il denaro, per cui i perdenti della globalizzazione sono destinati a spostamenti esterni senza prospettiva. Le chiamano nel nuovo linguaggio orwelliano: riqualificazioni del territorio.

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Paolo Ercolani: Caso Carini-KhelifIl: il “rasoio di Ockham” e il principio di realtà

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Caso Carini-KhelifIl: il “rasoio di Ockham” e il principio di realtà

di Paolo Ercolani

Lo dico subito senza girarci intorno: il fattore che – anche nel caso del controverso incontro pugilistico fra l’italiana Carini e l’algerina Khelif – evidenzia in misura maggiore la sconfortante degenerazione del tempo presente, riguarda la polarizzazione fra due opposti fanatismi che sovente scadono nella violenza verbale e nell’offesa personale.

La logica perversa della Rete, quella del mi piace o non mi piace, del bianco o nero, dell’ideologia spesso portata avanti con convinzione pari soltanto all’ignoranza sull’argomento in questione, sembra aver diviso analisti e popolazione in tifoserie contrapposte. Ma il tifo, si sa, ha molto a che fare con una categoria come la fede e poco o nulla con quella della conoscenza ragionante.

Ciò premesso, e non è poco, la questione che sta scatenando un putiferio politico-mediatico si presenta come molto complessa. Andrà affrontata e possibilmente risolta con rigore sul piano medico-scientifico, ma non v’è dubbio che comunque suscita notevoli controversie anche su quello etico-politico, portando molti commentatori e politici nostrani a pronunciarsi attraverso sonore sciocchezze e cattiverie.

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