[SinistraInRete] Sandro Moiso: Avanti barbari!

Rassegna 10/08/2024

 

Sandro Moiso: Avanti barbari!

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Avanti barbari!

di Sandro Moiso

Louisa Yousfi, Restare barbari. I selvaggi all’assalto dell’Impero, DeriveApprodi, Roma 2023, pp. 96, 12 euro

restare barbari.jpgAlle 22 in punto la radio della polizia penitenziaria gracchia frasi in arabo. Carcere minorile Ferrante Aporti di Torino: la rivolta iniziata poco dopo le 20 è in atto ormai da più di due ore. Incendio nelle celle, negli uffici, nei corridoi. Botte agli agenti. «Si sono presi una nostra radio, attenti alle comunicazioni: sentono tutto» dice quello della penitenziaria. No, è peggio. I detenuti del minorile – una cinquantina, forse appena di più – si sono impossessati di gran parte del carcere. (Notte tra i 1° e il 2 agosto 2024, da un articolo di Federico Femia e Caterina Stamin su “La Stampa”)

Come sempre, a essere sinceri, le recensioni di libri altrui non possono che costituire dei pretesti per parlare di argomenti che premono ai recensori. Tale osservazione vale anche in questa occasione, in cui il bel saggio di Louisa Yusufi, pubblicato lo scorso anno da DeriveApprodi in Italia, ma uscito originariamente in Francia nel 2022, permette a chi scrive di trattare un problema che travalica la “linea del colore” e della “barbarie” inclusa nei confini delle banlieue francesi per mettere in discussione il concetto di civiltà tout-court, all’interno di tutto il modo di produzione e riproduzione basato sui principi del capitale e dell’appropriazione privata della ricchezza socialmente prodotta.

Il titolo del testo della Yousfi rinvia, inevitabilmente, al motto “rimanere umani” che da anni accompagna manifestazioni e proposizioni ricollegabili alla rivendicazione in difesa dei diritti delle fasce più deboli e povere della popolazione e, in particolare, delle condizioni di vita dei migranti e degli immigrati, accompagnandosi spesso anche ai discorsi sulla guerra e le sue cruente e spietate logiche di violenza e sterminio. Non a caso il suo presunto ideatore, Vittorio Arrigoni noto come Vik, proprio a Gaza era stato ucciso nell’aprile del 2011 da una cellula jihadista salafita che si opponeva a qualsiasi tipo di intervento umanitario occidentale nell’enclave palestinese.

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Francesco Cappello: Euromissili statunitensi in Germania per difenderci?

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Euromissili statunitensi in Germania per difenderci?

di Francesco Cappello

Un missile nucleare Usa, schierato in Europa, può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia può colpire le capitali europee, ma non Washington. Gli USA vogliono anche in Italia gli euromissili, come a Comiso negli anni ’80?

Comiso copertinas.jpgCon l’espansione della NATO a Est sino ai confini della Federazione Russa, che include la volontà di inglobare l’Ucraina, è stato violato il principio di indivisibilità della sicurezza secondo cui la sicurezza di alcuni non può essere raggiunta a discapito di quella di altri. L’ultimo atto di tale follia atlantista è stata l’inclusione di Finlandia e Svezia. La Finlandia condivide con la Russia quasi 1400 km di confine. È stato, di conseguenza, provocato il collasso del sistema di sicurezza euro Atlantico che dev’essere ricostruito al più presto come chiesto a più riprese da Lavrov e dallo stesso Putin se davvero si volesse un ritorno alla Pace.

Nell’ambito del summit di Washington per i 75 anni della NATO, è stata firmata una Lettera di Intenti su ELSA, l’European Long-Range Strike Approach, sottoscritta dai ministri della Difesa di Italia, Francia, Germania e Polonia. Il ministro della difesa Crosetto ha dichiarato che: “L’iniziativa getta le basi per una cooperazione integrata e a lungo termine tra le nostre Nazioni per rafforzare le capacità europee di difesa e deterrenza, sviluppando la base industriale del settore.

In pratica, quindi, il primo atto per riattivare un certo settore della produzione bellica che come di consueto consiste nello squilibrare la relativa deterrenza.

Nel frattempo che gli europei si organizzano per incrementare la loro capacità di sviluppare e produrre, autonomamente, capacità nel campo degli attacchi militari a lungo raggio, è comunque importante che procedano ad acquisti direttamente dalle statunitensi Lockeed Martin, Northmann Group e altre.

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William Scott Ritter: “La Russia assisterà l’Iran nella sua risposta”

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“La Russia assisterà l’Iran nella sua risposta”

Alessandro Bianchi intervista William Scott Ritter

Fra il 1991 e il 1998 è stato ispettore Onu sotto il mandato dell’UNSCOM che si occupava degli armamenti in Iraq. Si è dimesso nel 1998 per divergenze di opinioni con Washington. Nel 2002 e all’inizio del 2003, quando George Bush e Tony Blair preparavano la guerra in Iraq, affermava con forza che nel paese non esistessero le armi di distruzione di massa. Mentre cadevano le bombe Usa e i giornalisti del “mondo libero” costruivano la narrazione delle armi chimiche, è stata una delle voci più forte nel denunciare questa fake news, semplicemente perché, ripeteva, non esistevano prove di produzione di armi chimiche nel paese.

Ha avuto ragione William Scott Ritter, ufficiale dei Marines dal 1984, nello smascherare la fake news che ha aperto il vaso di pandora dei crimini Usa.

Ha avuto ragione con l’Iraq e ha ragione dal febbraio 2022 quando ha mostrato da subito l’impossibilità per il regime di Kiev di vincere e il suicidio dell’Europa nel conflitto in Ucraina. Le sue analisi sul tema si sono rivelate le più accurate e autorevoli nello smascherare le menzogne della stampa filo Nato, arrivata a ridicolizzarsi al punto da scrivere come i russi fossero costretti a combattere con le pale da neve.

Abbiamo avuto il privilegio di conversare con Scott Ritter per “Egemonia” sull’escalation in Medio Oriente, le strategie della Nato e il conflitto in Ucraina.

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Alastair Crooke: La rinascita dell’Irgun del 1948?

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La rinascita dell’Irgun del 1948?

di Alastair Crooke per Strategic Culture Foundation

Non è forse giunto il momento che le strutture dominanti occidentali sollevino lo sguardo dai loro sogni a occhi aperti e leggano le rune che si manifestano tutt’intorno a loro?

I segnali sono lì, visibili a tutti: l’Occidente, ignorando deliberatamente tali espliciti segnali, non può lamentarsi o sfuggire alle conseguenze che ne derivano. No, il “far finta di niente” non è il nuovo squilibrio occidentale, quel compatto crollo di massa della sanità mentale che stiamo vivendo. È qualcosa di peggio: un ritorno a una versione dogmatica e autoritaria della verità che, secondo il fisico dissidente Eric Weinstein, ha distrutto (in Occidente) anche la vera scienza, ignorando e mettendo a tacere le sue voci dissidenti più importanti, mentre ricompensa a piene mani le frodi della scienza. Pensate: il Primo Ministro Netanyahu si è rivolto al Congresso degli Stati Uniti il ​​24 luglio dicendo, con inflessibile modalità manichea, che l’Occidente sta affrontando un “asse del male” (Iran e alleati), che gli Stati Uniti devono unirsi per distruggerla. Era un invito a partecipare a una guerra di civiltà. Il suo invito è stato accolto con 58 standing ovation da parte dei parlamentari statunitensi. Netanyahu torna a casa e trova un disastro nella comunità drusa del Golan.

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La Redazione de l’AntiDiplomatico: A differenza di Russia e Cina, gli USA non sono pronti per le guerre del futuro

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A differenza di Russia e Cina, gli USA non sono pronti per le guerre del futuro

di La Redazione de l’AntiDiplomatico

I conflitti moderni hanno rapidamente dimostrato quanto sia cambiata la guerra, afferma Mark Milley, ex presidente dello Stato Maggiore degli Stati Uniti, in un articolo per Foreign Affairs. In Ucraina, ad esempio, i droni e i loro operatori utilizzano sistemi di intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, c’è una corsa allo sviluppo di tecnologie ancora più avanzate.

Le nuove tecnologie stanno cambiando la natura della guerra in altri conflitti nel mondo. Questo non sorprende, perché la guerra ha sempre alimentato l’innovazione, si legge nella pubblicazione. Oggi, tuttavia, i cambiamenti avvengono con estrema rapidità e con effetti molto più incisivi.

Molto probabilmente, le guerre del futuro non si baseranno sul raggruppamento di più uomini o hardware militare. A dominare saranno invece potenti algoritmi e sistemi d’arma autonomi. Tuttavia, gli Stati Uniti sono ancora impreparati a questo sviluppo, lamenta Milley.

Le forze armate statunitensi sono completamente impreparate agli elementi di sorpresa. I loro aerei, carri armati e navi non sono attrezzati per attaccare gli UAV e l’intelligenza artificiale non è ancora stata introdotta. In generale, il Pentagono non ha abbastanza progetti per correggere queste carenze. Inoltre, le iniziative esistenti si muovono troppo lentamente.

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Roberto Ciccarelli: Marx, il risveglio del gigante dormiente

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Marx, il risveglio del gigante dormiente

di Roberto Ciccarelli

Intorno al libro di David Harvey, «Grundrisse. Un viaggio negli appunti di Karl Marx», edito da Alegre

Grundrisse. Un viaggio negli appunti di Karl Marx (Alegre, pp. 526, euro 28) è un capitolo del «Progetto Marx» al quale David Harvey lavora da almeno un quarto di secolo. È il seguito, o la premessa, per un altro «accompagnamento» – companion, è l’originale titolo inglese – a un altro libro importante del filosofo e geografo britannico: l’Introduzione al capitale tradotta da La Casa Usher nel 2014.

I Lineamenti della critica dell’economia politica (Grundrisse) sono stati scritti da Marx tra il 1857 e il 1858. Questi formidabili inediti iniziarono a essere letti davvero dal 1953. In Italia furono tradotti tra il 1968 e il 1970 da Enzo Grillo e divennero un altro strumento per rovesciare lo stalinismo. Oggi sono in libreria con l’editore PGreco.

IL «VIAGGIO» di Harvey non è un saggio filosofico sulla genesi dei testi e sul rapporto critico con la filosofia di Hegel sul modello di Roman Rosdolsky (Genesi e struttura del Capitale di Marx). Sembra più vicino all’introduzione di Vitalij Vygodskij attento al processo unitario della teoria economica di Marx. Le parti più felici del libro sono quelle dove l’autore ha realizzato più un’analisi contestuale, o una genealogia del presente storico, che usa il «metodo» marxiano per comprendere cos’è oggi il capitalismo finanziario e lo stato delle lotte dall’America Latina agli Stati Uniti fino all’Europa.

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Howard Moss: Extinction, evoluzione e bugie verdi

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Extinction, evoluzione e bugie verdi

di Howard Moss

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Per questo mese presentiamo tre libri recensiti da Howard Moss sulla rivista mensile inglese «Socialist Standard». Queste opere trattano temi a nostro avviso assai interessanti: una storia cooperativa della vita sulla Terra; un’analisi del processo di estinzione della biosfera da parte del sistema capitalistico; un esame dettagliato delle presunte “benefiche” politiche green.

* * * *

Esseri sociali

Selfish Genes to Social Beings. A Cooperative History of Life, di Jonathan Silvertown, Oxford University Press, 2024, pp. 236.

Questo è un libro notevole. Cerca di coprire, in un paio di centinaia di pagine, l’intera storia di quattro miliardi di anni della vita sulla Terra, quindi ovviamente non solo della vita umana. L’autore, specialista in ecologia evolutiva, fa del suo meglio, senza sottrarsi ai necessari tecnicismi biologici, per renderlo comprensibile al lettore comune, ai non specialisti.

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Luca Musella: Penultimi Uomini: le super alienazioni delle nuove povertà

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Penultimi Uomini: le super alienazioni delle nuove povertà

di Luca Musella

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quotidiano.pngLino dovrebbe fare il lavapiatti”: è il mantra della cerchia sociale e familiare di Lino. Del resto, anche lui si ripete che, certamente, dovrebbe fare il lavapiatti.

La società civile, quanto i migliori della politica, sostengono che quelli come Lino dovrebbero fare i lavapiatti. Così Lino trascorre le giornate cercando di fare il lavapiatti ma, ogni ristoratore che consulta ripete il suo stesso mantra: “Lino dovresti fare il lavapiatti, ma non nel mio ristorante”.

La perversione di un labirinto del genere, quindi, palesa la sua macelleria non solo nelle dinamiche economiche, ma nelle narrazioni che se ne fanno, corrompendo il cervello di chi cade quanto la fame.

Un blackout di logica che annienta i Penultimi Uomini, togliendogli anche la capacità di elaborare una progettualità credibile: spingendoli sempre più verso la cronicizzazione. Non è solo il problema di soldi, ma la stessa percezione ulcerosa della propria condizione.

L’indice di povertà assoluta è superato in questi casi da un nuovo parametro: l’indice di povertà percepita. Il come ci si vede e si viene guardati nelle tortuosità delle sconfitte: uno specchio che ti rimanda una immagine malata, fragile, indigeribile.

I meccanismi aggreganti presenti nel Terzo Mondo rendono fisiologiche, quindi condivisibili, condizioni di miseria. Basti pensare alla casa, che seppur una capanna fatta di lamiera, è certamente più amena di un cartone per strada.

Poi, se la condizione di accampato avviene dentro un accampamento, innesca meccanismi di scambio, di microeconomia, di socialità e di amore. Mentre una società livida e basata sul consumismo crea una pena accessoria all’ergastolo di povertà: alienazione perpetua.

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Giuseppe Masala: F-16 in Ucraina: le 5 domande (dalle risposte inquietanti) sulle ambiguità strategiche della NATO

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F-16 in Ucraina: le 5 domande (dalle risposte inquietanti) sulle ambiguità strategiche della NATO

di Giuseppe Masala

Mentre gli occhi del mondo sono puntati sul teatro mediorientale dove si attende la rappresaglia dell’Asse della Resistenza sciita contro Israele a causa degli assassini mirati avvenuti a Teheran ai danni del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh e a Beirut, ai danni di Ali Nazih Abed Ali, Consigliere Militare di Nasrallah, il leader di Hezbollah, in Ucraina avviene una pericolosissima escalation che avvicina la guerra diretta tra l’Alleanza Atlantica e la Federazione Russa.

Mi riferisco all’arrivo sui cieli ucraini dei super propagandati F-16 olandesi, danesi e americani “donati” a Kiev. Già quando si annunciò – oltre un anno fa – l’invio di questi velivoli in ucraina scrissi che si trattava di una pericolosissima escalation perché questi jet sono omologati per il trasporto e l’uso di armi nucleari tattiche aviolanciate, segnatamente quelle della famiglia B-61. Come è facilmente intuibile, data la caratteristica “nucleare” del velivolo, il suo arrivo sui cieli ucraini è già ontologicamente una escalation, per il semplice fatto che i russi al loro apparire sugli schermi dei radar non possono sapere con cosa sono armati né quale sia la loro missione. Nessuno potrebbe dunque escludere che stia per avvenire un bombardamento di tipo nucleare, magari sul suolo russo internazionalmente riconosciuto. Chiunque può capire l’estrema pericolosità di un fatto del genere, e su come ciò comporterà certamente un aumento dei mezzi di deterrenza usati dai russi.

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CNN: Hamas è ancora forte. WSJ: i riservisti dell’IDF logoratiPiccole Note:

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CNN: Hamas è ancora forte. WSJ: i riservisti dell’IDF logorati

di Piccole Note

Solo tre brigate di Hamas sono state distrutte, le altre 21 hanno ripristinato le loro capacità. E i riservisti israeliani sono prossimi al punto di rottura

Riportiamo quanto scrive Rachel Fink su Haaretz: “Un nuovo rapporto pubblicato lunedì dalla CNN rivela che quasi la metà dei battaglioni militari di Hamas nella Striscia di Gaza settentrionale e centrale hanno ripristinato parte delle proprie capacità di combattimento”.

La Cnn cita uno studio del Critical Threats Project dell’American Enterprise Institute realizzato insieme all’Institute for the Study of War, basato su informazioni trapelate da militari israeliani e di miliziani Hamas, ovviamente tutti anonimi, su filmati e interviste di esperti e testimoni oculari e dimostra che diverse unità di Hamas stanno ritornando in zone di Gaza “che l’esercito israeliano ha dichiarato di avere bonificato da tempo”.

“Secondo la nuova analisi, le unità [di Hamas] sembrano aver fatto un uso efficace delle risorse sempre più scarse, recuperando i resti dei loro battaglioni malconci. Al 1° luglio, solo tre dei 24 battaglioni delle Brigate al Qassam di Hamas […] sono stati completamente distrutti dalle forze israeliane”.

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Loretta Napoleoni: La “tempesta perfetta”: perché crollano i mercati statunitensi (e con quali conseguenze)

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La “tempesta perfetta”: perché crollano i mercati statunitensi (e con quali conseguenze)

di Loretta Napoleoni

San Diego, 6 agosto 2024. Se fino a fine giugno la campagna elettorale americana era sembrata sonnolenta e poco dinamica, nelle ultime quattro settimane si è trasformata in una corsa eccitante, esilarante e imprevedibile. L’ultimo colpo di scena arriva dai mercati, un capitombolo di quelli storici che azzerano montagne di profitti accumulati durante mesi e mesi e disseminano il panico tra gli investitori. Certo ai poveri d’America importa poco che lo Standard & Poor sia sceso di diversi punti percentuali, che Nvida abbia perso il 18pc dal picco più recente e che vale appena 3 mila miliardi di dollari, ma per chiunque negli Stati Uniti abbia uno straccio di pensione, e sono tanti e tanti, l’andamento di quell’indice e’ importante. Una buona fetta dei soldi che gli americani accantonano per la vecchiaia finisce infatti in borsa e viene investita non in singole azioni ma negli indici. A seconda dell’andamento della borsa, dunque, non solo i super ricchi anche la gente comune si sente piu’ o meno ricca o povera. Questa percezione è fondamentale quando si vota. La domanda chiave che tutti gli americani si pongono prima di entrare nelle urne è la seguente: “negli ultimi quattro anni la mia condizione economica e finanziaria e’ migliorata oppure no?”. Ebbene se si andasse a votare domani la riposta sarebbe negativa con le prevedibili conseguenze.

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Piccole Note: Ucraina: l’arrivo dei magici F 16 in un Paese al collasso

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Ucraina: l’arrivo dei magici F 16 in un Paese al collasso

di Piccole Note

Con mortalità tre volte il tasso di natalità, i rovesci al fronte e le Agenzie di Rating che brandiscono il default, l’Ucraina è al collasso. Ma arrivano le ennesime armi magiche…

Nel teatro di guerra ucraino sono apparsi gli F-16. Grida di giubilo da parte della leadership ucraina per l’arrivo dell’ennesima arma magica, accompagnate, però, dalle lamentale per il fatto che sono ancora pochi rispetto a quanti promessi. Secondo il New York Times, infatti, solo 20 piloti ucraini sarebbero in grado di guidarli, da cui la possibilità di disporre di soli 10 velivoli.

Peraltro, aggiunge il media Usa, i russi negli ultimi tempi hanno preso di mira con maggiore intensità le basi aeree ucraine, rendendo ancora più arduo ai jet – che già dovranno affrontare i più moderni aerei russi e il micidiale fuoco di sbarramento degli S-400 – di agire a proprio piacimento.

L’arrivo dell’arma magica, come hanno detto anche più o meno tutti, non cambierà le sorti della guerra. Si tratta di una trovata psicologica, un modo per poter dire che la guerra non è ancora persa, nonostante i catastrofici rovesci del fronte, dove i fanti ucraini cadono come mosche e i russi avanzano giorno dopo giorno.

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