La magistratura tedesca: A far saltare il Nord Stream sono stati gli ucraini

Fulvio Scaglione – 15/08/2024

La verità sul Nord Stream (insideover.com)

 

Ma chi l’avrebbe mai pensato? Chi avrebbe mai potuto immaginare che dietro l’attentato con cui, il 26 settembre del 2022, furono fatti saltare i condotti del gasdotto Nord Stream 1 e Nord Stream 2 nel Mar Baltico presso l’isola danese di Bornholm, ci potesse essere l’Ucraina? Non ci avevano spiegato, gli alfieri della “informazione di qualità”, che era stata la Russia? D’altra parte si sa, tutti i Paesi, appena scendono in guerra, fanno saltare le proprie infrastrutture più importanti (Gazprom possiede il 51% delle azioni), quelle più redditizie e politicamente sensibili. È noto, si usa così.

Adesso, dopo due anni di indagini ridicole, depistaggi, sciocchezze a mano libera, l’emasculato Stato tedesco, attraverso la sua magistratura, emette un mandato di cattura. Guarda un po’, nei confronti di un ucraino: Volodymyr Zhuravlov, un istruttore subacqueo che avrebbe coordinato le operazioni di una piccola squadra di sabotatori. Ovviamente i tedeschi si sono mossi nello stile del cancelliere Scholz, già definito “salsiccia di fegato” dall’ambasciatore ucraino: Zhuravlov risiedeva in Polonia e, tra l’annuncio della magistratura tedesca (il mandato d’arresto è stato spiccato in giugno) e la benevolenza delle autorità polacche è riuscito senza problemi a riparare nella madre patria. Altre due persone, un uomo e una donna, sono sospettate di aver partecipato all’attentato ma dalla Germania non è stato ufficializzato alcun mandato.

Di Zhuravlov esistono anche diverse immagini. Una gli sarebbe stata scattata da un autovelox dell’isola di Rugen, in Germania, mentre guidava un furgone sui cui avrebbe trasportato l’attrezzatura per l’immersione decisiva. Nel punto del Mar Baltico dove doveva posare gli esplosivi, il sub ucraino sarebbe arrivato con una barca a vela, l’Andromeda, noleggiata nel porto di Rostock. A bordo gli investigatori tedeschi avrebbe trovato tracce di un esplosivo efficace a che sott’acqua.

E così, il Paese che “combatte per noi“, ovvero l’Ucraina, non ha esitato a combattere contro di noi quando ha pensato che fosse necessario. La distruzione dei gasdotti Nord Stream ha certamente danneggiato la Russia, che ha perso un’infrastruttura costosa (8 miliardi di dollari) e decisiva negli equilibri internazionali, ma ha ancor più danneggiato l’Europa. La ricerca affannosa di fonti alternative di gas, oltre a esporci a un sensibile rincaro dei prezzi, ha anche ridotto l’Unione Europea a uno stato di vassallaggio energetico nei confronti degli Usa e dei loro alleati. Come disse poco dopo l’attentato quel genio del ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, quello che pronosticava l’economia russa rapidamente in pezzi, “… non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo Gnl a un prezzo quatto volte superiore a quello al quale vende agli industriali americani”. Il problema, per lui come per tutti noi, è che forse non possiamo accettarlo ma DOBBIAMO accettarlo.

Difficile quindi credere che gli ucraini abbiano deciso un passo come la distruzione del Nord Stream in perfetta solitudine. Quell’attentato ha cambiato la configurazione economica non solo della Germania ma dell’intero continente.

Sarà forse una coincidenza temporale ma certo non politica né economica il fatto che, proprio lo stesso giorno dell’azione dinamitarda degli ucraini, sia stata inaugurata la Baltic Pipe, il gasdotto che porta il gas naturale dalla Norvegia alla Polonia passando per la Danimarca. Un “tubo” da 10 miliardi di metri cubi l’anno che è stato come una pioggia d’oro per la Norvegia (210 milioni di fatturato con il gas nel 2021, 2 miliardi nel 2022), una fortissima rendita di posizione per la Polonia (che infatti alza la voce come non mai nella Ue e ambisce a diventare il vero hub gasiero del continente) e un’ottima garanzia per la Danimarca (3 miliardi di metri cubi di gas garantiti ogni anno dalla Polonia).

Tre alleati di ferro degli Stati Uniti, tre elementi portanti della Nato, tre sostenitori indefessi dell’Ucraina che combatte più per loro che per noi. C’è da stupirsi se il sub Zhuravlov è potuto uscire così dolcemente dalla Polonia nonostante il mandato di cattura tedesco? C’è da stupirsi se a inizio 2024 la Danimarca ha deciso di chiudere le indagini sul Nord Stream per un problema di giurisdizione? C’è da stupirsi se la Svezia ha fatto altrettanto, pure in presenza di indagini di cui InsideOver ha dato conto e che invitavano invece a fare il contrario?

 

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