[SinistraInRete] Alessandro Somma: Analfabeta a chi? 

Rassegna 17/08/2024

Alessandro Somma: Analfabeta a chi? 

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Analfabeta a chi? 

di Alessandro Somma

A proposito del Dizionario politico minimo di Luciano Canfora a cura di Antonio Di Siena*

luciano canfora libroLa politica vive di parole, ma queste possono anche provocarne la morte. Succede quando il discorso pubblico viene schiacciato sul “pensiero unico”, quando una censura sovente impalpabile ma sempre pervasiva identifica il dicibile e pretende di tracciare confini netti con l’indicibile. Per “screditare qualunque forma di dissenso” semplicemente impedendo di pronunciarlo, e condannare così all’emarginazione “chiunque si faccia portatore di una visione critica”. Di più: per etichettarlo come “analfabeta politico” (xii) per il solo fatto di essere indisponibile a riprodurre le retoriche allineate ai luoghi comuni e cocciutamente impegnato a produrre un pensiero libero.

Se così stanno le cose, il tentativo di far rivivere la politica non può che passare da un’opera di nuova alfabetizzazione: di paziente ricostruzione delle parole del discorso pubblico che evidenzi le espressioni della sua corruzione e offra strumenti per contrastarla. Un’opera che metta in luce la virulenza delle semplificazioni: che dia conto della complessità del linguaggio e dunque della sua capacità di rendere la complessità della politica. E che così facendo lo porti a “ripoliticizzare lo spazio pubblico” (xiv).

A questo difficile compito si è dedicato Luciano Canfora nel suo ultimo libro, organizzato sotto forma di voci di un Dizionario politico minimo scritte in dialogo con Antonio Di Siena. Lo leggeremo qui a partire da tre coppie di voci che identificano ambiti particolarmente bisognosi di essere liberati dai condizionamenti del pensiero unico: fascismo e antifascismo, capitalismo e democrazia, Stato nazionale e Unione europea. Ovviamente il volume offre lo spunto per individuare molti altri percorsi. Qui abbiamo voluto evidenziare quelli incentrati sulle voci che, una volta risintonizzate con il pensiero critico, possono più di altre alimentare il moto verso il superamento degli equilibri da cui il pensiero unico trae il suo fondamento.

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Vittorio Stano: …Verso una testa ben fatta

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Verso una testa ben fatta

di Vittorio Stano

valditara 745x470.jpeg“L’educazione è la leva per un profondo cambiamento culturale. L’educazione è lo strumento per comprendere e affrontare le sfide del presente e del futuro”

Michel de Montaigne (1533-1592)

…E’ dal potere che provengono i suoi uomini peggiori!

Platone

… Senza cellulari e ripristino del diario cartaceo più attenzione e sviluppo manualità ? Per favore ministro…

Il ministro Valditara non è nuovo a esternazioni che fanno discutere e dividere addetti ai lavori, mass media e genitori.

Il suo mandato iniziò con l’intenzione di “umiliare” gli studenti responsabili di atti di bullismo con punizioni esemplari come sospensioni e lavoro sociale obbligatorio. Seguì l’audace intento di costituire nelle scuole d’Italia “classi speciali” di soli bambini/studenti che non padroneggiano la lingua italiana. Quindi estromettere dalle classi regolari i figli dei lavoratori migranti, sostanzialmente. Cioè l’istituzione del ghetto, mentre si parla ipocritamente di inclusione. Per fortuna non c’è stato un seguito a questa intenzione razzista, almeno fino a oggi…

Il ministro è il più fervido rinvigoritore di quei principi propri della borghesia conservatrice che ebbero in Giovanni Gentile il realizzatore di quella “riforma scolastica organica” che Mussolini definì… “la più fascista delle riforme”. Inoltre, la presentazione del ddl di riforma dell’istruzione tecnico-professionale di giorni addietro, ha reso edotti parlamentari e cittadini che vuole far “addestrare” gli studenti come cavalli o soldati, per metterli poi in sinergia con le imprese locali. Con quel provvedimento la scuola viene ridotta a luogo per sfornare lavoratori.

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comidad: La mitopoiesi della cleptocrazia israeliana

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La mitopoiesi della cleptocrazia israeliana

di comidad

Ogni azione che Israele compie non fa altro che riaffermare la sua dipendenza dalla tutela e dal denaro degli Stati Uniti. Israele ricorda un tipo di personaggio da soap opera, cioè il figlio di papà, viziato, scapestrato e tossicodipendente, spesso arrogante col genitore, ma che viene costantemente tirato fuori dai guai grazie al portafogli e alle conoscenze di papà. L’ultimo regalo di Biden è un assegno di tre miliardi e mezzo di dollari, con cui Israele dovrebbe rifornirsi di armi americane nei prossimi anni. Ovviamente gran parte di quei soldi farà come Lassie e tornerà a casa in forma di contratti per le multinazionali delle armi e di tangenti per i parlamentari; ma le cleptocrazie funzionano appunto con questi meccanismi di sponda.

La tossicodipendenza non c’è soltanto nei confronti del giro di denaro ma anche dei miti che giustificano quel giro di denaro. Già Israele è fondato sul falso storico della sua nascita come conseguenza dell’Olocausto. In realtà la lettera del ministro degli Esteri inglese Balfour al banchier-barone Rothschild, con la quale il Regno Unito riconosceva una patria ebraica in Palestina, porta la data del 1917; quindi si trattava di creare un avamposto coloniale occidentale nei territori strappati all’impero ottomano. Una delle ultime balle in ordine di tempo è quella del “pogrom” del 7 ottobre, che nei nostri media è diventato un mantra intoccabile, a onta del fatto che la stampa israeliana ha documentato il ruolo determinante del “fuoco amico” nelle dimensioni della strage.

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Sandro Moiso: Avanti barbari!/2 – Estranei al centro

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Avanti barbari!/2 – Estranei al centro

di Sandro Moiso

Amico, sono selvaggio e urlo ounga wawa
Ounga ounga, la mia Glock punta la spia
Ounga ounga, nigga wawawawa
Ounga ounga, basta che non facciamo cazzate
So di non essere integrato
Cerco il mio interesse
(PNL, Différents, Que la famille, 2015)

Mentre qualche commentatore si ostina a parlare di una convinta partecipazione dei giovani delle banlieue alla recente tornata elettorale con cui la Sinistra è riuscita a riconsegnare nelle mani di Macron il ruolo di ago della bilancia del governo, ignorando per altro che una percentuale di elettori arrivata al 67% degli aventi diritti al voto lascia qualche perplessità sulla “grande mobilitazione popolare antifascista”, si è deciso di pubblicare qui di seguito un estratto da una delle due postfazioni poste a chiusura del testo di Gioacchino Toni e Paolo Lago, Spazi contesi, cinema e banlieue, edito da Milieu, 2024.

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Piccole Note: In attesa della risposta dell’Iran, nuovi orrori da Gaza

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In attesa della risposta dell’Iran, nuovi orrori da Gaza

di Piccole Note

L’Iran potrebbe non reagire all’assassinio di Haniyeh in caso di un accordo su Gaza. Intanto, nella Striscia, i palestinesi sono usati come scudi umani

Mentre si susseguono gli allarmi sulla risposta iraniana all’assassinio di Ismail Haniyeh, che potrebbe scatenare una guerra regionale, e mentre Teheran ribadisce che deve reagire, si registrano segnali in controtendenza.

In particolare, appare di interesse quanto dichiarato da Aliasghar Shafieian, consigliere per i media del neopresidente Masoud Pezeshkian, secondo il quale il suo Paese darà una risposta “matura”, aggiungendo che, come l’assassinio di Haniyeh è stata un’operazione di intelligence, così sarà la risposta. Lo riferisce il Washington Post, ripreso dall’Adnkronos, che quindi conclude che la risposta sarà limitata.

Una conclusione esplicitata dallo stesso Shafieian in una dichiarazione resa a un media iracheno, e ripresa da Sputnik, al quale ha spiegato che la riposta sarà diversa da quella di aprile, quando Teheran lanciò missili e droni contro il territorio israeliano, presumibilmente di intelligence come quella che causato la morte di Haniyeh.

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Mohamed El-Erian: Crisi finanziaria, “l’atteggiamento di Wall Street è sconvolgente”

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Crisi finanziaria, “l’atteggiamento di Wall Street è sconvolgente”

Handelsblatt intervista Mohamed El-Erian

Quando nel mondo delle borse si percepisce l’arrivo di crisi e di guerre finanziarie, Mohamed El-Erian è una delle persone i cui pareri nel mainstream sono tra i più richiesti

Mohamed El-Erian, economista e imprenditore egiziano-americano, è una figura di spicco nel mondo della finanza globale. Nato a New York nel 1958, ha studiato economia al Queens’ College di Cambridge, dove oggi ricopre la prestigiosa carica di Presidente. El-Erian è noto soprattutto per il suo ruolo di CEO e co-CIO di PIMCO, uno dei più grandi gestori di investimenti al mondo, dal 2007 al 2014. Durante il suo mandato è riuscito a guidare l’azienda attraverso la crisi finanziaria globale esplosa con Lehman Brothers Oltre alla sua esperienza in PIMCO, El-Erian ha ricoperto importanti incarichi nel mondo accademico e politico. El-Erian è anche un prolifico scrittore e commentatore, con una vasta produzione di articoli e libri su temi economici e finanziari. Le sue analisi acute e le sue previsioni spesso controcorrente lo hanno reso una voce autorevole e rispettata nel dibattito pubblico.

Pubblichiamo la traduzione della sua recente intervista concessa alla Handelsblatt, il principale quotidiano economico-finanziario tedesco. Come dire, quando c’è aria di crisi capita che nel capitalismo si discuta al massimo livello. L’intervista solleva interrogativi sul ruolo delle banche centrali e sulla loro capacità di gestire le crisi finanziarie.

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Giuseppe Masala: Dove porta la “Grand Strategy” di Washington per evitare la bancarotta

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Dove porta la “Grand Strategy” di Washington per evitare la bancarotta

di Giuseppe Masala

pàoinoòuvb.jpgSin dall’inizio del conflitto bellico scoppiato in Ucraina nel 2022 abbiamo sostenuto la tesi che le reali motivazioni della crisi andavano ricercate nello stato dei conti con l’estero degli Stati Uniti e, dunque, nello stato della competitività del suo sistema produttivo nell’agone del mercato globale nato dalle ceneri del Muro di Berlino.

 

Le due colonne del sistema dollarocentrico

Le colonne fondamentali del sistema dollarocentrico che ha consentito al “sistema-mondo” di funzionare dalla caduta del Muro di Berlino in avanti – a mio modo di vedere – sono essenzialmente due:

1) Gli USA devono avere una dominanza tecnologica sul resto del mondo,

così da poter produrre merci ad alto valore aggiunto lasciando la produzione dei prodotti maturi a basso valore aggiunto al resto del mondo e acquistandoli da questi a basso costo per il proprio mercato interno. Un sistema che consente agli USA di riequilibrare in larga misura l’andamento della bilancia commerciale e del saldo delle Partite Correnti.

Quest’ultima anche in relazione al fatto che gli enormi fondi finanziari di Wall Street acquistano partecipazioni nelle più importanti società in giro per il mondo garantendo al sistema statunitense di avere ogni anno ricchi dividendi che, appunto, aiutano a riequilibrare il saldo delle Partite Correnti. Con il trascorrere dei decenni però, la dominanza tecnologica americana è stata intaccata e poi dei tutto erosa. Certamente la prima scalfittura alla Tecnology Dominance a stelle e strisce fu data dal Giappone che negli anni ottanta del secolo scorso accumulò enormi saldi commerciali positivi nei confronti degli USA, basti pensare al settore delle automobili.

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John J. Mearsheimer: Chi ha causato la guerra in Ucraina?

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Chi ha causato la guerra in Ucraina?

di John J. Mearsheimer

Traduzione di Antonio Gisoldi

UcrainaBimba.jpgLa domanda su chi sia responsabile di aver causato la guerra in Ucraina è stata una questione profondamente controversa da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022.

La risposta a questa domanda è di enorme importanza perché la guerra è stata un disastro per una molteplicità di ragioni, la più importante delle quali è che l’Ucraina è stata effettivamente distrutta. Ha perso una parte considerevole del suo territorio ed è probabile che ne perderà ancora di più, la sua economia è a pezzi, un gran numero di ucraini è internamente sfollato o ha lasciato il paese, e ha subìto centinaia di migliaia di perdite. Naturalmente anche la Russia ha pagato un prezzo di sangue significativo. A livello strategico le relazioni tra Russia ed Europa, per non parlare di Russia e Ucraina, sono state avvelenate per il futuro prossimo, il che significa che la minaccia di una grande guerra in Europa ci accompagnerà anche dopo che la guerra in Ucraina si sarà trasformata in un conflitto congelato. Chi sia responsabile di questo disastro è una questione che non scomparirà presto e, semmai, diventerà probabilmente più importante man mano che la portata del disastro diventerà più evidente a un numero sempre maggiore di persone.

L’idea convenzionale in Occidente è che Vladimir Putin sia responsabile di aver causato la guerra in Ucraina. L’invasione – così si sostiene – mirava a conquistare tutta l’Ucraina e a renderla parte di una Russia più grande. Una volta raggiunto questo obiettivo i russi si sarebbero mossi per creare un impero nell’Europa orientale, proprio come fece l’Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Pertanto Putin in definitiva rappresenta una minaccia per l’Occidente e deve essere affrontato con la forza. In breve Putin è un imperialista con un grande piano che si inserisce perfettamente in una lunga tradizione russa.

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Fulvio Grimaldi: Nel nome di Ipazia: dal fiume al mare

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Nel nome di Ipazia: dal fiume al mare

di Fulvio Grimaldi

Canale Youtube di Fulvio Grimaldi:

Da Elena Basile alla Palestina “dal fiume al mare”, da Kutsk al Venezuela

https://youtu.be/P5fHolraM_o

https://youtu.be/P5fHolraM_o https://youtu.be/P5fHolraM_o

Byoblu, “Le Interviste”,

Edoardo Gagliano intervista Fulvio Grimaldi sull’incursione ucraina in Russia nel contesto dei fronti aperti in Medioriente

https://www.byoblu.com/2024/08/13/la-russia-ha-la-guerra-in-casa-fulvio-grimaldi/

“Una terra senza popolo per un popolo senza terra”, Elena Basile?

Stimo e seguo con vero affetto Elena Basile, scrittrice, ex-ambasciatrice e analista geopolitica. Mi è cara per la nobiltà formale e sostanziale dei suoi interventi sul Fatto Quotidiano e altrove. Interventi segnati da accurata conoscenza dei fatti, dei contesti, dei retro- e avanterra, sempre percepiti e trasmessi con la sapienzialità fiorita dall’esperienza e suonata con l’archetto della sensibilità umana.

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Massimo Zucchetti: L’attacco criminale alla centrale nucleare di Zhaporizya

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L’attacco criminale alla centrale nucleare di Zhaporizya

di Massimo Zucchetti*

Sempre più criminali, sempre più impuniti, sempre più sconsiderati.

Zelensky, prossimo Premio Nobel per la Pace, stanotte ha pubblicato questo video (grazie a Clara Statello che me lo ha passato).

Era tutto fiero, il criminale di guerra.

L’enormità di questo crimine contro l’intera umanità lo capiscono tutti, chiarito che l’immagine si riferisce alla Centrale Nucleare di Zhaporizya, bombardata con droni. In fiamme.

Ovviamente, essendo in mano russa, l’attacco è stato compiuto da Kiev, come conferma anche la AIEA. Gli ukronazi, al solito, dicono che i russi si sono appiccati il fuoco da soli. E questa – ci scommetto – sarà la versione che pubblicheranno gli schiavi dei media occidentali. O al massimo, che era “legittima difesa”.

Gli esperti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) presso la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhya (ZNPP) hanno assistito a un denso fumo scuro proveniente dall’area nord-occidentale della centrale, dopo aver sentito numerose esplosioni nel corso della serata.

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Marco Cattaneo: Euroausterici e finanza pubblica

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Euroausterici e finanza pubblica

di Marco Cattaneo

Gli euroausterici, compresi quelli un buona fede, hanno in testa parecchie idee sballate (viene da dire SOLO idee sballate) in merito a deficit e debito pubblico. Questa non è una novità.

Uno dei loro leitmotiv è che è (sarebbe) “una cretinata” affermare che il debito pubblico è credito dei privati che lo possiedono.

Se gli si dice “bene regalami i tuoi BTP, visto che non è credito, quindi non è un’attività finanziaria, non ha un valore, sarai felice di sgravartene e io da parte mia con piacere ti solleverò da questo fastidio” – se gli si dice QUESTO non sanno più cosa rispondere e non rimane loro che sviare il discorso.

Una maniera tipica di sviarlo è l’affermazione (in realtà ben poco attinente con la precedente, ma transeat) che “i titoli di Stato sono solo di chi li possiede mentre il debito pubblico è di tutti”. Ma questo sconclusionato tentativo di replica non tiene conto di parecchie cose.

Per iniziare, il debito pubblico, ovvero i titoli di Stato, non li possiedono tutti nella stessa misura, ma anche le tasse non le pagano tutti nella stessa misura. Un nullatenente paga molto poco, e peraltro non possiede neanche titoli, e non percepisce interessi. Chi possiede molti titoli e percepisce molti interessi di sicuro paga anche molte più tasse di un nullatenente.

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Corrado Frullani: Sugli omicidii dei lavoratori

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Sugli omicidii dei lavoratori

di Corrado Frullani

La produzione capitalista è orientata in ogni settore a realizzare il massimo profitto. Rispetto a questo fine generale ogni prescrizione da adottare in termini di sicurezza sul lavoro viene percepita “dal sistema” come “un costo” che riduce o compromette il raggiungimento del fine.

Nella spicciola logica produttivistica l’unica sicurezza sul lavoro utile e necessaria è quella che preserva i profitti da costi/danni peggiori. Onde evitare tale “male peggiore” il capitale ricorre ai mezzi più economici possibili, spesso puramente formali, in termini di sicurezza, tendendo a preservare la maggior quantità possibile di profitto.

Considero quanto appena ipotizzato un punto di partenza “postulato”, per il proseguimento del discorso ma, per chi volesse, l’esperienza nota di due secoli di società capitalista potrà, attraverso ampi e reperibili studi, offrire tutte le giustificazioni e spiegazioni del caso.

Scendiamo quindi dal contesto generale al particolare nazionale italiano.

Le serie storiche statistiche dell’Inail, che registrano gli infortuni sul lavoro e la loro intensità estrema (morte), non bastano a comprendere il fenomeno e capirne l’evoluzione, se non si intrecciano con i cambiamenti della società, delle produzioni e dei processi produttivi.

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