[SinistraInRete] Enrico Tomaselli: La quarta guerra

Rassegna 02/09/2024

Enrico Tomaselli: La quarta guerra

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La quarta guerra

di Enrico Tomaselli

armi israele e17098095964062.jpgOrmai trascorso anche il decimo mese di guerra, il conflitto a Gaza – la guerra più lunga mai sostenuta da Israele – si rivela sempre più come un insanabile fattore di stress per la società israeliana. Le criticità che stanno emergendo sempre più, mostrando le crepe che si aprono nella società, sono però figlie dirette del fallimento militare – e questo è un elemento deflagrante per Israele.

Sin da prima del 1948, il movimento sionista ha immaginato lo stato ebraico come uno stato guerriero, eternamente in conflitto con i suoi vicini, e la cui sopravvivenza era ineluttabilmente legata alla capacità di esercitare un sovrastante potere militare. Una deterrenza che richiedeva, tra l’altro, il ricorrente esercizio attivo della forza, sia per ribadire il potere deterrente, sia per mantenere costantemente i paesi arabi in una condizione di soggezione sia psicologica che militare.

Per fare ciò, i governi israeliani hanno sempre adottato il classico schema occidentale, ovvero la supremazia tecnologica combinata con una strategia aggressiva, basata sull’annichilimento del nemico in tempi estremamente brevi. Le tre guerre precedenti, sostenute da Israele, sono state rapide e ad alta intensità. Questo modello, vincente, ha quindi uniformato non solo le forze armate, ma l’intera società – che, appunto in quanto società guerriera, è costantemente armi al piede.

Il rapporto tra forze armate e società è estremamente molto più stretto che non altrove, e segnatamente che nelle società occidentali; non solo per via di una leva lunga e ambisessi, o per il frequente richiamo in servizio dei riservisti, ma per la rilevanza che la carriera militare assume spesso in quella politica.

Questo modello, fondativo sotto ogni profilo, è entrato in crisi il 7 ottobre 2023, ed è poi via via andato sgretolandosi, sino a mettere in crisi esistenziale lo stesso stato ebraico.

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Davide Carrozza: Il caso del caso Moro, parte 4: Steve Pieczènik

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Il caso del caso Moro, parte 4: Steve Pieczènik

di Davide Carrozza

whatsapp image 2024 08 28 at 13.01.26Ennesima puntata dell’approfondimento sulla saga più avvincente e al contempo più triste della nostra storia repubblicana: il rapimento e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro avvenuto a Roma fra il 16 Marzo e il 9 Maggio 1978 ad opera delle Brigate rosse. Questa volta lo stimolo per scrivere una quarta puntata mi viene dato non tanto dai soliti lettori/detrattori che, forti della corazza complottista forgiata da decenni di saggistica spazzatura, argomentano su noti servizi, spie della NATO e della CIA, sicari della mala e altre sceneggiature da serie crime di basso livello. Questa volta, finalmente, la critica sorprendentemente costruttiva arriva da un collega, Dario Ventura, che avendo letto le 3 puntate precedenti mi muove un appunto che proverò a riassumere così: premesso che ti definisci oppositore di ogni tesi non sufficientemente argomentata e suffragata da comprovata documentazione, specie se mai confluita in alcuno dei 5 processi; premesso che difendi (senza ovviamente sposarne la causa e soprattutto senza sposarne i mezzi) l’autenticità della lotta armata e del tentativo rivoluzionario in Italia; premesso che critichi e ti opponi aspramente a ogni tesi che sostenga l’etero-direzione delle brigate rosse…premesso tutto quanto detto, allora perché sostieni che non si può negare che i servizi segreti abbiano avuto un ruolo nella vicenda? Non lo dice, ma leggo nei suoi occhi una velata accusa di mancanza coerenza. Il rilievo del mio collega arriva all’improvviso nel bel mezzo di una tranquilla colazione in cui si parlava di consigli di classe e dei nuovi schemi di gioco del Milan e della Roma…con non poco stupore e colto impreparato, capisco che c’è bisogno di una quarta puntata.

Il riferimento di Dario è al primo articolo della serie, quello in risposta ad alcune argomentazioni sostenute da Report di Rai 3 dove scrivo testualmente: alla luce della storia recente del nostro paese è impossibile pensare che i servizi italiani e/o americani siano rimasti completamente fuori dalla vicenda del rapimento e dell’uccisione dell’Onorevole Moro.

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Elena Basile: Giocare con il fuoco della guerra totale

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Giocare con il fuoco della guerra totale

di Elena Basile

Nei pochi mesi che ci separano dalle elezioni americane nuovo sangue deve essere versato in Ucraina. Kamala Harris ha bisogno di rincuorare il suo elettorato bellicista con qualche vittoria tattica ucraina che tutti, strateghi militari e non, sappiamo bene non avranno influenza sulle sorti della guerra. Banali ragioni elettoralistiche da un lato, dall’altro la sofferenza, la perdita di vite, giovani che tornano senza arti dai campi di battaglia. Mi domando se la società civile è consapevole della cinica immoralità che governa la politica occidentale. Dopo due e mezzo di guerra e di perdite militari e civili, Mosca se anche lo volesse non potrebbe porre fine al conflitto se non avrà ricevuto garanzie almeno sui punti fondamentali: Ucraina demilitarizzata e neutrale, regioni russofone alla Russia o con garanzie concrete di autonomia regionale e linguistica. Non potrà accettare un cessate il fuoco temporaneo che permetta all’Ucraina di riorganizzarsi militarmente ed economicamente per una nuova offensiva.

Trump si è esposto in numerose occasioni affermando di voler porre fine a una guerra che spreca miliardi e influisce negativamente sulla qualità di vita degli statunitensi. I guadagni ci sono eccome.

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Alessandro Avvisato: La Nato istiga Kyev a bombardare la Russia. I guerrafondai si fomentano tra loro

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La Nato istiga Kyev a bombardare la Russia. I guerrafondai si fomentano tra loro

di Alessandro Avvisato

“Dobbiamo continuare a fornire all’Ucraina l’equipaggiamento e le munizioni di cui ha bisogno per difendersi dall’invasione russa. Ciò è vitale affinché l’Ucraina possa rimanere combattiva”, ha sottolineato in una nota il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, davanti agli ambasciatori dell’Alleanza ieri al termine del Consiglio Nato-Ucraina richiesto da Kiev. . Secondo una fonte diplomatica citata dalla France Presse, alcuni Stati membri hanno anche chiesto la revoca delle limitazioni all’uso delle armi pesanti sul territorio russo, come richiesto dal presidente ucraino Zelensky.

Zelensky chiederà a entrambi i candidati alla presidenza degli Stati Uniti di rimuovere le limitazioni che impediscono a Kiev di usare le armi a lungo raggio in profondità in territorio russo, in particolare gli Atacms di fabbricazione statunitense e i missili Storm Shadow di fabbricazione britannica. Per questa ragione — rivela il giornale statunitense Politico — il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov e il consigliere di Zelensky, Andriy Yermak, presenteranno agli Stati Uniti una lista di obiettivi a lungo raggio da colpire in Russia.

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Mario Lettieri e Paolo Raimondi: Il mondo cambia. Come dimostra anche il prossimo summit dei BRICS a Kazan

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Il mondo cambia. Come dimostra anche il prossimo summit dei BRICS a Kazan

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

I BRICS crescono ma i nostri media li ignorano totalmente. Non si dovrebbero sorprendere se al 16.imo vertice di Kazan, in Russia, il prossimo 22 – 24 ottobre, essi avanzassero proposte e iniziative di una valenza economica e politica tale da scuotere alle fondamenta il vecchio ordine geopolitico.

Da 8 mesi quest’anno hanno tenuto decine e decine di conferenze e incontri preparatori a livello di governi, di parlamenti e di esperti su tutti gli argomenti di interesse globale.

Uno degli argomenti affrontati, quello monetario e finanziario, merita indubbiamente una maggiore attenzione per le sue inevitabili ripercussioni geopolitiche.

Anche quando si è discusso di cooperazione energetica, tecnologica, infrastrutturale, sanitaria, educativa o culturale, è sempre emersa la centralità del futuro assetto monetario e finanziario a livello internazionale.

Affermano di voler sviluppare la cooperazione interbancaria, fornendo assistenza alla trasformazione del sistema dei pagamenti internazionali con l’uso di tecnologie finanziarie alternative, ampliando l’utilizzo delle valute nazionali dei singoli paesi BRICS nel commercio reciproco.

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Salvatore Bravo: Dialettica e progettualità oltre la sola “ragion critica”

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Dialettica e progettualità oltre la sola “ragion critica”

di Salvatore Bravo

La trasformazione radicale in politica necessita del passaggio dal periodo di decostruzione critica del sistema politico-sociale alla prassi. Nella fase matura i due momenti sono tra di loro in feconda tensione; la progettualità senza la teoria è solo “desiderio di trasformazione” pronto a insabbiarsi per assenza di fini oggettivi e di coscienza di classe. Bisogna prendere atto che nel nostro tempo storico siamo sostanzialmente ancora nella fase negativa, ovvero una fase puramente critica che rischia di franare nello scetticismo. Fortunatamente la storia conosce accelerazioni che sfuggono a qualsiasi analista; ci sono variabili non contemplate e in rapida ascesa che possono favorire sviluppi imprevisti. Lo spirito del tempo è la volontà della classe dominante che può essere ribaltata da una volontà-razionalità sociale più forte per consapevolezza progettuale, pertanto ogni contributo alla lotta dialettica non è mai perso, ma è parte dei processi di riappropriazione comune della coscienza comunitaria e soggettiva che il sistema ha depredato e alienato.

La fase negativa è critica sociale e disvelamento delle contraddizioni che attanagliano il nostro tempo. La critica sociale effettuata sulla rete e con la produzione libraria sono riuscite nell’intento di inoculare il dubbio anche in molti di coloro che si adattano per opportunismo o impotenza.

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Andrea Guazzarotti: Von der Leyen bis, il vuoto della politica

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Von der Leyen bis, il vuoto della politica

di Andrea Guazzarotti

von der leyen esulta ftg.jpegLa candidata alla Presidenza della Commissione per il Partito popolare europeo, Ursula von der Leyen, è stata prima designata dal Consiglio europeo (capi di Stato o di governo), poi eletta dal Parlamento europeo (PE). La Presidente uscente, candidata del più grande gruppo politico al PE, è stata, dunque, riconfermata, dopo che il suo gruppo ha ottenuto una chiara maggioranza relativa, in crescita rispetto alle precedenti elezioni europee. Si tratta di una prova di stabilità nella continuità delle istituzioni europee, oppure di una vittoria figlia della cintura sanitaria europeista eretta nel Parlamento europeo, che poco ha a che spartire con la credibilità personale e istituzionale guadagnate sul campo dalla Presidente uscente (Cerretelli)? Una Presidente «che pochi amano ma molti hanno rieletto per evitare una crisi istituzionale devastante» (ibidem).

 

Far scegliere agli elettori la Presidenza della Commissione, o della truffa delle etichette

La continuità delle istituzioni europee, in realtà, è difficile da testare. Rispetto alla precedente elezione della “Von der Leyen I”, si è trattato di un apparente ritorno alla prassi – in passato ardentemente patrocinata dal Parlamento europeo – degli Spitzenkandidaten. Una prassi progettata dall’illusione dell’accademia di trasformare la struttura costituzionale dell’UE senza passare per la riforma dei Trattati e, soprattutto, per la (improbabile quanto dolorosa) costruzione di un’egemonia politica e di un demos europeo. Per avvicinare gli elettori alle istituzioni europee e politicizzare la formazione della Commissione, in modo da ridimensionare il ruolo di King-maker del Consiglio europeo (cioè dei governi nazionali), era stata valorizzata la novità normativa del Trattato di Lisbona (2009) che imponeva al Consiglio europeo di designare la Presidente della Commissione «tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo» (art. 17.7 TUE).

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Gianmarco Pisa: Palmiro Togliatti, a 60 anni dalla scomparsa

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Palmiro Togliatti, a 60 anni dalla scomparsa

di Gianmarco Pisa

Screenshot 2024 08 22 alle 02.04.08.pngPer l’impegno e la lotta dei comunisti e delle comuniste in Italia, così come per alimentare e arricchire la riserva di forza teorica e di esperienza concreta del movimento comunista internazionale, la vicenda, teorica e politica, della direzione di Palmiro Togliatti, nella lunga stagione storica dal 1927 al 1964, resta un’eredità prospettica, di grande spessore e di vasta portata.

Per i comunisti e le comuniste italiane la lunga vicenda storica e la vasta eredità politica di Palmiro Togliatti (1893-1964) rappresentano un punto di riferimento ineludibile e un terreno di elaborazione, anche critica, indispensabile per irrorare di senso le «frontiere del presente». Si tratta di un lascito che muove in entrambe le direzioni, facendo eco proprio al motto togliattiano in base al quale, come comunisti e comuniste, «veniamo da lontano e andiamo lontano». Secondo la prima direzione, di carattere retrospettivo, il contributo più promettente dell’eredità di Togliatti, che riprende da Gramsci e sviluppa sino alle sue più compiute realizzazioni, consiste nell’aver fatto del marxismo e, in particolare, del leninismo, una vicenda anche, coerentemente, italiana, nell’aver «tradotto in italiano» la lezione dei precursori, a partire da Marx e passando per Antonio Labriola, nonché gli apprendimenti del pensiero di Lenin e degli sviluppi dell’Ottobre, e nell’aver innestato il marxismo e il leninismo dentro il percorso storico della vicenda nazionale nella sua «lunga durata». Il leninismo viene portato dentro la vicenda storica italiana e finisce per alimentare di senso l’impegno di comunisti e comuniste nel nostro Paese.

Secondo l’altra direzione, Togliatti fornisce un contributo preziosissimo nel proiettare la vicenda politica dei comunisti e delle comuniste verso il futuro, ponendo le basi per una elaborazione di vasto respiro e gettando le fondamenta di questioni, dalla democrazia alle prospettive della guerra e della pace, dal mondo diviso in blocchi all’orizzonte del multilateralismo e del policentrismo, che continuano a porre questioni all’agire dei comunisti nel tempo presente.

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Piccole Note: L’arresto di Durov e la stretta sui social

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L’arresto di Durov e la stretta sui social

di Piccole Note

Non solo uno schiaffo alla Russia, anche Elon Musk e Zukerberg dovrebbero preoccuparsi… La liberté si è ristretta, come anche l’Atlantico

L’arresto di Pavel Durov è una sorta di atomica lanciata sul mondo dei social e l’ennesimo strale contro la Russia. Mai, finora, si era arrivati a una spregiudicatezza simile, con un’operazione che ha i tratti di un rapimento, dal momento che il mandato di arresto è stato spiccato in tutta fretta e nell’assoluto segreto e che a Durov sono contestati reati che possono essere allargati a qualsiasi altro patron dei social e di Big Tech in genere.

 

Elon Musk dovrebbe essere preoccupato…

Non per nulla Elon Musk si è scagliato contro la magistratura francese, che tutti sanno essere stata ispirata da oltreoceano. Una presa di posizione, quella di mister Tesla, che Tyren Dorel, su Zerohedge spiega così: “Nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, niente meno che Alexander Vindman, il portavoce dello Stato profondo, chiarisce chi è il vero bersaglio…”.

Così Vindman su X: “C’è una crescente intolleranza per la disinformazione e l’influenza maligna delle piattaforme e un crescente desiderio di responsabilità. Musk dovrebbe essere preoccupato”.

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comidad: Elon Musk tra retorica anti-establishment e sussidi governativi

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Elon Musk tra retorica anti-establishment e sussidi governativi

di comidad

Stavolta “Open” non ha potuto scaricare la colpa su Massimo Mazzucco. La NASA, l’ente spaziale americano che aveva mandato l’Uomo sulla Luna, oggi non riesce a riportare sulla Terra gli astronauti che aveva spedito sulla stazione spaziale internazionale. Chi poteva essere a combinare il pasticcio? Ovviamente la Boeing, che aveva rifilato l’ennesimo bidone al contribuente americano, cioè la capsula Starliner, che dovrebbe essere una sorta di navetta tra la Terra e l’orbita bassa ma che non è capace neanche di trasportare la spesa dal supermercato a casa. Meno male che a salvare la situazione è arrivato il “cavaliere libero e selvaggio”, il grande outsider Elon Musk, quello arrivato negli USA dal Sud-Africa per via Canada. La NASA ha affidato a lui e alla sua azienda SpaceX il salvataggio dei due astronauti, la cui missione avrebbe dovuto durare otto giorni, e invece resteranno bloccati in orbita per altri sei mesi, oltre i due mesi già trascorsi; ovviamente se non ci saranno altri intoppi.

Nella sua infinita saggezza “Open” sa che bisogna sempre lasciare alla gente un miliardario in cui credere; perché la salvezza ci può venire solo da un miliardario, mica da un fesso qualunque. Una volta le grandi contrapposizioni ideologiche erano intestate ai partiti e ai loro leader, mentre oggi devi sceglierti un miliardario per il quale tifare: Soros o Trump, in base alla fittizia diatriba tra globalismo e sovranismo; per cui si può considerare l’uno il super-eroe e l’altro il “villain”, o viceversa.

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Redazione: Aspre battaglie a Kursk e Donetsk. La “prima volta” degli F-16 ucraini

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Aspre battaglie a Kursk e Donetsk. La “prima volta” degli F-16 ucraini

di Redazione

Le forze armate ucraine avrebbero impiegato per la prima volta in un contesto bellico gli aerei da combattimento F-16 consegnati dai paesi occidentali dei quali ne sarebbero oggi operativi non più di una mezza dozzina. L’impiego operativo sarebbe avvenuto il 26 agosto in seguito al massiccio attacco russo con armi di precisione a lungo raggio contro le infrastrutture energetiche che supportano l’industria militare ucraina.

Lo ha detto ieri il presidente Volodymyr Zelensky. “Nell’ambito di questo enorme attacco, abbiamo utilizzato gli F-16 per abbattere alcuni missili e droni. E ringraziamo i nostri partner per averci fornito gli F-16. Naturalmente, questo non è sufficiente, non ne abbiamo molti e dobbiamo ancora addestrare i piloti”, ha detto Zelensky.

Il presidente non ha fornito dettagli sull’ingaggio dei velivoli contro armi russe, non ha specificato il numero degli aerei coinvolti né gli aeroporti da cui sono decollati e dove sono atterrati: tema spinoso quest’ultimo tenuto conto che vi sono ampi sospetti che gli aerei con le insegne ucraine operino da basi situate in Moldova, Romania e Polonia per sottrarsi agli attacchi russi contro le basi aeree ucraine.

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Craig Murray: Gli abusi giuridici contro Pavel Durov

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Gli abusi giuridici contro Pavel Durov

Telegram perfettamente in regola col Digital Service Act

di Craig Murray

L’ex ambasciatore britannico Craig Murray demolisce le accuse francesi contro Pavel Durov e suo fratello Nikolai

La detenzione di Pavel Durov viene presentata come conseguenza dell’EU Digital Services Act (EUDSA o DSA).

Avendo trascorso una giornata intera a studiare il DSA (un compito che non augurerei al mio peggior nemico), non mi sembra che prescriva quello che invece si attribuisce al DSA.

Gli atti dell’UE sono orribilmente densi e complessi e sono pubblicati come “Regolamenti” e “Articoli”. Entrambi coprono esattamente lo stesso argomento, ma ai fini dell’applicazione i “Regolamenti” sono i più importanti, più dettagliati, e sono quelli a cui si fa riferimento di seguito. Gli “Articoli” sono del tutto coerenti con i Regolamenti.

Ad esempio, il Regolamento 20 rende il “servizio intermediario”, in questo caso Telegram, responsabile di attività illegali che utilizzano il suo servizio solo se (Telegram) ha deliberatamente collaborato all’attività illegale. Nello specifico, fornire crittografia o anonimato non si qualifica come collaborazione deliberata ad attività illegali.

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