Le umiliazioni degli aiuti umanitari a Gaza

Samah Jabr – 03/09/2024

https://mondoweiss.net/2024/09/the-indignities-of-humanitarian-aid-in-gaza

 

Gli aiuti umanitari a Gaza cercano di preservare la dignità umana, ma la dignità non può essere raggiunta senza la liberazione.

Le organizzazioni straniere che operano a Gaza con il pretesto di aiuti “umanitari” distribuiscono i cosiddetti “kit della dignità”, che includono articoli per l’igiene di base come sapone, assorbenti, spazzolini da denti e talvolta biancheria intima. Queste organizzazioni affermano che il loro scopo è quello di preservare la dignità delle persone, in particolare delle donne e delle ragazze, durante le crisi.

Durante una recente consegna di aiuti da parte del governo britannico a un ospedale da campo a Gaza, il ministro degli Esteri David Cameron ha dichiarato: “Molte persone a Gaza stanno soffrendo; Nessuno dovrebbe essere privo delle basi della vita come un riparo e la biancheria da letto, e tutti meritano la dignità fornita dai kit igienici essenziali”. Questa affermazione, tuttavia, contrasta nettamente con il sostegno simultaneo del Regno Unito a Israele nel suo genocidio contro i palestinesi a Gaza.

Questo sostegno include l’assistenza nelle operazioni militari, l’attuazione di accordi con il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu per quanto riguarda l’addestramento congiunto tra personale militare britannico e israeliano e la fornitura di servizi di intelligence contro i palestinesi, come documentato in diversi rapporti. Gli aerei britannici hanno condotto missioni di ricognizione su Gaza e gli aerei militari israeliani hanno visitato la Gran Bretagna in circostanze non rivelate. Inoltre, il Regno Unito facilita il sostegno militare degli Stati Uniti a Israele attraverso le sue basi a Cipro. Questa alleanza militare è abbinata all’impegno della Gran Bretagna a difendere Israele sulla scena globale contro le critiche, in particolare all’ONU e nei forum legali internazionali. Nonostante queste realtà, la copertura mediatica si concentra spesso sulla distribuzione di kit di dignità agli abitanti di Gaza, ignorando il contesto più ampio delle azioni israeliane contro i palestinesi.

Questa situazione solleva una domanda cruciale: in che modo la guerra toglie dignità?

La guerra inizia disumanizzando i civili attraverso parole e azioni che li riducono a semplici oggetti agli occhi degli aggressori, facendo sembrare accettabile la privazione della loro dignità. A Gaza, i funzionari israeliani hanno paragonato i palestinesi ad animali e insetti, un tentativo di giustificare la loro oppressione. La guerra costringe le persone a sfollare, sradicando le persone dalle loro case e costringendole a condizioni di sovraffollamento e degrado, privandole del controllo sulle loro vite e aggravando la loro dipendenza dagli aiuti esterni. I ripetuti sfollamenti che sono diventati la norma a Gaza hanno aggravato questo senso di dignità perduta.

La guerra distrugge anche le dinamiche familiari e il tessuto sociale che mantiene la coesione, approfondendo ulteriormente i sentimenti di isolamento e impotenza e allontanando ulteriormente il concetto di dignità.

In contrasto con gli aiuti che ricevono l’attenzione internazionale, il mantenimento della coesione sociale è ciò che alimenta veramente i sentimenti di dignità. La guerra distrugge anche infrastrutture essenziali, come ospedali, scuole e sistemi idrici, privando le persone dei loro diritti ai bisogni di base ed erodendo ulteriormente la loro qualità di vita. Gli attacchi alle strutture sanitarie e l’uccisione di operatori sanitari a Gaza esemplificano gli sforzi non solo per cancellare vite umane, ma anche per cancellare la dignità che le sostiene.

La distribuzione di kit di dignità da parte di governi e organizzazioni che contribuiscono o sono complici dell’assedio e della violenza in corso contro Gaza è una contraddizione lampante.

L’esposizione continua alla violenza e ai traumi – dalle demolizioni delle case e dai bombardamenti alla sorveglianza costante – genera paura e insicurezza dilaganti, minando la stabilità psicologica e privando gli individui del senso di sicurezza fondamentale che è parte integrante della dignità umana.

Il problema dei “kit della dignità” a Gaza, quindi, è multiforme.

La distribuzione di kit di dignità da parte di governi e organizzazioni che contribuiscono o sono complici dell’assedio e della violenza in corso contro Gaza è una contraddizione lampante. Queste entità, pur affermando di sostenere la dignità, sono strumentali nel creare le condizioni che privano il popolo di Gaza della sua umanità e dignità. La distribuzione di questi kit serve come un gesto superficiale che oscura il loro ruolo nel perpetuare le cause profonde della sofferenza, quasi come un mezzo per consolare la coscienza occidentale fornendo un po’ di sapone a coloro che subiscono continue violenze.

Anche l’idea che la dignità possa essere preservata o ripristinata attraverso articoli per l’igiene di base è profondamente preoccupante. Offrire il sapone a coloro le cui famiglie sono state uccise e le case distrutte banalizza il concetto di dignità, riducendolo a mera pulizia del corpo e ignorando le profonde ferite psicologiche ed emotive inflitte dall’ingiustizia. La vera dignità è un sentimento integrale che supera gli elementi materiali; Comprende il rispetto di sé, il valore umano e la capacità di vivere liberamente e indipendentemente.

Per la popolazione di Gaza, la dignità è inestricabilmente legata alla liberazione dalla violenza e dall’occupazione, al diritto all’autodeterminazione e all’accesso ai servizi essenziali senza dipendere dagli aiuti esterni. La fornitura di beni materiali non dovrebbe sostituire il sostegno alla resistenza palestinese contro il genocidio. Questo approccio non affronta i bisogni più profondi degli abitanti di Gaza o dei palestinesi e può essere visto come un tentativo di placare il senso di colpa dell’Occidente ignorando le continue violazioni dei diritti dei palestinesi.

Infine, l’attenzione alle donne nella distribuzione dei kit di dignità riflette spesso una sensibilità imposta dall’Occidente che trascura la sofferenza degli uomini, in particolare di quelli coinvolti nella resistenza.

Le donne sono spesso ritratte come vittime indifese, mentre gli uomini, in particolare i combattenti della resistenza araba musulmana, sono ignorati o dipinti come meno meritevoli di empatia.

Le donne sono spesso ritratte come vittime indifese bisognose di protezione speciale, mentre gli uomini, in particolare i combattenti della resistenza araba musulmana, sono ignorati o dipinti come meno meritevoli di empatia. Questo rafforza gli stereotipi tradizionali ed esclude gli uomini dal ricevere le cure necessarie, rafforzando ulteriormente le divisioni di genere, come se gli uomini fossero da biasimare per aver fatto la guerra a se stessi e alle altre donne, il che li esenta dai kit occidentali di empatia e dignità. La vera giustizia richiede un approccio globale che sostenga sia le donne che gli uomini, riconoscendo i loro bisogni individuali e collettivi.

Sebbene i kit per la dignità possano fornire un sollievo immediato, non sostituiscono la vera dignità, che può essere ripristinata solo attraverso la liberazione dall’oppressione. L’espressione “kit della dignità” a Gaza è fuorviante e superficiale, in quanto sminuisce la profonda lotta in cui i palestinesi sono impegnati per la loro libertà.

La vera dignità non è garantita attraverso gli oggetti materiali, ma si ottiene attraverso la fine della violenza e il riconoscimento dei diritti dei palestinesi all’autodeterminazione e alla giustizia. A Gaza, la dignità è un valore collettivo che rappresenta il diritto del popolo palestinese a vivere in libertà e sicurezza. Ogni tentativo di restituire dignità attraverso i beni materiali è un’arrogante semplificazione di una lotta molto più profonda.

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