Lanciare missili sulla Russia? Ecco la risoluzione nell’europarlamento e i nomi dei guerrafondai

Alessandro Marescotti (PeaceLink) – 18/09/2024

Lanciare missili sulla Russia? Ecco la risoluzione nell’europarlamento (peacelink.it)

 

Il sonno della ragione genera mostri, scriveva Goya. Riportiamo l’elenco dei parlamentari europei che considerano legittima difesa lanciare i missili sulla Russia e che invitano tutti gli stati europei a revocare ogni restrizione militare. E’ finita la guerra per procura, per loro è guerra aperta.

 

Il 19 settembre i parlamentari europei voteranno una risoluzione che invita gli Stati membri dell’Unione Europea a revocare le restrizioni e a concedere all’Ucraina la possibilità di lanciare anche i missili occidentali a lunga gittata sul territorio russo contro “obiettivi legittimi”.

La proposta degli europarlamentari sostiene che le restrizioni attuali ostacolano il diritto dell’Ucraina all’autodifesa, lasciando il Paese vulnerabile a ulteriori attacchi. Tuttavia, questa misura non solo segna un inquietante passo verso l’escalation del conflitto, ma mette anche in pericolo la sicurezza globale, favorendo una spirale di violenza dalle conseguenze imprevedibili.

Ci potremmo ad esempio chiedere che cosa sarebbe successo se, durante la guerra del Vietnam, la Russia avesse fornito ai nord vietnamiti missili in grado di colpire “obiettivi legittimi” sul territorio americano, ad esempio per distruggere le basi aeree dei B-52 che sterminavano la popolazione civile o le fabbriche di napalm. O le caserme americane in cui si addestravano i marines a tecniche di combattimento efferate e brutali.

La prudenza di Usa, Germania e Italia

Nonostante le pressioni per intensificare il sostegno militare all’Ucraina, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso di mantenere le restrizioni riguardo all’uso dei sistemi d’arma occidentali per attacchi su territorio russo. Biden è consapevole che un’escalation di questo tipo rischierebbe di trascinare gli Stati Uniti e i loro alleati in un conflitto diretto con la Russia, un pericolo che ogni leader responsabile deve evitare. Biden ha detto no all’uso dei missili americani Atacms contro le basi militari in Russia.

Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha preso una posizione simile, esprimendo chiaramente il suo rifiuto a sostenere attacchi ucraini in territorio russo, in quanto potrebbero portare a una pericolosa escalation del conflitto. La Germania, come parte dell’Unione Europea, continua a cercare un delicato equilibrio tra il sostegno all’Ucraina e la necessità di evitare una guerra aperta tra NATO e Russia. La Germania si rifiuta di dare disco verde ai missili Taurus, di fabbricazione tedesca.

I Verdi e i missili Taurus

Tuttavia, a nome del gruppo degli europarlamentari verdi, è stata presentata una risoluzione per fornire i missili Taurus (relizzati da Germania e Svezia) capaci di colpire Mosca. Da notare: nel gennaio 2024, il parlamento tedesco ha votato contro la fornitura del missile Taurus all’Ucraina. La richiesta di fornire i missili Taurus è stata inserita nella proposta di risoluzione congiunta dei vari gruppi dell’europarlamento che sarà votata.

In Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto e il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno ribadito lo stesso principio. Anche perché i missili Storm Shadow sono dotati del sistema di ricerca dei bersagli brevettato dall’italiana Leonardo. L’Italia, per via anche della sua Costituzione, è favorevole a una strategia che eviti qualsiasi escalation diretta con la Russia, mantenendo una linea di prudenza diplomatica e militare.

Il coinvolgimento militare diretto dell’Occidente

Uno degli aspetti più pericolosi della proposta di revocare le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali riguarda il fatto che molti dei missili a lunga gittata richiesti dall’Ucraina, come gli Storm Shadow, necessitano della rete satellitare statunitense e del coinvolgimento diretto di personale militare NATO. Questi missili sono dotati del sistema M-code, una tecnologia crittografata avanzata che garantisce la precisione nel colpire i bersagli, evitando di subire l’interferenza delle contromisure elettroniche russe. Tuttavia, l’Ucraina non ha accesso diretto a questo sistema M-code: il lancio e il controllo di questi missili richiedono dunque l’intervento attivo di personale NATO. Molti europarlamentari non conoscono questi dettagli militari che sono tuttavia importantissimi per compiere una scelta informata e non un azzardo.

Putin minaccia ritorsioni

Questo fatto solleva serie implicazioni: autorizzare l’uso di tali missili contro obiettivi sul territorio russo significherebbe un coinvolgimento diretto dell’Occidente nelle operazioni militari ucraine. Per tale motivo, Vladimir Putin ha minacciato ritorsioni, riconoscendo che un simile atto equivarrebbe a un pieno intervento degli Stati Uniti e della NATO nelle operazioni di bombardamento contro la Russia. Un’escalation di questo tipo rischia di trasformare un conflitto regionale in uno scontro diretto tra potenze globali, con il coinvolgimento di armi nucleari come possibile scenario finale.

Il rischio dell’escalation

La proposta di revocare le restrizioni non tiene conto del rischio di escalation. Attaccare obiettivi all’interno della Russia potrebbe infatti provocare una spirale senza fine sempre più pericolosa. Il diritto internazionale, pur sancendo il diritto di autodifesa, deve sempre essere interpretato tenendo presente la necessità di evitare un’escalation fuori controllo. L’idea di colpire direttamente obiettivi in territorio russo va contro ogni logica di de-escalation e negoziazione pacifica, che dovrebbe invece essere la priorità assoluta.

Alimentare la spirale di guerra?

La storia ci ha insegnato che le guerre di lunga durata spesso si trasformano in carneficine inutili, in cui le perdite umane e materiali superano di gran lunga qualsiasi guadagno strategico. E’ notizia recente: la guerra in Ucraina avrebbe fatto già un milione di morti e feriti. Aumentare il livello di violenza, senza cercare soluzioni diplomatiche concrete, non solo prolunga le sofferenze del popolo ucraino, ma mette a repentaglio anche la stabilità dell’intera regione.

Un’Europa che si allontana dai suoi principi di pace

L’Unione Europea è nata come progetto di pace, basato sulla cooperazione e sul dialogo tra le nazioni, un continente che ha vissuto in prima persona le devastazioni di due guerre mondiali. La risoluzione proposta sembra allontanarsi da questi principi fondamentali, spingendo l’Europa verso un ruolo attivo in un conflitto che potrebbe facilmente sfuggire al controllo. Se l’UE diventa parte di un conflitto armato diretto contro una potenza nucleare, rischia di tradire la sua stessa missione di costruzione di pace e stabilità.

Note: Risoluzione del Parlamento europeo sul continuo sostegno finanziario e militare all’Ucraina da parte degli Stati membri dell’UE
(2024/2799(RSP))Il Parlamento europeo

(…)

“invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa ai sensi del diritto pubblico internazionale e lascia l’Ucraina esposta ad attacchi alla sua popolazione e alle sue infrastrutture”.

Risoluzione proposta da

Michael Gahler, Andrzej Halicki, Sebastião Bugalho, David McAllister, Siegfried Mureşan, Željana Zovko, Andrius Kubilius, Pekka Toveri, Rasa Juknevičienė, Isabel Wiseler‐Lima, Antonio López‐Istúriz White, Nicolás Pascual De La Parte, Mika Aaltola, Wouter Beke, Gheorghe Falcă, Niclas Herbst, Sandra Kalniete, Marcin Kierwiński, Łukasz Kohut, Ondřej Kolář, Vangelis Meimarakis, Danuše Nerudová, Ana Miguel Pedro, Hélder Sousa Silva, Davor Ivo Stier, Michał Szczerba, Alice Teodorescu Måwe, Ingeborg Ter Laak, Riho Terras, Matej Tonin, Inese Vaidere
per conto del gruppo Partito Popolare Europeo

Sven Mikser, Yannis Maniatis
per conto del Gruppo S&D (socialisti e democratici)

Aurelijus Veryga, Adam Bielan, Mariusz Kamiński, Tobiasz Bocheński, Roberts Zīle, Michał Dworczyk, Veronika Vrecionová, Jadwiga Wiśniewska, Ondřej Krutílek, Reinis Pozņaks, Rihards Kols, Sebastian Tynkkynen, Małgorzata Gosiewska, Assita Kanko
per conto del Gruppo ECR (conservatori e riformisti europei)

Helmut Brandstätter, Petras Auštrevičius, Dan Barna, Benoit Cassart, Olivier Chastel, Bart Groothuis, Karin Karlsbro, Ľubica Karvašová, Ilhan Kyuchyuk, Nathalie Loiseau, Urmas Paet, Eugen Tomac, Hilde Vautmans, Lucia Yar, Dainius Žalimas
per conto del Gruppo Renew (liberali)

Sergey Lagodinsky, Markéta Gregorová
per conto del Gruppo Verdi

Hanna Gedin (Partito della Sinistra svedese), Jonas Sjöstedt (presidente del Partito della Sinistra svedese), Li Andersson (Alleanza di Sinistra, Finlandia), Jussi Saramo (Alleanza di Sinistra, Finlandia), Merja Kyllönen (Alleanza di Sinistra, Finlandia), Per Clausen (Rosso-Verdi, Norvegia).

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