Fulvio Grimaldi: “Che ci fanno, che ci facciamo ad Assisi?”

Fulvio Grimaldi – 21/09/2024

MONDOCANE: Entrare nelle Istituzioni, rifiutare la Istituzioni, assediare le Istituzioni? MEDIORIENTE, UCRAINA: STIAMO PRECIPITANDO Che ci fanno, che ci facciamo ad Assisi? (fulviogrimaldi.blogspot.com)

 

Entrare nelle Istituzioni, rifiutare la Istituzioni, assediare le Istituzioni?

MEDIORIENTE, UCRAINA: STIAMO PRECIPITANDO

Che ci fanno, che ci facciamo ad Assisi?

 

Su “l’Identitario”: Metapolitica-il fuoriscena del potere

Francesco Capo con Fulvio Grimaldi, Davide Inda, Lillo Massimiliano Musso, Moreno Pasquinelli.

Secondo i miei lunghissimi ricordi, la situazione non è mai stata così pericolosa. Almeno non dal giorno in cui gli Al Capone di Washington, buttandosi giù due torri gemelle e bucando un Pentagono, dichiaravano guerra al mondo, Europa compresa.

Stiamo pencolanti sul ciglio dell’abisso e c’è chi spinge. Rasentiamo la condizione di quei corpi di palestinesi che i soldati dell’”esercito più morale del mondo” buttano giù a calci dal quinto piano di un palazzo a Qabatiya in Cisgiordania

Le belve di guerra (non cani, i cani non fanno guerre) si sono scatenate: Gaza, Cisgiordania, Libano, Ucraina e missili sul cuore della Russia. Domani Iran, dopodomani Cina. Nel mezzo chissà che altro. Hanno le insegne a stelle e strisce, sopra tutti, a stella di Davide, davanti a tutti, a 12 stelle su fondo blu, a rimorchio. Hanno obliterato le regole d’ingaggio valide fino all’ultimo conflitto mondiale (esclusi fenomeni sporadici come Sant’Anna di Stazzema, o Churchill e Dresda, o Hiroshima). A cannoni, missili, bombe e sostanze tossiche hanno aggiunto, decisivi, gli attentati e le stragi di civili del terrorismo.

Il mondo degli umani soccombe perché le regole d’ingaggio le osserva, non risponde a tono. Nessuno, dalla parte umana del mondo, spara a presidenti USA, o piazza bombe negli ospedali di Haifa, o decima la prima elementare in una scuola di Tel Aviv chiamandola covo di terroristi IDF, o fa esplodere la figlia di Dick Cheney, o il figlio di Netaniahu (riparato in Florida), o chi suona al citofono di Starmer, o fa precipitare a calci quei corpi palestinesi inermi dal quinto piano della loro casa. O fa saltare in aria, insieme al generale Herzi Halevi, i famigliari del Capo di Stato Maggiore dello Stato più democratico del Medioriente.

Tramite il monnezzaro Zelensky e la passeggiatrice Ursula, si offre a Kamala Harris (anzi ai suoi sponsor di banca e fondi) l’auspicata radiazione del popolo ucraino per interposta mano russa. Il lituano Andrius Kubilius, nuovo ministro della Difesa(?) UE, si rende subito attendibile e benemerito lanciandosi nella rosea prospettiva di un “Europa pronta a combattere la Russia entro pochi anni e per questo ci dobbiamo preparare bene e subito” (con ottime ricadute su ospedali, ambiente e scuole europei).

La collega estone (chi più titolato a decidere i destini d’Europa che le grandi nazioni baltiche?), Kaja Kallas, commissario alla politica estera, si è proposta alla guida della prima unità formata dal para-Azov, Ryan Routh, (mancato giustiziere di Trump) che penetri nel Cremlino e faccia a Putin ciò che non gli è riuscito con il candidato USA. L’altra collega omologa, Annalena Baerbock, germanica ministra degli Esteri, si offre da portatrice d’acqua nella marcia su Mosca. Pina Picierno, la nostrana emula in sedicesimo, se ne duole: toccava a lei.

Spostandosi un attimo più a est (o dal loro punto di vista a ovest), Lisa Franchetti, una di queste donne, tutte chiamate a dare e proteggere vita, da ufficiale più alto in grado delle forze navali USA, assicura che “gli Stati Uniti sono pronti per una guerra con la Cina, a dispetto del rischio di scontro nucleare”. Promessa corroborata dal Sottosegretario di Stato, Kurt Campbell, quando sentenzia che è la Cina (hai visto mai che vinca Trump) la sfida più significativa che l’America abbia mai affrontato. Le fa eco Charles O. Brown, Capo di Stato Maggiore, che, riferendosi alla superfetazione di fronti bellici, ambita dal suo complesso militar-industriale, promette: “Questi saranno conflitti enormi, simili a quanto abbiamo visto nella Seconda Guerra Mondiale¸ un dato di fatto del quale dobbiamo farci una ragione”. E magari riderci su.

Tutto questo, mentre il tumore sionista, decapitati i nemici prossimi in Libano, per non essere riuscito a debellare quelli ancora più prossimi, in Palestina, si appresta a prendersi, se non Beirut (dispiacerebbe ai fidati compari cristiano-maroniti che ci campano con banche e turismo), l’ambito Sud del vicino, con tanto di acque del Litani, cui aspirava fin dalle due precedenti invasioni, fallite grazie a un Hezbollah non ancora all’angolo del ring.

In attesa che la Resistenza si riprenda dalla gragnuola di mazzate (piovute su chi non sembra imparare che quel nemico non si fa scrupolo di esplicare, senza il minimo scrupolo mai, tutta la sua natura terrorista di setta di assassini), il Deep State sionista-democratico spera di arriva a un eventuale nuovo inquilino della Casa Bianca, quello scampato alle sue pallottole, con il fatto compiuto della grande guerra partita. Hai voglia, poi, a metterci nel sacco trattando con Putin…..

Nel forum condotto da Francesco Capo di molto altro s’è parlato. A che cosa sembri aprire la campagna di terrorismo lanciata da un Israele infettato dal virus dell’apocalissi, ma assediato da tutti i lati e in piena disfatta politica e morale agli occhi degli esseri umani e della maggioranza dei loro Stati. Quindi portato ai colpi di coda del matto. Della smisurata vergogna di un regime – maggioranza e “opposizione” – che, munito di pannolini mediatici NATO – all’Eurocamera vota no al missile sulla Russia, ma sì al lanciamissile che lo spara.

Di cosa ci rappresentino, nel contesto, i regimi petroliferi e sunniti che assistono, scuotendo lievemente il capo, all’eliminazione dei loro fratellini arabi palestinesi dalla faccia della Terra. Se convenga, o meno, rispondere all’originale, falso e bugiardo, della marciaccia bifronte su Assisi con una copia perbene una settimana dopo. E nella vexata questio su come affrontare il potere, cosa sia meglio: entrare nelle istituzioni, o assediarle nelle piazze. Direi tutti e due. Così ci ha insegnato la Storia.

Quanto basta per un’oretta stimolante in prima serata.

 

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