[SinistraInRete] La solita vittima dell’austerità: le pensioni

Rassegna 26/09/2024

coniarerivolta: La solita vittima dell’austerità: le pensioni

coniarerivolta 

La solita vittima dell’austerità: le pensioni

di coniarerivolta

pensioneTra la fine d’agosto e l’inizio di settembre, come da tipico copione tardo-estivo, si è tornato a parlare con una certa frenesia di sistema pensionistico.

L’ormai conclamato e ufficiale ritorno in grande stile dell’austerità di bilancio impone ai governi europei di tornare con forza alle politiche di tagli draconiani che erano state in parte congelate nel periodo pandemico e post-pandemico (2020-2023).

Come sempre i bocconi più appetibili per fare cassa sono quelli dove potenzialmente c’è tanto da drenare e da risparmiare e dove le vittime designate sono le classi subalterne: sanità, scuola, servizi pubblici locali e, naturalmente, pensioni.

 

Il saccheggio pensionistico: un po’ di storia recente

Queste ultime sono state oggetto di una politica di spoliazione senza tregua dall’inizio degli anni ’90 in poi e continuano a esser viste dai governi di turno come un enorme pozzo dove scavare fino a raschiare il fondo. Essenzialmente in due modi: 1. allungamento continuo dell’età pensionabile; 2. riduzione dell’assegno pensionistico attraverso una transizione accelerata al calcolo contributivo e il costante taglio delle percentuali di indicizzazione all’inflazione.

In tema di età pensionabile, con la manovra finanziaria dello scorso anno eravamo rimasti al drastico aggravamento delle condizioni della già miserrima quota 103, peggiorativa a sua volta di quota 102, peggiorativa a sua volta della misera e pro-tempore quota 100, intese tutte come misure ponte temporanee per tornare di fatto alla regola generale della Legge Fornero che, al netto degli altri strumenti d’eccezione, consente ad oggi di accedere alla pensione attraverso due canali standard:

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OttolinaTV: Gli USA appaltano l’escalation nucleare ai vassalli europei e preparano la guerra contro l’Iran

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Gli USA appaltano l’escalation nucleare ai vassalli europei e preparano la guerra contro l’Iran

di OttolinaTV

sddefault.jpgCarissimi Ottoliner, come saprete tutti benissimo la minaccia di escalation che ci ha tenuto sulle spine per tutta la scorsa settimana è stata sventata: il via libera di Washington all’utilizzo dei missili a lungo raggio USA per colpire dentro al cuore della Russia alla fine non è arrivato; purtroppo, però, non si tratta di un capitolo chiuso, ma di un semplice rinvio. Un teatrino che abbiamo già visto enne mila volte e che c’avrebbe anche abbondantemente rotto i coglioni. Ve lo ricordate il tira e molla sui carri armati? Mandagli prima gli Abrams te; no, prima i Leopard te. E poi gli F-16 mandaglieli te. No, te. Il tutto immancabilmente accompagnato da decine e decine di articoli che ci raccontavano la leggenda metropolitana dell’Occidente pieno zeppo di armi capaci di mettere fine alla guerra in un battibaleno, se solo non fosse stato per le opinioni pubbliche manipolate dalla potentissima macchina propagandistica del Cremlino. Poi alla fine, come ampiamente previsto, arrivavano i carri armati sia dell’uno che dell’altro; e pure gli F-16 e tutto quello che l’Occidente ha davvero a disposizione, ma sul campo non cambiava una seganiente. E tutte le volte il solito identico copione: qualche giorno di silenzio stampa per assestare un po’ il colpo, durante il quale la guerra scompariva dalle prime pagine della propaganda, e poi riborda, una nuova arma immaginaria e un nuovo teatrino; una sceneggiata che ormai gli italiani hanno capito alla perfezione: e così, oggi, è favorevole all’invio di nuove armi in Ucraina meno di un italiano su tre. Se ci levi quelli che campano di incarichi pubblici (che hanno bisogno della benedizione di Washington e di Bruxelles), i giornalisti del gruppo GEDI e i loro parenti, la percentuale scende a uno su dieci; alla fine ne rimarranno solo due e si chiameranno Iacopo Jacoboni e il suo ex direttore Maurizio Sambuca Molinari, che si rimette un po’ in sesto e ci riprova: Ucraina, le autocrazie armano Mosca titolava il suo esilarante editoriale di domenica su La Repubblichina.

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Pino Cabras: Volodin parla ai sonnambuli di Strasburgo

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Volodin parla ai sonnambuli di Strasburgo

di Pino Cabras

In questi giorni si susseguono dichiarazioni estremamente chiare, diciamo pure inequivocabili, da parte di dirigenti russi di primo piano, i quali ci comunicano che se superiamo le linee rosse le conseguenze sono inevitabili e gravissime, proporzionate al fatto che saremo in attrito diretto, in guerra fra Russia e NATO.

Pochi giorni fa ho riportato una dichiarazione clamorosa in tal senso del presidente Vladimir Putin, ieri ho registrato alcune dichiarazioni drammatiche del presidente della Duma di Stato (la camera bassa del parlamento russo), Vyacheslav Volodin. Si tratta di una personalità che ho avuto modo di vedere molto da vicino.

Ho incontrato Volodin in due occasioni, entrambe nel 2019, a Mosca.

La prima il 4-5 marzo, in visita ufficiale in occasione della XVI Riunione della Grande “Commissione interparlamentare Italia Russia”, di cui facevo parte: fino al 2022 esisteva infatti una commissione ufficiale italo-russa composta da sei deputati per parte che aiutava a dialogare e comprendere gli interessi reciproci. Lo scambio di idee era solido. Oggi purtroppo siamo regrediti ai soli format istituzionali della Guerra Fredda, dalla NATO in giù, in peggio, e siamo costretti a stare in claustrofobia con gli Stoltenberg.

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Roberto Iannuzzi:La pericolosa illogicità della strategia occidentale nel conflitto ucraino

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La pericolosa illogicità della strategia occidentale nel conflitto ucraino

di Roberto Iannuzzi

Tutto il dibattito sull’utilizzo ucraino dei missili occidentali a lunga gittata ruota attorno alla rischiosa ricerca, da parte degli USA e dei paesi europei, di una impossibile quadratura del cerchio

David Ignatius, storica firma del Washington Post, noto per i suoi legami con l’establishment USA e con la CIA, è certamente un buon metro di paragone per investigare gli schemi di pensiero che l’élite politica americana applica al conflitto ucraino.

Ignatius si è recato spesso in Ucraina per seguire da vicino l’evoluzione della guerra, e osservarne l’impatto sulla società del paese.

Recentemente ha visitato i centri di riabilitazione dove ha potuto osservare di persona le terribili conseguenze (amputazioni, invalidità permanenti) che le armi moderne infliggono ai corpi di migliaia di giovani, spesso mandati a combattere senza alcuna esperienza né consapevolezza di ciò che li attende.

Egli scrive che, ascoltando le storie di questi ragazzi, “ci si rende conto che l’Ucraina si sta dissanguando”, che “il suo esercito è esausto”, che il paese “non ha abbastanza soldati per combattere una guerra di logoramento a tempo indeterminato”.

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Salvatore Bravo: Ateismo e normatività della natura

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Ateismo e normatività della natura

di Salvatore Bravo

L’ateismo affermava Costanzo Preve non è semplicemente la negazione dell’esistenza di Dio, se ci si sofferma semplicemente su questo elemento non si comprende la profondità del problema. L’ateismo è l’indifferenza verso la verità e ancor più l’avversione verso ogni normatività naturale1. Tale problema dev’essere colto nel quotidiano; gli effetti dell’indifferenza verso la verità penetra capillarmente nelle parole e negli eventi ordinari dell’esistenza individuale e collettiva fino a diventare “il modo di esserci e di pensare dell’Occidente all’ombra del capitalismo totale-assoluto”. Le Paralimpiadi di Parigi ci ripropongono il problema del gender e dell’identificazione dei generi, in quanto è stato permesso a un atleta gender di gareggiare con le donne. Già nelle Olimpiadi fu sollevato il medesimo problema, al punto che si dichiarò che non vi sono evidenze scientifiche per determinare il genere maschile o femminile.

In questi anni il genere maschile è stato oggetto di una campagna di critica e, a volte di criminalizzazione. Il genere maschile è stato rappresentato come la radice di ogni male e violenza, pertanto andava sottoposto a una paideutica finalizzata a una metamorfosi sostanziale.

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Fulvio Grimaldi: Medio Oriente, Ucraina: stiamo precipitando

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Medio Oriente, Ucraina: stiamo precipitando

Entrare nelle Istituzioni, rifiutare la Istituzioni, assediare le Istituzioni? Che ci fanno, che ci facciamo ad Assisi?

di Fulvio Grimaldi

Su “l’Identitario”: Metapolitica-il fuoriscena del potere

Francesco Capo con Fulvio Grimaldi, Davide Inda, Lillo Massimiliano Musso, Moreno Pasquinelli.

https://www.youtube.com/watch?v=AqgIsrzE-hc&t=75s

Secondo i miei lunghissimi ricordi, la situazione non è mai stata così pericolosa. Almeno non dal giorno in cui gli Al Capone di Washington, buttandosi giù due torri gemelle e bucando un Pentagono, dichiaravano guerra al mondo, Europa compresa.

Stiamo pencolanti sul ciglio dell’abisso e c’è chi spinge. Rasentiamo la condizione di quei corpi di palestinesi che i soldati dell’”esercito più morale del mondo” buttano giù a calci dal quinto piano di un palazzo a Qabatiya in Cisgiordania (vedi video https://twitter.com/i/status/1836873862899753100 ).

Le belve di guerra (non cani, i cani non fanno guerre) si sono scatenate: Gaza, Cisgiordania, Libano, Ucraina e missili sul cuore della Russia. Omani Iran, dopodomani Cina. Nel mezzo chissà che altro. Hanno le insegne a stelle e strisce, sopra tutti, a stella di Davide, davanti a tutti, a 12 stelle su fondo blu, a rimorchio. Hanno obliterato le regole d’ingaggio valide fino all’ultimo conflitto mondiale (esclusi fenomeni sporadici come Sant’Anna di Stazzema, o Churchill e Dresda, o Hiroshima).

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Antonella Tennenini: Il governo della pandemia. Uno sguardo critico

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Il governo della pandemia. Uno sguardo critico

di Antonella Tennenini

Speranza CdmIl governo della pandemia. Uno sguardo critico, a cura di Gabriella Paolucci, pubblicato nel 2023 da Editoriale Scientifica, raccoglie i testi di alcune lezioni tenutesi alla Summer School, che è stata organizzata dall’Università di Firenze e si è svolta a Napoli dal 20 al 23 giugno 2022 presso la Fondazione Banco di Napoli e l’Istituto Italiano di Studi filosofici.

La rassegna, nella quale sono intervenuti docenti provenienti da diversi Atenei italiani, è stata dedicata alla disamina delle misure di governo adottate nel tempo pandemico da Covid19, con ‘sguardo critico’. La ricerca confluita negli atti contenuti ne Il governo della pandemia, infatti, si colloca tra le culture critiche che hanno inteso mettere in discussione i provvedimenti medico-sanitari, giuridici e politici del recente biennio pandemico. Il libro ha il pregio di evidenziare come, di fronte a un fenomeno del tutto straordinario, siano state accantonate forme di critica, che, invece, soprattutto in quel frangente, sarebbero state indispensabili per avere un senso di comprensione e per vagliare empiricamente le proposte di soluzione per la salvaguardia della vita, senza per questo rinunciare alle più elementari libertà politiche e assoggettarsi senza limiti e confini ai poteri governativi.

Infatti, a distanza ormai di qualche anno dalla fine dell’emergenza pandemica da Covid19, molti aspetti, di quanto effettivamente accaduto in quell’arco temporale, rimangono da enucleare, per giungere a una chiarificazione, a una collocazione storica, e a una rielaborazione nella memoria collettiva. Un corpuscolo invisibile, dannoso e letale, ha provocato l’inimmaginabile sulla salute mentale e fisica degli umani, narrato quotidianamente con un linguaggio bellico (coprifuoco, confinamento, assembramento, etc.), attraverso immagini forti proiettate dai media, che hanno scatenato potenti emozioni di paura e rabbia senza precedenti, sfilacciamento e spaccatura delle relazioni sociali, ipertrofia informativa, intrisa di manipolazioni, annullamento della vicinanza e della solidarietà, isolamento del malato e abbandono del defunto.

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Fausto Bertinotti e Alfonso Gianni: La sinistra necessaria: nuovi soggetti e nuove forme organizzative

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La sinistra necessaria: nuovi soggetti e nuove forme organizzative

di Fausto Bertinotti e Alfonso Gianni

9782262065959 0 536 0 75 290x220.jpgLe elezioni europee hanno confermato, al di là del dato numerico, l’egemonia della destra. Il loro esito, inoltre, ha assunto una rilevanza che va oltre il nuovo assetto dell’Europa. Lo scenario politico ne esce, anche sul versante nazionale, profondamente segnato. All’analisi dei risultati abbiamo dedicato, nell’immediato, due ampie analisi di Marco Revelli (https://volerelaluna.it/commenti/2024/06/13/elezioni-a-che-punto-e-la-notte/ e https://volerelaluna.it/commenti/2024/06/19/europa-occidente-il-canto-stonato-delle-anatre-zoppe/) e un primo intervento di Livio Pepino (https://volerelaluna.it/controcanto/2024/06/17/dopo-le-europee-la-necessita-di-un-dibattito-senza-reticenze/) teso a mettere sul tappeto alcune questioni aperte. La situazione interpella, peraltro, anche noi di Volere la Luna e i gruppi e movimenti che compongono il variegato arcipelago che ci ostiniamo a chiamare sinistra alternativa. Che fare? La domanda di sempre richiede oggi analisi particolarmente accurate e risposte all’altezza dei tempi bui che stiamo vivendo, in cui all’ormai consolidata vittoria del mercato si affiancano, in Italia, il consolidamento di una svolta autoritaria che non tollera dissenso e, sul piano internazionale, una guerra mondiale “a pezzi” che rischia di degenerare in guerra nucleare. Abbiamo, dunque, deciso di aprire, sul punto, un dibattito franco e – lo speriamo – capace di non fermarsi all’esistente e di individuare nuove modalità e nuove strade da percorrere. Le analisi e le proposte pubblicate rappresenteranno uno sforzo collettivo ma saranno tra loro assai diverse e impegneranno, per questo, solo i loro autori. Poi, a suo tempo, forti del confronto realizzato, proveremo a trarre delle conclusioni, magari in un’iniziativa di carattere nazionale su cui stiamo cominciando a ragionare. (la redazione)

* * * *

Non ci vuole solo coraggio, ma anche una buona dose di temerarietà nel cercare di rispondere alla domanda che Volere la Luna ci pone: “Che fare?”.

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Brian Berletic: L’ultimo attacco terroristico in Libano con i cerca persone era prevedibile e prevenibile

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L’ultimo attacco terroristico in Libano con i cerca persone era prevedibile e prevenibile

di Brian Berletic  –  New Eastern Outlook

I media occidentali definiscono un indiscriminato attacco terroristico israeliano in tutto il Libano che ha ucciso diverse persone, tra cui almeno un bambino, e ne ha ferite migliaia, “senza precedenti” e “sofisticato“. Eppure nulla dell’attacco, che avrebbe coinvolto 5.000 cerca persone sabotati prima della distribuzione con esplosivi detonati a distanza, era imprevedibile o inevitabile

La Reuters nel suo articolo, “Israele secondo le fonti ha piazzato esplosivi in 5.000 cerca persone di Hezbollah”, ha riferito:

L’operazione ha rappresentato una violazione della sicurezza senza precedenti da parte di Hezbollah, durante la quale migliaia di cerca persone sono esplosi in tutto il Libano, uccidendo nove persone e ferendone circa 3.000, tra cui combattenti del gruppo e l’inviato dell’Iran a Beirut.

La fonte della sicurezza libanese ha affermato che i cerca persone provenivano dalla Gold Apollo, con sede a Taiwan, ma l’azienda ha affermato di non essere lei a produrre i dispositivi, bensì che questi sono stati realizzati da un’azienda europea col diritto di utilizzare il suo marchio.

La Reuters afferma che fino a 3 grammi di esplosivo erano nascosti all’interno di un lotto di nuovi cerca persone, che esplodevano quando “veniva inviato loro un messaggio in codice, che attiva contemporaneamente gli esplosivi”.

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Il Chimico Scettico: Scienza? No, solo politica e propaganda, ancora una volta

ilchimicoscettico

Scienza? No, solo politica e propaganda, ancora una volta

di Il Chimico Scettico

https://www.scientificamerican.com/article/vote-for-kamala-harris-to-support-science-health-and-the-environment/

Non mi interessa più di tanto discutere se sia opportuno o meno che una rivista di divulgazione scientifica si produca in un endorsement ad un candidato. Mi interessa di più sottolineare come questo “Vota Kamala, vota la scienza” sia tale e quale a “Vota la scienza, scegli il PD”. Ma proprio identico. E quel che segue non è un discorso protrump, anche se a qualcuno lo sembrerà, ma un cercare di rimettere a fuoco una narrazione che è al 90% pura fantasia o, meglio, puro falso. 

Verissimo che Trump ha imbarcato Robert Kennedy jr, uno dei peggiori punti di riferimento dell’antivaccinismo mondiale, e questo è più che preoccupante. Ma è anche vero che l’amministrazione Biden mentre diceva “scienza, scienza” …

Cominciamo dal 2020: la Harris e compagni si stracciavano le vesti per le “mani su FDA” di Trump, tanto che l’attuale candidata si produsse in “Se un vaccino viene approvato sotto Trump io non lo farò”

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Dante Barontini: La UE vota per la guerra, come uno zombie

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La UE vota per la guerra, come uno zombie

di Dante Barontini

Per fortuna l’Unione Europea non è (ancora) uno Stato e il Parlamento di Strasburgo non è un parlamento vero (ossia titolare del potere legislativo, come in qualsiasi “democrazia liberale”). Altrimenti da oggi sarebbe (e saremmo, ahi noi) in guerra con la Russia e a meno di un millimetro dalla guerra nucleare.

Solo 131 europarlamentari hanno ragionato freddamente, con motivazioni e valori anche molto diversi, e hanno votato contro una mozione in egual misura guerrafondaia e idiota. Altri 63 hanno scelto la via più timida dell’astensione, ma ben 425 hanno obbedito al richiamo della foresta e si sono resi servi di un avventurismo che sarebbe stato senza ritorno, se non fosse appunto un esercizio di retorica privo di effetti immediatamente pratici.

La risoluzione proposta dalla “maggioranza Ursula” (Popolari, Socialisti, Liberali, ma anche molti dei diversi “Verdi” nazionali) non si limita infatti a ribadire il “sostegno economico, politico e militare all’Ucraina”, ma (art. 8) si spinge a invitare «gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa ai sensi del diritto internazionale pubblico e lascia l’Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture».

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Redazione: Ecco come i sionisti tentano di dividere il movimento per la Palestina

sinistrach 

Ecco come i sionisti tentano di dividere il movimento per la Palestina

di Redazione

Nell’era dei social media, la forma più efficace di indottrinamento usata dal regime sionista non è più quella di negare il genocidio ai danni del popolo palestinese: l’evidenza è ormai inconfutabile. Quello che dal punto di vista israeliano risulta davvero fondamentale è fermare questa incessante ondata di solidarietà di massa con la Palestina. E per farlo occorre basarsi sulla vecchia strategia del dividi et impera. Non si tratta però solo di spaccare l’unità interna del movimento di solidarietà, fomentando ad esempio divisioni partitiche, confessionali o anche solo tattiche; oggi in particolare si tratta, per i sionisti, di rompere il legame di massa che si è venuto a creare con la popolazione occidentale. La fonte di sostegno ideologico all’esistenza stessa dello Stato coloniale israeliano è infatti proprio l’ampio consenso che tuttora pervade gli ancora potenti paesi occidentali.

 

Slegare il movimento di solidarietà dalle masse popolari

Il dato di novità è che, dallo scorso ottobre, il movimento filo-palestinese è stato in grado di uscire dalle proprie nicchie politiche e coinvolgere anche ampi pezzi di opinione pubblica che prima non si erano mai troppo interessati alle vicende mediorientali e che, di certo, non erano pronti a mobilitarsi.

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