Rassegna 28/09/2024
Il genocidio non mi impedirà di laurearmi
Ohood Nassar – 24 Settembre 2024 – The Electronic Intifada
Giugno 2024 doveva essere il coronamento del mio viaggio accademico, un momento di festa per la fine dei miei studi e l’inizio di un nuovo capitolo come insegnante.
Ovviamente questo sogno è andato in frantumi.
Il 7 ottobre 2023 il suono dei razzi squarciava la quiete mattutina. Spaventata, sono corsa da mia sorella Sumaya per chiederle cosa stesse accadendo. “Sembra che stia cominciando una nuova guerra”, ha risposto, confermando i miei timori.
Abbiamo preso lo stretto necessario e ci siamo rifugiati al piano più basso di casa nostra.
Alcuni giorni dopo è stata bombardata la mia università – l’Università Islamica di Gaza, dove studiavo Scienze dell’educazione.
Mi sentivo coraggiosa. Questa guerra non mi spezzerà. Mi laureerò. Anche se abbiamo dovuto lasciare Beit Lahiya, la nostra zona, nel nord della Striscia.
Siamo tornati quando è stato annunciato il cessate il fuoco del 24 novembre, solo per trovare la nostra casa ridotta a un cumulo di macerie.
Ho trovato i miei libri sparsi per la strada. La mia determinazione a completare gli studi è diventata ancora più forte.
Ad aprile una nuova speranza: le università della Cisgiordania hanno annunciato programmi di didattica online per gli studenti di Gaza. Ho immediatamente fatto domanda all’Università di Birzeit.
Quando è arrivato via email il certificato di iscrizione è stato come se mi avessero lanciato un salvagente.
Nonostante le terribili circostanze nel nord della Striscia e le condizioni impossibili per gli studenti in tutto il territorio, ero profondamente determinata.
Ogni giorno camminavo quasi un chilometro per avere accesso a internet e seguire le mie lezioni online o scaricare libri e altri file. Ho studiato ovunque ci fosse abbastanza campo per la mia e-SIM, anche tra le case in rovina.
Il pericolo era in agguato a ogni angolo, ma io non ho mai rinunciato al mio sogno.
Le avversità alimentano il coraggio.
Le difficoltà però sono presto diventate insormontabili. La connessione a internet è diventata instabile. Temevo di perdere una lezione o un esame a causa della debolezza del segnale.
L’11 di maggio mio padre è entrato di corsa in camera mia mentre stavo studiando e mi ha detto di prendere le mie cose perché l’intero nord era di nuovo in pericolo.
Ho preso i miei libri, le penne, alcuni vestiti e abbiamo cominciato a cercare un luogo sicuro, anche se sapevamo che nessun posto è davvero sicuro durante questo genocidio israeliano.
Ci siamo poi rifugiati presso il quartier generale dell’UNRWA, vicino all’Università Islamica.
I danni provocati da Israele alla mia università mi hanno fatta piangere.
Ho cercato di connettermi a internet. Impossibile.
Non ho avuto accesso a internet per tre settimane. Di conseguenza non ho potuto sostenere i miei esami e ho perso il mio posto all’Università di Birzeit.
È stato straziante. Ero di nuovo al punto di partenza. Ma poi mi sono ricordata delle innumerevoli notti passate a studiare a lume di candela. Mi sono ricordata che la mia famiglia mi ha sempre incoraggiata allo studio.
Mi sono ricordata che mio padre si alzava ogni mattina, si preparava per andare al lavoro e mi chiedeva come andassero gli studi. Mi rassicurava, potevo farcela, potevo completare gli studi e ottenere la lode.
Mi sono ricordata che mia madre mi sosteneva e incoraggiava costantemente, mi diceva sempre “Adoro la tua passione per lo studio e la tua determinazione a laurearti”.
Mi sono immaginata come insegnante, in piedi di fronte ai miei studenti mentre raccontavo loro delle inimmaginabili avversità superate per realizzare il mio sogno.
Non potevo, non dovevo arrendermi.
Il 28 giugno, l’Università Islamica ha annunciato che avrebbe ripreso la didattica online in due fasi.
“Questa è la mia occasione”, mi sono detta.
Se non riesci la prima volta…
Mi sono iscritta, decisa ad andare avanti nonostante tutti gli ostacoli.
Malgrado il costante timore di non potermi connettere a internet durante gli esami, mi sono rifiutata di rinunciare al mio sogno. Sapevo che una cattiva connessione poteva compromettere gli sforzi degli ultimi tre anni, ma non ho mai permesso a queste paure di scoraggiarmi.
Cose prima banali, come gli articoli di cancelleria, erano diventate quasi introvabili. Avevo solo una penna e un taccuino, dove ho meticolosamente annotato gli appunti di tutte le mie lezioni.
Durante una delle nostre evacuazioni dall’ospedale di al-Shifa ho perso il mio computer portatile, un’altra sfida da superare.
Ma ho superato la prima fase con voti eccellenti. Ho provato una gioia immensa e i risultati che ho ottenuto alimentano la mia determinazione a impegnarmi ancora di più.
Mi sono ricordata che nell’ultimo semestre prima del genocidio ho ottenuto i voti più alti della classe. Mi sono ricordata i giorni in cui la mia vita era normale, quando avevo la mia scrivania, i miei libri e le mie penne. La mia scrivania non era solo un mobile, era il mio santuario, il luogo dove provavo un profondo senso di pace.
Adesso, nella seconda fase, darò esami per 34 crediti formativi.
Ogni giorno combatto la mia battaglia per continuare gli studi. A causa della debole connessione a internet spesso mi occorrono quattro ore per guardare una lezione che ne dura meno di una.
Negli innumerevoli sfollamenti cui siamo stati costretti, oltre al computer, ho gradualmente perso tutti i miei file, il mio lavoro e i libri.
Ma continuo sul mio telefono, che devo caricare due volte al giorno. Poiché non abbiamo elettricità a casa nostra, devo portarlo in un posto dove è possibile ricaricare i telefoni grazie ai pannelli solari.
Ogni passo che faccio tra le macerie alla ricerca di accesso a internet mi avvicina alla realizzazione del mio sogno.
Niente mi impedirà di realizzarlo – non il genocidio, non la distruzione, nemmeno la mancanza di mezzi.
La mia concezione dell’istruzione è cambiata: non è più soltanto un obbiettivo personale, ma una forma di resistenza – un bagliore di speranza in mezzo al genocidio israeliano.
Ohood Nassar è una scrittrice che al momento sta completando la sua laurea in Scienze dell’educazione a Gaza.
(traduzione dall’inglese di Giacomo Coggiola)
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