[Anbamed] Notizie dal Medio Oriente (06 ottobre 2024)

Rassegna 06/10/2024

 

Le notizie:

Genocidio a Gaza

La strage della moschea-rifugio sfollati. Immagini spaventose arrivano da Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. Una moschea piena di sfollati è stata presa di mira dai missili israeliani all’alba di oggi. 21 uccisi e centinaia di feriti sono stati trasportati all’ospedale. Altri sono ancora sotto le macerie, nell’impossibilità di salvare i vivi, a causa dei continui bombardamenti.

Poco prima, verso mezzanotte, i caccia israeliani hanno preso di mira un campo di tende, uccidendo 13 persone e causando un rogo enorme che ha divorato le tende costruite di plastica e listelli di legno. I soccorritori si sono trovati di fronte gente ustionata nel cuore della notte, sorpresa dalle bombe e dalle fiamme mentre dormiva.

Sabato, l’esercito israeliano ha compiuto su diverse località di Gaza oltre 50 raids, che hanno ucciso almeno 37 civili. Molte delle vittime non censite sono rimaste sotto le macerie.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Libano-Israele

Beirut come Gaza. Ancora missili su Beirut. Ieri sera e all’alba di oggi, Israele ha sganciato decine di tonnellate di bombe sui quartieri residenziali meridionali della capitale libanese. Centinaia di morti e migliaia di feriti che le unità di soccorso non sono riuscite a raggiungere a causa dell’intensità prolungata dei bombardamenti.

La situazione umanitaria è gravissima. Oltre un milione di sfollati, la stragrande parte senza un luogo protetto per passare la notte. Strade, piazze e spiagge di Beirut sono piene di gente che ha passato le notto all’aria aperta. Oltre 375 mila i profughi che hanno varcato il confine con la Siria. I piani di soccorso disposti dal governo non sono sufficienti a coprire il bisogno. 700 campi attrezzati sono stati completamente riempiti. Le famiglie hanno ospitato nelle loro case i profughi dal sud. A questi si sono aggiunti gli sfollati dei quartieri meridionali della capitale presi di mira dalle bombe israeliane.

Sul fronte terrestre, l’esercito israeliano è in difficoltà. Lo confermano il numero dei soldati morti in scontri con i combattenti di Hezbollah e la richiesta di Israele al ritiro dell’UNIFIL, i caschi blu dell’ONU. La stampa israeliana riferisce di 11 soldati uccisi ieri. Negli ospedali sono arrivati 235 feriti.

Dal sud Libano sono continuati i lanci di missili contro il nord di Israele. Oltre 150 missili sono stati sparati, raggiungendo la periferia di Haifa. Soltanto danni materiali e nessuna vittima.

Mons. Khairallah, un vescovo maronita, in visita in Vaticano ha accusato il silenzio delle diplomazie: “”Quello che sta succedendo in Libano è che purtroppo il mondo tace, dà il semaforo verde a queste violenze perché ci sono troppi interessi politici e economici, che non hanno niente a che fare con i valori cristiani, dirò di più, con i valori umani. La dignità dell’uomo e la libertà dell’uomo non contano più quando gli interessi passano davanti a tutto”. Dichiarazione che nessun giornalone ha pubblicato. (potete ascoltare la sua conferenza stampa dalla radio vaticana qui).

Israele-Iran

Un generale statunitense coordinerà con l’esercito israeliano l’attacco contro l’Iran. Michel Kurilla, capo del Centcom è in arrivo in Israele  con il compito di pianificare con i generali israeliani le operazioni dell’attacco contro i territorio iraniano. Gli Stati Unito lavorano per la destabilizzazione della regione e vendere così più armi.

La stampa israeliana riferisce che l’attacco sarà enorme e non abituale. “L’esercito è impegnato nei preparativi insieme agli alleati, ma non intende sottrarsi al compito in corso”. Il riferimento è all’invasione del Libano, il genocidio a Gaza ed ai continui attacchi contro il territorio siriano.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Un giovane palestinese è stato assassinato a Toubas, nel nord della Cisgiordania. Ahmed Awaissa è stato assediato a casa sua ed è stato ferito dalle pallottole dei soldati. È stato arrestato e non curato. È morto dissanguato nella caserma dell’esercito. Un’esecuzione di piazza extragiudiziale.

Ancora altri attacchi dei coloni ebrei israeliani contro i contadini palestinesi nativi. È una campagna orchestrata a livello politico e sostenuta dalle forze militari di occupazione. L’obiettivo chiaro è la deportazione della popolazione autoctona, per lasciare spazio ai coloni arrivati da ogni angolo del pianeta e che non hanno nessun legame con la Palestina. Le aggressioni sono avvenute nelle province di Nablus, Betlemme, El-Khalil e Tulkarem. Il periodo scelto è quello del raccolto delle ulive, una produzione simbolo per la resistenza palestinese contro l’occupazione. Una ventina di palestinesi hanno dovuto ricorrere alle cure mediche, a causa delle ferite subite. Lo scenario dei soldati che stavano a guardare senza intervenire per bloccare gli aggressori si è ripetuto. I soldati hanno coperto la ritirate dei coloni, quando sono stati affrontati con le sassaiole dei palestinesi.

Siria

È una guerra quotidiana unilaterale contro la Siria. È stato bombardato ieri il valico di Kassir, con morti e feriti, senza che la contraerea siriana intervenga. Dopo il bombardamento, un drone ha sorvolato la zona e lanciato un missile contro un’auto, uccidendo tutti i passeggeri.

La stampa siriana dell’opposizione ha rivelato che giovedì scorso, aerei israeliani hanno bombardato vicino alla base militare russa di Hmaimim, provocando una forte esplosione di un deposito di armi. È la risposta di Tele Aviv alle dichiarazioni di Putin contro l’aggressione israeliana nei confronti di uno Stato sovrano, il Libano.

Libia

La Corte penale internazionale ha emesso ordini di cattura nei confronti di capi di milizie alleate con il generalissimo Haftar, per i crimini compiuti a Tarhouna, a sud di Tripoli. Il principale accusato è El-Kani, uno dei fratelli capi delle milizie di Tarhouna che avevano controllato la città con ferro e fuoco. Negli ultimi anni, dopo la sconfitta dell’offensiva di Haftar su Tripoli, sono state scoperte fosse comuni con centinaia di corpi, molti uccisi con un colpo alla nuca.

Tunisia

Sono iniziate le operazioni di voto in tutta la Tunisia e si nota subito la poca affluenza ai seggi. Le votazioni all’estero hanno registrato una bassissima partecipazione: meno del 10 % secondo dati non ufficiali. Le elezioni si tengono in un clima politico molto teso, con la maggior parte dei capi dell’opposizione in carcere, respinta la maggior parte dei candidati che potevano rappresentare un’erosione del voto al presidente in carica, uno dei tre sfidanti è stato condannato a 12 anni di carcere con l’accusa pretestuosa e fabbricata ad arte di falso in atto pubblico e infine la legge elettorale modificata a pochi giorni dal voto. Tutto è stato studiato per garantire un secondo mandato a Saied.

Pakistan

Il Pakistan come il governo Meloni. Ha vietato una manifestazione dei sostenitori del capo dell’opposizione Omran Khan. La polizia ha chiuso tutte le principali arterie stradali che portano alla capitale ed è stata oscurata la rete Internet. Il capo dell’opposizione è in carcere per processi farsa con accuse pretestuose, avanzate dopo la vittoria del partito Insaf nelle ultime elezioni politiche. Vittoria che è stata scippati, in accordo con i generali, dai due partiti rivali che si erano piazzati al secondo e terzo posto nel voto. Due partiti che erano stati in passato sempre avversari e i loro leader accusati di corruzione.

Solidarietà/Manifestazione 5 ottobre

Solidarietà 1 – governo 0. Malgrado l’assurdo divieto, la manifestazione è riuscita. È stato impedito con l’enorme dispendio di forze il corteo, ma il presidio di massa di piazza Ostiense c’è stato. Dai 6 ai 10 mila persone vi hanno partecipato sfidando il niet irragionevole e immotivato di Piantedosi. Non è stata una cerimonia, ma una manifestazione di solidarietà con i popoli palestinese e libanese. “No al genocidio – Fermate l’aggressione – Palestina libera”, sono state le parole d’ordine più scandite. Malgrado la blindatura della città, la gente ha raggiunto la piazza, passando da un cordone di controllo e identificazione. Tutti i pullman sono stati bloccati molto lontano da Roma. Per oltre 4 ore i manifestanti sono stati chiusi nella piazza. Alle 18.15 la polizia ha desistito e lasciato dei varchi dai quali i manifestanti sono usciti sfilando in piccole manifestazioni spontanee. La repressione è stata dura, ma gli episodi sono stati limitati, anche perché i manifestanti non hanno dato un pretesto alle provocazioni. L’accanimento con i manganelli contro dei giovanissimi è stato documentato da video che hanno girato nei social. In uno si vedeva una decina energumeni che si accanivano contro una ragazzina che aveva in mano un cartello. Colpi ripetuti sulla testa, che l’hanno fatta finire in ospedale, secondo quanto racconta un soccorritore. 1500 i fermati, poi rilasciati. 21 gli arrestati portati in questura, rilasciati tutti prima di mezzanotte. Una sola persona rimasta in stato di arresto per resistenza a pubblico ufficiale. 45 i fogli di via, un’arma spietata e discriminatoria contro gli stranieri che fanno politica.

Alla vigilia, i giornaloni scorta mediatica del genocidio titolavano: “Allarme infiltrazioni alla manifestazione del 5 ottobre”. “Pericolo deriva terroristica”. Di tutto ciò non c’è stato nulla. Una manifestazione di gente solidale che ha espresso la propria opinione in modo determinato ma pacifico. Le stesse cifre fornite dalla polizia lo dimostrano. Prima di questa, tutti i 51 sabati della solidarietà con Gaza sono stati pacifici. La tensione imposta ieri è stata causata dall’irragionevole divieto governativo alla libertà d’espressione e di manifestazione.

In tutto il mondo si sono tenute ieri manifestazioni di protesta contro l’invasione israeliana del Libano e per la fine del genocidio a Gaza. Londra, Parigi, Berlino, Helsinki, Amman, Rabat sono state tra le città dove la protesta è stata di massa e assolutamente pacifica.

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