[Zeitun] Il caos che Israele sta seminando in tutto il Medio Oriente potrebbe ritorcerglisi contro

Rassegna 06/10/2024

Il caos che Israele sta seminando in tutto il Medio Oriente potrebbe ritorcerglisi contro

David Hearst – 1 ottobre 2024 MiddleEastEye

Niente più di quello che Netanyahu sta attualmente perseguendo può convincere i suoi vicini arabi che Israele non può vivere con loro in pace.

Ogni volta che Israele inizia un’altra guerra, prima che piova il fosforo bianco, prima della paura e del panico delle persone che fuggono dalle loro case, prima delle riprese dei sopravvissuti sbalorditi che setacciano le macerie dei palazzi crollati, viene celebrato un rituale.

Si chiama rituale del cessate il fuoco, una pubblica dimostrazione di lavaggio delle mani. È la farsa di fingere che ci siano diplomatici onesti da qualche parte che cercano di esplorare ogni via, che usano tutte le energie per impedire che questo caos inizi.

Molto di questo rituale è coreografato. Altre parti sono improvvisate. Ma siate certi di una cosa: è una pantomima. Non ha alcuna relazione con la realtà.

Poche ore prima che Israele dichiarasse di aver iniziato l’invasione di terra in Libano, in una conferenza stampa a Beirut il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot stava vanamente insistendo che la sua proposta di cessate il fuoco di 21 giorni era “ancora sul tavolo”. Nel contempo gli Stati Uniti, co-sponsor della Francia, stavano informando i giornalisti che i colloqui per il cessate il fuoco erano terminati. Questa posizione è stata ripresa diverse volte nel corso del pomeriggio e le contraddizioni si sono accumulate.

Gli Stati Uniti invocavano una soluzione diplomatica e nello stesso tempo descrivevano l’assassinio del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah come un “bene assoluto”. Affermando di aver trattenuto Israele in un’operazione limitata al confine, esprimevano anche ansia per l’aspetto umanitario dell’operazione. E si sono impegnati a continuare a lavorare per ridurre le tensioni, pur riconoscendo che Israele è un paese sovrano che prende le proprie decisioni.

Se questa farsa suona orribilmente familiare è perché lo è.

Diamo un taglio al gergo: la conclusione, come ha confermato il Pentagono, è che gli Stati Uniti sostengono un’invasione di terra del Libano e i piani di cessate il fuoco possono andare a farsi benedire.

Desiderio di vendetta

Lo stesso è accaduto a Gaza un anno fa. Il “diritto di Israele a difendersi” è l’abbreviazione di radere al suolo ogni abitato abbastanza sfortunato da trovarsi accanto.

Questa danza macabra ha uno scopo: martedì praticamente tutti i media del mondo occidentale hanno descritto l’operazione in corso in Libano come “mirata” o “limitata” – precisi raid di commando che entrano ed escono – proprio come avevano fatto durante la fase iniziale della guerra su Gaza.

” Ci aspettiamo che non somigli al 2006 [operazione militare di vasta scala dell’esercito israeliano in Libano durata 34 giorni, ndt.]”, ha detto un funzionario statunitense al Washington Post.

Nel frattempo diplomatici e generali israeliani non sono riusciti a trattenersi dal dire la verità. Mike Herzog, ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, ha affermato: “L’amministrazione americana … non ci ha limitato nel tempo. Anche loro capiscono che dopo l’assassinio di Nasrallah c’è una nuova situazione in Libano e c’è la possibilità di rimodellarlo”.

“Rimodellare” il Libano non vuol dire un’operazione mirata limitata al confine. Né la limitazione era nei pensieri di un comandante dell’esercito israeliano che ha osservato: “Abbiamo il grande privilegio di scrivere la storia qui nel nord come abbiamo fatto a Gaza “. In Israele rabbia e discorsi d’odio hanno raggiunto livelli psicotici. Il desiderio di vendetta contro la popolazione di Gaza ha rapidamente trovato un nuovo bersaglio: la popolazione del Libano. Nir Dvori di Channel 12 News ha esultato dicendo che “Nasrallah è morto tra i tormenti” dando la notizia secondo cui il leader di Hezbollah è morto soffocato. Il capo del consiglio comunale di Shlomi [cittadina nel nord di Israele, ndt.] ha salutato l’invasione di terra affermando: “È necessario ripulire l’area”.

Il commentatore politico Ben Caspit ha fantasticato sul “giorno dopo” di tale operazione di pulizia, suggerendo che persino le nonne di qualsiasi combattente della Forza d’élite Radwan di Hezbollah [la cui missione è infiltrarsi nei territori israeliani, ndt.] che avesse attraversato il fiume Litani [confine fra Libano e Israele ndt.] dovrebbero “morire sull’istante”.

È curioso che abbia menzionato il fiume Litani, il cui nome è stato spesso invocato come limite a nord del Libano meridionale che Israele vuole liberare dai razzi di Hezbollah, perché anche questo sta diventando un mito. Le ambizioni militari di questa operazione vanno molto più in profondità nel Libano.

Appena 12 ore dopo che il Dipartimento di Stato americano aveva dichiarato di aver limitato l’operazione di Israele, l’esercito israeliano ha emesso ordini di evacuazione a più di 20 città e villaggi nel Libano meridionale. “Dovete dirigervi immediatamente a nord del fiume al-Awali” vicino a Sidone, ha detto il portavoce dell’esercito Avichay Adraee su X (ex Twitter).

Ridisegnare il Medio Oriente

Questo significa che Israele ha rivendicato come sua area di operazioni militari l’intero Libano meridionale, quasi un terzo del paese. In un colpo solo, Israele ha raddoppiato la sua area di operazioni.

La cosa è in linea con la promessa fatta dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu un anno fa nelle ore successive all’attacco di Hamas.

“Cambieremo il Medio Oriente”, aveva detto Netanyahu ai funzionari in visita a Gerusalemme dal sud del paese dove Hamas aveva colpito il 7 ottobre 2023.

Jared Kushner, genero dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e investitore immobiliare che ha apparentemente trascorso ore a studiare Hezbollah e si considera un esperto in materia, ha scritto ugualmente su X: “Il 27 settembre [data dell’uccisione di Nasrallah] è il giorno più importante in Medio Oriente dalla svolta degli Accordi di Abramo… Chiunque abbia chiesto un cessate il fuoco al nord si sbaglia. Non c’è ritorno per Israele. Non possono permettersi ora di non finire il lavoro e smantellare completamente l’arsenale che è stato puntato contro di loro. Non avranno mai un’altra occasione”.

Netanyahu e i suoi sostenitori americani cambieranno il Medio Oriente invadendo il Libano, questo è certo. Ma non esattamente nel modo in cui immaginano. Dopo aver guidato la liberazione del Libano meridionale dopo 18 anni di occupazione e aver guidato la battaglia contro Israele nel 2006, secondo Hezbollah con successo, Nasrallah ha mantenuto tranquillo il confine settentrionale per quasi due decenni.

Sotto il governo di Nasrallah, Hezbollah era totalmente assorbito da un’altra battaglia: la guerra civile in Siria, con molte conseguenze. Ha messo da parte il primato della lotta per liberare la Palestina. E man mano che Hezbollah cresceva in dimensioni e importanza politica, fu più facile da infiltrare per il Mossad israeliano. Alcune delle principali operazioni del mese scorso, come la fornitura di cercapersone e walkie-talkie con trappole esplosive, erano in lavorazione da anni. Anche le posizioni esatte dei bunker di Hezbollah e lo spostamento degli obiettivi tra di essi erano il risultato di anni di lavoro e ricerca.

Un contrasto drammatico

Niente di ciò che è accaduto per dare un colpo mortale a Hezbollah era impreparato, e per questo contrasta così drammaticamente con le difficoltà che Israele ha incontrato nel tentativo di decapitare Hamas a Gaza.

Ma Israele è stato anche aiutato dalla “pazienza strategica” di Hezbollah e dell’Iran e dalla loro mancanza di risposta ai suoi crescenti attacchi ai loro comandanti e leader. Hezbollah non si è mai vendicata per l’assassinio del 2008 di Imad Mughniyeh, leader della sua ala militare. Né ha risposto per le rime all’assassinio dell’alto funzionario di Hamas Saleh al-Arouri all’inizio di quest’anno nel suo centro di Dahiyeh a Beirut.

La mitezza delle risposte di Hezbollah e dell’Iran ha solo dato a Israele la sicurezza di raddoppiare i suoi attacchi in Libano e Siria.

Ogni volta che accadeva sia Hezbollah che l’Iran si sgolavano a dire di non voler iniziare una guerra con Israele e che la loro campagna era in solidarietà con Hamas a Gaza e si sarebbe fermata nel momento in cui fosse stato raggiunto un cessate il fuoco.

E quando colpivano era generalmente, anche se non esclusivamente, contro obiettivi militari israeliani. I razzi e i video di propaganda di Hezbollah erano dimostrativi, progettati per mostrare il suo potere, non per usarlo.

Col senno di poi, questa strategia si è rivelata un errore strategico che Hezbollah sta pagando oggi, perché ha dato a Israele la sicurezza di fare ciò che sta facendo ora in Libano. Gli attacchi di Israele a Hezbollah hanno superato le risposte di Hezbollah nella misura di cinque a uno.

Non si tratta solo dell’errore di calcolo di coloro che vengono abitualmente definiti estremisti in Libano e Iran. Il presidente iraniano riformista Masoud Pezeshkian ha detto di essere stato tradito dagli americani che avevano promesso un cessate il fuoco a Gaza se l’Iran si fosse astenuto dal rispondere all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran.

È stato il fallimento della moderazione strategica dell’Iran a portare martedì sera al bombardamento di obiettivi in ​​tutto Israele con oltre 180 missili. Dopo l’attacco, Pezeshkian ha continuato a sostenere che l’Iran non vuole una guerra con Israele, ma la politica di moderazione è stata chiaramente abbandonata. Ci si può aspettare che Hezbollah e tutti i gruppi armati in Yemen e Iraq si facciano più attivi.

Ma un errore di calcolo ancora più grande è stato commesso da Israele nel suo desiderio di colpire finché il ferro è caldo.

Aggressione incontrollata

Israele sta riprogettando l’intero Medio Oriente nell’odio, mentre la questione palestinese rimane irrisolta. È l’ingegneria al contrario di un periodo di tre decenni, dagli Accordi di Oslo, mentre il conflitto palestinese ha perso la sua supremazia e centralità nel mondo arabo.

Niente più dell’aggressività senza freni di Israele può sanare le profonde divisioni nel mondo arabo create dalla controrivoluzione alla Primavera araba.

Quando sganci 80 tonnellate di esplosivo per uccidere Nasrallah e uccidi altre 300 persone nel farlo, lo trasformi da simbolo di resistenza a leggenda.

“Il simbolo è scomparso, la leggenda è nata e la resistenza continua”, è come l’ha espresso il politico libanese Suleiman Frangieh, rampollo di una delle principali famiglie maronite del paese.

Ibrahim al-Amin, direttore di Al Akhbar, giornale vicino a Hezbollah, ha paragonato Nasrallah a Hussain, nipote del profeta Maometto, considerato il terzo imam dell’Islam sciita. Ha scritto: “Sayyed Hassan Nasrallah non si immaginava nel solco di Hussain quando è caduto come martire. Non era nel solco di Hussain quando il mondo lo ha abbandonato. Piuttosto, è nel solco di Hussain che si è alzato e ha combattuto in difesa di un diritto che costa molto ottenere … [Nasrallah] è diventato un simbolo eterno per ogni ribelle di fronte all’ingiustizia e … è stato martirizzato in difesa di Gerusalemme e della Palestina”. Nasrallah aveva un fascino carismatico come oratore per il suo elettorato sciita e le masse filo-palestinesi nel mondo arabo, come l’ex presidente egiziano Gamal Abdel Nasser aveva per il movimento nazionalista arabo ai suoi tempi. Da morto Nasrallah promette di arrivare a tanto.

Gravi conseguenze

Naturalmente questa non è la visione delle élite arabe che hanno trascorso gran parte della loro carriera a stringere amicizia con gli Stati Uniti e Israele. Ma anche loro devono riconoscere le passioni che scuotono i loro popoli.

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha usato Israele come tragitto per essere preso sul serio da Washington. Ma anche lui è totalmente sincero sui propri limiti come leader.

“Il 70% della mia popolazione è più giovane di me”, avrebbe detto il sovrano trentanovenne al Segretario di Stato americano Antony Blinken all’inizio di quest’anno. “Per la maggior parte di loro, non hanno mai saputo molto della questione palestinese. E quindi la stanno scoprendo per la prima volta attraverso questo conflitto. È un problema enorme. Mi interessa personalmente la questione palestinese? A me no, ma alla mia gente sì, quindi devo assicurarmi che questo trovi un esito.”

Un funzionario saudita ha contestato questo resoconto della conversazione di Mohammed bin Salman con Blinken, che invece è molto verosimile.

Sì, la regione sarà ridisegnata da un Israele che ha rotto il freno.

Niente può convincere i suoi vicini arabi che Israele non può vivere con loro in pace meglio della rotta su cui Israele è attualmente impostato, una rotta che prende di mira e minaccia allo stesso modo cristiani, musulmani, sciiti e sunniti.

Netanyahu, più di chiunque altro, li sta convincendo che un Israele che si comporta in questo modo non appartiene a questa regione.

Ciò avrà profonde conseguenze strategiche per il futuro. Quindi la morte di Nasrallah è davvero un “bene assoluto” per la regione?

Fai attenzione a ciò che desideri, perché potrebbe succedere.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

David Hearst è co-fondatore e caporedattore di Middle East Eye. È commentatore e speaker sulla regione e analista dell’Arabia Saudita. È stato caporedattore agli esteri del Guardian ed è stato corrispondente in Russia, Europa e Belfast. È entrato a far parte del Guardian da The Scotsman, dove era corrispondente per l’istruzione.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)

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