[SinistraInRete] OttolinaTV: La Meloni riceve Larry Fink (BlackRock) a Roma e gli svende l’Italia

Rassegna 08/10/2024

 

OttolinaTV: La Meloni riceve Larry Fink (BlackRock) a Roma e gli svende l’Italia

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La Meloni riceve Larry Fink (BlackRock) a Roma e gli svende l’Italia

di OttolinaTV

Schermata del 2024 10 07 19 50 48.pngNei giorni in cui l’Iran e l’asse della resistenza mandavano un messaggio chiaro e forte all’imperialismo di tutto il mondo, anche l’Italia – e, in particolare, con il suo eroico presidente del consiglio Giorgia Meloni – non ha voluto essere da meno: da poco rientrata da New York dopo aver ritirato l’infame premio di miglior atlantista dell’anno, Giorgia la collaborazionista ha infatti ricevuto a palazzo Chigi Larry Fink, il presidente e amministratore delegato di BlackRock. Il messaggio è stato chiaro: oligarchi di tutto il mondo, unitevi! E fate dell’Italia quello che volete. Nel corso del colloquio, la madre cristiana e Fink hanno infatti discusso dei possibili investimenti del fondo finanziario americano nell’ambito dello sviluppo di data center e nelle infrastrutture energetiche di supporto; e il presidente dell’amministrazione coloniale ha inoltre prospettato al fondo di investimento americano l’opportunità di investire in Autostrade e in altri settori di natura strategica. Ma i due punti principali dell’incontro sono stati la possibilità di creare strumenti finanziari specifici da parte di BlackRock nell’ambito del famoso Piano Mattei e la definizione di prestiti obbligazionari per la ricostruzione dell’Ucraina, concepiti da BlackRock e garantiti politicamente dall’Italia; Blackrock che, ricordiamolo, gestisce un patrimonio di 10 mila miliardi di dollari (il valore del PIL di Germania e Giappone messi insieme) ed è tra i primi azionisti di gran parte delle grandi aziende occidentali, Italia inclusa. Negli ultimi giorni, Giuliano vi aveva raccontato della scalata di UniCredit a Commerzbank proprio grazie alla collaborazione del fondo di investimento e del suo ingresso con una quota del 3% in Leonardo, la principale industria degli armamenti italiana; in fatto di infrastrutture, strategiche o quasi, è bene ricordare che un altro grosso attore statunitense, il fondo KKR, ha recentemente comprato la rete fissa di Telecom Italia per 22 miliardi di euro.

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F. B.: Il mito antifascista degli Arditi del Popolo e del settarismo «bordighista»

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Il mito antifascista degli Arditi del Popolo e del settarismo «bordighista»

Considerazioni in/attuali

di F. B.

Schermata del 2024 10 07 19 33 15.png«Ogni volta che al posto di “proletariato” leggo “popolo”, mi domando quale brutto tiro si stia preparando ai danni del proletariato.»

(G. D.)

La «leggenda» degli Arditi del Popolo nasce all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, allorché – dopo che per quasi cinquant’anni quell’esperienza di opposizione armata al fascismo in ascesa era caduta nell’oblio – un fiorire di studi ad opera di giovani storici «militanti» la riportò improvvisamente in auge. Questo rinnovato interesse per una vicenda lontana e ormai da tempo dimenticata, come sempre accade, non fu casuale: esso rispondeva, infatti, all’esigenza di dotare la pratica dell’«antifascismo militante» delle formazioni della sinistra extraparlamentare di un proprio mito fondativo, da affiancare a quello ormai sbiadito e sin troppo «istituzionale» della Resistenza. L’antifascismo militante era nato per contrastare il neo-squadrismo di fascisti vecchi e nuovi, che lo stato democratico utilizzava come manovalanza cui delegare il «lavoro sporco» nella repressione delle lotte operaie e studentesche, oltre che nel quadro della cosiddetta strategia della tensione. Ma i suoi riferimenti storici, nonché l’appellativo stesso di «antifascismo», rivelano come la sua funzione, sul piano tanto pratico che ideologico, andasse oltre il terreno della semplice «difesa proletaria», e si collocasse su un piano politico ben preciso: quello della difesa della democrazia (democrazia che peraltro in quegli anni, in Italia, non fu mai seriamente in pericolo). Inoltre, esso assolse a una funzione di polizia interna al movimento, volgendosi soprattutto contro le sue correnti più radicali (i cui aderenti erano invariabilmente bollati come «provocatori fascisti» e spesso oggetto di aggressioni fisiche da parte dei «servizi d’ordine» gauchiste). Ciò non stupisce se si pensa che, seppure con sfumature diverse, la matrice di pressoché tutti i gruppi della sinistra extraparlamentare era più o meno apertamente marxista-leninista.

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Sergio Scorza: La nuova guerra imperialista e neocolonialista: un infinito massacro di civili

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La nuova guerra imperialista e neocolonialista: un infinito massacro di civili

di Sergio Scorza

Tralasciando ogni considerazione sulla natura teocratica dei due regimi – quello sionista e quello iraniano – segnalo una differenza sostanziale nel conflitto in atto in queste ore tra Iran e Israele: mentre Israele bombarda (come fa ininterrottamente da 11 mesi) quasi esclusivamente civili inermi in case, scuole, ospedali, tendopoli e ovunque porti i suoi attacchi, l’Iran colpisce, come ha fatto ieri, soltanto basi e obiettivi militari da cui partono gli immani massacri di povera gente in Gaza e ora in Libano.

Non a caso, subito dopo il lancio di missili su Israele, il Ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha dichiarato “Stasera abbiamo esercitato l’autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, prendendo di mira esclusivamente i siti militari e di sicurezza responsabili del genocidio a Gaza e in Libano”.

Come potremmo mai dimenticare i reiterati bombardamenti dei caccia israeliani sulle code di civili palestinesi sfollati in coda per una ciotola di cibo? E i bombardamenti sugli ospedali? Come potremo dimenticare i bimbi palestinesi uccisi dai cecchini israeliani con colpi di precisione in testa? E i bombardamenti israeliani sulle tendopoli degli sfollati? Quelli sui civili in fuga dalle bombe in seguito all’ennesimo ordine di evacuazione lanciato delle forze di occupazione? Come potremo mai dimenticare le immagini dei corpi delle bambine e dei bambini palestinesi smembrate/i dalle bombe israeliane?

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Paolo Andruccioli: BlackRock, politica e banche ombra

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BlackRock, politica e banche ombra

di Paolo Andruccioli

Sono poco chiari i contorni del recente incontro tra Giorgia Meloni e Larry Fink, l’uomo delle uova d’oro della speculazione finanziaria internazionale, indicato da Trump come potenziale sottosegretario al Tesoro. Tra le voci, quella di un accordo tra il colosso BlackRock e Sace, gruppo d’investimento del Tesoro

Ancora non sono chiari i contorni di una notizia che gira da qualche giorno negli ambienti finanziari e su qualche quotidiano specializzato: il possibile accordo tra la Sace, il gruppo assicurativo e di investimento controllato direttamente dal ministero dell’Economia e delle Finanze, considerato il principale “partner di riferimento per le imprese italiane che esportano e crescono nei mercati esteri”, e il colosso della finanza mondiale, BlackRock, guidato da Larry Fink, l’uomo dalle uova d’oro della speculazione internazionale, indicato negli Stati Uniti come potenziale prossimo sottosegretario al Tesoro, in caso di vittoria di Donald Trump alle elezioni di novembre.

Il caso BlackRock-Sace ha quindi una rilevanza eccezionale, e risulta molto più importante delle passerelle mediatiche della premier Giorgia Meloni, “incoronata” a New York da Elon Musk, altro protagonista mondiale dell’avanzata del nuovo capitalismo dei bitcoin e dell’economia di carta. L’oggetto della trattativa segreta tra la Sace e BlackRock riguarda la possibile cessione del suo ingente portafoglio (3,3 miliardi di asset) al colosso a stelle e strisce. Il principale strumento di sostegno finanziario alle imprese del made in Italy nelle mani degli americani?

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Piccole Note: Israele, l’Iran e la Grande guerra mediorientale

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Israele, l’Iran e la Grande guerra mediorientale

di Piccole Note

L’Iran si ferma dopo il raid, ma Israele minaccia rappresaglie. Ora sta agli Usa frenare o alimentare un’altra grande guerra mediorientale

La pioggia di missili caduta su Israele potrebbe servire per riportare la sua leadership alla realtà dopo il delirio di onnipotenza successivo all’attacco tramite cercapersone e all’assassinio di Nasrallah. Difficile che accada, ma il destino del Medio oriente e del mondo è appeso a come essa deciderà di reagire al raid iraniano, dal momento che Teheran ha annunciato una nuova ondata di attacchi se sarà colpita.

 

L’America e la grande guerra: rischi, ma anche opportunità…

La risposta ci sarà, ha deciso il gabinetto di sicurezza israeliano, ma deve ancora prendere forma. Il motivo lo spiega Axios: “Israele risponderà da solo, ma vuole coordinarsi con gli Stati Uniti per le implicazioni strategiche della situazione. Un altro attacco iraniano in risposta a una rappresaglia israeliana richiederebbe una cooperazione difensiva con il Comando centrale degli Stati Uniti, altre bombe per l’aeronautica militare israeliana e altri tipi di supporto operativo Usa, ha affermato un funzionario israeliano”.

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Paolo Bartolini: Questioni di genere e di classe sull’orlo del disastro

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Questioni di genere e di classe sull’orlo del disastro

di Paolo Bartolini

Colpisce vivamente lo spazio mediatico concesso alla sfida contemporanea lanciata da chi rivendica la propria identità di genere fuori dagli schemi binari classici (divisione di ruoli, aspettative sull’orientamento sessuale, immaginario stereotipato…).

In particolare i giovani sentono questo tema come decisivo e lo ritrovano non solo nella loro esperienza quotidiana, ma sui social, in televisione, nelle riviste ecc. Forse solo la questione ecoclimatica attira in maniera affine il loro interesse. Il motivo è facile da capire: i corpi vissuti e le nostre interazioni con la “natura” (con l’aria inquinata, con i fenomeni meteo, con il cibo che mangiamo…) godono di una relativa sensatezza percettiva, ben lontana dai fumosi dibattiti sullo spread, sui fondi di investimento che si stanno comprando l’Italia, sugli armamenti delle grandi potenze, sul caos nel quadrante mediorientale e sulle prossime contese nell’Artico.

Ne segue purtroppo che, come accade a molti (troppi) adulti, la maggior parte dei ragazzi non ha nessuna percezione cosciente del caos geopolitico ed economico che sta segnando questo drammatico passaggio d’epoca. Di guerra non si parla, ma di “genere” sì, ovunque e continuamente. Nella realtà di ogni giorno, e dentro l’infosfera, la gioventù si batte per la sua libertà di vivere, sentire e scoprire le sfumature dell’identità personale.

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Alberto Bradanini: La strategia iraniana e il futuro del Medio Oriente

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La strategia iraniana e il futuro del Medio Oriente

per “Egemonia” Alessandro Bianchi intervista Alberto Bradanini

“La strategia iraniana, dunque, sembra aver scelto la pazienza e il tempo lungo della storia. Israele è oggi un paese in seria difficoltà, diviso e in profonda crisi, un’economia in sofferenza (due declassamenti in poche settimane da parte di Moody’s), 5-600.000 israeliani usciti dal paese (molti non torneranno più) e altri lo faranno alla luce degli sviluppi.”

AFP 20240928 36HC8KC v1 HighRes IranLebanonIsraelPalestinianConflictHezbollahNa 1 1 scaled.jpgLa reazione dell’Iran ai crimini di Israele si è manifestata con 200 missili nella sera di martedì 1 ottobre. Decine hanno colpito obiettivi israeliani con Teheran che ha dato al mondo una dimostrazione pratica di come sia in grado di aggirare i sistemi di difesa israeliana e di come possa infliggere danni enormi alle infrastrutture civili e militari del regime di Tel Aviv. Si è trattata di una risposta moderata, mirata e in pieno rispetto della normativa di ritorsione nell’ambito del diritto internazionale. Con il regime di Israele che ha minacciato risposte sul territorio iraniano e con il tentativo di invasione in corso in Libano, i rischi di una ulteriore escalation nella regione sono enormi.

Nella “guerra mondiale a pezzetti” che stiamo vivendo, ogni teatro è strettamente interconnesso e il riscaldarsi di uno determina l’acuirsi di tensioni e apertura di altri. Per questo sono molti gli interrogativi che si manifestano oggi, nei drammatici tempi che viviamo, e abbiamo cercato risposte in una guida sicura per i lettori di “Egemonia”: l’ex ambasciatore italiano a Teheran Alberto Bradanini.

Buona lettura.

* * * *

Ambasciatore dopo l’assassinio dello storico leader di Hezbollah Nasrallah, la possibile operazione di terra da parte di Israele in Libano e il lancio di razzi dell’Iran di martedì primo ottobre, come sono cambiati gli scenari nella regione?

È chiaro come il sole che l’escalation cui punta Israele attraverso massacri, aggressioni, omicidi mirati, bombardamenti da terra e dall’aria senza alcuna differenza tra militari e civili è un agire lontano anni luce dalla civiltà etica e giuridica del XXI secolo, che viola la Carta delle Nazioni Unite e i valori esistenziali di ogni essere umano.

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Stefano Isola: Nuovo brutalismo e guerra robotica

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Nuovo brutalismo e guerra robotica

di Stefano Isola

Testo dell’Intervento di Stefano Isola alle Tre giornate contro le tecno-scienze, sesto incontro internazionale, Luglio 2024 ad Acqui Terme organizzate da Resistenze al nanomondo e pubblicato sul giornale L’Urlo della Terra, n.12, Luglio 2024

smartcity 449256427 1.jpgNei territori palestinesi si consumano stragi quotidiane di donne e bambini sterminati da bombe teleguidate, di persone che muoiono di fame e che non hanno dove rifugiarsi e dove potersi curare le spaventose ferite, e tutto questo procede accompagnato da un irreale balletto di distinguo e accorate perorazioni contro tutte le aggressioni e tutti gli estremismi. Altri massacri, tra quelli che costellano la storia moderna, presentano efferatezze e numeri paragonabili, e sono stati talvolta colpevolmente ignorati per molto tempo a livello internazionale, ma sono stati tutti comunque raccontati a posteriori attraverso reportage di osservatori, giornalisti e storici. L’attuale genocidio perpetrato a Gaza dall’IDF si caratterizza come una delle peggiori voragini umanitarie della storia anche per il fatto di essere trasmesso in diretta audiovisiva, ovunque, orizzontalmente, e di essere perciò osservabile da chiunque voglia informarsi, e, nonostante questo, non solo non viene fatto quasi nulla per fermarlo, ma si continua a inviare armi micidiali per la sua perpetuazione. Per altro, il governo statunitense rifornisce ininterrottamente Israele di armi e risorse per perseguire il suo assedio criminale degli oltre due milioni di palestinesi di Gaza, assicura allo Stato dell’apartheid una copertura diplomatica presso le Nazioni Unite e distorce od oscura sistematicamente la condotta barbara dell’IDF. A causa di tutto ciò si dovrebbe parlare più propriamente di genocidio israelo-statunitense. Analoga e corrispondente situazione nella parallela guerra per procura che la NATO sta combattendo contro la Federazione Russa tramite il sacrificio dell’Ucraina, dove decine e decine di migliaia di giovani ucraini, e anche russi, hanno già perso la vita in una delirante prova di forza cinicamente spinta e finanziata ad oltranza da potenze esterne.

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Andrew Korybko: Cinque lezioni che la Russia può apprendere dall’ultima guerra israelo-libanese

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Cinque lezioni che la Russia può apprendere dall’ultima guerra israelo-libanese

di Andrew Korybko per Oriental Review 

Queste lezioni sono: 1)  dare priorità agli obiettivi militari rispetto a quelli politici; 2)  l’importanza di una intelligence superiore; 3)  l’insensibilità all’opinione pubblica; 4)  la necessità che il proprio “stato profondo” sia pienamente convinto della natura esistenziale del conflitto in corso; e 5)  la pratica di una “risolutezza radicale”.

L’ultima guerra israelo-libanese e il conflitto ucraino sono così diversi l’uno dall’altro da essere praticamente non paragonabili, ma la Russia può comunque imparare alcune lezioni generali da Israele se ne ha la volontà.

La prima è che dare priorità agli obiettivi militari aumenta le possibilità di raggiungere quelli politici. L’operazione speciale della Russia continua a essere caratterizzata dall’autocontrollo, influenzato dal opera magna di Putin “Sull’unità storica di russi e ucraini“, a differenza della comportamento di Israele nella sua guerra con il Libano.

L’aspettativa era che i fulminei progressi sul campo durante la fase iniziale del conflitto avrebbero costretto Zelensky ad accettare le richieste militari che gli erano state fatte.

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Emiliano Brancaccio: Caso Talgo, il doppio binario su cui viaggiano i capitali

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Caso Talgo, il doppio binario su cui viaggiano i capitali

di Emiliano Brancaccio

La Spagna ha bloccato la vendita all’Ungheria della sua azienda di treni, per “motivi di sicurezza”: Orbán potrebbe cedere alla Russia tecnologie da usare in Ucraina

Chi ha paura della libera circolazione dei capitali? Un tempo erano i lavoratori, che però non osavano contrastarla. Oggi sono i capitalisti, che non ci pensano due volte a reprimerla se confligge con i loro vitali interessi. I trattati UE vietano le restrizioni ai movimenti di capitali, sia tra stati membri sia con paesi terzi. Blocchi alla circolazione dei capitali sono ammessi solo in casi particolari, tra cui comprovati “motivi di ordine o sicurezza pubblica”.

La possibilità di utilizzare questa deroga ha sempre suscitato imbarazzo tra le forze progressiste. Quando nel 2015 in Grecia vinse la coalizione di sinistra guidata da Alexis Tsipras, si pose la necessità di bloccare le fughe di capitali in atto. Sembrava l’unica mossa razionale per frenare la tremenda recessione che affliggeva la Grecia, eppure non mancarono i tentennamenti. Anche l’allora ministro delle finanze Yanis Varoufakis si concesse il lusso di titubare. A suo avviso, il blocco dei capitali in fuga andava evitato perché altrimenti i greci che possedevano ricchezze «sarebbero stati considerati come poveracci che avevano gli euro ma non erano liberi di usarli come volevano».

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Sandro Moiso: Avanti barbari!/6 – L’Occidente e il capitalismo sono razzisti (l’Italia anche)

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Avanti barbari!/6 – L’Occidente e il capitalismo sono razzisti (l’Italia anche)

di Sandro Moiso

Anna Curcio, L’Italia è un paese razzista, DeriveApprodi, Bologna 2024, pp. 142, 16,00 euro

I popoli che vivono nelle regioni fredde e quelli europei sono pieni di coraggio e passione ma mancano di abilità pratiche e intelletto; per questa ragione, pur rimanendo in genere indipendenti, essi mancano di coesione politica e della capacità di governare gli altri. D’altra parte i popoli asiatici hanno sia intelletto che abilità pratica ma mancano di coraggio e forza di volontà; per questo essi sono rimasti in schiavitù e sottomessi. Il popolo ellenico, che occupa una posizione intermedia, è dotato di tutte queste qualità e perciò ha continuato ad essere libero, ad avere le migliori istituzioni politiche e a essere capace di governare per mezzo di una sola costituzione. (Aristotele – Politica)

Come rende evidente l’epigrafe, il razzismo su cui si fondano l’Occidente e i suoi ideali filosofici e politici è cosa di vecchia data considerato che il brano di Aristotele appartiene al settimo libro della Politica e, come il suo autore, al IV secolo avanti Cristo. La scrittura alfabetica era invenzione recente (V secolo), ma già era utilizzata per marcare la differenza tra chi era civile e ben governato e tutti gli altri popoli che, nel greco antico, erano definiti come βάρβαρος. bárbaros ovvero barbari.

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Fulvio Grimaldi: Israele, grandi ribaltoni, grande crisi

mondocane

Israele, grandi ribaltoni, grande crisi

E OMS e ONU per tenerci al guinzaglio

di Fulvio Grimaldi

Marzia di Sessa su 9MQ intervista Fulvio Grimaldi

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Partendo dai 200 missili iraniani che hanno fatto il contrario di quanto gli inattaccabili signori di tutte le guerre e di tutti i terrorismi ci vogliono far credere, cioè hanno colpito pesantemente nel segno, ci occupiamo dei ribaltoni e ribaltini della realtà, con annessa verità, che qualcuno di molto riconoscibile pratica da ottant’anni in Medioriente. Capovolgimenti, tuttavia, che sono diventate le colonne portanti nella nostra parte del mondo, la conditio sine qua non per esercitare il fascismo del terzo millennio. Tutto questo, grazie essenzialmente al supporto dei cantori uniti della turlupinatura.

Pescando nella teca delle favolerie antiche, la turlupinatura del colto e dell’inclita inizia qualche millennio fa e parrebbe destinata a inquinare sistematicamente la nostra specie a vantaggio di chi se l’inventa. Fino a quella finaccia del mondo che tutti i monoteisti ci prospettano (incrociamo le dita e tocchiamo tutti i ferri di cavallo rimasti).

E’ successo che una tribù egizia di menacapre del deserto si sarebbe fatta irretire da quel pazzoide di Akenaton e dalla sua stramba invenzione di un dio unico. Svaporato, nell’indignazione generale e nell’intelligenza diffusa, quel progetto faraonico, nient’affatto innocente, di ridurre tutto, possesso, dominio, comando, a un unicum e tornati alla democratica pluralità di gusti e dei, quella tribù di pastori si trovò spiazzata.

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