[Anbamed] Notizie dal Medio Oriente (15/10/2024)

Rassegna 15/10/2024

 

Le notizie:

Genocidio a Gaza

È il nuovo olocausto.

Israele ha sganciato di notte bombe incendiarie sul campo di sfollati a Deir El-Balah, nei pressi dell’ospedale Shuhadaa al-Aqsa. Un incendio colossale ha divorato 40 tende intrappolando le persone all’interno. Lasciando a terra corpi carbonizzati o morti per il gas. Sono stati bruciati vivi.

Fonti mediche nella Striscia di Gaza hanno affermano che almeno 10 persone sono state uccise e 30 ferite, tra cui donne e bambini, in un attacco aereo israeliano su un centro di distribuzione di aiuti umanitari nel campo profughi di Jabalya, nel nord di Gaza. Un portavoce della Mezzaluna Rossa palestinese ha affermato che le squadre di soccorso non sono in grado di raggiungere il sito a causa del blocco imposto dall’esercito di occupazione.

Netanyahu vuole annientare il popolo palestinese, uccidere la gente oppure deportarla, per lasciare spazio alla colonizzazione ebraica. Fame e sete e poi bombe. Su gente inerme.

Nella giornata di ieri, prima di questo crimine di Deir El-Balah, Israele ha ucciso 62 civili e ferito altri 220.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

 

Situazione umanitaria

La popolazione del nord di Gaza è nella morsa della fame e della sete, in mezzo alle bombe e all’invasione di terra dei soldati di occupazione. Il cosiddetto “piano dei generali” prevede la loro deportazione, ma la gente sii rifiuta di evacuare verso sud, ma si sposta verso altri luoghi sempre nel nord della Striscia. I soldati avanzano e distruggono con la dinamite e i bulldozer le case abbandonate. Una vera e propria pulizia etnica.

Le tv arabe hanno trasmesso le immagini di bambini orfani che cullavano un neonato, che aveva appena perso la mamma uccisa dalle pallottole dei soldati, lasciandolo senza il latte materno. I media statunitensi e europei hanno abdicato alla loro missione di informare e raccontano principalmente la narrazione israeliana.

L’esercito israeliano ha blindato la zona nord della città di gaza e non ha fatto entrare, da una settimana, nessun camion di aiuti umanitari. Chi si salverà dalle bombe morirà di fame e sete oppure sarà costretto ad evacuare dalla zona.

L’esercito israeliano impedisce agli sfollati di dirigersi verso Gaza città, con posti di blocco, cecchini e droni. L’ordine è di dirigersi verso sud, dove però i bombardamenti sono all’ordine del giorno, come la strage di Deir El-Balah. “Se devo morire lo stesso, è meglio morire a casa mia, tra la propria gente, piuttosto di essere incenerita in una tenda di plastica”, ha detto una donna ai microfoni di un tv araba.

Libano

Israele colpisce anche nel nord del Libano, inseguendo gli sfollati. 21 uccisi in un attacco sulla zona di Aitou, vicino a Tripoli. È una cittadina a maggioranza cristiana, dimostrazione che l’intento di Netanyahu non è soltanto quello di un’operazione limitata come annunciato, ma ha mire espansionistiche e di occupazione durevole. Nella valle della Beqaa è stato bombardato dall’aviazione israeliana un camion di aiuti umanitari con tutte le segnalazioni ONU sul tetto. Intensi i bombardamenti sui villaggi del sud, quasi completamente disertati dalla popolazione. L’avanzata di terra va a rilento e con molte perdite che l’esercito israeliano non dichiara nell’immediato. Secondo Hazbollah, ieri sono stati uccisi due equipaggi di carri armati che tentavano di avanzare verso un villaggio libanese. L’esercito di Tel Aviv ha bombardato intensamente la zona e poi ha fatto evacuare i corpi dei morti e feriti in elicottero. Un sito vicino al partito libanese ha pubblicato il video dell’operazione.

Alle richieste di Biden di non colpire Beirut, Netanyahu ha dichiarato che Israele mantiene la libertà di operare in tutto il Libano e colpirà ovunque sia necessario, compresa Beirut. La puntualizzazione si è resa necessaria dopo la diffusione sulla stampa israeliana di notizie sull’ordine personale del premier all’esercito di cessare gli attacchi sulla capitale libanese. Ordine del quale gli altri ministri non sapevano nulla e lo hanno letto soltanto sulla stampa. Di fatto sono due giorni che la Dhahyie, il sobborgo meridionale di Beirut, non viene bombardato.

UNIFIL

Netanyahu tira dritto. “Unifil fa scudo a Hezbollah e deve andarsene, per la propria incolumità”. Praticamente una minaccia alla legalità internazionale. Anche ieri si sono ripetute le provocazioni dell’esercito invasore contro i soldati dell’UNIFIL. Una ronda è stata costretta al ritiro verso la propria base, cancellando il giro dii perlustrazione. In una base italiana, dove si stava tenendo una trattativa tra militari ONU e israeliani, un carro armato ha lanciato obici nelle vicinanze, quasi a ridosso delle mura di cinta. Nessun danno, ma l’intento di minaccia e di far pressione per far sloggiare gli osservatori internazionali è chiaro. Una trattativa con altri metodi. Israele non vuole testimoni indipendenti ed autorevoli. Va ricordato che i caschi blu della missione ONU in Libano sono del tipo di interposizione, armati soltanto di mitra leggeri, per dissuadere le parti belligeranti, ma non per ingaggiare battaglie.

Il segretario dell’ONU Guterres ha risposto al messaggio del premier israeliano, ricordandogli che colpire i caschi blu è un crimine di guerra. Tutti i paesi europei, compresa la GB, sono concordi nel condannare gli attacchi di Israele contro la missione di peacekeeping internazionale. Gli USA non si pronunciano chiaramente, balbettano.

Come al solito, nessun leader politico chiede di imporre sanzioni a Tel Aviv, per indurla a megliori consigli. Basterebbe non esportare armi all’esercito che sta minacciando di uccidere soldati europei.

Israele

Razzi e droni libanesi hanno colpito nella regione di Tel Aviv. Molti danni ma nessuna vittima. La stampa israeliana ha valutato in due milioni di cittadini coloro che sono stati costretti e ricorrere ai rifugi. Il canale televisivo pubblico ha sostenuto che in 162 località è stato dichiarato lo stato d’emergenza per il pericolo di oggetti volanti esplosivi provenienti dal nord.

“Uno sviluppo pericoloso – ha detto un’analista televisivo – che mostra la pericolosità dell’invasione. Una guerra che durerà molto e non porterà sicurezza al paese”. È convinzione generale in Israele che la campagna libanese di Netanyahu ha principalmente obiettivi di politica interna. In effetti i sondaggi hanno segnalato la ripresa del partito Likud e la possibilità per la coalizione di destra attualmente al governo di riottenere la maggioranza dei seggi. Gli ostaggi sono belli e dimenticati. Adesso si parla di popolare Gaza con colonie e di allargare i confini di Israele verso nord. Sono dichiarazioni di estremisti come Smotrich, ma bisogna ricordare che sono ministri dello Stato di Israele e stanno pianificando l’instabilità permanente di tutta la regione.

Cisgiordania e Gerusalemme est

La seconda guerra israeliana contro i civili palestinesi si svolge quotidianamente in Cisgiordania, lontano dagli occhi dei media che non vogliono vedere. A Jenin due giovani sono stati assassinati dalle pallottole dei cecchini israeliani, durante il rastrellamento dell’esercito nel campo profughi della città. Un gruppo delle forze speciali israeliane, vestiti con abiti arabi, sono penetrati nel campo e hanno attaccato una casa, dove abitano dei combattenti della resistenza. La forza però è stata accerchiata e l’esercito ha mandato i soccorsi, con annessi bulldozer e cecchini. Un ragazzo di 17 anni, Rayyan Sayyed, è stato colpito alla testa mentre lanciava pietre contro gli invasori. È deceduto in ospedale, poco dopo il ricovero, ostacolato come al solito dai soldati. L’altro giovane ucciso è Mahmud Abu-Rabb, caduto in uno scontro armato con le truppe israeliane.

Le truppe israeliane, durante l’operazione, hanno sparato raffiche di mitra contro la postazione di giornalisti che stavano seguendo gli scontri.

In tutta la Cisgiordania, le truppe israeliane hanno arrestato ieri 50 palestinesi, durante i rastrellamenti compiuti casa per casa.

UE-Israele

L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha deciso di procedere ad una valutazione del rispetto dei diritti umani da parte di Israele, primo passo di un’eventuale sospensione dell’accordo di associazione in vigore tra Bruxelles e Tel Aviv. I 27 ministri degli Esteri Ue ne discuteranno il prossimo 18 novembre, con o senza il governo israeliano.

Va ricordato che Spagna e Irlanda avevano chiesto lo scorso febbraio all’UE di sospendere l’accordo di libero scambio con Israele. A maggio i 27 avevano deciso all’unanimità di convocare un Consiglio di Associazione per chiedere conto a Tel Aviv della strage in corso a Gaza, ma Israele ha di fatto messo da parte l’invito, rifiutando il focus sui diritti umani proposto dall’Ue per il vertice. Ieri, a Lussemburgo, Borrell ha detto nella conferenza stampa che “Il diritto umanitario è sepolto sotto le macerie di Gaza”.

Ad infiammare le relazioni amichevoli tra UE e Israele vi è l’attacco premeditato dell’esercito israeliano invasore del Libano contro i caschi blu dell’ONU, ai quali partecipano diversi paesi europei, tra cui l’Italia, con propri contingenti. Sanzioni ad Israele? Mai!

 

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