Forum Comunisti: “A che cosa servono i comunisti in Italia?”

Forum Italiano dei Comunisti – 14/10/2024

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A CHE COSA SERVONO I COMUNISTI IN ITALIA?

Riprendere il discorso sui comunisti italiani non è questione solamente legata all’analisi del crollo del PCI e della ridefinizione di un’ipotesi di ricostruzione strategica. E’ anche e soprattutto rispondere alla domanda: qual è il ruolo effettivo che i comunisti devono svolgere nel concreto della società per dimostrare di avere una capacità di trasformazione nella situazione attuale?

Questo discorso si lega al fatto che la rottura tra PCI e movimento di classe e popolare avvenuta negli anni ’90 del secolo scorso non può essere ricomposta riproponendo le vecchie icone nella speranza che abbiano un potere attrattivo. La ricomposizione può avvenire solamente se si individua il nuovo percorso in grado di riattivare il rapporto dialettico tra organizzazione e contraddizioni reali. E non basta, per questo, adattarsi al quotidiano, ma bisogna capire se e come si può ricavare una dimensione strategica del movimento che possa dare a una posizione comunista un senso non di setta, bensì di forza politica.

La credibilità del PCI, fino alla sua mutazione genetica e al suo scioglimento, derivava dalla sua storia e dalla funzione che aveva svolto per decenni nella società italiana. Liquidata quella eredità non si può credere che ricominciare sia un fatto puramente ideologico. Per questo per iniziare un percorso vero bisogna partire da ciò che esiste oggi in Italia e da qual è la dinamica politica e sociale che la caratterizza.

Non si tratta di un’analisi sociologica o statistica, ma di capire in che modo si sia modificata la posizione dei ceti popolari, la loro coscienza di classe, il loro antagonismo rispetto al capitalismo e da questo partire per capire su quali spazi oggettivi far leva per esprimerli politicamente e quale peso possono avere oggi nel complesso delle relazioni sociali. Quindi la questione è di analisi, ma anche di definizione di una tattica che sia adeguata alla situazione italiana.

Su questa necessità è naufragata, aldilà dei protagonismi e delle mistificazioni che pure ci sono stati e ci sono ancora, la ‘ricostruzione’ dell’area comunista in Italia.

Ma in concreto di che si tratta? Cerchiamo di riassumere la questione con un’espressione colorita: si può far volare un asino? La risposta è necessariamente negativa. Questo vale anche per un’altra domanda: è possibile mettere in moto su altri binari la situazione italiana se non capiamo la dinamica reale della lotta politica e sociale?

Ci riferiamo al fatto che più volte abbiamo sottolineato che è arrivato il momento di dare del sistema italiano una rappresentazione reale e non ideologica.

Se partiamo da questo dobbiamo ammettere che l’Italia non solo è un paese, al pari di molti altri in Europa, in cui la destra è politicamente e socialmente forte, ma che il resto è fatto di neocentrismo alla PD e da rappresentanze politiche e parlamentari della sinistra che esprimono i ceti democratici moderati e spesso consociativi. Dall’altra c’è il muro dell’astensionismo che non è rifiuto attivo del voto, ma estraneazione dal sistema politico e ciò rappresenta una bomba ad orologeria in caso di approfondirsi della crisi sistemica che stiamo vivendo .

Oltre a questo ci sono i sindacati confederali che col monopolio della contrattazione contribuiscono a rendere marginale l’iniziativa dei lavoratori e imporre una logica consociativa della contrattazione sindacale che il sindacalismo di base è riuscito appena a scalfire.

Specularmente a questo, c’è un radicalismo minoritario di sinistra che non è mai diventato una vera opposizione politica, sia in termini di consenso che di qualità dei contenuti.

Quando parliamo di ruolo dei comunisti quindi pensiamo che lo sforzo da fare in queste circostanze storiche somigli a quello che i comunisti italiani, sotto la direzione di Gramsci prima e di Togliatti poi, hanno fatto al Congresso di Lione e a Salerno.

Gramsci con la definizione delle forze motrici della rivoluzione in contrapposizione al bordighismo e Togliatti con la scelta dell’unità nazionale contro il fascismo e la battaglia per la Repubblica e la Costituzione dentro il quadro delineato dal VII congresso dell’Internazionale Comunista.

Certamente la storia non si ripete, ma la questione rimane sempre la stessa. Qual è il ruolo effettivo dei comunisti? Se discutessimo di questo fuori dalla retorica e dagli schematismi potremmo sicuramente fare dei passi in avanti ed è quello che noi del Forum stiamo provando a fare.

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