[Anbamed] Notizie dal Medio Oriente (26/10/2024)

Rassegna 26/10/2024

 

Le notizie:

Iran-Israele

100 aerei israeliani hanno attaccato nella scorsa notte l’Iran. In due ondate sono stati bombardati diversi obiettivi a Teheran. La rappresaglia israeliana è la risposta al bombardamento iraniano del 1° ottobre, che era a sua volta una risposta ad un precedente attacco israeliano. Da Teheran, il messaggio è “danni limitati e la risposta sarà dolorosa per Israele”. I comunicati di guerra non forniscono particolari sugli obiettivi colpiti, ma vengono definiti genericamente come “militari” dalla propaganda israeliana. I media sorta mediatica di Netanyahu abbondano in particolari, col metodo copia e incola dei comunicati dei portavoce militari di Tel Aviv, su come l’esercito israeliano abbia potuto dribblare le difese anti-aeree iraniane. L’agenzia Irna ha riportato laconicamente che Israele “ha attaccato parti di centri militari nelle province di Teheran, Khuzestan e Ilam. L’attacco è stato intercettato e contrastato con successo dal sistema di difesa aerea integrato”.

Genocidio a Gaza

Decine di morti, un’irruzione in ospedale a Beit Lahia, dopo giorni sotto assedio, una pioggia di bombe israeliane sulla popolazione civile e combattimenti senza sosta.

In una Gaza in fiamme la situazione è in continuo peggioramento. Soprattutto nel nord della Striscia, che secondo l’ONU sta vivendo “il momento più buio”, evocando “crimini atroci” da parte degli israeliani.

In questa zona, la situazione è diventata incandescente a Beit Lahia, dove le truppe di occupazione sono penetrate armi in pugno nell’ospedale di Kamal Adwan, tenendo intrappolate centinaia di pazienti. Dopo le bombe, ii soldati hanno operato devastazioni nelle strutture mediche. Distrutta deliberatamente l’unità di terapie intensive. Due bambini sono stati assassinati per l’interruzione del flusso di ossigeno che li teneva in vita nelle incubatrici.

Notizie altrettanto drammatiche arrivano anche dalle altre zone di Gaza. I generali israeliani si sono resi gli artefici dell’assassinio di 12 persone mentre stavano aspettando la distribuzione degli aiuti nel centro di Gaza.

 A Jebalia, le truppe israeliane hanno compiuto un massacro, radendo al suolo almeno 10 edifici residenziali e provocando 150 tra morti e feriti. A Beit Lahia, le truppe di Tel Aviv hanno fatto irruzione nell’ospedale Kamal Adwan. Come al solito i generali israeliani per coprire i loro crimini inventano miliziani negli ospedali, come la storia dei tunnel sotto l’ospedale Shifà di Gaza city all’inizio dell’invasione. Sono invece scattati arresti di massa tra medici e personale sanitario e i circa 200 pazienti sono stati costretti a spostarsi in cortile. L’Oms ha reso noto di aver perso i contatti con il personale che opera nella struttura, l’unica ancora funzionante nella zona.

A Gaza City la protezione civile ha annunciato di aver contato 12 morti e diversi feriti in seguito ad un attacco con droni che avrebbe preso di mira un veicolo e un gruppo di persone in cerca di beni di prima necessità. Più a sud, a Khan Younis, i raid israeliani hanno colpito diverse strutture residenziali: almeno 38 vittime, tra cui 14 bambini. Anche un operatore di Medicina senza Frontiere ha perso la vita.

L’alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, ha definito quella del nord di Gaza una crisi “inimmaginabile” che chiama in causa soprattutto Israele, considerato responsabile di azioni “paragonabili a crimini contro l’umanità”. È un’ennesima accusa internazionale al governo Netanyahu, che se ne infischia delle condanne ONU, forte del sostegno USA, UE e Nato.

l nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Situazione umanitaria

“I bambini palestinesi di Gaza muoiono non solo per le bombe, ma anche dai divieti dell’esercito israeliano a curarli”. Lo ha affermato James Elder dell’Unicef durante un briefing dell’ONU a Ginevra. “Migliaia di bambini con gravi ferite non possono essere curati a Gaza, perché gli ospedali sono stati ridotti a parcheggi in seguito alle incursioni militari israeliane, ai bombardamenti e all’assedio. L’esercito israeliano ostacola il trasferimento all’estero di bambini feriti gravemente. Vengono lasciati morire”. Elder ha citato alcuni casi di bambini feriti e impedito o ritardato il loro trasferimento all’estero, ritardo che ha portato alla loro morte oppure all’aggravamento delle loro condizioni. “Elia ha 4 anni, ha subito bruciature su tutto il corpo. Attendeva in una lunga lista d’attesa di essere trasferita con la madre anche lei ferita. Da un mese aspettiamo risposte che non arrivano. Nel frattempo la madre è morta e la bambina rischia, secondo il parere dei medici, di subire l’amputazione di una mano e un piede, a causa della cancrena, per mancanza di cure”.

Queste denunce non le leggerete sulla stampa scorta mediatica di Netanyahu.

Libano

Il governo libanese ha denunciato i crimini di guerra commessi da Israele nei bombardamenti contro i civili ed in particolare, per la morte di tre reporter in un attacco aereo su Hasbaya, nell’est, al confine con la Siria. Proprio in quell’area i raid israeliani hanno reso inutilizzabile il principale valico di frontiera. Secondo i dati ufficiali delle autorità di Beirut sono 500mila le persone fuggite dal Paese. L’esercito invasore ha confermato di aver preso di mira il valico nella valle della Bekaa.

I combattenti di Hezbollah hanno continuato a lanciare razzi soprattutto sulla Galilea e Golan occupato. Nella cittadina di Majd al-Khorum, abitata prevalentemente da palestinesi, i colpi sono caduti in un centro commerciale e una palestra: il bilancio provvisorio, due morti e venti feriti.

L’avanzata di terra delle truppe israeliane è stata praticamente bloccata dalla strenua resistenza dei combattenti libanesi e palestinesi. Le perdite in armamenti e soldati sono così elevate che i generali israeliani stanno pensando ad una ritirata, parlando falsamente di raggiungimento degli obiettivi. Dopo quasi un mese di offensiva sono inchiodati alla linea di demarcazione e ricorrono ai bombardamenti aerei devastanti contro la popolazione civile a Beirut e nelle altre città.

Giornalisti nel mirino

Tre giornalisti libanesi sono stati assassinati nella notte dalle bombe sganciate da droni israeliani contro la loro residenza. Altri quattro sono rimasti feriti. L’obiettivo dei generali israeliani è stata la residenza dei giornalisti a Hasbaya, un villaggio abitato da una maggioranza drusa libanese. Secondo il sindacato dei giornalisti libanesi, le vittime sono Wissam Qassem, del canale TV Al-Manar, Ghassan Najjar e Mohammed Rida del quotidiano Al-Mayadeen. È un attacco deliberato perché, secondo il sindaco della cittadina, Naim Lahham, “è la prima volta che Hasbaya viene bombardata, a distanza di un anno dall’inizio delle ostilità. Siamo relativamente lontani dal fronte e qui non ci sono combattenti di Hezbollah”.

Non è la prima volta che i generali israeliani prendono di mira i giornalisti. Il 13 ottobre 2023, un’auto di corrispondenti internazionali è stata colpita per ben due volte consecutive da proiettili di carro armato israeliano, ad Alma Shaab. Il giornalista Issam Abdallah è stato assassinato e altri 7 giornalisti sono rimasti feriti, alcuni dei quali gravemente. Immediatamente il portavoce israeliano ha negato qualsiasi responsabilità, sostenendo che non vi erano unità militari nella zona. Due indagini giornalistiche, indipendenti una dall’altra, analizzando video e immagini satellitari, hanno dimostrato che i colpi sono partiti da carri armati israeliani e che l’auto dei giornalisti, vistosamente segnalata, era stata presa di mira anche dopo il suo allontanamento in seguito al primo colpo. Israele non vuole testimoni sui suoi crimini di guerra e contro l’umanità.

Unifil

Sono arrivate nuove notizie allarmanti dalla Linea Blu di demarcazione tra Libano e Israele, dove opera l’Unifil. La missione di peacekeeping ha denunciato che il 22 ottobre i soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro una delle loro postazioni vicino al villaggio di Dhayra. Ma ieri è avvenuto il peggio. Un’unità degli osservatori internazionali ha dovuto abbandonare la propria base in seguito al bombardamento israeliano subito. “I peacekeeper in servizio presso un posto di osservazione permanente vicino a Dhayra stavano osservando i soldati israeliani che conducevano operazioni di sgombero delle case nelle vicinanze. Dopo essersi resi conto di essere osservati, i soldati di Tel Aviv hanno sparato contro il posto” e “le guardie di servizio si sono ritirate per evitare di essere colpite”, ha reso noto l’Unifil.

Cisgiordania

L’esercito israeliano ha invaso la città di Tulkarem e assediato una palazzina vicino al campo profughi di Nour Shams. L’obiettivo è l’arresto di militante della resistenza asserragliato in un appartamento all’interno di un palazzo di sette piani. I soldati hanno condotto i genitori come scudi umani per costringere il militante a consegnarsi. Fallito l’obiettivo, i soldati hanno lanciato contro l’appartamento un missile (vedi) che ha distrutto la facciata e poi hanno demolito l’appartamento con i bulldozer (vedi). Non si conosce al momento la sorte degli assediati.

Trattative

Sono in corso febbrili trattative indirette per tentare di trovare un quadro di elementi per un cessate il fuoco a Gaza e Libano e il proseguimento dello scambio di prigionieri. Il negoziatore di Hamas è presente per il secondo giorno consecutivo al Cairo impegnato in incontri con i capi dei servizi di sicurezza egiziani. A Doha sono attesi domani i capi della Cia e del Mossad. Il nodo centrale che impedisce il raggiungimento di un accordo è l’insistenza di Netanyahu di continuare l’occupazione del valico di Rafah e del relativo corridoio al confine tra Palestina e Egitto. Secondo un analista di Haaretz, “il premier israeliano intende proseguire la guerra per evitare il processo fissato a dicembre, con l’accusa di corruzione. L’altro motivo che non permette il raggiungimento della liberazione degli ostaggi è la volontà di non favorire Harris ai danni di Trump, nelle elezioni presidenziali USA”.

Corte Penale Int.

Segnali preoccupanti provengono dall’Aja. Un giudice romeno è stato sostituito ufficialmente per motivi di salute. Ma dopo sono trapelate notizie sulle sue intenzioni di emettere un mandato di cattura contro Netanyahu. Queste dimissioni allontaneranno il pronunciamento delle risultanze dell’inchiesta sui crimini di guerra israeliani e l’applicazione della richiesta del Procuratore generale Khan di mandati di cattura per il premier israeliano, il suo ministro della guerra, Gallant, e il generale capo di Stato maggiore, Halevi, oltre ai capi di Hamas, che nel frattempo sono stati assassinati da Israele.

Il secondo segnale è la denuncia di una funzionaria della corte che accusa Karim Khan di molestie. La denuncia è avvenuta lo scorso maggio, subito dopo la dichiarazione di Khan contro il vertice politico e militare israeliano. La notizia è diventata di dominio pubblico perché il procuratore generale ha respinto le accuse sul proprio account social e denunciato di subire attacchi contro la sua persona, da quando ha espresso la sua richiesta alla corte di emettere ordini di arresto internazionali contro politici e militari israeliani. (leggi tutto, in inglese).

La satira a Gaza

Abdel-Rahman Abboud, 17 anni, noto con il vezzeggiativo “Abboud” è un notissimo mediattivista palestinese di Gaza.  Ha usato la satira per descrivere quello che l’esercito israeliano compie di atrocità contro la popolazione civile. Ha avuto un enorme successo di pubblico ed è diventato una preziosa fonte di informazione, documentata dai suoi video, per molti giornalisti all’estero. I suoi canali ed account social hanno milioni di seguaci. Ieri è stato arrestato durante l’irruzione dei soldati israeliani nell’ospedale Kamal Adwan, mentre stava raccogliendo le testimonianze dei medici e pazienti. È stato arrestato con suo fratello. È stato denudato insieme ad un altro centinaio di uomini e ragazzi arrestati nell’ospedale. In tarda serata è stato rilasciato. La satira è più forte del mitra. Malgrado le sofferenze, non dobbiamo perdere il sorriso”, ha detto appena liberato.

Siria

Droni turchi hanno lanciato missili contro postazioni delle forze democratiche siriane a Qamishli, nel nord est della Siria, regione autonoma a guida curda. È il secondo giorno consecutivo nel quale l’esercito turco compie attacchi contro le zone curde nel nord della Siria, con il pretesto di rispondere all’attacco, di due giorni fa, contro l’industria aerospaziale turca vicino ad Ankara. L’attacco è stato rivendicato ieri dal PKK.  E il neo sultano Erdogan ha affermato che i due attaccanti sono provenienti dal nord della Siria.

A Manbij, invece, i combattenti curdi hanno abbattuto due droni di spionaggio turchi. L’artiglieria di Ankara ha bersagliato la zona di obici dell’artiglieria.

Tunisia

Condannata a due anni di reclusione un’avvocata, per aver criticato la politica governativa sui migranti. Giovedì un tribunale ha emesso una condanna a due anni di reclusione nei confronti dell’avvocata Saniya al-Dahmani. Il suo difensore, avv. Sami Ben Ghazi, ha dichiarato che la corte ha condannato al-Dahmani per aver definito la Tunisia come un paese “razzista”, a seguito di una crisi legata agli immigrati africani e allo scoppio di scontri tra loro e i residenti tunisini avvenuti in precedenza.

Al-Dahmani ha respinto le accuse, si è dichiarata innocente e ha affermato che i suoi commenti sono parole che molti tunisini ripetono da sempre e non contengono alcun insulto al Paese.

Saniya al-Dahmani è in prigione da maggio e a settembre è stata condannata a otto mesi di carcere in una causa separata, per aver affermato che la Tunisia non è un posto sicuro in cui vivere.

Solidarietà internazionale

Giornata di mobilitazione in Italia contro le guerre. 7 piazze per manifestazioni di livello regionale al grido: “Fermiamo le guerre. Il tempo della pace è ora!”. LEGGI TUTTO. In alcune città, come Milano, ci saranno due cortei, per la convocazione precedente della rituale manifestazione di sabato contro l’aggressione israeliana a Gaza.

 

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