Fulvio Grimaldi – 29/10/2024
CON I BRICS A KAZAN CAMBIA IL MONDO
MOLDAVIA E GEORGIA, SOTTO A CHI TOCCA
ITALIA GUERRA PER BANDE
Fatti, delitti, lotte di oggi alla luce del passato e nelle prospettiva del futuro
MIEI INTERVENTI
In “Spunti di riflessione” di Paolo Arigotti: “Il ringhio del bassotto”
In “Caleido” di Francesco Capo, “Kermesse e Sconvolgimenti”
In “Mondocane…punto” questa sera alle 20.00 su:
https://www.quiradiolondra.tv/live/
Cosa è successo davvero quando l’Iran ha bombardato Israele e quando Israele ha contraccambiato sull’Iran? Ah saperlo!
Incominciamo col dire chi ha cominciato, come fa l’insegnante quando entra in classe e trova devastazione e due ragazzini con ammaccature? Chè qui il sistema è quello dell’occultamento dei precedenti, così uno si sofferma sull’ultimo evento e non gli si fa capire da cosa è derivato, in che cosa è radicato. E’ il trucco padronale dell’annientamento della memoria e, dunque, dalla Storia. Storia che per chi la conosce e interpreta, è proprio maestra. Esempio, a vedere le mosse della combriccola Meloni tra premierato e scazzi con la magistratura e a ricordarsi poi di Mussolini e dei suoi antecedenti sovrani assoluti, non credete che, dalle similitudini, si capisca meglio cosa vanno architettando e come converrebbe rispondere? Non proprio come con la Ghigliottina, o con Piazzale Loreto, ma insomma che reagire si deve.
Secondo Enrico Mentana, i pappagalli del Deep State in tutti i media e, sorretto nell’argomentare dalle bretelle, l’eccellenza tra questi, Federico Rampini, tutto è cominciato, uno, perché l’Iran è intrinsecamente cattivo, il capo dell’Asse del Male e merita qualsiasi punizione; due, perché, con inusitata e ingiustificata protervia, ha lanciato su Israele ben 200 missili. Di cui alcuni hanno fatto addirittura male (detto dalle riprese satellitari, con grande irritazione degli assertori israeliani della propria invincibilità).
Le precedenti imprese – bombardamento dell’ambasciata iraniana a Damasco, l’assassinio di Raisi, Haniyeh e Nasrallah, dopo centinaia di attentati terroristici nel corso dei decenni, la decimazione di dirigenti Hezbollah e Pasdaran (con corredo ci migliaia di civili, lì per caso) – tutte scomparse. Restano i due ingiustificati attacchi missilistici all’unica democrazia del Medioriente.
A questo punto saremmo, a spanne, su qualcosa come una goleada di 20 a due per Israele e, se consideriamo anche i graffi fattigli dagli altri dell’Asse della Resistenza (Hamas, Hezbollah, yemeniti, iracheni), potremmo concedere un 10 a zero. Il dato è questo, cari corifei dell’ “Israele ha il diritto di difendersi”, dato che sono 80 anni che viene attaccato dalla potenza palestinese.
Ora pare che le armi grosse tacciano. Almeno per un po’. L’hanno suggerito, per finta, Biden e Kamala, con in coda le perorazioni delle succursali UE e, sul serio, Russia e Cina. Con i primi addirittura in delegazione a Tel Aviv. Qualcuno mormora che potrebbero fare di più. Intanto hanno, collateralmente, qualcosa di più, a dispetto delle furie belliciste di USA, Israele e accoliti: al vertice BRICS hanno fatto riconciliare Cina e India e confermare la stupefacente intesa Riad-Teheran, ora celebrata perfino con esercitazioni navali congiunte. Roba che va togliendo dal fuoco mediorientale parecchie castagne statunitensi.
Nell’intervista di Francesco Capo c’è dell’altro. C’è la Moldavia che, a forza di aiutini da di là, e la Georgia che, tutta da sola, resta di qua. Se ne è parlato in vario modo, perlopiù sempre uno, lo stesso: in Georgia ha stato Putin, in Moldavia hanno fatto tutto i moldavi. Va ricordato di striscio che in Moldavia alle prime proiezioni i neutrali (per favore non “filorussi”) erano al 58%. Questo a dispetto del pellegrinaggio a Chisimaio di tanti seducenti politici europei.
Poi sono arrivati gli espatriati e hanno fatto vincere i filo-UE (questi sì, vanno chiamati così) per un mezzo grammo di bruxellismo: lo 0,57%. Forse non vi hanno riferito qualche dettaglio di questo trionfo europeo. Per il milione mezzo di moldavi all’estero erano stati allestiti 231 seggi in Europa e appena 20 in Russia. In Russia le autorità diplomatiche moldave hanno fatto arrivare 9000 schede per 300.000 elettori.
La presidente filo-Ursula, Maia Sandu è passata per il rotto della cuffia – ha stato Putin – al ballottaggio con Alexander Stoianoglu, cui andranno anche i voti dell’altro neutrale (ergo filorusso) Renato Usatii. Sarà una bella gara. Le ONG ce la dovranno mettere tutta.
Come in Georgia, dove pur essendocene 25.000, tutte occidentali, dai tempi funesti di Saakashvili (quello venuto su con la “Rivoluzione delle Rose” e andato giù con l’invasione dell’Ossezia scissionista nel 2008, bloccata dai russi nel giro di 5 giorni)
In Georgia, retta da un governo neutrale, aperto sia al lontano continente europeo sfigato, sia all’adiacente e prospera Russia, a dispetto delle ONG occidentali che hanno invaso la Georgia e si sono impadroniti di sanità, istruzione, Giustizia, privatizzazioni, vince sui filo-UE il premier neutrale Kobakhidze di “Sogno Georgiano” con il 54,08. Sulle TV georgiane erano circolate immagini bandite in Moldavia: morti, distruzioni, dittatura in Ucraina. Anche perché s’era capito chi fossero quelle ONG quando una legge gli ha imposto di dichiarare i dollari e euro che ricevevano dall’estero.
L’Europa, poi guidata dagli USA, sotto le insegne del “fardello dell’uomo bianco” ha nel suo cursus honorum 500 anni di genocidi, predazioni, devastazione. Colonialismo prima nel nome di Cristo, poi in quello dell’esportazione della democrazia. Come risulta dal PNAC, Programma del Nuovo Secolo Americano, inaugurato l’11 settembre del 2001, quella strategia, già ripresa a forza di bombe atomiche da Truman e Churchill nel 1945 e coronata dalla caduta del Muro, nei giorni scorsi è andata a rompersi il cranio contro l’assemblea di 32 Stati riuniti intorno al nocciolo duro di 10 BRICS, capeggiati da Russia e Cina, Sudafrica e Brasile e salutati dal segretario generale delle Nazioni Unite.
Stati a cui il G7 sta come un nanetto da giardino di Arcore sta alla Statua di Garibaldi al Gianicolo (mi perdonino i neoborbonici e i fan di Pio IX). Con quasi metà della superficie terrestre, il 45% della popolazione mondiale, quasi il 40% del PIL globale e la stragrande maggioranza delle risorse naturali, questo aggregato, per quanto disomogeneo politicamente e socialmente, ha posto fine alla dittatura di Bretton Woods. I cui pilastri, scomparso il collegamento del dollaro all’oro, erano la farlocca, ma riverita, potenza di un dollaro di carta velina, conventicole transnazionali del soggiogamento e sfruttamento dei paesi tramite debito e austerity detta “ristrutturazione” – FMI, Banca Mondiale, OMC – e, come cani da guardia, mille basi militari sparse sul pianeta.
Tutto questo è finito. Le catene si sono spezzate e sono rumorosamente precipitate sui piedi die pupari che vanno cercando di annebbiarci a forza di ombre cinesi come Harris e Trump. Rien ne va plus con un concerto che canta in coro almeno su alcuni capisaldi: niente più nazione guida per investitura divina, tutti sovrani e autonomi, collaborazione anziché conflitto (vedi la Via della Seta), regole uguali per tutti, rispetto, valute per ora nazionali che gradualmente affossino il dollaro pompato, ma campato per aria., Il sistema di pagamento dei furbi, lo SWIFT, se lo tengano loro, noi ce ne facciamo uno nostro, insieme alle loro sanzioni a chi non gli piace.
E’ poco? E’ molto? Vedete un po’ voi. Per me è come le caravelle di Colombo che tornano indietro, vuote, e restano in porto a fare gare di vela.
Poi, se volete, in “Mondocane… punto” si parla anche di cose nostre. Ovviamente di guerra per bande.