GAMADI, La Voce di Novembre 2024: BRICS | Genocidio a Gaza | La scienza è obiettiva?

Vincenzo Brandi – 30/10/2024

ATEI MATERIALISTI DIALETTICI

 

I seguenti articoli sono tratti dal numero di novembre 2024 de La Voce di GAMADI disponibile QUI

 

L’INCONTRO DEI BRICS A KAZAN ED IL GENOCIDIO DI GAZA

 

Pochi giorni fa in Russia, nella storica città di Kazan, c’è stato un grande convegno dei paesi aderenti all’organizzazione BRICS. Erano presenti i più grandi e popolosi paesi del mondo, come Russia, Cina e India, e decine di altri paesi, o aspiranti ad entrare nei BRICS, o come osservatori interessati. I paesi presenti a Kazan rappresentavano metà della popolazione mondiale ed il 40% del PIL mondiale; PIL d’altra parte in rapida crescita in questi paesi le cui economie si sviluppano a ritmi molto più alti di quelli dei paesi “occidentali” e dei loro alleati.

Cosa dimostra questo avvenimento che segna una svolta della massima importanza nella storia mondiale?

Innanzitutto il grande prestigio e la centralità del paese ospitante: la Russia. I paesi presenti hanno rifiutato di aderire alle sanzioni unilaterali alla Russia ordinate dagli USA e dalla NATO ed hanno continuato ad avere rapporti economici e diplomatici “normali” con la Russia, prendendo anche una posizione neutrale nel conflitto Russia-NATO-Ucraina.

Il punto più importante è il progetto di creazione di un mondo multipolare in cui ogni singolo paese, pur con grandi differenze di assetto economico e politico interno, e con molti problemi reciproci, sia comunque rispettoso delle peculiarità e delle esigenze altrui in un clima di generale rispetto.

Si condanna quindi l’egemonismo tradizionale di alcune grandi potenze “occidentali” abituate a comandare sul mondo attraverso le armi dell’imperialismo, del neo-colonialismo, delle pressioni economiche e militari, e delle sanzioni unilaterali. Si chiede una situazione di sicurezza per tutti e una democratizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Si discute su nuovi metodi di pagamenti internazionali che superi il sistema SWIFT egemonizzato dagli USA e la creazione di riserve valutarie diverse dal dollaro. Con la continua emissione di questa moneta cartacea priva di copertura gli USA fanno fronte al loro enorme debito vivendo molto al di sopra delle loro reali possibilità economiche.

Come reagisce l’Occidente collettivo – guidato dagli USA, dalla NATO e dalla UE – di fronte al pericolo di dover abbandonare la propria egemonia che dura da secoli e gli permette di sfruttare impunemente il resto del mondo? Con la guerra e con le minacce di estendere i conflitti fino ad arrivare ad una guerra mondiale.

I poveri Ucraini dell’Ucraina centro-occidentale sono spinti a diventare carne da macello in una guerra senza speranza con la Russia, mentre era possibilissimo giungere ad accordi di compromesso comportanti la neutralità dell’Ucraina ed il rispetto delle sue popolazioni russofone già nel 2014-2015 con gli accordi (disattesi) di Minsk e poi nel 2022 con i colloqui di pace a Istanbul sabotati dall’Occidente.

Ma la manifestazione più oscena dell’arroganza dell’Occidente in declino è data dalle orribili stragi e distruzioni perpetrate dal loro fondamentale alleato in Medio Oriente: lo stato di Israele. Mentre da parte degli USA e della UE si finge di invitare Israele alla moderazione, continua invece l’invio di armi e munizioni a quel paese colonialista, militarista e razzista. Si distinguono in questo gli USA, ma anche altri paesi come Germania e Italia. Senza il continuo afflusso di munizioni dagli USA, Israele non sarebbe stata in grado di continuare per un anno il fuoco ininterrotto ed i feroci bombardamenti continuati senza tregua sulla martoriata Gaza, ed ora anche su Libano e Siria. Solo oggi., mentre scrivo, si apprende che un palazzo di 5 piani dove si trovavano molti rifugiati, in maggioranza donne e bambini, è stato raso al suolo: 140 morti. Ma è ormai da un anno che le furia genocida si abbatte su case, ospedali, scuole, università, infrastrutture, mentre viene vietato o centellinato l’afflusso di generi di prima necessità con lo scopo evidente di affamare la popolazione, impedire le cure ai feriti, cancellare i corpi ma anche l’identità e la cultura di un’intera popolazione.

Di fronte a questo scempio perché non vengono previste sanzioni? Perché non procede l’inchiesta per genocidio aperta dal Tribunale Internazionale di Giustizia dell’ONU? Purtroppo la risposta e fin troppo chiara, ma gli equilibri mondiali stanno rapidamente cambiando ed anche la consapevolezza nel mondo di questi crimini. Ci aspettiamo grandi cambiamenti, a meno che qualche egemonista matto non decida di scatenare l’apocalisse.

Roma, 30 ottobre 2024,  Vincenzo Brandi

 


 

LA SCIENZA SI BASA SULL’ESPERIENZA? LA SCIENZA È OBIETTIVA?
DAL CIRCOLO DI VIENNA A KUHN, QUINE E POPPER

(questo articolo è tratto liberamente dal libro di V. Brandi “Conoscenza, scienza e filosofia”, 2020)

 

Già in vari articoli precedenti ci siamo sforzati di dimostrare che alla base della scienza c’è l’esperienza, cioè sostanzialmente l’osservazione della natura e del mondo esterno, anche se poi bisogna riflettere sulle acquisizioni sperimentali e usare l’intelligenza, la logica e l’immaginazione per sviluppare concetti generali e teorie. Naturalmente per costruire in questo modo la scienza bisogna innanzitutto avere fede nel fatto che esiste un mondo esterno materiale indipendente dalla nostra mente. e che non sia tutto un’illusione

All’inizio del ‘900 la scuola neo-realista del filosofo britannico George Edward Moore ribadì la validità della visione secondo cui esiste un mondo oggettivo indipendente da noi e rilevabile con l’esperienza. Le scuole neo-empiriste, o empirico-logiche, come quella di Bertrand Russell in Inghilterra, gli esponenti del Circolo di Vienna in Austria (Carnap, Schlick, Neurath, ecc.) e il berlinese Reichenbach, ribadirono l’importanza dell’esperienza basata su fatti certi e obiettivi per la creazione della conoscenza e della scienza. Anche il noto filosofo austriaco Ludwing Wittgenstein diceva qualcosa di simile per il linguaggio, che ha senso solo se è preciso e riferito a fatti certi o assunzioni iniziali certe, “altrimenti è meglio tacere”.

Secondo i filosofi neo-empiristi alla base della conoscenza ci sono i giudizi “sintetici”, cioè quelli basati su dati di fatto accertati e su affermazioni iniziali certe, e su un impiego corretto ed utile del linguaggio e della logica in modo da poter controllare e verificare sperimentalmente gli assunti

Invece, i giudizi “analitici” deduttivi, come quelli usati in matematica partendo da assiomi e postulati iniziali arbitrari, cioè affermazioni generali date per certe, per poi trarre conclusioni particolari, sono in sé corretti, ma non aggiungono niente alla nostra conoscenza (senza voler negare l’importanza fondamentale dei metodi matematici nello sviluppo successivo della scienza).

Aristotele privilegiava un procedimento dimostrativo deduttivo: il sillogismo: “tutti gli uomini sono mortali: Socrate è un uomo; quindi è mortale”. In realtà la conclusione non aggiunge nulla di nuovo alla premessa, mentre il fatto interessante è come siamo giunti alla premessa che tutti gli uomini sono mortali. Evidentemente ci siamo giunti con un ragionamento sperimentale “induttivo”(cioè basato sul passaggio dai particolari osservati ad un’affermazione generale). Infatti abbiamo sempre visto che nessun umano è mai sopravvissuto oltre una certa età. Bacone criticava Aristotele per la sua scarsa considerazione verso l’induzione.

I filosofi logici dell’antica scuola di Megara inventarono il “paradosso del bugiardo” che ha fatto scervellare generazioni di logici: “nel paese dove tutti mentono, se uno ti dice che sta mentendo, ti sta dicendo il vero o il falso?” Comunque rispondi sbagli; ma si tratta solo di una spiritosa trappola logica che ti conferma che la pura logica non ti porta alla conoscenza. L’esperienza ci dice che non esiste un paese dove tutti mentono sempre.

L’importanza dell’esperienza e dell’induzione, la distinzione tra giudizi analitici e sintetici, ed il riferimento sempre a fatti certi di base nelle teorie scientifiche è stato rifiutato da uno stuolo di filosofi della scienza della seconda metà del ‘900, in genere statunitensi, come Kuhn, Quine, Goodman e Hanson, o naturalizzati statunitensi come gli austriaci Popper e Feyerabend e l’ungherese Lakatos.

Questi pensatori post-moderni, molto di moda per un certo periodo, hanno sostenuto il carattere meramente ideologico, o addirittura metafisico di molte teorie scientifiche (specie Kuhn ma anche Popper), la loro dipendenza dai “paradigmi” culturali correnti (Kuhn, Feyerabend, Lakatos), il loro carattere ambiguo per la presenza di un coacervo di teorie intrecciate che si sostengono a vicenda (Quine, che riprende idee di Duhem).

Quine, nell’opera “I due dogmi dell’Empirismo” si è posto addirittura il compito di “sconfessare l’empirismo” e ha addirittura affermato che credere nelle radiazioni elettromagnetiche avrebbe lo stesso valore di credere negli Dei dell’Olimpo! Feyerabend sottolinea il soggettivismo dello sperimentatore; afferma che la scienza non è razionale, ma è vicina al mito e non è detto che sia la forma di conoscenza migliore; gli scienziati adatterebbero le loro ricerche alla loro ideologia ed alle esigenze dei loro referenti. Hanson dice addirittura che è la teoria a creare il dato sperimentale, e non viceversa.

Il fatto secondo cui uno stuolo nutrito di filosofi epistemologi, che si sono cioè interessati ai problemi della scienza, ne contesti l’oggettività e la razionalità, ci fa porre la domanda se la scienza abbia un carattere di oggettività, domanda a cui intendiamo rispondere più compiutamente in un prossimo articolo.

Roma, 30 ottobre 2024,  Vincenzo Brandi

 

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