Ambasciata della Federazione Russa in Italia / Посольство России в Италии – 09/11/2024
Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in occasione della sessione plenaria del XXI incontro annuale del Club Internazionale di Discussione “Valdai” (7 novembre 2024)
Sta arrivando, per certi versi, il momento della verità
Il vecchio ordine mondiale si sta inesorabilmente allontanando, e forse possiamo dire che se n’è già andato; mentre, nel frattempo, infuria una pericolosa e inesorabile battaglia per la creazione di quello nuovo. Inesorabile, in primo luogo, per una ragione che non è neppure quella dello scontro per il potere o per l’influenza nella sfera geopolitica, ma che è da attribuirsi a uno scontro tra i principi stessi sui quali si verranno a costruire i rapporti tra popoli e Paesi nella prossima fase storica. E dal suo esito dipenderà la nostra capacità di lavorare o meno tutti insieme, di impegnarci insieme per costruire un ordinamento mondiale che permetta a tutti noi di poter accedere allo sviluppo, di risolvere le nascenti controversie sulla base del rispetto reciproco tra diverse culture e civiltà, senza alcuna coercizione e senza fare uso della forza. Alla fine, riuscirà la società dell’uomo a rimanere “società”, con tutti i suoi fondamenti di natura umana ed etica, e l’uomo a rimanere uomo?
Verrebbe da pensare che a questo non ci siano alternative, almeno a un primo sguardo. Ma purtroppo, le alternative ci sono: alternative che vedono una discesa dell’umanità negli abissi dell’anarchia aggressiva, delle spaccature sia interne che esterne, della perdita dei valori tradizionali, delle nuove forme di tirannia, del rifiuto fattuale dei principi classici che sono propri della democrazia, così come dei diritti e delle libertà fondamentali. Ultimamente, sempre più spesso la democrazia viene interpretata come il potere non delle maggioranze, ma bensì delle minoranze, mentre addirittura si arriva a contrapporre la democrazia tradizionale e la sovranità popolare a un qualche tipo di libertà astratta, in nome della quale è concesso, come ritengono alcuni, trascurare o anche sacrificare i processi democratici, le elezioni, l’opinione della maggioranza, la libertà di parola e l’imparzialità dei media.
Rappresenta una minaccia la volontà di imporre che certe ideologie, che per loro stessa natura sono totalitarie, diventino la norma: cosa che vediamo nell’esempio del liberalismo occidentale, nel liberalismo occidentale odierno, che è degenerato, mi sembra, nell’intolleranza estrema e nell’aggressività nei confronti di qualunque alternativa, di qualunque tipo di opinione indipendente e sovrana, e che oggi arriva a giustificare anche il neonazismo, il terrorismo, il razzismo, finanche al genocidio di massa della popolazione civile.
In ultimo, si tratta di conflitti, di scontri a livello internazionale che sono forieri di distruzione reciproca. Dopotutto, le armi in grado di provocare distruzione esistono e vengono costantemente perfezionate, andando ad assumere forme sempre nuove mano a mano che il progresso tecnologico avanza. Nel frattempo, il “club” di coloro che ne sono in possesso si espande, e nessuno è in grado di garantire che queste armi non verranno dispiegate nel caso in cui l’acutizzarsi delle minacce in corso sfoci in un’escalation e le norme giuridiche e morali vengano definitivamente smantellate.
Ci siamo avvicinati a un confine pericoloso.
Gli appelli dell’Occidente affinché si infligga una sconfitta strategica alla Russia, Paese che è in possesso del più grande arsenale nucleare al mondo, mostrano l’entità dell’avventurismo dei politici occidentali, che ormai sta superando ogni limite. O almeno, dell’avventurismo di alcuni politici occidentali.
Tale fede cieca nella propria impunità e nel proprio eccezionalismo potrebbe dare luogo a un disastro di portata mondiale. Eppure, coloro che in passato sono stati egemoni, e che sono abituati ancora oggi, sin dai tempi del colonialismo, a dominare il mondo, sempre più spesso si rendono conto con stupore che gli altri non gli obbediscono più come prima.